Mi
viene in mente una favola di La Fontaine, che racconta di
una rana che vede un toro e vuole diventare grande come il
toro, così inizia a gonfiarsi sempre di più
mentre le altre piccole rane, vedendola gonfiarsi, le chiedono
allarmate che cosa stia facendo. Oh, va tutto bene -risponde
lei- voglio solo diventare grande come quel toro. E continua
a gonfiarsi e si gonfia e si gonfia fino ad esplodere. Quella
rana è come Israele. Stiamo esplodendo perché
ci stiamo gonfiando con i territori palestinesi, ci stiamo
gonfiando di stupidi crimini, ci stiamo gonfiando di immoralità
e di inumanità, e ci siamo dimenticati di ciò
che volevamo veramente fare in questo paese. Perché
Israele doveva essere un rifugio per gli ebrei perseguitati
sparsi nel mondo, doveva essere un posto migliore dove vivere,
un posto sicuro dove vivere.
La mia famiglia è immigrata in Palestina nel 1900,
io sono nata prima del 1948 ed allora la Palestina non era
un posto sicuro dove gli ebrei potessero vivere. La mia famiglia
ha sempre fatto enormi sacrifici, prima, durante e dopo la
guerra. Sacrifici di sangue, sacrifici economici e anche durissimi
sacrifici psicologici. Tutto nella convinzione che questo
paese divenisse un paese sicuro. Ed è stato un posto
relativamente sicuro dal 1948 al 1967, fino a quando era la
casa degli ebrei.
Poi, in un minuto, nell'estate del 1967, è diventato
un paese colonialista. Tutto è cambiato. Ma ora è
anche peggio, perché con il tratttato di Oslo abbiamo
avuto una nuova speranza: forse non era una soluzione perfetta,
ma era un nuovo inizio ed era psicologicamente molto importante
per tutti noi, arabi ed ebrei.
Oggi, invece, ci sono gruppi in Israele che sognano di conquistare
l'altra riva del fiume Giordano. Il partito del Likud è
una distorsione di un vecchio partito israeliano fondato da
Zeev Japutinsky, che era un grande intellettuale, un grande
scrittore e un grande pensatore. Oggi i giovani del Likud
cantano una canzoncina che recita più o meno cosi:
il fiume Giordano ha due sponde, una e nostra e l'altra pure.
Quando, nel 1967, l'esercito israeliano ha conquistato la
riva destra del fiume Giordano erano tutti molto felici perché
erano riusciti a conquistare i territori dove si trovano tutti
i luoghi santi. Il rabbino capo di Israele entrò in
Jerusalem e salì al Monte del Tempio e al Muro del
Pianto e suonò il corno sacro, lo shuffa, per annunciare
al mondo la venuta del Messia. In quel momento ci fu una strana
e pericolosa combinazione di nazionalismo politico e di fanatismo
religioso. Ed è proprio questa combinazione il vero
pericolo per l'intero Medio Oriente: se pensiamo ai crociati
e a quello che hanno fatto, se pensiamo all'inquisizione spagnola
e anche all'odierno fondamentalismo islamico, vediamo che
il nazionalismo religioso ha sempre procurato grandi sofferenze
e grandi distruzioni.
Oggi, in questo momento storico, la cosa più pericolosa
è che abbiamo un primo ministro che conosce bene come
si fa ad uccidere, ma non conosce affatto come si fa a fare
la pace. Prima avevamo Barak e anche lui non sapeva fare la
pace, ma almeno non gli piaceva uccidere. Ancora prima c'era
Netanyau e neppure lui sapeva fare la pace, ma almeno gli
piaceva più parlare di uccidere. Sharon pensa che uccidere
sia giusto perché suo padre, quando aveva dieci anni,
gli ha dato in mano una pistola e gli ha detto: "Va fuori
ad uccidere gli arabi". E questo è tutto ciò
che sa fare. E tutti coloro che lo sostengono si sono dimenticati
di quando era un giovane ufficiale dell'esercito israeliano
e disobbediva agli ordini perché voleva solo uccidere
gli arabi per sua vendetta personale, si sono dimenticati
del Libano e di tutto il sangue versato in Libano da Sharon.
Israele è un piccolo paese di sei milioni di abitanti
e ognuno ha avuto una vittima in famiglia o tra i suoi amici.
Qualcuno che è morto nell'Olocausto, qualcun altro
che è stato ucciso, ferito o è rimasto paralizzato
in una delle tante piccole guerre che hanno afflitto la nostra
storia. Ma non è mai successo come oggi, perché
le famiglie restavano a casa e gli uomini andavano a combattere.
La guerra non era mai arrivata nelle nostre case, né
nelle nostre strade. Prima di oggi, non mi era mai capitato
di andare al lavoro pregando di poter tornare a casa salva
la sera. Perché anche dove lavoro qualcuno è
stato ucciso proprio ieri, mentre andavo al lavoro un autobus
è esploso cinque minuti prima che lo prendessi. E oggi
chiunque può raccontarti questo tipo di storie. E l'unico
modo per fermare tutto questo è la pace.
E questa è solo una faccia della storia, l'altra faccia
sono i palestinesi. Vedi, anche se noi abbiamo il 20% di disoccupazione,
e non abbiamo mai avuto un tasso così alto, neppure
all'inizio della fondazione dello stato di Israele, tuttavia
noi abbiamo tutto quello che ci serve, l'acqua, il cibo, le
nostre case. Ma molti palestinesi non hanno più nulla,
neppure la speranza. Per questo ci vogliono uccidere.
Israele sta diventando un posto orribile, oggi noi siamo ammalati
di terrore ed è un mutuo terrore che affligge noi come
i palestinesi. Gli israeliani terrorizzano i palestinesi e
i palestinesi terrorizzano gli israeliani. E l'unico punto
che hanno in comune è la bocca dei loro fucili. Vedi,
gli ebrei sono abituati ad essere odiati e respinti, e quando
una bomba esplode vi riconoscono subito il vecchio antisemitismo
di sempre. Ma non si tratta più di antisemitismo, è
solo una reazione all'occupazione, una reazione all'oppressione.
Personalmente penso che i palestinesi siano stati molto stupidi
a non accettare l'offerta di Barak a Camp David, penso che
non abbiano un buon leader, penso che Arafat sappia fare molto
bene il terrorista ma non sappia affatto fare il primo ministro,
penso che egli conosca bene come gestire il terrorismo ma
non sappia gestire altrettanto bene uno stato. Perché
sono evidentemente due cose molto diverse. E' veramente una
maledizione avere Arafat da una parte e Sharon dall'altra,
è veramente il peggio che ci potesse capitare. Ciò
nonostante non vedo altre figure su entrambi i lati che possano
offrire migliori garanzie come leaders.
Molte persone sostengono la guerra e pensano che se uccidiamo
abbastanza arabi non ci saranno più terroristi. Io
penso che è vero il contrario. E, d'altra parte, in
ogni momento di questi ultimi due anni, il 60-70% della popolazione
ebraica di Israele ha espresso la volontà di dare i
territori in cambio della pace. So che non è facile,
perché ci sono attualmente 270.000 coloni che abitano
negli insediamenti. Ma anche nel Sinai c'erano gli insediamenti
creati dopo il 1967: furono abbandonati e i coloni furono
ricompensati, anche se in seguito ci furono moltissimi divorzi
tra loro e anche dei morti. Tuttavia questo è il prezzo
da pagare per avere la pace. E non è un prezzo alto
se si pensa a tutto il sangue versato in questi due anni,
un prezzo altissimo per ottenere nulla in cambio. Perché
questa guerra non ci ha portato più sicurezza ma ha
solo peggiorato le cose.
Ho letto su Ha Aretz di una ricerca sui coloni che abitano
gli insediamenti, da cui risulta che il 75% di essi sono pronti
ad abbandonare gli insediamenti ed a rientrare in Israele
a patto di essere ricompensati. Perché non sono andati
ad abitare nei territori per ragioni politiche, ma solo per
ragioni economiche. Con i soldi con cui si può acquistare
una casa come questa in cui abito, in un quartiere eccellente
come questo, negli insediamenti si compra una grande villa
con 10/12 camere e un bellissimo giardino con una piscina
nel mezzo. Inoltre i coloni pagano meno tasse di quante ne
devo pagare io, hanno l'educazione gratuita per i loro figli,
hanno moltissimi privilegi economici che noi non abbiamo in
Israele: al contrario, noi paghiamo per i loro privilegi.
Per cui, se loro abbandonassero gli insediamenti, io sarei
disposta a pagare il 10% in più di tasse per i prossimi
dieci anni, per compensarli. Perché non sarebbe
un problema pagare più tasse per avere la pace, mentre
oggi dobbiamo pagarle per mantenere la guerra. E anche se
un 6% dei coloni sono disposti a morire piuttosto che lasciare
gli insediamenti, essi sono solo una piccola minoranza e se
il governo decidesse di evacuare i territori, anche loro dovrebbero
obbedire. Oppure verrebbero evacuati con la forza. Può
essere fatto.
Quelli vivono in bellissime case con giardini e piscine, mentre
i palestinesi non hanno acqua a sufficienza. Questo è
immorale e inumano e non ha nulla a che fare con il giudaismo.
E' una cosa che mi fa vergognare di essere ebrea. E io non
voglio vergognarmi di essere ebrea. A scuola mi hanno insegnato
ad essere orgogliosa di essere israeliana perché Israele
è una nazione giusta e morale e gli ebrei sono persone
buone ed hanno una morale e sono uomini giusti.
Ma ora che gli ebrei stanno diventando pazzi non riesco a
sopportarlo. Purtroppo Israele è paralizzato, non sta
andando da nessuna parte. E tutto questo è molto triste
perché non può essere fermato. Non si può
invertire questa tendenza tanto facilmente. L'unico modo di
risolvere qualsiasi tipo di conflitto è mettere da
parte l'egoismo e cominciare ad usare la ragione. Credo che
alla fine riusciremo a risolvere i nostri problemi, ma sarà
un processo molto lungo e più aspettiamo e più
alto sarà il prezzo che dovremo pagare per ottenere
una pace giusta per tutti. E anche allora, ci vorranno alcune
generazioni per riuscire a cancellare tutto l'odio del passato.
Saluti
Maurizio
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