Notizie,
testimonianze, informazioni
22-23 agosto 2002
Ritorno
in Italia |
Venerdì,
23 agosto 2002
|
E' il giorno della partenza.
Dobbiamo controllare se è arrivata una lettera di invito per
un giovane di Jenin e così ci rechiamo al Consolato italiano
di Gerusalemme est con Stefano. Al consolato non restiamo molto
tempo, ci dicono che la lettera comunque non è sufficiente e
che occorre riempire un modello apposito. Stefano ci chiede
se siamo disposti ad andare con lui a Gerusalemme ovest, all'altro
consolato italiano, per ritirare il passaporto di Thaer e, poiché
io e Donato vogliamo spedire le cose più "compromettenti" (videocassette,
manifesti, etc.), accettiamo.
Mentre Stefano si ferma a debita distanza (non ha buoni rapporti
con il Console), Donato fa la fila per il passaporto ed io vado
a cercare uno spedizioniere. Riesco anche a farmi offrire un
passaggio da due anziani israeliani, che rinunciano solo perché
la direzione è troppo diversa dalla loro. Da parte mia, io rinuncio
a spedire tutto perché il costo è eccessivo e così lasciamo
le video cassette a Stefano (che rientra da Amman) e partiamo
per il Ben Gurion con una ragazza svedese. Qui ci hanno letteralmente
spogliati e smontati, ma alla fine abbiamo preso il volo per
Roma.
Francesco |
|
|
|
|
|
|
Ritorno
a Gerusalemme |
Giovedì,
22 agosto 2002
|
C'è stata solo una sveglia nel
corso della notte, per alcuni spari ben udibili: coloro che
avevano deciso di rimanere comunque sono saliti all'ultimo piano,
mentre noi ci siamo preparati ad affrontare i soldati. Poi è
tornata la calma; per fortuna stasera si trattava solo di un
gesto di intimidazione. Qualcuno racconta che durante il giorno
un soldato è stato ferito nel centro di Nablus e questo
può sempre giustificare delle reazioni dei militari.
Alle 7 siamo tutti in piedi, perché oggi abbiamo deciso di rimuovere
un blocco stradale. Partiamo attrezzati con pale, picconi e
zappe, e, dopo un breve passaggio fornitoci da un furgone, camminiamo
per un'ora. Dopo appena mezz'ora di lavoro (abbastanza per impolverarci
da capo a piedi) arriva un blindato: due di noi vanno a parlamentare
mentre gli altri proseguono il lavoro. Quando il lavoro è circa
a metà ci ingiungono di abbandonare la zona, altrimenti apriranno
il fuoco e lanceranno gas. Altri mezzi arrivano dalla parte
opposta e decidiamo quindi di abbandonare la zona, con calma
e sempre facendo attenzione alla direzione del vento.
Per tutta la strada del ritorno verso il centro, ancora saluti
di benvenuto, sorrisi ed offerte di cibo e bevande. Quando attraversiamo
il mercato del centro, un negoziante ci offre anche degli ottimi
dolci.
Alle 14 ci riuniamo con tutti coloro che partono da Nablus con
noi: Aisa, Angelo, Elisabetta, Donato, Liza ed io. Al check
point di Hawara solita fila di palestinesi in attesa. Un padre
con tre bambini ci dice che è il terzo giorno che si presenta
e loro dicono di aspettare; ci indica la casa dove vorrebbe
andare: si trova a 100-150 metri dal posto di blocco. E' facile
intuire che ci sono dei motivi "strategici" che impediscono
il passaggio della famiglia! Un'altra famiglia arriva con una
vecchia che, non potendo aspettare in piedi, ha portato con
sé una sedia; rimaniamo un'ora con i palestinesi cercando di
aiutarli ad ottenere un minimo di rispetto.
Quando lasciamo il posto di blocco i militari ci fanno il solito
augurio: "have a nice day". Sono convinto che abbiano fatto
tutti lo stesso corso di aggiornamento! Il taxi che avevamo
prenotato è stato fermato dalla polizia (così ci hanno detto
al telefono) e troviamo dopo un poco un altro taxi che riesce
a portarci fino a Kalandia, pur non avendo l'autorizzazione.
Lo sherut che ci porta a Gerusalemme deve essere spinto per
mettersi in moto, ma alla fine giungiamo nel caos cittadino
e al familiare Faisal, dove incontriamo uno dei giornalisti
che ha scattato le foto la notte degli spari.
Sarà difficile dimenticare la gente di Nablus. Elisabetta ed
Angelo partiranno nella notte.
Francesco |
|
|
|
|
|
|