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I Berretti Bianchi in Palestina


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27 luglio 2002

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Haifa: l'opinione di Honey
Sabato, 27 luglio 2002


Mi viene in mente una favola di La Fontaine, che racconta di una rana che vede un toro e vuole diventare grande come il toro, così inizia a gonfiarsi sempre di più mentre le altre piccole rane, vedendola gonfiarsi, le chiedono allarmate che cosa stia facendo. Oh, va tutto bene -risponde lei- voglio solo diventare grande come quel toro. E continua a gonfiarsi e si gonfia e si gonfia fino ad esplodere. Quella rana è come Israele. Stiamo esplodendo perché ci stiamo gonfiando con i territori palestinesi, ci stiamo gonfiando di stupidi crimini, ci stiamo gonfiando di immoralità e di inumanità, e ci siamo dimenticati di ciò che volevamo veramente fare in questo paese. Perché Israele doveva essere un rifugio per gli ebrei perseguitati sparsi nel mondo, doveva essere un posto migliore dove vivere, un posto sicuro dove vivere.
La mia famiglia è immigrata in Palestina nel 1900, io sono nata prima del 1948 ed allora la Palestina non era un posto sicuro dove gli ebrei potessero vivere. La mia famiglia ha sempre fatto enormi sacrifici, prima, durante e dopo la guerra. Sacrifici di sangue, sacrifici economici e anche durissimi sacrifici psicologici. Tutto nella convinzione che questo paese divenisse un paese sicuro. Ed è stato un posto relativamente sicuro dal 1948 al 1967, fino a quando era la casa degli ebrei.
Poi, in un minuto, nell'estate del 1967, è diventato un paese colonialista. Tutto è cambiato. Ma ora è anche peggio, perché con il tratttato di Oslo abbiamo avuto una nuova speranza: forse non era una soluzione perfetta, ma era un nuovo inizio ed era psicologicamente molto importante per tutti noi, arabi ed ebrei.
Oggi, invece, ci sono gruppi in Israele che sognano di conquistare l'altra riva del fiume Giordano. Il partito del Likud è una distorsione di un vecchio partito israeliano fondato da Zeev Japutinsky, che era un grande intellettuale, un grande scrittore e un grande pensatore. Oggi i giovani del Likud cantano una canzoncina che recita più o meno cosi: il fiume Giordano ha due sponde, una e nostra e l'altra pure. Quando, nel 1967, l'esercito israeliano ha conquistato la riva destra del fiume Giordano erano tutti molto felici perché erano riusciti a conquistare i territori dove si trovano tutti i luoghi santi. Il rabbino capo di Israele entrò in Jerusalem e salì al Monte del Tempio e al Muro del Pianto e suonò il corno sacro, lo shuffa, per annunciare al mondo la venuta del Messia. In quel momento ci fu una strana e pericolosa combinazione di nazionalismo politico e di fanatismo religioso. Ed è proprio questa combinazione il vero pericolo per l'intero Medio Oriente: se pensiamo ai crociati e a quello che hanno fatto, se pensiamo all'inquisizione spagnola e anche all'odierno fondamentalismo islamico, vediamo che il nazionalismo religioso ha sempre procurato grandi sofferenze e grandi distruzioni.
Oggi, in questo momento storico, la cosa più pericolosa è che abbiamo un primo ministro che conosce bene come si fa ad uccidere, ma non conosce affatto come si fa a fare la pace. Prima avevamo Barak e anche lui non sapeva fare la pace, ma almeno non gli piaceva uccidere. Ancora prima c'era Netanyau e neppure lui sapeva fare la pace, ma almeno gli piaceva più parlare di uccidere. Sharon pensa che uccidere sia giusto perché suo padre, quando aveva dieci anni, gli ha dato in mano una pistola e gli ha detto: "Va fuori ad uccidere gli arabi". E questo è tutto ciò che sa fare. E tutti coloro che lo sostengono si sono dimenticati di quando era un giovane ufficiale dell'esercito israeliano e disobbediva agli ordini perché voleva solo uccidere gli arabi per sua vendetta personale, si sono dimenticati del Libano e di tutto il sangue versato in Libano da Sharon.
Israele è un piccolo paese di sei milioni di abitanti e ognuno ha avuto una vittima in famiglia o tra i suoi amici. Qualcuno che è morto nell'Olocausto, qualcun altro che è stato ucciso, ferito o è rimasto paralizzato in una delle tante piccole guerre che hanno afflitto la nostra storia. Ma non è mai successo come oggi, perché le famiglie restavano a casa e gli uomini andavano a combattere. La guerra non era mai arrivata nelle nostre case, né nelle nostre strade. Prima di oggi, non mi era mai capitato di andare al lavoro pregando di poter tornare a casa salva la sera. Perché anche dove lavoro qualcuno è stato ucciso proprio ieri, mentre andavo al lavoro un autobus è esploso cinque minuti prima che lo prendessi. E oggi chiunque può raccontarti questo tipo di storie. E l'unico modo per fermare tutto questo è la pace.
E questa è solo una faccia della storia, l'altra faccia sono i palestinesi. Vedi, anche se noi abbiamo il 20% di disoccupazione, e non abbiamo mai avuto un tasso così alto, neppure all'inizio della fondazione dello stato di Israele, tuttavia noi abbiamo tutto quello che ci serve, l'acqua, il cibo, le nostre case. Ma molti palestinesi non hanno più nulla, neppure la speranza. Per questo ci vogliono uccidere.
Israele sta diventando un posto orribile, oggi noi siamo ammalati di terrore ed è un mutuo terrore che affligge noi come i palestinesi. Gli israeliani terrorizzano i palestinesi e i palestinesi terrorizzano gli israeliani. E l'unico punto che hanno in comune è la bocca dei loro fucili. Vedi, gli ebrei sono abituati ad essere odiati e respinti, e quando una bomba esplode vi riconoscono subito il vecchio antisemitismo di sempre. Ma non si tratta più di antisemitismo, è solo una reazione all'occupazione, una reazione all'oppressione.
Personalmente penso che i palestinesi siano stati molto stupidi a non accettare l'offerta di Barak a Camp David, penso che non abbiano un buon leader, penso che Arafat sappia fare molto bene il terrorista ma non sappia affatto fare il primo ministro, penso che egli conosca bene come gestire il terrorismo ma non sappia gestire altrettanto bene uno stato. Perché sono evidentemente due cose molto diverse. E' veramente una maledizione avere Arafat da una parte e Sharon dall'altra, è veramente il peggio che ci potesse capitare. Ciò nonostante non vedo altre figure su entrambi i lati che possano offrire migliori garanzie come leaders.
Molte persone sostengono la guerra e pensano che se uccidiamo abbastanza arabi non ci saranno più terroristi. Io penso che è vero il contrario. E, d'altra parte, in ogni momento di questi ultimi due anni, il 60-70% della popolazione ebraica di Israele ha espresso la volontà di dare i territori in cambio della pace. So che non è facile, perché ci sono attualmente 270.000 coloni che abitano negli insediamenti. Ma anche nel Sinai c'erano gli insediamenti creati dopo il 1967: furono abbandonati e i coloni furono ricompensati, anche se in seguito ci furono moltissimi divorzi tra loro e anche dei morti. Tuttavia questo è il prezzo da pagare per avere la pace. E non è un prezzo alto se si pensa a tutto il sangue versato in questi due anni, un prezzo altissimo per ottenere nulla in cambio. Perché questa guerra non ci ha portato più sicurezza ma ha solo peggiorato le cose.
Ho letto su Ha Aretz di una ricerca sui coloni che abitano gli insediamenti, da cui risulta che il 75% di essi sono pronti ad abbandonare gli insediamenti ed a rientrare in Israele a patto di essere ricompensati. Perché non sono andati ad abitare nei territori per ragioni politiche, ma solo per ragioni economiche. Con i soldi con cui si può acquistare una casa come questa in cui abito, in un quartiere eccellente come questo, negli insediamenti si compra una grande villa con 10/12 camere e un bellissimo giardino con una piscina nel mezzo. Inoltre i coloni pagano meno tasse di quante ne devo pagare io, hanno l'educazione gratuita per i loro figli, hanno moltissimi privilegi economici che noi non abbiamo in Israele: al contrario, noi paghiamo per i loro privilegi. Per cui, se loro abbandonassero gli insediamenti, io sarei disposta a pagare il 10% in più di tasse per i prossimi dieci anni, per compensarli. Perché non sarebbe un problema pagare più tasse per avere la pace, mentre oggi dobbiamo pagarle per mantenere la guerra. E anche se un 6% dei coloni sono disposti a morire piuttosto che lasciare gli insediamenti, essi sono solo una piccola minoranza e se il governo decidesse di evacuare i territori, anche loro dovrebbero obbedire. Oppure verrebbero evacuati con la forza. Può essere fatto.
Quelli vivono in bellissime case con giardini e piscine, mentre i palestinesi non hanno acqua a sufficienza. Questo è immorale e inumano e non ha nulla a che fare con il giudaismo. E' una cosa che mi fa vergognare di essere ebrea. E io non voglio vergognarmi di essere ebrea. A scuola mi hanno insegnato ad essere orgogliosa di essere israeliana perché Israele è una nazione giusta e morale e gli ebrei sono persone buone ed hanno una morale e sono uomini giusti.
Ma ora che gli ebrei stanno diventando pazzi non riesco a sopportarlo. Purtroppo Israele è paralizzato, non sta andando da nessuna parte. E tutto questo è molto triste perché non può essere fermato. Non si può invertire questa tendenza tanto facilmente. L'unico modo di risolvere qualsiasi tipo di conflitto è mettere da parte l'egoismo e cominciare ad usare la ragione. Credo che alla fine riusciremo a risolvere i nostri problemi, ma sarà un processo molto lungo e più aspettiamo e più alto sarà il prezzo che dovremo pagare per ottenere una pace giusta per tutti. E anche allora, ci vorranno alcune generazioni per riuscire a cancellare tutto l'odio del passato.
Saluti
Maurizio