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Kenya

Da un'indagine la verità che sappiamo

Un rapporto delle Agenzie delle Nazioni Unite mette in luce la difficile condizione delle donne, vittime principali di atti di violenza ed abusi che si verificano a Nairobi ed in gran parte delle capitali africane. E' una realtà conosciuta che solo ora le perseguitate cominciano a denunciare.
Zachary Ochieng

Nel gennaio del'99 Leonard Odhiambo, un residente depresso e frustrato di Kibera, un quartiere degradato di Nairobi, è arrivato a casa una sera trovando la moglie, Mary Akinyi, d'ottimo umore che stava canticchiando un "ndombolo", musica congolese che ascoltava alla radio. Andando su tutte le furie per il suo comportamento Odhiambo ha afferrato un machete e ha cominciato a colpirla all'impazzata, trapassandole l'occhio sinistro e sfigurandone il viso in modo tremendo. Più tardi le indagini hanno rivelato che Odhiambo era ridotto senza un soldo e stava cercando uno sfogo alla sua rabbia e disperazione.

In un altro caso, Magdalene Otieno, una pescivendola al mercato scoperto di Burma a Nairobi ha subito delle gravi percosse dal marito, per amore dei suoi bambini, che voleva a tutti i costi difendere. Il marito, disoccupato, pretendeva che gli fossero consegnati tutti gli incassi giornalieri e, allo stesso tempo, la moglie garantisse la sopravvivenza della famiglia. All'inizio di settembre, la polizia ha salvato una donna che era stata chiusa dal marito in una casa abbandonata, per oltre sei mesi. La donna ha riferito che questi, un medico, l'aveva sequestrata in questo modo inumano sospettandola di infedeltà.

Queste sono situazioni, purtroppo frequenti, in molte famiglie keniote, dove le donne continuano a sopportare il peso della violenza scatenata contro di loro. Un'indagine svolta dalle Agenzie delle Nazioni Unite, i cui risultati sono stati resi noti lo scorso luglio, mette in evidenza la terribile condizione delle donne, vittima, più di chiunque altro, di violenze ed abusi che si verificano ogni giorno a Nairobi ed in tutte le città africane. In molti casi la violenza portata alle donne è letale, provocandone la morte. Il rapporto di 139 pagine, intitolato " I sopravvissuti parlano", riferisce sui casi di violenza urbana sofferti dalle donne ed è stato curato e pubblicato dal Direttore Esecutivo del Centro delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Urbani (Habitat), la dottoressa Anna Tibaijuka. L'indagine, la terza nell'ambito della campagna di Habitat per "Città Più Sicure", si basa su degli studi condotti in tutto il mondo che indicano che la donna subisce la paura della violenza urbana molto di più dei suoi pari uomini. La Tibaijuka, alla presentazione del rapporto, ha rilevato che le donne, per via della loro esposizione ai crimini sessuali, sono sottoposte ad un rischio assai maggiore degli uomini.

Lo studio si concentra su opinioni e punti di vista delle donne riguardo alle varie violenze che subiscono e giunge alla conclusione che, se non si prende in pugno la situazione, a Nairobi, di qui ad un anno una donna su quattro potrebbe divenire vittima d'atti di violenza. Dal rapporto risulta inoltre che la violenza contro le donne rimane nascosta e si scatena in una sfera intima e personale di cui non possono parlare facilmente. L'indagine rivela che, le donne di Nairobi, sono oggetto di un'ampia gamma di gravi abusi che, però, non sono paradossalmente riconosciuti come crimini. Proprio per questo, lo studio sollecita i politici ad elaborare leggi che coinvolgano tutti coloro che sono interessati al problema, per far sì che proprio loro contribuiscano a risolverlo: gli uomini, i ragazzi, la polizia ed il sistema giudiziario.

L'indagine divide gli abusi e la violenza contro le donne in varie categorie: dall'abuso economico, fisico ed emotivo a quello sessuale. Uno degli elementi fondamentali emersi dallo studio è di carattere quantitativo: ben il 25% delle donne intervistate in città soffre in qualche modo di questa piaga. Lo studio è stato finanziato dall'Agenzia Habitat delle Nazioni Unite, insieme al Programma di Sviluppo di Tecnologia Intermedia dell'Africa Orientale. L'assistenza tecnica è stata fornita da UNDP, il programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite.

La direttrice di Habitat ha affermato che: "La pubblicazione è destinata a sostenere lo sviluppo di una strategia efficace di prevenzione del crimine in tutta Nairobi. Si prefigge di attirare l'attenzione del governo nazionale, così come del Comune, della polizia, della magistratura e della società civile perché promuovano la sicurezza delle donne in città." Il rapporto indica in modo molto efficace che più di tre quarti delle donne oggetto di violenza fisica soffre di molteplici forme di abuso, mentre metà di tutte le donne che soffrono di abuso economico é vittima del mancato pagamento del mantenimento da parte degli ex mariti. Lo studio, inoltre, rivela che quattro donne su cinque preda della violenza fisica vengono ordinariamente picchiate con corpi contundenti di varia natura dai loro partners. Due donne su cinque che subiscono violenza emotiva sono insultate ed umiliate dai loro mariti o da altri membri della famiglia.

Lo studio afferma, inoltre, in modo perentorio, che, fra le intervistate, una donna su quattro ha subito violenza sessuale negli ultimi dodici mesi, una volta su cinque sul posto di lavoro, oppure a scuola. L'indagine è stata condotta intervistando un campione rappresentativo di 1210 donne, ivi comprese interviste dirette con 195 donne vittime di abusi, appartenenti ad ogni strato sociale. Come si è detto, è risultato evidente che la condizione socio economica non fa differenza per le donne esposte a violenze ed abusi di questo genere nella città di Nairobi.

La pubblicazione si sofferma sulle principali forme d'abuso che subiscono le donne di Nairobi, le caratteristiche socio economiche di questo abuso, sul trauma psicologico che ne deriva e sul tipo di servizi e assistenza cui le vittime possono rivolgersi. Vi si legge infine che si tratta: " Di un contributo rilevante alla ricerca in corso per trovare delle soluzioni al problema della sicurezza. Un lavoro da mettere in comune, destinato ad aiutare cittadini, funzionari dello stato, garanti della sicurezza perché lavorino insieme con lo stesso obiettivo. Che veda la collaborazione di tutti, per far sì che lo sviluppo urbano sostenibile contribuisca a mantenere gli impegni presi a livello nazionale nel quadro del programma Habitat, sostenuto dalla campagna "Per un Buon Governo delle Città" dell'Agenzia delle Nazioni Unite."

La Tibaijuka ha sottolineato infine il fatto che la violenza contro le donne è stata finora una malattia sociale largamente non diagnosticata, lamentandosi che, paradossalmente, le donne soffrono molto spesso all'interno delle loro case e delle loro famiglie, ciò che di più sicuro dovrebbero possedere. A suo parere lo studio rende evidente, fra l'altro, un aspetto prioritario del programma Habitat, un elemento di particolare importanza che riguarda il diritto delle donne sulla terra e le disposizioni ereditarie che costituiscono un aspetto fondamentale del diritto fondiario e della proprietà immobiliare. Anche in questo caso le donne ci rimettono, arrivando spesso ad essere uccise senza pietà dai parenti, mentre lottano per i loro diritti.

Durante la presentazione del rapporto, il vice sindaco di Nairobi, Joe Aketch, ha ammesso che si sono verificati casi di guardie municipali che hanno preteso di fare sesso con venditrici di strada arrestate, come condizione del loro rilascio. Ha dichiarato di essere stato rattristato da gravi episodi di questo genere e di aver preso misure perché non si ripetano, minacciando i rigori della legge per chi si sarà ritenuto responsabile di ricatti del genere. Ha concluso affermando che Nairobi desidera in tutti i modi recuperare la gloria del passato che è ormai andata perduta, sviluppando, tramite un forum cittadino, un rinnovato spirito di solidarietà che assicuri sicurezza a tutti i cittadini.

Il Municipio di Nairobi sta cercando di migliorare il livello di sicurezza della donna, formulando progetti regionali sostenuti da Habitat. Il vice sindaco è un gran sostenitore dell'importanza degli studi su questo genere di criminalità, considerandoli lo strumento migliore per raccogliere informazioni su questi reati e trovare il modo per combatterli. Ma, ha concluso il suo intervento affermando però che questi studi risultano utili solo a condizione che il governo stesso s'impegni in prima persona a mettere in atto una serie di misure legislative specifiche atte ad arginare il fenomeno. Ora che Moi e il suo partito, dopo 24 anni di pessimo governo sono stati cacciati, vedremo cosa farà il nuovo esecutivo.