Burundi
Voci per la pace
Il segretario generale delle NU Kofi Annan, il 7 maggio da Dar-es-Salam (Tanzania), ha invitato il regime di Bujumbura a impegnarsi maggiormente per la pace e gli ha chiesto di partecipare "effettivamente" ai negoziati in corso ad Arusha.
Padre Claudio Marano, missionario saveriano a Bujumbura, lancia un appello per una campagna "lampo". Propone agli italiani di scrivere, entro il 15 luglio, almeno 10.000 lettere alla Comunità di Sant'Egidio, dal 1996 mediatrice tra le forze in conflitto in Burundi. Alla Comunità si chiede di «attivarsi con rinnovato impegno affinché la sua opera di mediazione tra le parti, lontano da interessi politici ed economici, possa riportare il paese alla pace, al dialogo e al rispetto della vita di ciascun burundese».
(Per informazioni contattare
Gruppo di appoggio, via Somalia 9 - 29 100 Piacenza,
tel. 0523 49 08 78, fax 0523 30 03 36).
Collaborazione e pace
La campagna nasce dalla necessità di richiamare l'attenzione internazionale sul paese africano, tormentato da un conflitto quinquennale e che ha già causato la morte di almeno 200 mila civili. L'azione di pressione è tanto più urgente e necessaria perché il 15 giugno è stato riaperto il tavolo del negoziato ad Arusha. In vista di tali trattative la tensione è particolarmente alta. Un mese prima, la ricerca della pace aveva riunito governo e assemblea nazionale. Un punto di partenza importante. I lavori tra hanno trattato La problematica dei negoziati globali: programma di transizione, cessazione della guerra e sicurezza per tutti. Il calendario fissa le tappe per raggiungere l'obiettivo, definito "pace globale", nella trasparenza. I negoziati, aperti a tutte le componenti del paese, indicano i temi da trattare per giungere a definire un progetto sociale e istituzionale, in grado di rispondere alle urgenze sociali, economiche e politiche, quali la sicurezza delle persone, l'educazione, il lavoro, il conflitto etnico (Misna, 16 maggio 1998).
Il percorso è difficile, a ostacoli. Il principale interlocutore del governo, Leonard Nyangoam, leader del Consiglio nazionale di difesa della democrazia (Cndd), movimento dei guerriglieri hutu, è stato destituito per «corruzione, favoritismo, mancanza di trasparenza nei negoziati con il governo» (fonte cit.). Il fatto indicherebbe una spaccatura nell'ala armata del movimento, le Forze di difesa della democrazia (Fdd).
Forse, la collaborazione tra governo e assemblea nazionale potrebbe scongiurare la deriva e tagliare l'erba sotto i piedi agli estremisti hutu e tutsi.
L'ipotesi, avallata da rivalità tra i gruppi di potere tutsi, si materializzerebbe con la scomparsa nella clandestinità dell'ex presidente Jean Baptiste Bagaza. Questi, che da sempre si oppone a Pierre Buyoya che lo spodestò nel 1987, il 16 maggio, in un vertice a Kigali tra il presidente dell'Uganda, Museveni, il vicepresidente Paul Kagame del Ruanda e Issayas Afeworki dell'Eritrea, avrebbe dichiarato la volontà di darsi alla clandestinità per combattere il governo di Bujumbura.
Il fatto confermerebbe un progetto di estremisti, tutsi del Ruanda e del Burundi, appoggiati dall'Uganda, da alcuni occidentali, belgi, britannici e americani. Parte del piano sarebbe stata realizzata con lo smantellamento dei campi profughi, il ritorno degli stessi in Ruanda e la caccia a chi ha cercato di salvarsi fuggendo; con il rovesciamento Mobutu e l'avvento al potere di Kabila. Resterebbe da conquistare e annettersi il Kivu?
La lettera del "Piano tutsi", firmata dal ministro della
Difesa Kwenzo, a nome di Paul Kagame, è indirizzata al
Caro fratello Jean Baptiste Bagaza, e porta la data del
10 agosto 1994 (cfr. Missione Oggi, marzo 1995, p. 3).
La situazione e l'aiuto
Nessuna delle parti in conflitto ha ritirato la firma del negoziato avviato a Sant'Egidio due anni or sono. Occorre, quindi, dare fiato alle richieste, alle proposte di pace. In Burundi, infatti, si continua a morire: ammazzati dai guerriglieri e dai soldati dell'esercito nazionale, dalle malattie o dalla fame. «La guerra e l'embargo economico hanno provocato in Burundi orfani e malattie. Nei capi degli sfollati e sulle colline ogni giorno muore molta gente, soprattutto di malaria, di colera, di malnutrizione», scrive mons. Bududira, il 7 aprile 1998 da Bururi. Nella sua diocesi gli sfollati sono circa 130.000, altrettanti sono dispersi nelle province ritenute "calme".
Il vescovo, che con due suoi sacerdoti in giugno verrà in Italia per chiedere aiuto, descrive la situazione alimentare del suo territorio. «Gli sfollati che escono dalle foreste e dalle paludi sono in uno stato nutrizionale deplorevole. Muoiono dei gruppi interi. Si calcola che ogni giorno muoiano più di 30 persone. ....».
Il vescovo chiede di aiutarlo a trovare antibiotici, antimalarici, vitamine, vermifughi, e attrezzature (Per ulteriori informazioni contattare Azione cattolica italiana
Maria Grazia Tibaldi, presidenza nazionale, tel. 06. 68 68 755).
Giacomo Matti
Bologna, 15 giugno 1998
Kigali, 10 agosto 1994
Caro fratello Jean Baptiste Bagaza,
siamo estremamente onorati di inviarle il nostro sincero grazie per il suo appoggio sia finanziario che tecnico alla nostra lotta, giunta ora al termine con la conquista della capitale Kigali.
Stia pur certo che il nostro piano continuerà nei termini in cui l'avevamo definito nel nostro ultimo incontro a Kampala. La settimana scorsa ho comunicato con il nostro grande fratello Y. Museveni e abbiamo deciso di apportare qualche modifica al piano. Come ha lei stesso costatato, la presa di Kigali ha subito provocato il panico tra gli Hutu, che sono fuggiti verso Goma e Bukavu. Abbiamo valutato che la presenza a Goma di un grande numero di rifugiati ruandesi e specialmente della Comunità internazionale potrebbe fare fallire il nostro piano in Zaire. Non potremo occuparci dello Zaire che dopo il rimpatrio di questi Hutu. Abbiamo messo in moto tutti i mezzi perché ritornino il più presto possibile. Comunque i nostri servizi informativi continuano a percorrere in lungo e in largo l'est dello Zaire, mentre i nostri collaboratori belgi, britannici e americani lo fanno per il resto dello Zaire. Attendiamo per i prossimi giorni i resoconti.
Riguardo al piano Burundi siamo molto contenti del suo lavoro per far fallire la politica del FRODEBU. Bisogna continuare a paralizzare il potere del FRODEBU fino a deterioramento totale della situazione per giustificare la vostra azione, che non dovrà fallire. I nostri soldati saranno dispiegati, questa volta, non solamente a Bujumbura ma nei luoghi che lei giudicherà strategici. I nostri elementi stazionati nel Bugesera sono pronti a intervenire in ogni momento. Il piano per il Burundi deve essere eseguito il più presto possibile, prima che gli Hutu del Ruanda si organizzino.
Nella speranza di vederla presto a Kigali, le porgiamo, Caro fratello, i nostri saluti più cordiali.
firmato: Kwenzo
per il Generale Paul Kagame - ministro della Difesa
* Seth Sendashonga, ex ministro degli Interni, ex
del Fronte patriottico ruandese è stato ucciso a Nairobi
il 16 maggio, assieme al suo autista. Il governo di Kigali ha
smentito ogni suo coinvolgimento nell'affare (Misna, 20.5. '98).