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LA RESISTENZA A VOLTANA:

IL SACRIFICIO DEI FILIPPI


Angelo Filippi si alza e prende la parola. "Il quadro con la foto del re venga tolto dalla sala consiliare!" E' il 1922, siamo in provincia di Ravenna, nel consiglio comunale del Comune di Fusignano. Vittorio Emanuele III ha da poco consegnato l'Italia ai fascisti e affidato il governo a Benito Mussolini, dopo la marcia su Roma. Il consigliere socialista Angelo Filippi sfida il re con quel gesto clamoroso. Poco tempo dopo il consiglio
comunale viene commissariato. Imperversano le squadracce fasciste, cominciano le leggi eccezionali e per Angelo Filippi vivere in Italia diventa un rischio. E' infine costretto a lasciare il suo Paese, la moglie e i tre figli: va a sulle navi passeggeri di bandiera estera, si guadagna la vita suonando il sax.

Negli anni Trenta riesce a tornare in Romagna e si stabilisce a Voltana, dove e' viva la resistenza clandestina. La moglie Ida muore nel 1937, i tre bambini si stringono sempre piu' attorno al padre. La cantina di Angelo diviene luogo di riunioni
segrete e i suoi bambini crescono in fretta: a 17 anni Gustavo Filippi gia' organizza intorno a se' un gruppo di ragazzi. Siamo nel 1941, si formano i giovani che avranno due anni dopo un ruolo di punta nella Resistenza.

Il 25 luglio 1943 e' un giorno di festa a Voltana: il fascismo e' caduto, la popolazione scende sorridente  per le strade, accerchia pacificamente i fascisti.
"Fu una manifestazione ordinata, furono bruciate le insegne del regime senza alcuna ritorsione", ricorda Lino Giugni. Viene attuata una politica non violenta e tollerante. "La miglior vendetta e' il perdono": questa frase risuona solenne nel discorso alla popolazione tenuto da Emilio Ricci. Le manifestazioni di giubilo durano per altri due o tre giorni. I fascisti sembrano aderire alla linea di pacificazione ma in segreto preparano piani di rivincita. Vengono compilate le liste degli antifascisti da eliminare e dopo l'8 settembre i fascisti rompono la tregua: partono le spedizioni punitive, i bliz
notturni, si consumano crimini sanguinosi. Scatta l'autodifesa popolare, si formano le brigate partigiane.

Angelo Filippi ha seminato nel cuore dei figli: loro fanno la scelta partigiana, sono comunisti, devono nascondersi. Il giovane Gustavo Filippi si attiva nelle formazioni partigiane appena costituite, nelle colline Faentine e Forlivesi. Ma mentre torna in pianura, nella sua zona, viene catturato dalle Brigate Nere assieme ad altri due
compagni: Mario Piatesi e Gasparre Crescimano. La fucilazione di Gustavo, Mario e Gasparre viene eseguita la stessa mattina della cattura, il 10 giugno 1944. L'eco dell'avvenimento e' notevole, la stampa repubblichina ne da' risalto compiacendosi di avere eliminato "il leone di Voltana": cosi' viene chiamato Gustavo.

E' un duro colpo per la sua famiglia, ma casa Filippi rimane un punto di riferimento per la Resistenza. Il fratello di Gustavo, Oriano, nonostante una gamba ingessata, raccoglie attorno a se' giovani e giovanissimi. Ma la rabbia repubblichina si abbatte nuovamente su Voltana. La mattina del 13 agosto 1944 un rastrellamento delle Brigate Nere fa prigionieri Angelo Filippi e suo figlio Oriano, assieme ad altri antifascisti. La fucilazione e' immediata per Angelo Filippi, il figlio Oriano, Giulio Ghiselli, Saverio Grilli e Augusto Lolli. Della famiglia Filippi rimane solo la figlia Lorica, 17enne.

L'esempio dei Filippi verra´ seguito da altri partigiani. 

La storia dei Filippi appartiene alle tante storie della Resistenza: non si puo' raccontarle tutte mentre tutte sarebbero degne di un ricordo. 
 

                                                                   Alessandro Marescotti


(Il presente testo è tratto da un articolo scritto da Alessandro Marescotti e pubblicato dal quotidiano L´Unità il 25 aprile 1995 in occasione del 50° anniversario della Liberazione; per un disguido tecnico apparve firmato da Antonella Marrone).
 

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