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“Studiarti non basta”. Se ricordo bene, dovrebbero essere queste le parole che ho scritto su uno dei tanti quaderni che raccolgono da sedici anni le dediche di chi “sale” a Barbiana. A chi studia Don Milani, studiarlo non basta. Sembra un gioco di parole ma è quello che si legge tra le righe di tante dediche: il bisogno di vedere con i propri occhi, il bisogno di toccare con mano i luoghi in cui si è volta l’esperienza di Barbiana, non per desiderio feticistico ma per ciò che lo stesso Don Milani insegna. Ciò che più mi piace è che Don Milani compare quasi sempre come esempio, testimone, maestro, al limite “profeta”, ma raramente come un “idolo”, un “santo”, o un “mito”. A lui pochi chiedono miracoli o intercessioni: i più cercano nel suo esempio il sostegno e l’ispirazione per una vita da spendere al servizio del più debole. Prevale, dunque, la promessa, la prospettiva, la ricerca di una vita spesa con impegno, rispetto al ricordo nostalgico e al rimpianto di un “mito” scomparso. Né potrebbe essere altrimenti, perché l’atmosfera austera di Barbiana, il ricordo ancora fresco delle parole di Don Milani, l’essenzialità della tomba, sono un chiaro ammonimento che dissuade dall’abbandonarsi a lacrimevoli rimpianti. Chiara Ludovisi |
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