Notizie,
testimonianze, informazioni
10-12 agosto 2002
Il
villaggio di Tulkarem |
Lunedì,
12 agosto 2002
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Siamo partiti alle 9 del mattino
con uno sherut dalla porta di Damasco e con noi ci sono tre
giovani palestinesi e due adulti. Dopo pochi chilometri occorre
lasciare la strada asfaltata e iniziare un percorso più
adatto per un fuoristrada che per il pulmino Ford su cui viaggiamo.
Lasciamo in un campo profughi nei pressi di Nablus due dei
giovani, che vengono accolti dai loro amici con commozione,
e il terzo in un villaggio poco distante.
Arriviamo a Tulkarem solo noi italiani e il tassista ci lascia
nella piazza principale alle 13.30: 4 ore e mezzo di viaggio
per poco più di 90 chilometri: una volta bastavano
circa 45 minuti... Nella sede del Medical Relief Center ci
accoglie il dottor Imad, che si è laureato a Bologna
e parla benissimo italiano. Ci dice che oggi è il primo
giorno di "libertà" dopo sei giorni consecutivi di coprifuoco
totale; infatti la città è affollata da persone che
cercano di rifornirsi nell'eventualità dei sempre possibili
improvvisi divieti di uscire di casa. Il motivo dell'apertura
è dovuto al ferimento di un giornalista israeliano
da parte dell'esercito e questo tiene impegnate le forze israeliane
nel tentativo di mostrare la loro efficienza e democrazia.
Il personale del Centro è l'unico che può rischiare
di muoversi anche sotto coprifuoco ed è quello che
in effetti avviene per i motivi più disparati. Nel
mese di marzo, comunque, due persone sono morte in una ambulanza:
l'autista e un infermiere (le loro foto sono appese sulla
parete dell'ambulatorio).
Il dottor Imad ci invita a pranzo da sua madre, che ha imbandito
una tavola che non smentisce la famosa ospitalità orientale.
Nell'attesa del pasto, Donato aiuta a scaricare nell'ambulatorio
alcuni scatoloni di medicinali.
In tutto il Territorio Palestinese ci sono circa 25 Centri
del Medical Relief che è una ONG palestinese che riceve
finanziamenti da istituzioni internazionali. Anche se l'organizzazione
è gestita da partiti di sinistra, non si attua alcuna
discriminazione nei confronti del personale, che viene scelto
solo in base alle competenze; anche le prestazioni, che sono
totalmente gratuite, vengono erogate nei confronti di tutti
coloro che ne fanno richiesta; solo nel caso che i fruitori
abbiano disponibilità economiche si chiede loro un contributo
spese. Imad ci parla anche di un progetto politico per le
prossime elezioni palestinesi: oltre a Mustafà Barghouti
e Abdel Shafi c'è una personalità della sinistra di
Gerusalemme a rappresentare il progetto nelle tre zone in
cui è divisa la Palestina (West Bank, Gaza e Gerusalemme).
Alle 18 annunciano l'inizio di un nuovo coprifuoco
che forse verrà tolto il mattino seguente. I bambini di Imad
ci chiedono di essere presi in braccio per poter scorgere
i tank e le camionette con gli altoparlanti. Mi torna in mente
la battuta che ci hanno fatto i ragazzi sullo sherut: "Ma
quando siete venuti in aereo avete visto militari anche durante
il volo?".
Francesco
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Visita
al villaggio di Om Safah |
Domenica,
11 agosto 2002
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Oggi
il nostro compito sarà quello di accompagnare la clinica
mobile al villaggio di Om Safah con il Dr. Aqel. Il villaggio
dista solo una ventina di chilometri da Ramallah ma abbiamo
impiegato piu’ di 2 ore per raggiungerlo: due posti di blocco,
nella zona di Surda, per impedire il collegamento del villaggio
con i centri vicini. E ogni volta che i soldati ci controllano
i documenti non mancano di augurarci una bella giornata ("Have
a nice day!"). Un’altra frase che ci è stata rivolta:
"Perché non venite a vedere come stiamo noi?..."
Arrivati al villaggio di Om Safah l’Imam chiama la popolazione
con l’altoparlante del minareto e la popolazione si raduna
nei pressi della moschea; insieme al dottor Aqel c’è
anche una dottoressa greca di Medici Senza Frontiere. I bambini
giocano con Donato nel piccolo giardino della moschea dove
si trovano una giostra e uno scivolo. Le visite avvengono
solitamente tre volte la settimana, ma anche qui la programmazione
non è sempre rispettata, ed è facile intuire
il perché. Quando rientriamo verso Ramallah scopriamo
piacevolmente che i militari non ci sono, ma le auto non possono
passare oltre i grossi blocchi di cemento e così lasciamo
la clinica mobile alla dottoressa greca e riprendiamo l’auto
che il dottor Aqel aveva lasciato dalla parte di Ramallah.
Anche al secondo check point non ci sono militari ma solo
le colonne dei taxi che si scambiano i clienti, molti di loro
sono studenti che rientrano dall’università di Bir
Zeit. Il pomeriggio a Ramallah è come al solito pieno
di saluti di benvenuto e di sorrisi.
Rientriamo a Gerusalemme per spostarci l’indomani a Tulkarem,
secondo le indicazioni di Nour. Ho provato a più riprese
a chiedere in base a quale criterio ci spostiamo, ma non ho
avuto risposte chiare. Data la nostra dichiarazione iniziale
di disponibilità ad essere utilizzati secondo il bisogno
non mi sono sentito di insistere troppo.
Francesco
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La
situazione medica a Ramallah |
Sabato,
10 agosto 2002
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Quando
ci svegliamo troviamo un vassoio di dolci palestinesi e un
biglietto di Alberta, una compagna che vive a Ramallah dallo
scorso aprile. Abbiamo un appuntamento per le 8.30 per la
visita agli altri centri medici di Ramallah.
Anche oggi il percorso che dobbiamo compiere è condizionato
dalla presenza dei tanks. Visitiamo un centro per le malattie
cardiovascolari molto ben attrezzato: ha una clinica mobile
per assistere la popolazione dei villaggi e la sua attività
è iniziata da 3 anni. E' chiaro che da due anni l'attività
della clinica mobile si è molto complicata e deve essere
continuamente riprogrammata in base alla possibilità
di spostamento concessa dai militari.
Ci trasferiamo ad un altro centro e lungo il percorso vediamo
il centro di diffusione radio e TV distrutto dall'esercito
e la prigione di Ramallah, bombardata anch'essa e distrutta.
Il secondo centro medico che visitiamo è dedicato alle
cure oftalmiche e porta anch'esso segni di spari. Adesso è
restaurato, ma anche in questo edificio sono entrati sfondando
una parete.
Un'altra struttura sanitaria che visitiamo è dedicata
alla cura di handicap di vario genere. Vi lavorano 4 dipendenti
e nell'ultimo anno hanno fornito 1200 prestazioni. Ci dicono
di quanto sia importante l'approccio con i familiari degli
assistiti: se non si riesce a creare una relazione di fiducia
reciproca tra operatori ed assistiti, qualunque supporto venga
fornito non avrà alcuna efficiacia; sul tavolo della
stanza delle riunioni ci sono disegni dei ragazzi assistiti
e tre pezzi della lapide che i palestinesi avevano posto sul
luogo della morte di Ciriello, distrutta dall'esercito israeliano.
Nell'ultimo centro che visitiamo troviamo il dottor Skafi:
ci racconta che in questo centro, che è anche sede
del pronto intervento, si svolgono attività di formazione
(ad oggi 20.000 persone hanno seguito il corso). Esso e' anche
sede di un centro giovanile; qui si organizzano attività
di volontariato di vario genere, compresa la pulizia di locali
e strade. Si svolgono anche corsi di preparazione politica
e sociale, si parla di diritti umani e di democrazia.
Andiamo a mangiare kebab e felafel in un locale tipico e alle
15.30 siamo pronti per la manifestazione programmata: la pulizia
delle strade cittadine, insieme a tanti giovani e quattro
anziani, con i carretti per raccogliere l'immondizia. C'è
anche Mustafa Barghouti, noto leader della sinistra palestinese,
che ci vuole stringere la mano. La stampa registra e il giorno
successivo ci diranno che la notizia era sui quotidiani palestinesi.
Alle 18 inizia il coprifuoco e torniamo a "casa"
sporchi e sudati.
Francesco
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