Notizie,
testimonianze, informazioni
7-9 agosto 2002
Primo
giorno a Ramallah |
Venerdì,
9 agosto 2002
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Alle
9 incontriamo Nour ed Elisabetta alla stazione dei taxi presso
la porta di Damasco; siamo solo in tre ma andiamo ugualmente
a Ramallah. La città si trova a una ventina di chilometri
da Gerusalemme, ma per arrivarci occorre cambiare mezzo di
trasporto a causa del posto di blocco di Kalandia. A Kalandia
si passa uno alla volta e anche noi ci mettiamo in fila. C'è
un lungo tratto poi da percorrere a piedi e lungo questo tratto
una signora ci chiede di affrettarci per aiutare dall'altra
parte un giovane che deve andare all'universita' di Bir Zeit
e che e' stato fermato. Quando arriviamo pero' nessuno e'
fermato. Chiediamo spiegazioni ad un ragazzo che ha superato
da poco il blocco: il giovane studente era proprio lui e quando
i soldati ci hanno visto arrivare hanno deciso di non insistere
con i loro "giochi" nei confronti dei palestinesi.
Prendiamo un taxi per andare a Ramallah dove abbiamo un appuntamento
al Medical Relief Center, ma il tassista si sbaglia e ci porta
al Palestinian Agriculture Relief Center. La città
è deserta a causa del coprifuoco e anche al PARC tutti
dormono. Salgo al quinto piano e finalmente qualcuno ci apre.
Al quinto piano si trova uno studio televisivo di una TV indipendente;
ci offrono del tè e ci fanno vedere dei filmati sui
fatti più salienti di Ramallah; è qui che hanno
fatto saltare le carceri, il centro di diffusione radio e
TV e gran parte del quartier generale di Arafat.
I nostri ospiti hanno chiamato il Medical Relief Center e
appena possibile ci verranno a prendere; nel frattempo conversiamo
con Muhammed del centro TV e con Abu "Castro" del
Parc e scopriamo che nonostante le perentorie dichiarazioni
del nostro presidente del Consiglio il comunismo non è
ancora morto neppure in Palestina.
Finalmente arriva un'ambulanza e ci trasferiamo al Health
Development Information and Policies, diretto dal dottor
Moustafa Barghouti, a due passi dal M.R.C. Ci accolgono il
dr. Khaled Haifi e il dr. Muhammar. Ci chiedono di presentarci
e diciamo loro dei Berretti Bianchi e del perchè ci
siamo recati in Palestina.
Il dr. Khaled ci avverte della sensazione che potremmo provare
di qui in avanti: non servire a nulla. Però, il fatto
di trovarci qui a condividere le loro condizioni di vita e
di poter raccontare quello vediamo con i nostri occhi è
di per sé un aiuto importante. Il dr. Khaled aggiunge
che gli israeliani sanno che ogni volta che fanno del male
agli altri saranno anche loro a subirne le conseguenze. Infine,
ci chiede di diffondere la notizia di una grande mobilitazione
in coincidenza della prossima raccolta delle olive:
le olive sono uno dei prodotti più importanti della
Palestina, molti uliveti si trovano a ridosso degli insediamenti
abusivi dei coloni e non mancheranno le provocazioni; la presenza
di "internazionali" sarà perciò molto
importante.
Usciamo dalla sede dell'H.D.I.P. (Health Develop. Inf. &
Policies) e ci dirigiamo a piedi nel vicino centro del Medical
Relief, dove troviamo il dr. Mohammed Skafi. Qui troviamo
altri volontari (tre statunitensi ed un palestinese) che ci
offrono l'ennesimo tè. Dedichiamo il resto della giornata
alla pulizia delle stanze che ci hanno messo a disposizione
per la notte. Sono state ristrutturate recentemente perché
erano state fortemente danneggiate dai bombardamenti dell'esercito
israeliano e la polvere non manca. Più tardi ci chiedono
di accompagnare l'ambulanza in un giro di ricognizione; passiamo
vicino ad un campo profughi, dove è in corso una manifestazione
di protesta; l'esercito si prepara ad intervenire e quindi
ci obbligano a cambiare percorso; per fortuna sapremo che
non ci sono state conseguenze.
Quando rientriamo al Centro troviamo delle buste di plastica
con la cena pronta.
Francesco
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Primo
giorno a Gerusalemme |
Giovedì,
8 agosto 2002
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Mi
sveglio intorno alle 9 e chiamo Donato: ha passato le maglie
dei servizi prima di me, ma avendo perduto i bagagli è
rimasto in aeroporto più a lungo; adesso alloggia al
Faisal, presso la porta di Damasco, dove decidiamo di incontrarci.
Qui riusciamo a parlare con Nour, che ci dà appuntamento
per il giorno successivo, alle 9, per andare a Ramallah, dove
sembra ci sia più richiesta di volontari; all'appuntamento
ci saranno anche altre tre persone.
Passiamo il resto della giornata a Gerusalemme, incontrando
anche altri "internazionali" tra cui alcuni italiani
di Indymedia.
A sera usciamo con Stefano e facciamo un giro per la città
vecchia: il muro del Pianto è molto affollato.
Francesco
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Arrivo
a Gerusalemme |
Mercoledì,
7 agosto 2002
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Arrivo a Roma con un certo anticipo ma c'è già
la coda per il check-in; i servizi di sicurezza interrogano
tutti e fanno mille domande: quando hai deciso di partire,
chi ha preparato i bagagli, perché hai deciso di andare
in Israele, non hai paura di andare in questo periodo, dove
andrai, hai prenotato etc. Il fatto di aver ascoltato il viaggiatore
davanti a me mi ha aiutato a prepararmi e così il primo
interrogatorio non è stato difficile, emotivamente
intendo. La persona davanti a me era argentina, e argentini
saranno almeno il 40% dei passeggeri dell'aereo, compresa
la famiglia con 5 bambini che si trova vicino a me e a Donato.
Non riusciamo a chiudere occhio per tutto il viaggio e così
quando arriviamo a Tel Aviv siamo già un po' provati:
sono le 2 di notte e ci aspettano altre domande, anzi le stesse,
ma questa volta in inglese. La signora che è capitata
a me è durissima e non crede neppure per un attimo
al mio dichiarato pellegrinaggio; più morbida la ragazza
che segue, ma prima di darmi il via libera si consulta con
un "capo" che osserva da qualche metro di distanza.
Con Donato avevamo deciso di aspettarci per tre ore dopo l'atterraggio,
ma avendolo visto passare prima di me e non trovandolo all'uscita
dopo un'ora mi avvicino agli "sherut" che portano
a Gerusalemme e parto. Scendo a Porta Nuova, come concordato,
ma non so dove andare, così entrato nella città
vecchia dopo poco incontro l'hotel Casa Nova, aperto alle
5 del mattino, e decido di prendere una stanza per riposare.
Lascio il telefono acceso e mi addormento.
Francesco
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