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 Pascal D'Angelo

    BIOGRAFIA DI PASQUALE D´ANGELO

Pasquale (Pascal) D’Angelo nacque ad Introdacqua AQ il 20.1.1894 e morì a New York il 17.3.1932. Frequentò la scuola elementare di campagna che si trovava a Cantone (Introdacqua). Per aiutare la famiglia lavorò fin da piccolo nei campi e pascolò le poche pecore della famiglia.

Nel 1910 alle età di 16 anni emigrò negli USA “per cercar fortuna”. Lavorò come operaio in condizioni di pietoso sfruttamento ma voleva rimanere in America: “da qualche parte in questo grande paese …. avrei trovato la luce”.

Nel 1919 iniziò a studiare l’inglese e a frequentare le biblioteche pubbliche di New York.

Lasciò il lavoro di operaio e decise che doveva fare il poeta. Dopo molti mesi di privazioni riusc“ ad imporsi al mondo letterario americano con le sue poesie che furono pubblicate su importanti riviste letterarie (ad esempio The Bookman, Century, Current Opinion, Literary Digest, The Literary Review, The Nation, The New York Times, The New York Tribune The Saturday Review of Literature, The Springfield Republican). Di lui si interessarono, negli venti e trenta, molti critici letterari tra cui Van Doren, Seidel Canby, Prezzolini etc. I giornali pubblicarono la sua storia  e del suo caso si parlò in America ed in Europa.

Nel 1924 pubblicò per la casa editrice Macmillan di New York la sua autobiografia “Son of Italy: the autobigraphy of Pascal D’Angelo”, che continua ad essere considerata la prima opera in inglese di un emigrato italiano che sbarcò in America senza cultura e senza la conoscenza dell’inglese.

Morì il 1932 in una corsia d’ospedale in seguito ad una appendicectomia e fu sepolto a Brooklyn.

Pascal D’Angelo, poeta del piccone e della pala (the pick and shovel poet come venne definito dai critici americani suoi contemporanei) è un personaggio di alta caratura artistica, basti pensare che i critici odierni che si stanno occupando di lui lo ritengono il precursore di un certo tipo di letteratura di emigrazione

PROFILO   DELL’OPERA

Son of Italy, libro autobiografico di Pascal D’Angelo, è la testimonianza drammatica della breve vita di un italiano dalle povere origini che cerca il riscatto sociale emigrando in America.

Lo scrittore nel suo libro racconta la sua infanzia ad Introdacqua dove è nato nel 1894, il suo viaggio di emigrazione e la sua vita in America.

Fra i ricordi di infanzia dominano la scuola, la “strega” , i compagni di gioco, il mendicante Melengo ed il pastore Alberto. La scuola era da lui poco frequentata perché essendo il figlio maggiore doveva aiutare il padre a pascolare le pecore; ciononostante era tra i primi della classe.

La ”strega” era una povera malata di mente che terrorizzava i paesani per ottenere qualcosa da mangiare.

I compagni di gioco lo mettevano sempre nei guai.

Il mendicante Melengo era un saggio popolare ed il pastore Alberto un personaggio rimasto nella sua memoria perché partito per la Puglia, dove si era recato con le pecore in transumanza, non aveva fatto più ritorno.

La famiglia aveva notevoli difficoltà economiche,  nel 1910 il padre decise di emigrare in America insieme ad altri compaesani e portò con sé il figlio Pasquale.

Lo scrittore vide per la prima volta il treno, mezzo che si muoveva senza cavalli, e a Napoli, dove si imbarcò per il “Nuovo Mondo”, vide per la prima volta il mare.

In America c’era ad attenderli un compaesano che aveva trovato lavoro per tutti in un cantiere. Era un lavoro duro e con il passare degli anni la condizione economico-sociale non era cambiata. Nel 1915 il padre decise di ritornare in Italia.

D’Angelo invece scelse di rimanere “… da qualche parte in questo grande Paese … da qualche parte avrei trovato la luce: non potevo rimanere nell’oscurità per sempre”.

Furono anni di pesante e pericoloso lavoro; si ferì gravemente ad una mano e per giunta la ditta fallì e fu costretto a tornare  a New York dove lavorò in uno scalo merci, vivendo in un freddo vagone. Fu in quel momento che iniziò a leggere prima dei giornali in lingua spagnola e poi in lingua inglese. Comprò un dizionario di inglese di III° o IV° mano e imparò molte parole, per ricordarle le scriveva sulle traversine dei binari. Incominciò a scrivere storie buffe in inglese maccheronico. Conosceva sempre meglio la lingua e quando alcuni liceali gli lanciarono una sfida sul significato delle parole, la vinse.

Ascoltando l’Aida e leggendo le poesie di Shelly e Keats sviluppò una passione per la poesia.

Per dedicarsi ad essa abbandonò il lavoro e si trasferì a Brooklyn. Passava la sue giornate nelle biblioteche, mangiava solo pane raffermo, zuppe acide e banane molto mature.

Inviò i suoi componimenti a giornali e riviste, ma non furono accettati. Scoraggiato ritornò a lavorare in un cantiere navale, ma la passione per la poesia era più forte di lui: non poteva abbandonare il sogno di una carriera letteraria. Dopo aver letto una poesia che definì “la più palese ed insulsa spazzatura immaginabile” decise di lasciare ancora una volta il lavoro e nel 1921 partecipò ad un concorso indetto dalla rivista “The Nation”. Non ricevendo risposta scrisse una lettera al direttore del giornale Carl Van Doren  ove gli chiedeva di fargli vincere il concorso non per il denaro, ma per dimostrare la sua arte:”… Allora fate che la mia anima esca fuori dalla sua crisalide di forzata ignoranza e spicchi il volo alto, verso il fiore della speranza sulle ali di bellissimi pensieri …”.  Van Doren accolse quello appello e fece conoscere il poeta al grande pubblico.

Il libro è scritto in uno stile piano, ma efficacissimo, con una purezza linguistica che lascia stupefatti, se si pensa che l’inglese non era la sua la sua lingua natia (lo mise in evidenza anche Prezzolini, critico rigoroso e senza peli sulla lingua) con l’aggiunta che in Italia il D’Angelo aveva frequentato solo le elementari in una modesta scuola di campagna.

Una vita di privazioni e di angherie subite dai datori di lavoro, ma senza mai perdere l’innato ottimismo ed umorismo.

È commovente la sua fiducia in un futuro migliore, che egli si propone di conseguire attraverso la via ardua, quella dell’arte, compiendo sacrifici di ogni genere, compreso quello di una denutrizione di base, che lo condurrà alla morte in giovane età.

Un libro che presenta diversi pisani di lettura, tutti estremamente interessanti , sotto l’aspetto biografico, letterario, sociologico, delle tradizioni, dell’emigrazione. So of Italy conduce il lettore lungo un cammino sempre interessante, con uno stile magistrale da narratore di razza, attraverso gli alti e i bassi della vita quotidiana , fino al pubblico riconoscimento delle sue capacità ed alla pubblicazione delle sue poesie, prima, e della sua autobiografia, dopo.

 

MOTIVAZIONI     PER   LA    PUBBLICAZIONE

    1.“Son of Italy: the autobiography of Pascal D’Angelo ” fu la prima opera letteraria in lingua inglese di un emigrato italiano, partito dall’Italia senza conoscere l’inglese e con le elementari basi dell’italiano e nato da genitori che non sapevano né leggere, né scrivere, ma che conoscevano solo il duro lavoro manuale.

    2.Far conoscere la condizione di vita dei contadini in Abruzzo e degli immigrati italiani nel Nuovo Mondo all’inizio del XX secolo.

    3.È un inno alla fiducia in se stessi ed alla costanza nel conseguimento delle proprie aspirazioni, a costo di ogni sacrificio e costituisce un esempio per tutti e soprattutto per i ragazzi.

    4.Tradurre in un italiano  corretto la sua romantica autobiografia, raccontata con una poetica struggente, che sta suscitando interesse in America (corsi monografici presso la State University di New York, pubblicazione in Canada delle sue opere - poesie e autobiografia -, pubblicazione negli USA di un libro sulla sua vita e sulla condizione degli immigrati italiani  J. Murphy, Pick & shovel Poet, The journeys of Pascal D’Angelo, Clarion Books New York 2000

 

 

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