P come... POLITICA Per non perdere la memoria e perché non si ripetano più gli orrori della guerra e delle lotte fratricide, riproponiamo nel nostro "sillabario" la riflessione su uno dei documenti più toccanti della lotta contro la barbarie nazifascista. Riportiamo alcuni brani della lettera di Giacomo Ulivi, un ragazzo di 19 anni, condannato a morte durante la Resistenza. Nel bisogno di "quiete" c'è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. Abbiamo purtroppo creduto al pregiudizio della "sporcizia" della politica. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è lavoro di "specialisti"... Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, questo dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora che nella vita politica - se vita politica vuol dire soprattutto diretta partecipazione ai casi nostri - ci siamo scaraventati dagli eventi. Qui sta la nostra colpa: come mai, noi italiani, con tanti secoli di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione, in cui non altri che i nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubblica, il che vuol dire a se stessi, abbiamo abdicato, lasciato ogni diritto, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola? Se ragioniamo, il nostro interesse e quello della "cosa pubblica", finiscono per coincidere. Non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere! Giacomo Ulivi 25 aprile 1945-1995 |