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testimonianze, informazioni
18 gennaio 2003
Il
muro della West Bank |
Sabato,
18 gennaio 2003
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La minaccia più grave per
l'attuale situazione nella West Bank è la costruzione del
muro che dovrebbe separare i territori palestinesi da quelli israeliani.
Il progetto parte da un villaggio vicino a Jenin, nell'estremo
nord della West Bank, per scendere verso Tulkarem e Qalqiliya,
dove finisce il primo tronco. Da lì proseguirà poi
verso Ramallah e Jerusalem per il secondo tronco, infine il terzo
tronco chiuderà il percorso del muro a sud di Hebron. Per
un totale di 360 km.
Secondo le dichiarazioni d'intenti del governo israeliano, il
muro viene eretto a garanzia della sicurezza di Israele entro
i suoi confini.
Ad un'osservazione più attenta, però, si scopre
che il muro non segue i confini storici di Israele con la West
Bank, marcati oggi dalla cosiddetta Green Line, una fascia di
sicurezza che divide i due territori, ma penetra in modo irregolare
nel territorio palestinese tagliando fuori interi villaggi e fertili
terreni agricoli, per un totale di 90.000 dunum pari a 9.000 ettari.
Inoltre, fin dal'inizio del'occupazione gli israeliani hanno sfruttato
le falde acquifere della West Bank per provvedere alle necessità
dei coloni negli insediamenti. Ma oggi, con la costruzione del
muro, le falde acquifere vengono tagliate fuori dal territorio
palestinese, passando così sotto il completo controllo
israeliano.
Il primo tronco della costruzione si conclude a Qalqiliya, dopo
115 km dal suo inizio nei pressi di Jenin. Ci sono attualmente
in quest'area 11 villaggi che sono rimasti completamente tagliati
fuori dal muro e separati dal territorio palestinese. I loro abitanti
non possono muoversi senza l'autorizzazione del'esercito israeliano,
rimanendo così privati dei servizi sociali, sanitari, scolastici,
ecc...
Inoltre esiste il problema degli insediamenti costruiti sulle
terre palestinesi durante l'occupazione. Oggi il percorso del
muro circonda gli insediamenti vicini alla Green Line procedendo
in modo irregolare e procurando nuova terra a favore dei coloni.
Se osserviamo la situazione della città di Qalqiliya, vediamo
che il muro la circonda lasciando solo uno stretto passaggio per
il transito, che può essere facilmente chiuso, isolandola
completamente in qualsiasi momento.
Per quanto riguarda le conseguenze economiche alla costruzione
del muro, osserviamo come oltre 5.000 famiglie hanno perso i loro
terreni agricoli di proprietà, che erano l'unica risorsa
per la loro sopravvivenza. Insieme a questi oltre 55.000 lavoratori
agricoli impiegati presso quelle proprietà hanno perso
il lavoro.
Se consideriamo che queste 5.000 famiglie non hanno più
mezzi di sostentamento e che non possono muoversi liberamente,
capiremo come essi saranno costretti a spostarsi oltre il muro
in territorio palestinese, aumentando così il numero dei
rifugiati. Infine, se ogni famiglia palestinese conta in media
otto membri, questo primo tratto di muro ha già prodotto
40.000 nuovi rifugiati potenziali e oltre 55.000 nuovi disoccupati.
Per tutte queste ragioni possiamo dire che il muro non viene costruito
per motivi di sicurezza ma per impedire ai palestinesi di costruire
il loro stato indipendente, perché se parliamo di stato
intendiamo un'unità territoriale sotto il controllo dell'ANP,
mentre in questa situazione i palestinesi non possono controllare
i loro confini perché essi si trovano oltre il muro.
Per di più, gli israeliani stanno costruendo altre due
strade per raggiungere gli insediamenti all'interno della West
Bank, una nel centro e una al sud, dividendo così in tre
parti il territorio palestinese, rendendo impossibile la circolazione
delle persone e delle merci e interrompendo quel'unità
territoriale necessaria alla creazione di uno stato palestinese
indipendente.
Queste informazioni sono state fornite dalla responsabile del
Comitato per il Muro del Medical Relief
di Ramallah. www.stopthewall.com
A presto
Flavio
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Palestina |
Sabato,
18 gennaio 2003
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Carissimi Voi tutti,
vi mando un primo resoconto sulle attività che ho svolto
qui in Palestina.
Mercoledì scorso a Gerusalemme ho incontrato il Middle
East Nonviolence Democracy, una ONG palestinese che si occupa
di progetti a carattere sociale (soprattutto con le scuole) e
di cooperazione con ONG di altri paesi del mondo, oltre a stampare
un giornale locale indipendente (il cui nome è Impact)
dove, insieme ai fatti di cronaca, è riportata la loro
vita associativa.
Innumerevoli sono le attività di questo gruppo e, per chi
è interessato, si può trovare tutta la documentazione
completa dei progetti, delle finalità e degli obiettivi
del "MEND" nel sito
www.mend-pal.org oppure
mandare una mail a Mary
Abu Rakabeh (parla ottimamente l'italiano).
Giovedì ho partecipato ad una manifestazione qui a Ramallah,
dove mi trovo attualmente, organizzata dal Populal Liberation
Front Palestinian che chiedeva la scarcerazione del suo leader
Ahemad Sadat, detenuto nelle carceri di Gerico. Certo, manifestare
da queste parti non è facile, occorrono nervi saldissimi,
alla fine comunque, a parte un po' di tensione, è andato
tutto bene e gli organizzatori erano soddisfatti del numero dei
partecipanti e della presenza di noi internazionali.
Ieri, invece, con la responsabile del Medical Relief abbiamo pianificato
le attività dei prossimi giorni. Domani si parte alla volta
di Jenin dove probabilmente staremo 3 giorni e poi andiamo a Nablus
dove ci fermeremo 2 giorni.
Infine, il 23 sera io e Carla, secondo il programma, rientreremo
a Gerusalemme ed il giorno dopo partiremo per Amman, dove ci aspetta
l'aereo per ritornare a casa. Comunque, appena lo avrò,
spero in giornata, vi manderò di mandarvi il programma
dettagliato.
Questo è in sintesi il mio programma di viaggio, cercherò
di tenervi sempre aggiornati sulle attività del gruppo,
costituito, oltre che dal sottoscritto, da Carla, Maurizio, Grampied,
Eva, una ragazza islandese che si è unita a noi, e qualcuno
del Medical Relief.
A presto
Flavio
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