I giornali spesso assolvono gli stupratori
Il governo del Botswana si è impegnato insieme a organizzazioni non governative femminili a sradicare la violenza contro le donne ed i bambini. Attraverso il Ministero dell'Educazione ha creato il Comitato di Riferimento sul Genere (parità dei sessi), il cui ruolo ed obiettivo consistono nel coordinare e controllare tutte le questioni e gli aspetti legati alla violenza sulle donne. Il Comitato si occupa di casi di violenza che colpiscono il personale del Ministero, insegnanti e studenti.
La coordinatrice del programma, Priscilla Sibisibi, spiega che tutti i Dipartimenti del Ministero formeranno dei comitati incaricati di coordinare le attività legate alle questioni di genere. Da parte di diversi Dipartimenti si utilizzeranno strategie di persuasione e di integrazione per sensibilizzare tutti gli interessati su questo grave problema. La Sibisibi afferma che il governo sta compiendo notevoli sforzi per sviluppare programmi scolastici che tengano conto del genere, mentre alcuni di questi, come il "Donne nella Gestione dell'Istruzione", sono già in uso e sono utili per coinvolgere le donne nelle questioni gestionali. Il Ministero sta anche rivedendo le sue normative in modo da assicurare a chiunque un'equa neutralità di genere.
Il governo sembra aver perfettamente compreso che esistono disuguaglianze di genere nelle sue strutture, e che c'è bisogno di fare uno sforzo per arrivare alla vera parità dei sessi. Sebbene alcuni studi abbiano dimostrato che sono le donne ad essere quasi sempre marginalizzate, esiste la consapevolezza che bisogna stare attenti ad evitare l'opposto fenomeno nei confronti degli uomini. Nelle scuole del Botswana il governo si è dato da fare per rinforzare i programmi e i servizi di orientamento che sono già in corso d'attuazione Questi servizi consistono in un sistema di sostegno, mirato a dotare gli studenti delle capacità necessarie per dare il meglio di sé nella società in cui vivono; fra le altre cose questi programmi si occupano anche dell'impatto psicologico negativo generato dalla violenza.
Il governo si è anche messo a collaborare con l'Emang-Basadi, un'organizzazione che si occupa dei diritti delle donne con sede a Gaborone, finanziando un progetto finalizzato a conferire consapevolezza dei propri diritti a donne e bambini. Da quando il progetto è stato avviato, a settembre dell'anno scorso, 726 donne sono state assistite attraverso un'azione di orientamento e mettendo a loro disposizione assistenza e servizi legali. Ida Mokereitane, la coordinatrice dell'Emang-Basadi (che in setswana significa "Donne, Svegliatevi") spiega che l'organizzazione intende pubblicare materiale educativo per assicurare a donne e bambini le conoscenze necessarie a difendere i propri diritti. Questo sforzo è stato fatto in concomitanza con i preparativi della commemorazione, avvenuta il 25 novembre, del Giorno Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne.
L'Emang-Basadi, nel corso della sua attività, ha offerto assistenza ed orientamento, sia a coloro che hanno subito, ma anche esercitata violenza. Al suo interno, fra i suoi membri, ci sono anche studenti che hanno deciso di lottare contro la violenza di genere. A marzo di quest'anno alcuni studenti delle scuole superiori di Maun nel Botswana occidentale, hanno sviluppato un programma denominato "Studenti contro lo Stupro" che si prefigge di informare sia gli insegnanti sia gli studenti, di modo ché possano muoversi in maniera adeguata quando coinvolti in molestie sessuali.
La polizia del Botswana ha elaborato delle strategie e delle misure per cercare di contenere i reati sessuali, commessi soprattutto contro donne e ragazze. Il Sovrintendente Capo, Victor Ghanie, afferma che la polizia ha investito parecchio nel miglioramento del livello di attenzione sui reati sessuali, migliorando la prevenzione, le tecniche di informazione e di contenimento. L'informazione viene assicurata attraverso incontri pubblici e comitati per la prevenzione del crimine, destinati ad educare il pubblico attraverso seminari e conferenze. Ghanie riferisce inoltre che la polizia ha allestito centri di consultazione in tutti i suoi comandi per assicurare alle donne ed alle vittime dei reati sessuali un'assistenza discreta, nella consapevolezza che la mancanza di privacy potrebbe frustrare ulteriormente le vittime, soprattutto di stupro, trattenendole dal presentarsi a denunciare i loro casi. La polizia ha anche deciso di associarsi ad organizzazioni femminili nello sforzo volto a ridurre gli episodi di violenza. Intende fare ciò invitando queste organizzazioni alle sue riunioni di lavoro, mentre queste ospiteranno i poliziotti alle loro.
Il governo del Botswana ha modificato le leggi che riteneva discriminatorie. Il Sovrintendente ha spiegato che, fra le altre cose, è stata introdotta la garanzia della privacy, anche a livello processuale, proteggendo i nomi delle vittime per evitare loro ulteriori problemi e rappresaglie. Ha aggiunto anche che è stata introdotta la condanna obbligatoria dei violentatori e che, più in generale, la magistratura ha introdotto pene assai più dure, come deterrente per i criminali in potenza. Ghanie ha anche affermato che in Botswana (la cui popolazione non raggiunge i 2 milioni di abitanti) i crimini della sfera sessuale sono in aumento: nel 2000 sono stati riportati 1383 casi di stupro, contro solo 184 di corruzione, per esempio.
Le organizzazioni che lavorano per i diritti delle donne imputano ad alcune leggi dello Stato l'accelerazione e l'aggravamento dei casi di violenza di genere; secondo Donne e Legge in Sud Africa (WLSA) una ricerca effettuata nella regione ha dimostrato che esistono leggi che tuttora discriminano donne e ragazze. La sua portavoce, Kitso Musiemang, ha spiegato che l'Associazione sta lavorando a livello politico per ottenere l'emendamento di queste leggi ed intanto cerca di migliorare la condizione legale delle donne cittadine degli Stati dell'Africa Meridionale. La portavoce ha anche fatto notare che è disarmante costatare che il Botswana non possieda una legge specifica per la violenza domestica.
La Musiemang ha affermato che la WLSA ha preparato una legge contro la violenza domestica che è stata sottoposta al governo tramite il Dipartimento degli Affari della Donna, aspettandosi che le autorità l'approvi, inserendola nel corpo delle leggi del paese. Lo stesso procedimento è stato seguito l'anno scorso per facilitare la revisione della Legge sul Matrimonio.
I media sono stati spesso attaccati dalle organizzazioni femminili per il modo in cui lavorano sulle questione di genere. Vivian Gunda, della Coalizione delle Organizzazione Non Governative femminili, accusa i media di aggravare il problema, piuttosto che dare una mano a risolverlo, fornendo un'immagine delle donne che spesso lascia molto a desiderare. Recentemente, ad una conferenza dei media sulla violenza di genere svoltasi a Gaborone, la Gunda ha affermato che l'atteggiamento dei media è quasi sempre a favore degli uomini, mentre alle donne viene assegnato il ruolo di oggetti sessuali, che, in definitiva, attirano la violenza su di loro. In questo modo giustificando, in qualche maniera, il comportamento maschilista di certi uomini.
Colleen Lowe-Morna, direttrice di "Collegamenti di Genere" è del parere che i media siano i responsabili degli stereotipi sul problema dilaganti nella società. Questa associazione sudafricana è impegnata nello sforzo d'assicurare effetti concreti alla dichiarazione del SADC (Comunità per lo Sviluppo dell'Africa Meridionale) su genere e sviluppo, lavorando con i media più importanti nella promozione dell'uguaglianza di genere nella regione. Ad una conferenza sull'argomento, tenutasi a Gaborone il mese scorso, la direttrice ha affermato che, diversamente dai governi che possono essere indotti a firmare convenzioni internazionali e poi obbligati a rispettarle, i media svicolano, comportandosi come un anguilla scivolosa. Infatti, reclamano la loro indipendenza (per lo meno quando si parla di genere), nascondendosi fra le pieghe del fatto di cui parlano o riferiscono.
Spesso, i media dimostrano quest'atteggiamento con pubblicità sessista ed articoli di cronaca poco seri e mal documentati. La Lowe-Morna ha concluso dicendo che, se i media hanno un ruolo da giocare nello sforzo di mitigare le ineguaglianze sociali, questo deve concentrarsi preminentemente nella lotta alla discriminazione sessuale. Ma, il problema è che i media sono ben lontani dall'essersi evoluti e trasformati, come dicono i dati delle conferenze di settore e si stima che, ancor oggi, solo un giornalista su cinque ed il 5% dei managers dei media nell'Africa Meridionale sia una donna. Si tratta di un ambiente ben noto per il maschilismo che lo pervade, la cultura e la mentalità da bar, dove la molestia sessuale dilaga un po' dappertutto.