Infermieri africani alla gogna
Gli infermieri africani che lavorano in Inghilterra, provenienti per lo più dall'Africa meridionale, sono sottoposti, di questi tempi, a pesante discriminazione sul posto di lavoro. Sono stati assunti per cercare di risolvere la storica carenza di paramedici nel Sistema Sanitario Nazionale britannico, ma la loro presenza sta scatenando una gravissima preoccupazione fra il pubblico che potrebbe provocare quanto prima una presa di posizione del governo britannico.
Tutto è cominciato l'anno scorso quando i medici hanno riportato la scoperta fatta dall'Autorità Sanitaria del Wolverhampton (WHA), nell'Inghilterra centrale. Quel distretto sanitario aveva scoperto che alcuni dei paramedici che aveva fatto venire dall'Africa australe nel tentativo di riempire i vuoti nelle corsie, erano siero positivi. Ciò che è successo dopo è purtroppo spaventoso e preoccupante. I media si sono messi a strillare, le autorità a tremare, mentre il pubblico andava in totale confusione davanti alla serie di articoli sui giornali che riportavano la catastrofica situazione del Sistema Sanitario con l'arrivo degli infermieri africani.
Il quotidiano di diffusione popolare "The Sun", che per primo ha riportato la faccenda, ha espresso commenti molto violenti, affermando che i giovani infermieri vengono da una parte dell'Africa dove l'AIDS è alle stelle, una regione dove un adulto su quattro è malato di questa sindrome letale. I responsabili della Sanità pubblica sembra abbiano individuato la siero positività nei paramedici al loro arrivo in Inghilterra per prendere servizio negli ospedali cittadini e, in particolare, nella Scuola Universitaria per Infermieri e Ostetriche di Wolverhampton. Quest'ultima istituzione aveva confermato, allo scoppio della polemica, che dieci paramedici erano risultati siero positivi.
Le autorità avevano prontamente rassicurato il pubblico, spiegando che a questi infermieri non sarebbero stati assegnati compiti a rischio, come, per esempio, la partecipazione ad interventi chirurgici.
Nonostante le autorità avessero civilmente consentito ai paramedici di rimanere a lavorare in Gran Bretagna le conseguenze di questa situazione sono risultate quanto mai cariche di effetti spiacevolmente negativi. Si è dimostrato, fra le altre cose, quanto in Gran Bretagna siano ambivalenti e contraddittorie l'educazione e la conoscenza dell'AIDS, specialmente fra i giornalisti che lavorano nei media.
Il direttore della Fondazione Nazionale Britannica dell'AIDS, Derek Bodell, è rimasto profondamente sorpreso dal livello degli articoli e dei servizi elaborati dai media ed ha affermato: " Mi rattrista che i giornali scrivano storie terrificanti sull'AIDS, ormai dovremmo tutti sapere come questa malattia viene trasmessa ed essere consapevoli che vengono adottate procedure severe in campo sanitario a questo riguardo. Temo che alcuni giornali vedano l'AIDS semplicemente come qualcosa che fa vendere meglio e di più."
Sebbene le Autorità si siano rifiutate di rendere pubblico il paese di provenienza dei paramedici siero positivi, il Sun ed altri giornali si sono lanciati a scrivere che lo Zimbabwe e lo Zambia sono la patria della maggior parte di questi professionisti immigrati. Ma, al di là di una serie di questioni di dettaglio, il fatto sostanziale è che le Autorità Sanitarie britanniche, dopo la scoperta dei casi, sono state pesantemente messe sotto accusa per aver permesso a paramedici siero positivi di lavorare nel paese. Tutto sommato c'era da aspettarsi una reazione del genere poiché il pregiudizio e l'ignoranza si sono sempre accompagnati facendo, insieme, da sfondo all'epidemia di AIDS in Inghilterra, dove più di 30.000 persone sono infette del virus dell'AIDS ed un terzo di loro risulta non esserne consapevole.
Il fiume di articoli sui giornali con bersaglio i paramedici africani ha costretto il governo a prendere in considerazione la possibilità di rivedere le procedure riguardanti i test sul personale sanitario proveniente dai paesi in via di sviluppo. Si sta pensando di imporre gli esami di sieropositività previamente all'autorizzazione d'ingresso e di lavoro in Gran Bretagna.
Dal momento in cui la questione dei paramedici sieropositivi è venuta alla ribalta il governo britannico si è affrettato a cercare di introdurre test sull'AIDS obbligatori per tutto il nuovo personale sanitario che è venuto a lavorare nel paese. Questo piano, secondo gli addetti ai lavori del SSN, verrebbe messo in atto per placare le ansie e i timori suscitati da quella che viene chiamata "l'esperienza africana", lo scandalo, appunto, di cui si è trattato finora in questo articolo.
L'iniziativa ha trovato però una forte opposizione, sia da parte dell'Associazione degli Infermieri e delle Ostetriche (NMC) che di altre organizzazioni impegnate sul fronte dell'AIDS. La NMC fa sapere che l'iniziativa governativa ha provocato sorpresa e sdegno all'interno della professione medica e paramedica e che è arrivata del tutto inaspettata, come un fulmine a ciel sereno, secondo il suo responsabile dei rapporti esterni Stuart Skyte.
Il Royal College of Nursing (RCN), da parte sua, si è espresso invitando il governo alla massima cautela nel prendere decisioni tanto delicate in quanto, ha ricordato, essere illegale in Gran Bretagna fare dei test sull'AIDS senza il consenso degli interessati. Un suo portavoce ha affermato che: " I giovani paramedici stranieri neo assunti sono sottoposti agli stessi accertamenti ed esami medici dei colleghi inglesi e vorremmo che continuasse ad essere così. Se si dovesse decidere di rivedere le regole d'ammissione degli africani pretenderemmo ci venisse spiegato perché si intendono applicare criteri e standard diversi per inglesi e stranieri, rispettivamente.
I nuovi test, se venissero introdotti, costituirebbero un'ulteriore pre condizione all'assunzione, visto che l'NMC assicura che già ora l'accertamento della buona salute degli aspiranti costituisce "conditio sine qua non" all' ingresso nelle strutture degli aspiranti paramedici.
Al momento i test di sieropositività sono volontari e gli aspiranti lavoratori della sanità pubblica e privata britannica non sono costretti a sottoporsi ad esami preventivi prima di lavorare nel paese. Coloro che vengono in seguito trovati infetti vengono assegnati a compiti specifici che si ritiene possano svolgere senza pericolo pur nella loro condizione particolare.
In Gran Bretagna si è parlato già molto nel passato dei problemi connessi al massiccio reclutamento di infermieri dall'estero; alcuni di questi erano reali, seri e legittimi, altri inconsistenti, fittizi. Si è cercato in tutti i modi di scoraggiare il reclutamento di queste figure, asserendo, per esempio, che la Gran Bretagna così facendo rischiava di privare i paesi in via di sviluppo di queste preziose professionalità. Il Sistema Sanitario Nazionale (NHS) è stato accusato di minare le fondamenta dei già fragili sistemi sanitari di quei paesi africani. Per la verità é di questi giorni la notizia che il Ghana sta lottando per tenersi le poche infermiere che gli sono rimaste e ha rivolto una protesta formale alla Gran Bretagna per il massiccio drenaggio che sta operando nel paese.
Recentemente i capi dell'NHS hanno dato ordine agli ospedali di non assumere da paesi che soffrono di scarsità di paramedici, a meno che non sia in vigore un accordo di scambio "ad hoc". E' comunque difficile capire se si tratta di una genuina preoccupazione o di un accorgimento ipocrita per evitare di esporsi ulteriormente a pericolosi contatti con aree colpite dall'epidemia di AIDS.
La carenza di personale infermieristico in Inghilterra è stata provocata dal generalizzato decadimento d'interesse per questa professione; il morale ed il grado di soddisfazione professionale dei paramedici è precipitato al livello più basso di tutti i tempi, mentre i modesti stipendi hanno fatto sì che, nei giovani, scemasse del tutto l'interesse per la professione. Da questo stato di cose è nato il fenomeno delle assunzioni nei paesi poveri.
Nove paesi africani fanno parte attualmente dei 20 al mondo che forniscono il maggior numero di paramedici alla Gran Bretagna. Il Sud Africa, che dopo le Filippine (7235), è il secondo in ordine di importanza è al primo posto fra i paesi africani, con 2114 presenze a maggio dell'anno scorso. Lo Zimbabwe con 473 paramedici, mentre la Nigeria, il Ghana e lo Zambia contribuiscono rispettivamente con 432, 195 e 183 professionisti. Il numero dei kenyoti è imprecisato, mentre il Botswana, il Malawi e le Mauritius sono presenti con 100, 79 e 62 concittadini rispettivamente.