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Editoriale

Africanews staff

Il 57° numero di Africanews in lingua italiana offre quattro importanti aspetti della vita africana partendo da un ceppo comune: la scuola. Nel primo articolo è la politica, la sporca politica del dittatore zimbabweano Mugabe che si innesta nell’ambiente scolastico. Il secondo affronta le difficili peripezie che devono compiere le ragazze del Botswana per evitare le molestie sessuali di insegnanti e di colleghi. Il terzo apre lo scenario sulla sterminata folla di bambini che in Kenya hanno invaso le scuole primarie dopo che il governo Kibaki ha annunciato che l’istruzione sarà gratuita.
Con l’ultimo articolo infine, si riesce ad avere un’idea dello sfacelo economico di tanti stati africani. In questo caso si parla del Ghana dove l’ultima università pubblica venne inaugurata nel 1962 e dove, ora, ogni confessione religiosa, dai cattolici, ai metodisti, ai musulmani trova via libera nell’aprire nuove università in cui l’indirizzo religioso è chiaramente predominante.

Dallo Zimbabwe dunque ci giunge questa nuova furberia, questo nuovo trucco di un presidente africano che si può annoverare tra i peggiori nemici del suo popolo. Mugabe è al potere dal 1980, è vecchio, di quei vecchi che non concepiscono e soprattutto non vogliono capire che è giunto il momento di passare la mano.

Mugabe è doppiamente colpevole in quanto è partito da un principio corretto. I circa 4000 agricoltori bianchi dello Zimbabwe possedevano 11 milioni di ettari della migliore terra mentre più di un milione di contadini africani lavoravano su 16 milioni di ettari poco fertili. Si doveva dunque fare una ripartizione più giusta. Obiettivo sacrosanto. Però Mugabe ha tradito questa nobile battaglia. Le terre recuperate negli anni passati sono diventate proprietà degli “amici degli amici” del presidente che non si sono preoccupati di farle rendere e sovente le hanno abbandonate. Tralasciamo poi di parlare dei diritti civili calpestati o degli oppositori messi in condizione di non nuocere.

Ora la situazione dello Zimbabwe è disperata. L’inflazione sfiora il 100% annuo, la carestia è alle porte di un paese che in passato ha sempre sfamato anche i suoi vicini. Unione europea e Stati Uniti hanno preso misure severissime contro il regime di Harare. Ma Mugabe continua imperterrito e cerca di allettare i 95.000 insegnanti del paese con promesse che rivelano subito l’inganno. L’ultima speranza è che gli stessi capi di Stati africani “squalifichino” il dittatore, cacciandolo definitivamente fuori dalla scena politica.

L’articolo che descrive la situazione femminile nelle scuole del Botswana ci lascia persino increduli. Non si riesce a capire perché professori e studenti colpevoli di molestie sessuali godano di un’assurda impunità. Poi si pensa al territorio di questa nazione vasta due volte l’Italia ma con poco più di un milione e mezzo di abitanti. Una società arcaica composta soprattutto da pastori. Distanze immense da percorrere per chi volesse denunciare i colpevoli alle autorità regionali. E si capisce la rassegnazione. Le ragazze reagiscono con l’unico mezzo a loro disposizione: lasciando la scuola. Ma su tutto domina la realtà tremenda dell’Aids, con un tasso di sieropositività del 39% nella fascia fra i 16 e i 49 anni. Nascono ora i primi centri contro gli stupri e la speranza così sopravvive.