GRANDI LAGHI AFRICANI

Caritas Diocesana di Bologna - Centro Missionario Diocesano

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E' un servizio della Caritas Diocesana e del Centro Missionario Diocesano di Bologna per gruppi missionari e Caritas parrocchiali.

[Grida Burundi] [Aderenti alla campagna] [Notiziario N. 6]

Ferita ma viva

Il 23 maggio 1898, a Muyaga, in Burundi, è cominciata la storia della chiesa. Gesù il figlio di Dio ha iniziato a vivere e a palpitare nelle popolazioni barundi, realizzando una "nuova incarnazione". In un secolo ne ha viste di belle. Quest'anno,a Muyaga, con i vescovi del paese, il presidente della Repubblica, un centinaio di sacerdoti e, nonostante l'embargo e la guerra che la strangola, c'era tantissima gente. Nel paese i cristiani sono l'80% della popolazione.

La notte del 3-4 novembre, a Rutovu, l'esercito del Burundi massacra un centinaio di persone, in maggioranza hutu. Una rappresaglia, perché i ribelli hutu hanno attaccato un campo abitato da tutsi. Non è questa la più grave delle carneficine che si ripetono dal 21 ottobre del 1993, giorno dell'assassinio del presidente, Melchior Ndadaye, democraticamente eletto. Inquietante che sia l'esercito a compiere il massacro del 4 novembre 1998, che, non riuscendo a mettere le mani sui ribelli, se la prende con i civili. Questi, in gran parte sfollati, lontani dalla loro terra, sono spesso riuniti in campi, dove dovrebbero essere protetti dall'esercito. In pratica languono nella miseria, privi delle condizioni alimentari, igieniche e sanitarie indispensabili alla sopravvivenza.

L'insicurezza, la mancanza di libertà, l'impossibilità di programmare la vita quotidiana, di provvedere a se stessi ne fa dei prigionieri.

Intanto, l'opposizione accusa il governo di compromettere la trattativa, ripresa ad Arusha nel mese di luglio. Minaccia di ritirarsi perché l'esercito nazionale, combattendo con Uganda e Ruanda, ha invaso il Congo, ove ribelli hutu hanno le loro basi.

Alla guerriglia e alle rappresaglie si aggiungono i disagi dell'embargo, imposto al paese in seguito al colpo di stato del maggiore Pierre Buyoya (25 luglio 1996).

La crisi finanziaria mondiale ha stremato ulteriormente l'economia di un paese in miseria. La guerra con il Congo ha chiuso il flusso di carburante che giungeva nel paese, nonostante l'embargo. Crisi del carburante, trasporti difficili, commercio a singhiozzo e costosissimo, scarsità di viveri.

In questa situazione la chiesa celebra il suo centenario, dichiarandosi "ferita, ma viva". La lettera dei vescovi, "Ornata per il suo sposo", fa riferimento ad alcuni momenti della vicenda della chiesa. Se da Muyaga, ove un secolo fa erano giunti i Missionari d'Africa (Padri Bianchi) sono usciti i primi cristiani e i primi catechisti, a Mugera, accanto alla residenza dei sovrani è iniziato l'equivoco. La conversione del sovrano e dei principi ha condotto le popolazioni alla chiesa. Ma la "conversione" in massa, l'alleanza tra monarchia e chiesa, la loro vicinanza anche geografica, hanno portato le genti ha chiedere il battesimo e poi i sacramenti, ma ha impedito l'interiorizzazione del messaggio. Oggi la chiesa del Burundi deve rispondere alla domanda: «Che ne hai fatto del tuo battesimo?». I troppi drammi, vissuti nel sangue da un popolo "cristiano", esigono una risposta.

«Fallimento dell'evangelizzazione?», chiede il presidente alle celebrazioni ufficiali. E si risponde, incoraggiando gli operatori pastorali: «Non abbandonate il lavoro di evangelizzazione, raddoppiate gli sforzi e fate in modo che il messaggio sia compreso sempre meglio».

La gerarchia cattolica del Burundi, pur non avendo ancora capito o non volendo capire la radice dei mali che tormentano la chiesa e la società, segnala fatti e situazioni che permettono di leggere la situazione attuale, tra cui:

* la persecuzione del 1978, scatenata dal presidente Jean Baptiste Bagaza, contro la chiesa, che nel 1976 proprio per dare maggior spessore alla prima evangelizzazione aveva avviato una pastorale fondata sulle comunità di base;

* l'espulsione dei missionari (1978) e, di conseguenza, una generazione di giovani senza istruzione religiosa adeguata. I vescovi dichiarano che la persecuzione di Bagaza ha preparato il colpo di stato del 1993 e i disordini politici e sociali che l'hanno seguito.

* Ai messaggi dei pastori, elusi dalle élite, è subentrato «l'egoismo di classe, l'egoismo dell'etnia. (...) In un paese povero, dal reddito irrisorio, la sola risorsa di ricchezza era rappresentata dal potere, per assicurarsi l'avvenire proprio e della propria famiglia. A partire da questo presupposto, ogni colpo era permesso. E se ne sono viste le conseguenze. Un paese distrutto, migliaia di vittime, un impressionante corteo di vedove e di orfani (...).

* La diffidenza reciproca invade tutto. Si dubita di tutto, non si crede più a nulla».

Il quadro non è senz'altro confortante, ma sarebbe ingiusto tacere i germi e le speranze, le attività di fede e di amore sviluppatisi nella chiesa. Se la gerarchia è divisa, tanto che a volte sembra incapace di distinguere tra il bene di tutto il popolo e l'attaccamento alla propria etnia o a chi dichiara di rappresentarla, non si possono dimenticare il sacrificio, fino alla vita, di tanti cristiani e pastori. Sacerdoti e religiosi, numerosi cristiani devono la vita a confratelli e amici tutsi e viceversa.

L'arcivescovo Joaquim Ruhuna, celebrando il funerale delle vittime del massacro di Bugendana ha firmato la sua condanna a morte. «Permettete che mi rivolga agli assassini e a coloro che li hanno mandati. Alzo la voce. Che il mondo l'ascolti. I vostri delitti sono la vergogna dell'umanità. Vi supplico: deponete le armi, smettete i massacri, è il prezzo della pace. Anche voi aspirate alla pace. Lasciate vivere in pace gli altri. Cerchiamo insieme la strada da percorrere insieme, nell'armonia e nella concordia. Sono certo che nel profondo del cuore, qualcuno tra voi, si dice: "siamo caduti nel male, chi ci salverà" (...). A coloro che hanno perduto i propri familiari io chiedo di non sprofondare nell'illusione portata dalla vendetta. Chi ha perso la vita, è evidente che l'ha persa a causa della propria etnia. I loro carnefici che pensavano di vendicare o difendere la propria etnia, hanno commesso un delitto più grave di tutti i peccati. Hanno rinnegato Dio, loro creatore. Che nessun altro si lasci travolgere dai sentimenti etnici per vendicare i propri morti. Uccidendo a tua volta non farai ritornare dai morti i tuoi cari, anzi diverrai tu stesso un assassino e Dio ti maledirà» (Bugendana, 23 luglio 1996). Il 9 settembre 1996 è stato assassinato, mentre «sperava nella riconciliazione della sua gente, in un Burundi dove i rifugiati hanno rioccupato le loro proprietà, ove ognuno si dedica allo sviluppo del paese».

Sacerdoti del paese hanno parole altrettanto chiare: «Attraversiamo l'epoca più triste della nostra storia. Lo spirito di vendetta e l'abitudine alla vendetta si istallano di giorno in giorno in ogni gruppo etnico o politico. Ogni gruppo si arma segretamente. ... L'armarsi degli uni provoca l'armarsi degli altri. Ogni gruppo funesta il paese, moltiplicando il numero degli orfani, degli sfollati e dei rifugiati», scrive don Salvatore Niciteretse, assistente nazionale dell'Azione cattolica. In tutte le diocesi si tengono sessioni e seminari di educazione alla convivenza e alla pace e si cerca di concretizzare tali iniziative con azioni concrete, quali la costruzione di scuole, accanto agli insediamenti della popolazione, per evitare di mettere a repentaglio la vita degli alunni.

I laici non stanno a guardare. Il 3 ottobre 1998, una delegazione di 70 donne barundi ha incontrato a Kigali le delegazioni di donne dell'Uganda, Ruanda, Tanzania, Sud Africa, riunite per definire il loro ruolo per riportare la pace nella regione dei grandi laghi africani.

La testimonianza di Waly Neven conferma le precedenti. «Ora molti riflettono e vedono meglio di prima che cosa vuol dire rifiutare la vendetta, concedere il perdono, accogliere gli orfani e ricostruire il proprio paese su basi più solide. A questo punto si può parlare di una nuova fase di evangelizzazione , un approfondimento della fede e delle sue esigenze nella vita quotidiana. La chiesa ha le risorse necessarie in personale, donne e uomini di Dio. Ci sono tesori di fede e di coraggio nell'avversità che stupiscono. Nella gioventù c'è tanta sete di onestà e di e di verità» (da Missione e cultura, luglio-agosto 1998).

Anche in Burundi, dove è stato seminato il buon grano dell'Annuncio: Dio è padre di tutti e gli uomini sono fratelli, ma qualcuno, nelle tenebre, ha seminato la zizzania. Strappandola si rischierebbe di strappare il grano ormai in spiga. Occorre attendere il giorno del Signore, attivi, impegnati nelle buone opere. Diamo una mano alla pace in Burundi, al quale il nostro governo ha permesso che nel 1993 fossero vendute delle armi.


E' anche colpa nostra?



Dal 1991 al 1996, nonostante il Paese fosse in una situazione di conflitto armato, nonostante i colpi di stato del 1993 e 1996, il governo italiano ha autorizzato la vendita di armi al Burundi, contravvenendo alla sua legge.



L'Azione cattolica italiana ha collaborato alla costruzione dei collegi comunali di Minago e Gasanda. Ora occorre attrezzarli. Servono 24.000 $ USA. Se qualcuno volesse... può inviare a:



Don Salvatore Niciteretse, c/o Missionari d'Africa, via Aurelia 269 - 00165 Roma


sul conto 24525 - 003.


Il vescovo, mons. Bududira, raccomandando all'attenzione il progetto sopra indicato, scrive: «il progetto presentato da don Salvatore Niciteretse è necessario e urgente per edificare la pace e costruire il progresso sociale» (Bururi, 22.10.1998).



Il progetto dettaglia le spese per l'arredo delle aule e indica i prezzi dei banchi, delle lavagne.....



Un'altra importante dimensione dell'attività di educazione alla pace è l'organizzazione di campi scuola, corsi, manifestazioni interetniche. Anche per questo settore del progetto sono indicati i tempi, i costi di una sessione, di una manifestazione.



Don Salvatore è il responsabile nazionale dell'Azione Cattolica del Burundi.



Scrivetegli, chiamatelo, informatevi.


Bologna, 20 novembre 1998.

Giacomo Matti


NB. Fonte principale: Misna