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28-29 luglio 2002
Jerusalem:
l'opinione di Idaia |
Lunedì,
29 luglio 2002
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Io
sono contro ogni tipo di violenza, da qualunque parte essa
venga, ho perfino smesso di guardare la televisione per non
essere coinvolta in questo stillicidio quotidiano che detesto
e respingo. Anche se ormai ho perso la speranza in un futuro
di pace per i palestinesi. Sono stanca di vedere tutti questi
bambini insanguinati da entrambe le parti. Nel Corano è
scritto che a Gerusalemme il sangue arriverà alle ginocchia
ed è questa la direzione in cui stiamo andando. La
situazione peggiora di giorno in giorno e gli israeliani devono
smettere di caricare di tragedie il nostro popolo. Se si fermassero,
sono sicura al 100% che si potrebbe trovare una via alla pace.
Perché a nessuno piace perdere ogni cosa. Guarda quest'ultima
strage che hanno fatto a Gaza, tutte quelle famiglie distrutte
e anche quelli che abitavano vicino colpiti duramente. Perché
devono fare queste cose? Immagina ora come si sentiranno i
sopravvissuti? Vorranno vendicarsi, e così tragedia
si sommerà a tragedia.
Dopo gli accordi di Oslo, c'è stata una crescita molto
forte della società palestinese e delle sue strutture
organizzative: questo non è piaciuto agli israeliani,
perché non se lo aspettavano ed essi hanno colto la
prima occasione per ricominciare il conflitto. E se guardiamo
a come stanno conducendo questo conflitto, vediamo che stanno
lentamente demolendo le strutture della società palestinese
oltre ad ogni speranza di pace. Così, se mai ci sarà
un nuovo inizio, dovremo ricominciare da zero.
Io non sono molto esperta di politica, ma per quello che so
è stato Israele, durante la prima Intifada, a sostenere
la crescita di Hamas contro Fatah. Hanno aiutato Hamas all'inizio
perché pensavano di poterne controllare la linea politica,
invece Hamas è cresciuta molto velocemente perseguendo
la religione islamica e le regole scritte nel Corano e ben
presto si è sottratta definitivamente al controllo
israeliano. E oggi attaccano Israele molto duramente, perché
hanno perso la fiducia nelle trattative e nei negoziati. C'è
una sura del Corano che recita più o meno così:
'occhio per occhio e dente per dente; e chi ha fatto il male
per primo deve pagare per le sue azioni'. Hamas è probabilmente
in errore con la sua politica violenta, ma oggi Israele raccoglie
ciò che ha seminato.
Nei confronti di Fatah rimane un acceso antagonismo perché
la pace che i nazionalisti guidati da Arafat hanno perseguito
per anni, raggiungendo poi gli accordi di Oslo, si è
sbriciolata come un castello di sabbia sotto la pioggia, portando
a questa seconda Intifada. Per questa ragione Hamas continua
a raccogliere consensi a danno del nazionalismo di Fatah e
dei gruppi marxisti-leninisti.
Sono veramente dispiaciuta per Arafat, perché è
il nostro sceicco e ha il diritto di sedere con dignità
in mezzo al suo popolo. Purtroppo oggi tutto ciò che
succede viene caricato su Arafat, mentre egli non ha più
la possibilità di esercitare alcun controllo sul suo
popolo. Che cosa dovrebbe fare? E' confinato nel suo campound
di Ramallah e non può neppure uscire a prendere aria!
Arafat è colui che ha portato davanti al mondo la questione
palestinese ed ha combattuto per anni per restituire un identità
al popolo palestinese e per far si che anche il resto del
mondo riconoscesse questa identità. Nessuno si è
speso tanto, né tanto ha lottato per restituire ai
palestinesi la loro dignità, una terra su cui vivere
e un futuro per i loro figli. Naturalmente oggi è diventato
vecchio e forse sarebbe il momento di farsi da parte, e sarebbe
meglio anche per la sua figura di leader.
Egli è stato un uomo molto potente per il nostro popolo
e se qualcuno volesse negarlo sarebbe ingiusto nei suoi confronti.
Non accetto che i palestinesi gli facciano tante critiche,
perché tutti noi e anche i gli altri capi di stato
hanno fatto i loro errori. Si sono forse dimenticati di quando
Arafat era nel deserto e lottava per far capire al mondo che
anche i palestinesi vogliono vivere come tutte le altre genti?
Ci sono voluti anni e anni, senza poter mai dormire nello
stesso posto. E si sono dimenticati di quante volte hanno
cercato di ucciderlo? Inoltre parlare male di Arafat oggi,
significa sostenere la politica di Israele! Perché
non riusciamo ad imparare le cose positive da Israele? Invece
di cercare di vestirci con abiti moderni, andare in discoteca
o a sederci al bar? Perché non guardiamo più
in profondità e non scopriamo come hanno fatto gli
israeliani a costruire uno stato! Se guardiamo bene agli israeliani,
essi lottano l'uno contro l'altro nella disputa politica,
ma quando viene il momento di difendere la patria, allora
si comportano come fossero un sol uomo. Prendi Sharon, gli
israeliani sanno bene che è un assassino, lo sanno
tutti, ma di fronte agli stranieri egli diventa un eroe di
Israele. E allora perché bisogna sempre criticare Arafat?
Non lo accetto, né da Hamas né dalla Jihaad
e nemmeno da Fatah, perché anche all'interno di Fatah
si muovono critiche ad Arafat. Sembra che tutti si siano dimenticati
che i palestinesi sono riconosciuti nel mondo grazie ad Arafat.
Saluti
Maurizio
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Gaza
Beach: la storia di Selma |
Domenica,
28 luglio 2002
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Nel
1948 la mia famiglia aveva 400.000 metri quadrati di terra
vicino a Beer Sheba: sono venuti gli israeliani e ci hanno
derubato di tutto, poi ci hanno sfollato e noi siamo venuti
a vivere qui nella Striscia di Gaza, dove avevamo ancora 60.000
metri quadrati di terra, abbiamo costruito le nostre case
e abbiamo ricominciato a vivere, ma gli israeliani ci hanno
seguito fin qui.
Era tempo di Rramadam, oltre un anno fa, il sole era già
tramontato e tutta la famiglia era riunita intorno alla nostra
mensa e stavamo consumando il nostro cibo, dopo il digiuno
prescritto dal Ramadam. Improvvisamente e senza preavviso
sono arrivati i soldati, con molte jeep e carriarmati e con
i bulldozer hanno iniziato a spianare i nostri campi coltivati,
fino a quando sono giunti vicino alle case e hanno iniziato
a demolirle. Allora sono corsa fuori urlando ai soldati di
fermarsi e tutta la famiglia è corsa dietro a me e
ci siamo schierati davanti ai bulldozer per impedire che abbattessero
le nostre case. Allora i soldati ci hanno sparato delle bombe
al gas velenoso, molte, forse dieci o anche più. Io
sono caduta per terra insieme ai miei fratelli e sulla pelle
sono comparse delle bolle a causa del gas. In un'ora hanno
distrutto dodici case, è stato come in un incubo.
La sola cosa che vogliono è buttarci fuori dalla nostra
terra, avevamo 400 dunum a Beer Sheva e ce li hanno rubati,
poi ci hanno seguito a Gaza e ci hanno rubato anche questi
60 dunum che avevamo vicino alla strada e alla città.
Avevamo verdure e frutta sulla nostra terra e vivevamo in
pace del nostro lavoro, ora non c'è più nulla
e viviamo peggio dei rifugiati, peggio dei cani. Ma io preferisco
morire piuttosto che lasciare la mia terra, ho costruito questa
tenda con i teli di plastica e, grazie a Dio, vivo degli aiuti
che ricevo. Non me ne andrò mai dalla mia terra, ma
non è vita, i cani vivono meglio di me.
Sono venuti nel 1948 e hanno preso gran parte della Palestina:
Haifa, Tel Aviv e Beer Sheba. Poi sono tornati nel 1967 e
hanno preso il resto: la Cisgiordania e il Golan. Ma allora
tanto vale che ci prendano tutti e che ci buttino a mare.
Cosa vogliono ora a Gaza? Non ci vogliono qui, non vogliono
che viviamo qui, né che cresciamo qui i nostri figli.
Non vogliono lasciarci nulla, vogliono prendersi tutto. Quindi
ora che non abbiamo più nulla, possiamo solo comperarci
la morte. Mio padre ha novantacinque anni e i miei fratelli
vivevano tutti intorno a me e ora non li posso più
vedere. Mio padre curava gli ulivi che crescevano laggiù,
erano ulivi piantati al tempo dei turchi, avevano più
di cento anni. Ora il sole sta in cielo, la terra è
deserta e non ci sono più le case né gli ulivi.
Dicono che i palestinesi sono terroristi, ma chi sono i veri
terroristi? Noi vivevamo qua in pace, coltivando la nostra
terra. Non sono forse terroristi quelli che demoliscono le
nostre case e terrorizzano i nostri figli? Venite a dormire
qui una notte e vedrete che qui non si dorme mai, perché
sparano e i carriarmati si muovono tutta la notte facendo
un gran rumore e i nostri figli hanno paura. Sono venuti per
un anno tutte le notti con le jeep e i carriarmati e i bulldozer
e hanno distrutto tutti i campi e tutte le case. I palestinesi
non hanno più nulla, sono dispersi, esiliati in tutte
le parti del mondo. Ci vogliono cacciare e dove dovremmo andare?
Oggi mio padre e i miei fratelli vivono dall'altra parte della
strada dei coloni e se voglio andare a trovarli devo fare
un giro lunghissimo e non so se poi potrò tornare ancora
qui. Le loro case sono a soli cinque chilometri da qui e non
posso vederli, ma ho bisogno di loro e vorrei riabbracciarli,
sono un essere umano anch'io! Ma per le nazioni arabe noi
non siamo altro che cani, nessuno si preoccupa di noi!
Noi non siamo terroristi, hanno ucciso mio fratello mentre
andava al lavoro, poi hanno detto che era un terrorista, ma
se noi non abbiamo armi, niente! Sono loro che hanno tutte
le armi, le jeep, i tanks, gli F16 e usano tutte le loro armi
contro di noi. Dove possiamo scappare, dovremmo volare in
cielo? Siamo stanchi di questa vita che dobbiamo vivere contro
i nostri desideri. Gli asini vivono meglio di noi! Un giorno
qui ci faranno altri insediamenti perché è l'unico
modo per mandarci via dalla nostra terra. Questo è
il nostro destino, ci vogliono sterminare.
Voglio farmi esplodere anch'io, perché è meglio
morire che vivere questa vita. Non c'è nessuna speranza
per noi, solo la guerra fino alla morte, perché la
morte è meglio di questa vita. Nessuno si prende cura
dei palestinesi, nessuno parla di noi, solo qualche piccola
notizia sui giornali. L'unica scelta che ci rimane è
di lasciarci esplodere come dei martiri, perché i palestinesi
sono annichiliti dall'oppressione ed è per questo che
si fanno esplodere.
Non ho più visto mio padre da quattro mesi e lui ha
novantacinque anni. Se voglio far visita a mio fratello devo
spendere un giorno intero, restare ore al confine e poi camminare
ancora. E non posso neanche telefonargli perché non
abbiamo il telefono. Così non ci possiamo neppure parlare.
Ci hanno preso la terra, gli alberi, le case e anche i nostri
uomini. Spero e prego che ci siano migliaia di martiri che
si fanno esplodere. noi avevamo una dignità sulla nostra
terra e un giorno ci hanno privato di tutto.
Qui c'è il coprifuoco dalle sei di sera alle sei di
mattina e chi va in giro viene ucciso. cosa possiamo fare?
Viviamo il presente, ringraziamo Dio per tutte le cose che
ci ha dato e lo preghiamo che ci dia la pazienza e la vittoria:
Dio ci darà la vittoria su di loro. Non vogliono che
i palestinesi abbiano uno stato, loro però uno stato
ce l'hanno! Nessuno nel mondo soffre come i palestinesi sotto
questa occupazione, Gli ebrei ci hanno derubato di tutto,
non hanno pietà né per le donne né per
i bambini, come si può aiutare gli ebrei? Sono solo
dei banditi.
Saluti
Maurizio
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