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testimonianze, informazioni
25-27 gennaio 2003
Un appello: le tende di Rafah |
Lunedì,
27 gennaio 2003
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Cari amici,
a Rafah siamo rimasti in 3 in 2 tende. Io dormo da solo e il 31
gennaio parto.
Abbiamo verificato come la nostra presenza, anche se in pochi,
possa ostacolare tanto la violenza israeliana.
Queste deboli tende che sembravano destinate a essere sradicate
come un fragile arbusto dal vento del potere e della prepotenza,
possono essere uno strumento efficace di interposizione...
E' necessario però invadere Rafah di tende e c'è
bisogno di una presenza costante e continua di almeno 20 internazionali
(è il minimo) e sarebbe auspicabile dai 35 in su, magari
da aprile.
C'è da dormire nelle tende e presidiarle, stare nelle case
a rischio con le famiglie, lavorare con i palestinesi, giocare
con i bambini e ricoltivare la terra abbandonata.
Per questo è importante da subito lanciare la campagna
delle tende.
La gente qui vuole le tende, vuole noi a proteggerli, a cantare
e parlare attorno a un fuoco con un po' più di tranquillità.
Nicola A. Arboscelli
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Oggi
dalla Palestina |
Domenica,
26 gennaio 2003
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Giornata lunga oggi, abbiamo fatto
visita all'ospedale dove abbiamo parlato con un famoso neurochirurgo
che si è laureato in Italia, poi, insieme, abbiamo tentato
di salire al monte Jersim dove vive una comunità di samaritani
di religione ebrea, ma non israeliani, bensì con documenti
palestinesi.
Essi credono che Mosé abbia ricevuto le tavole della legge
su questo monte, alle spalle di Nablus, e lì vivono senza
mai spostarsi.
Naturalmente lavorano a Nablus e anche loro hanno qualche problema
a transitare, ma hanno documenti che evitano particolari problemi.
Comunque non siamo riusciti ad arrivare sul monte perché
i soldati ci hanno respinto.
Il coprifuoco a Nablus oggi non si è sentito, la gente
era per strada e i negozi erano aperti. Forse per domani, la vigilia
delle elezioni in Israele e il giorno in cui l'ONU relaziona sulla
missione in Iraq, la situazione potrebbe cambiare radicalmente.
Domani mattina rientriamo a Ramallah, dove cercherò di
sbobinare il molto materiale raccolto oggi.
Saluti
Curzio
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Da Nablus / 2 |
Sabato,
25 gennaio 2003
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Maurizio, Eva ed io siamo arrivati
oggi a Nablus nonostante il coprifuoco, non strettissimo: la gente
gira, solo quando sente arrivare le jeep si dà alla fuga.
Noi sul taxi per due volte abbiamo fatto inversioni precipitose,
ma poi siamo riusciti ad arrivare al Medical Relief.
Qui la situazione è più pesante che a Ramahalla
e forse è il posto che necessita maggiormente la presenza
di internazionali, oltre che per il lavoro d'interposizione, soprattutto
perché sentono il bisogno di un lavoro sul sociale, devono
ricostruire la "normalità" nelle menti dei bimbi,
dei giovani.
Così mi hanno ricevuto con grande entusiasmo quando ho
promesso che tornerò in febbraio a fare degli spettacoli.
Io mi sento un po' a disagio per la paura di disattendere le loro
aspettative, sono un piccolo saltimbanco da strada e il mio spettacolo
è piccino piccino, ma Inshallah!
Ho saputo che Carla e Flavio sono arrivati sani e salvi.
Io sto bene.
Saluti
Grampied
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Da
Nablus / 1 |
Sabato,
25 gennaio 2003
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Ciao,
siamo arrivati oggi a Nablus, due posti di blocco che pensavamo
ci avrebbero respinto non ci hanno fatto nessun problema, appena
arrivati in città il taxi si è fermato perché
c'era una jeep che aveva fatto un arresto.
Qui le jeep dell'esercito sono molto temute, arrestano la gente
a caso, non importa se sono in regola o meno con i documenti. Sui
drusi poi, quelli con quella strana cuffia mimetica sull'elmetto
che a volte si vedono anche in TV, girano storie orribili.
Per quanto riguarda il nostro progetto, qui a Nablus c'è
bisogno di permanenti perché è qui che gli israeliani
praticano la pressione maggiore e le persecuzioni non hanno fine
da lungo tempo.
L'ambiente del Medical Relief è pieno di giovani e decisamente
aperto agli internazionali, Alberto è stato subito accolto
per le sue capacità professionali, c'é molto bisogno
di ridere, di distrarre i bambini e i giovani che non escono quasi
mai di casa: anche se il coprifuoco non è molto rispettato
dalla popolazione, tuttavia la maggioranza di essa è chiusa
in casa da mesi.
Ci sono molti progetti con cui è possibile collaborare, qui
sono molto attenti all'aspetto psicologico che la pressione militare
e quella del coprifuoco attuano sull'intera popolazione.
Carla e Flavio sono arrivati in Italia senza problemi.
Per ora è tutto.
Saluti
Curzio
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