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I come... INFORMAZIONE

Dirimpetto a Pienza, in Toscana, c'è un piccolo paese, bellissimo nella sua collina fortificata. Si chiama Monticchiello. Da 25 anni il suo «Teatro Povero» mette in scena una commedia in piazza. Storia locale, vita contadina: assalti, assedi. Di qui sono passati Cesare Borgia e Carlo V. Non scherzavano. I tedeschi hanno messo tutti al muro come a Marzabotto. Ogni anno, al primo vento freddo, i quattrocento abitanti di Monticchiello si riuniscono... per discutere quale avvenimento scegliere della loro piccola storia. Come svolgerlo, come recitarlo. Perché recitano quasi tutti: quest'ano gli attori in scena erano 82. E la gente rimasta fuori manovra lampade, incide la colonna sonora, monta impalcature per migliaia di spettatori. In gennaio hanno deciso di non sprofondare nel passato. Si combatteva una guerra, la TV la stava raccontando. Hanno voluto spiegare cos'hanno capito.

Cosa vien fuori? Povero Cocciolone e divise varie... Vien fuori la differenza tra noi che abbiamo fatto la cronaca di una guerra vista da nessuno, ma proprio perché vista da nessuno si è nutrita dei giuramenti di politici, generali, esperti. Contro Saddam, come è giusto quando bombarda i curdi; contro nessuno quando i curdi sono massacrati dagli aerei turchi, amici della Nato.

Nelle scene, le torri di Monticchiello si aprono in tanti schermi TV. «La guerra porterà pace e progresso...», annuncia il mezzobusto. «Non voglio la guerra. Voglio un campo di grano perché il grano cresce senza far rumore», rispondono i contadini. «Sei un conservatore. Il grano cresce inquinato...», si arrabbia un'altra faccia da teleschermo. «La guerra uccide...». «Stiamo inventando guerre perfette che non uccidono più». «Sarà, ma a noi sembrano insensate...». «Balle. Ormai le guerre sono un ricamo. Vengono rappresentate in posti insonorizzati, senza odori, senza che il loro fumo avvolga le nostre città». «Ma noi pensiamo che la pace sia meglio...». «Meglio la pace? Tu odî il progresso. Stiamo progettando guerre locali: allo stadio, nei giardini».

Forse Monticchiello è l'isola dell'utopia. «Il campione non fa testo»: mi par di sentire la risposta dei ricercatori tv. Lo spettacolo continua.

(nota redazionale)

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