[8] Congo, Annan E Chirac

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http://www.lastampa.it/LaStampa/pag6/art1.html

Congo, Annan e Chirac
annunciano la tregua
Al vertice franco-africano di Parigi. Il segretario dell'Onu: attendiamo conferma sul campo
Accordo con Ruanda e Uganda. Kabila replica: non ho firmato nulla

PARIGI
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
E' tregua nella guerra panafricana. Grazie allo strenuo Kofi Annan, dal vertice di Parigi emerge in extremis un'intesa informale fra i sei Paesi che si battono da tempo sulle terre del contestatissimo leader congolese Laurent-Désiré Kabila. Il "cessate il fuoco", teorico, attende ora conferma sul campo, come rileva lo stesso segretario Onu. Kabila plaude al piano, ma non vuole esserne vincolato. Dei suoi interlocutori diffida, ed è un eufemismo. "Gli Ugandesi assassinano a sangue freddo" spiega: "Museweni è un mostro d'ipocrisia" aggiunge. Per concludere: "Non ho firmato nulla" spiega. E che Arthur Zahedi Goma, un leader della ribellione anti-Kabila, annunci "la battaglia continua" non induce all'ottimismo. Ma i progressi appaiono comunque significativi. La disinternazionalizzazione del conflitto - tappa indispensable, dicono gli osservatori - potrebbe essere vicina. Ne testimonia, in specie, l'impegno sottoscritto da Rdc, Zimbabwe, Ruanda e leadership ugandese, cui aderiscono anche Namibia, Ciad e Angola. Per
formalizzarlo bisognerà tuttavia aspettare il 15 dicembre. "La Francia intende sostenere con tutti i mezzi a sua disposizione l'iniziativa" spiega Jacques Chirac, felicitandosi per l'exploit Onu. L'Eliseo tratta Kofi Annan quasi da eroe. "E' un saggio uomo di pace: il mondo ne ha bisogno" dice, provando a farsi perdonare l'ostracismo iniziale verso il ghanese cui Parigi rimproverava le simpatie yankee ed eccessivi penchants per l'inglese.
L'inquilino dell'Eliseo assapora comunque uno straordinario colpo di scena. Venerdì, i giornali titolavano in coro sullo scandaloso meeting franco-africano con il quale Parigi legittima 34 "capi" fra cui notori tiranni. Colpa dei Lord. La "sindrome Pinochet" ossia la caccia europea al dittatore esotico, non poteva che traversare la Manica. Domanda obbligata: i Pari veglierebbero meglio della Gauche la democrazia? E poi, che sfrontatezza ricevere il sanguinario Kabila. Di quelle perplessità oggi non rimane traccia. Il "reprobo" Laurent-Désiré si ricicla in artigiano della riconciliazione. Imitato dai suoi non meno bellicosi avversari. E la Francia, ex gendarme d'Africa, può ormai vendersi come pacificatrice anziché vecchia potenza coloniale. L'aver deciso di estendere il summit annuale (è il XX) alle nazioni anglofone, non era esente da rischi. Ma Chirac lo giudicava indispensabile per contrastare la "corsa all'Africa" made in Usa. Il bilancio finale gli dà ragione. Malgrado le assise continentali abbiano in pratica cestinato l'ampio odg privilegiando la crisi del Congo "democratico" (e, in margine, il contenzioso Etiopia-Eritrea ove si registrano segnali positivi), chi oserà rimproverarglielo? Con una mossa da maestro, Jacques Chirac ruba il palcoscenico a Lionel Jospin sul piano nazionale, scippando en passant il pacificatore per eccellenza Bill Clinton. Ma è stata dura. Nelle brevissime immagini televisive trasmesse - sulle prime, i "nemici" non volevano lasciarsi riprendere insieme, ma Annan li ha persuasi - vediamo l'ugandese Yowery Museweni in agitazione febbrile. Agli antipodi della grande sala (sotto il Louvre) Kabila. Accigliatissimo. Convincerli a incontrarsi in t^ete-à-t^ete richiedeva un miracolo. Kofi Annan l'ha fatto. Del colloquio, non trapela granché. Museweni aveva tuttavia confidato minaccioso: "Credo nella Legge di Mosè, occhio per occhi o", facendosi replicare da Jacques Chirac: "Io no. E' solo portatrice di odio".
Alla fine, pallidi sorrisi. I reduci della Due Giorni battutisi per una improbabile pace vengono ricevuti in ordine sparso da Chirac. Il Protocollo mugugna.
Tradizione vuole che il Presidente esca per accogliere i visitatori. Se possibile in giacca, perché imbacuccarsi non ringiovanisce. Ma ieri Jacques Chirac stava rintanato. Motivo? Evitare fotografie con Kabila. Ancorché promosso
democratico dalla sera alla mattina, il despota suggerisce tuttora prudenza.

Enrico Benedetto



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