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Ghana

La tentazione della pornografia

Ora che in Ghana il governo Rawlings è stato rimpiazzato da un altro decisamente più aperto verso i media, bisogna fare attenzione alla qualità del prodotto pubblico e privato. E’ venuto il momento di affrontare i problemi che affliggono il mondo della comunicazione che spaziano dall’immoralità alla corruzione e alla propensione alla diffusione di informazioni prive di fondamento.
Sam Sarpong e Amos Safo

L’avvento al potere del Presidente John Kufuor, il 7 gennaio dell’anno scorso, ha significato una svolta decisamente positiva nelle relazioni fra lo Stato e la stampa nel Paese, ma lo sciogliersi liberatorio della morsa ha distolto l’attenzione dal grave progressivo decadimento della qualità stessa dei media. Un problema che i ghaneani ritengono costituisca una seria minaccia alla cultura nazionale, fra le altre cose per via dell’incessante uso di linguaggio scurrile alla radio e alla televisione e soprattutto per l’utilizzo e la diffusione indiscriminata di informazioni poco serie e prive di fondamento.

Lo scorso marzo le prime parole del presidente Kufuor, dopo aver preso il potere al posto dell’ex presidente Jerry Rawlings, sono state decisamente favorevoli ai media. Egli aveva infatti dichiarato: “ Sentitevi liberi, non ho alcun dubbio che i nostri media giocheranno il loro nobile ruolo con il più alto senso di responsabilità. Desideriamo che i ghaneani apprezzino la libertà in tutti i modi e tutte le forme.” Coerente con queste parole, Kufuor ha fornito ai media tutti i mezzi per lavorare al meglio nel miglior contesto possibile e lo scorso luglio ha mantenuto la sua promessa elettorale togliendo di mezzo certi aspetti delle leggi sulla diffamazione che criminalizzavano la libertà di espressione. La legge che l’ex presidente Jerry Rawlings ed i suoi avevano usato per mettere il bavaglio ai media, prevedeva fino a 10 anni di galera per “articoli che potessero ledere la reputazione dello Stato.” Ricorrendo a questa legge il governo Rawlings ha messo dentro molti giornalisti e, perfino al momento di lasciare il posto alla nuova amministrazione, teneva ancora sotto processo due importanti giornalisti per crimini del genere. Al contrario, l’attuale governo è prodigo di informazioni e si sforza di tenere costantemente al corrente i media mano a mano che scopre gli affari sporchi in cui è rimasta invischiata l’amministrazione precedente, mentre non esistono dubbi che tutti i membri di questo governo mostrino un atteggiamento amichevole verso i giornalisti.

Alla luce di questi repentini sviluppi che hanno riguardato i media e il loro status ora sembra sia venuto il momento che questi ultimi si impegnino seriamente nel darsi una bella regolata.

Il comitato etico dell’Associazione Giornalisti del Ghana ( GJA) ha recentemente ricordato, alla carta stampata particolarmente, che la pubblicazione di foto oscene e di nudità costituisce un’infrazione alla legge. La GJA si riferiva in modo specifico al numero del 12 settembre del

Week End News nel quale il giornale metteva in prima pagina delle foto di ragazze bianche nude.

L’Associazione è uscita con una reprimenda, affermando che i media dovrebbero di evitare di dare spazio all’oscenità proprio mentre il governo sta facendo di tutto per contenere l’avanzata dell’AIDS.

Lo stesso problema si riscontra sulle stazioni radio FM e sulle tre emittenti televisive, compresa la GTV statale, i cui programmi, prevalentemente stranieri, contengono, a detta degli osservatori, oscenità e valori “pro-occidentali” che non riflettono e tanto meno promuovono l’identità culturale nazionale. Come è del resto accaduto a molte altre emittenti africane, la capacità della GTV di produrre programmi locali si è negli ultimi anni notevolmente ridotta, lasciando libero spazio all’invasione dei prodotti stranieri che si stima occupino già circa il 30% dei palinsesti della televisione di Stato ghaneana.

Gli artefici di questa “invasione” sono ora sottoposti al giudizio critico del pubblico per il contenuto dei loro programmi. Si tratta di TV3, nata cinque anni fa da una joint venture fra il governo del Ghana ed una società malaysiana e di Metro-TV, un’altra compartecipazione fra la Ghana Broadcasting Corporation ed una società privata. Si stima che l’80% dei programmi sia di una che dell’altra rete siano composti da prodotti stranieri che lasciano ben poco spazio a quelli locali.

Il Ministero delle Comunicazioni, preoccupato dal numero di film osceni sfornati dalle due emittenti ed in alcuni casi anche dalla GTV, ha pubblicato delle linee guida che obbligano le stazioni televisive ad indicare quali film sono vietati ai minori di 18 anni. Con le stesse direttive le emittenti vengono invitate a trasmettere un minimo di programmi di interesse pubblico, come per esempio spot pubblicitari sul problema dell’AIDS. Nonostante l’introduzione di questa direttiva, il 12 dicembre dell’anno scorso il Ministro dell’Informazione e degli Affari Presidenziali Jake Obetsebi Lamptey si è lamentato con i dirigenti dei media statali per la pubblicazione e trasmissione di immagini oscene sugli organi di stampa e i canali di comunicazione nazionali. Si dice che si sia spinto oltre, ammonendo i dirigenti ed invitandoli ad usare i loro canali per promuovere moralità e i genuini valori tradizionali del paese.

Ma non è l’oscenità a stare al centro delle critiche. Si fa notare piuttosto la scadente qualità dei programmi politici e generali. Per esempio, col benefico aumento dell’utilizzo dei dialetti locali nelle trasmissioni anche la gente qualunque senza particolari conoscenze sulle questioni economiche e politiche potrebbe ora essere coinvolta e dire la sua sulle questioni cruciali e i problemi in cui si dibatte il paese. Ma, i risultati non sono positivi come dovrebbero e ce lo conferma Kofi Siaw, un critico sociale, il quale spiega che le trasmissioni si trasformano spesso in disordinati dibattiti a ruota libera, al punto che a volte si è sentito perfino in dovere di intervenire chiamando le radio per cercare di mettere in riga qualche ascoltatore che era intervenuto troppo a sproposito. I programmi radio con la partecipazione telefonica degli ascoltatori dominano attualmente le trasmissioni e riguardano per lo più questioni politiche, ma, a causa della scarsa efficacia dei moderatori, succede che molti ascoltatori trascendano fino a dirsene di tutti i colori fra di loro, usando un linguaggio perlomeno sconveniente. Gli organi di controllo sui media si vedono così a volte costretti ad intervenire richiamando ad una adeguata moderazione da parte degli organizzatori di questo tipo di programmi. Succede perfino e troppo spesso che la tensione trascenda il livello di guardia e le stazioni radio vengano prese d’assalto da facinorosi determinati ad impedire ai moderatori di essere troppo critici nei confronti di certi compagni di fazione che sono intervenuti e pretendono di continuare a farla da padroni nell’etere..

L’analista dei media, Kwamena Afful, fa osservare che alcuni talk-show esprimono vergognosamente posizioni di parte, concentrandosi quasi esclusivamente su malefatte reali o immaginarie di personaggi o gruppi politici rivali che odiano profondamente per un motivo o per un altro. Aggiungendo anche che in certi tipi di trasmissione capita frequentemente di ascoltare delle canzonette assai volgari che attirano un sacco di proteste da parte della gente perbene.

Un altro aspetto ancora di questa degenerazione del mondo della comunicazione: la trasmissione di articoli di giornale per radio si è dimostrata spesso un’iniziativa controversa e generatrice di confusione. In alcuni casi si riprendono pezzi di articoli dei giornali popolari che a loro volta si rifanno a notizie e illazioni senza fondamento che appaiono sui giornali del mattino. Come se non bastasse questo tipo di trasmissione nuoce alle vendite dei quotidiani e, come dice il giornalaio Ayitey Mensah: “Quelli delle radio non si accontentano di leggere degli estratti degli articoli principali, ma li leggono da cima a fondo col risultato che molta gente ascolta il programma alla radio e non compra più il giornale.”

Il problema è diventato tanto serio che a dicembre dell’anno scorso i giornalai hanno chiesto agli organi dei media di impedire alle radio di fare la lettura dei giornali perché le loro vendite diminuivano paurosamente. Gli editori dei giornali si sono trovati in forte imbarazzo in questa circostanza, da una parte non volevano rinunciare alla pubblicità che ricevevano quando le radio sceglievano i loro giornali per la lettura, dall’altra non ne volevano sapere di veder diminuire le vendite.

Anche l’integrità di alcuni addetti ai lavori dei media ghaneani ha recentemente lasciato parecchio a desiderare e fatto discutere. Alcuni reporters sono stati accusati di estorsioni ed altre azioni criminose poiché, guadagnando pochissimo, sarebbero stati indotti a compiere degli atti che hanno procurato discredito all’intera professione. Per esempio, alla fine dell’anno scorso un reporter di uno dei media statali è stato licenziato per aver preteso 5 milioni di cedis (720 $) da un uomo d’affari indiano, ricattandolo per lasciar perdere di pubblicare una storia che lo avrebbe danneggiato. Il reporter, che stava investigando un sospetto maltrattamento di un dipendente ghaneano da parte dell’uomo d’affari, aveva deciso di “scendere a patti” con costui. Niente affatto convinto dalla richiesta del reporter l’uomo d’affari aveva registrato la trattativa facendola trasmettere da una radio. Reo confesso il reporter è stato subito messo alla porta dai suoi datori di lavoro.

Gli osservatori individuano diverse cause dei problemi che si riscontrano nei media del Ghana. Il giornalista Kale Dery, per esempio, fa notare che alcuni suoi colleghi sembra indulgano a questo genere di attività criminose perché sono pagati troppo male e perché sostanzialmente sono privi di professionalità. Il buon funzionamento e l’operatività dei media sono oltretutto compromessi anche da problemi economici e tecnici, come la mancanza di trasporti, per esempio, che limita il raggio di copertura giornalistica e spesso l’accesso a importanti fonti, per via delle distanze, risulta impossibile. E, si consideri, che i media pubblici tendono a essere ancor peggio attrezzati di quelli privati che già operano in condizioni deplorevoli.

La maggior parte dei praticanti non riceve sostanzialmente alcun addestramento nel corso del suo apprendistato giornalistico anche perché troppi direttori, che operano sotto pressione, devono spesso venire convinti che la crescita professionale dei loro dipendenti è una necessità piuttosto che un lusso. Nei pochi casi in cui ne esiste una parvenza, addestramento, assistenza e valutazione sono di una consistenza molto relativa.

Nella professione giornalistica si assiste ad un ricambio molto elevato che comporta l’effetto negativo di spingere dei giovani senza esperienza in posizioni per le quali non sono professionalmente preparati, mentre, al contempo, gli esperti che dovrebbero farli crescere se ne vanno per frustrazione o per via dei salari troppo bassi. L’inesperienza è uno dei problemi maggiori e più sentiti all’interno del personale redazionale e dello staff dirigenziale. Il giornalista Albert Sam spiega che, mentre alcuni manager mancano semplicemente di esperienza, altri sono inadeguati perché vengono malauguratamente assunti ed introdotti nell’apparato editoriale per ragioni politiche e di nepotismo.

Attualmente il Ghana dispone di oltre una dozzina di giornali, compresi 3 quotidiani e due settimanali statali. Accra ha 12 stazioni radio FM private ed una statale, mentre ci sono una quarantina di stazioni FM in tutto il Paese. Gran parte delle radio è indipendente e trasmette un’amplissima gamma di punti di vista e di opinioni . La BBC e Radio France International trasmettono in ponte radio ad Accra in FM 24 ore su 24, ma molte altre radio straniere, compreso la Voice of America, sono in qualche modo collegate alle radio locali e si ricevono in molte città.