LA NON COLLABORAZIONE CON IL REGIME Nel pieno dell'isolamento, cosi' gli antifascisti misurano la propria statura morale: non collaborando, non aderendo, mostrando il proprio dissenso con un rumoroso silenzio, tenendosi lontani da gesti si servilismo e di cedimento. E questo mentre molti intellettuali si chinano servili al nuovo padrone. Serafi' conduce i suoi studi senza "integrarsi" nel coro intellettuale, senza partecipare alla propaganda. "Mi opposi spontaneamente al fascismo, leggevo Victor Hugo, Tolstoj, ecc. e mi rimasero impressi soprattutto I Miserabili per il loro vigore." Questi motivi culturali lo portano a formarsi una coscienza sociale di tipo nuovo, si formano le sue radici ideali da cui prende vigore la sua convinzione antifascista. Al tempo della marcia su Roma ha 12 anni (nasce il 7 settembre 1910) e a scuola vede crescere una schiera di "studenti conformisti", come lui li chiama, che non accettano il suo "ragionare diversamente", il suo pensiero critico, autonomo e ribelle all'autorita': "Allora sei un comunista! Allora seiun socialista!" E accuse come queste segnano la sua crescita intellettuale assieme a velate e zuccherose richieste di ammorbidimento del suo modo di essere "controcorrente". Fa male infatti al fascismo vedere nel paese Serafi' che non porta, con il suo prestigio, acqua al mulino del potere. Ma Serafi' si incontra nella clandestinita' con i comunisti come Lino Giugni e in pubblico passeggia con Luigi Soldati, altro antifascista, poeta del paese, traduttore della Divina Commedia in dialetto romagnolo. E la gente mormora, si chiede: "Come mai Serafi' non aderisce al fascismo?". Serafi' e Luigi Soldati ricevono un trattamento di favore rispetto agli altri antifascisti: non vengono mai picchiati. Il potere li teme come "simbolo" e per questo non li tocca, darebbe dei pugni alla propria immagine di regime che ha vinto e non ha piu' paura di nulla. LO SMARRIMENTO DEGLI ANTIFASCISTI "Reclutando persone stimate e considerate, il regime tentava di darsi una stabilita' ormai sicura, si pensi al Concordato del 1929 con la Chiesa Cattolica", ci dice Serafi'. E continua: "L'Italia e' pacificata, diceva Mussolini. Voleva dare un'immagine armonica dell'Italia, accettabile internazionalmente. Voleva dare agli antifascisti la terribile impressione che ormai la resistenza fosse stata vinta, annullata e ormai praticamente inutile." L'IMPORTANZA DELLA FACCIATA Ma questo disegno strategico del regime, che mirava alla creazione del consenso massimo, non sempre funziona e anche l'economia, aggiunge Serafi', e' apparentemente "pacificata": il controllo dei prezzi e' ad esempio attuato con sistemi che danneggiano i piccoli commercianti. La stabilita' dei prezzi e' un'operazione piu' propagandistica e di facciata che una reale manovra economica di contenimento dell'inflazione. Serafi' fa osservazioni che scendonoin profondita' anche nel livello strutturale della societa'. CLANDESTINI: SUL FILO DEL RASOIO Il discorso giunge presto al livello delle scelte di uomini che decidono di vivere una doppia vita: "normale" di giorno, clandestina di notte. "Nella clandestinita' - ci dice - i contatti avvenivano in gruppi di due o tre persone. Non si conoscevano fatti o persone oltre a quelli strettamente necessari, questo per evitare che fossero estorte "confessioni", per evitare soffiate, infiltrazioni, ecc." Serafi' si sofferma sulle donne, le "insospettabili" che consentono alla Resistenza clandestina di mantenere un flusso di informazioni costante. Il fascismo non da' molta importanza alla donna e non sospeppa delle molte "staffette partigiane" che svolgono un'azione a volte decisiva: trasportano la stampa, messaggi, medicine per curare i feriti, le armi, gli elementi per la costruzione delle radio. PRIMO MAGGIO Ma la clandestinita' ha il suo giorno magico: il primo maggio. In quel giorno emerge l'azione clamorosa, il "segnale al popolo" che l'antifascismo non ha gettato la spugna. Dice Serafi´: “Ogni primo maggio Voltana e' quasi in stato d'assedio: il fascismo teme sempre qualche sorpresa. Un anno viene issata una bandiera rossa, un altro saltano fuori scritte murali, un altro ancora viene ucciso un sospetto agente segreto dell'OVRA”. 25 LUGLIO 1943 Serafi´ racconta che, dopo la caduta del fascismo il 25 luglio 1943, “ci fu un patto locale in Casa Giardini tra i rappresentanti dei fascisti locali (Nino Giardini e "Facia") e i dirigenti antifascisti Luigi Soldati, Gualtiero Poletti, Arcangelo Filippi. Si discusse e si concordo' di evitare fatti gravi a Voltana, nell'interesse di tutti”. I FASCISTI ROMPONO IL PATTO Ma i fascisti non mantengono la parola. Dice Serafi´: ”Il patto fu infranto dai fascisti che nell'inverno, il 20 dicembre 1943, prelevarono di notte Gualtiero Poletti da casa e gli spararono un colpo alla tempia. Gualtiero si salvo' miracolosamente. Il proiettile devio' rimbalzando fra le ossa del cranio, senza ledere il cervello, ma Poletti ebbe la prontezza di spirito di stramazzare a terra, rimanere nel suo sangue e fingesi morto. Non si mosse piu' e attese, nonostante il dolore, che i fascisti se ne andassero convinti di averlo eliminato. Il 6 gennaio 1944 viene tentato il sequestro di Bruno Cattani, in casa sua. Ma i fascisti non riescono a prenderlo. Bruno Cattani fugge nella neve a piedi nudi e senza vestiti. Cerca di nascondersi ma senza successo e trova scampo solo camminando per chilometri e chilometri, raggiungendo un altro paese, S.Agata, dove abita la sorella”. Tutti ricordi che Serafi' cita come se fosse ieri, con una precisione impressionante. QUARZI PIEZOELETTRICI "Il 27 maggio 1944 - ci racconta - vengono consegnati ai partigiani i quarzi piezolelettrici per la costruzione della radio clandestina: erano stati rubati dalla caserma dei carabinieri." P 38 Il primo giugno 1944 avviene in primo rastrellamento a Voltana. Le Brigate Nere effettuano una perquisizione di Mario Marescotti, vi trovano una vecchia pistola a due canne, non funzionante: basta per condurlo nei campi e sparargli un colpo alla testa. E' il 2 giugno, Mario Marescotti si accascia esanime in una pozza di sangue. Ma un'altra storia di Serafi' ci fa rabbrividire: "Forse si chiamava 'Ciana', i fascisti lo presero a Giovecca per fargli dire cio' che non voleva o non poteva confessare: gli strapparono le unghie, gli cavarono gli occhi, gli forarono i timpani. E poi lo fucilarono". Serafi' si compra 50 proiettili e una pistola P 38, in tutto 4 mila lire di allora. LE SUORE E IL MITICO BOLOW Serafi' ci parla dei medici "compagni" che curano i feriti e della collaborazione di alcune suore. Si procura medicine, le invia con le munizioni, sa che arrivano a Bulow, il leggendario comndante partigiano che passa da Alfonsine: dietro quel soprannome c'e' Arrigo Boldrini, futuro parlamentare ed esponente nazionale di spicco del movimento partigiano. Il tutto avviene sempre mediante scambi con uova fresche e farina. SEGRETARIO DEL CLN Serafi' e' modesto, schivo, ma dalle sue parole comprendiamo presto che l'incarico che ricopre in tali circostanze e' quello di massima responsabilita': segretario del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nell'attivissima zona di Voltana, una delle piu' "calde". E' lui che scrive a Voltana il manifesto per la liberazione, il 25 aprile 1945. Disegna la bandiera locale del PCI, sua moglie, Enrica, la ricama insieme a Giovannina Ricci, altra staffetta partigiana molto attiva. INDIPENDENTE Ma Serafi' nasce come spirito indipendente e come tale rimane, pur nella sua militanza "accanto" al PCI. Non cela i dissensi e si dimette dalla sua carica di segretario del CLN: alcuni gruppi di partigiani sfuggono infatti al controllo politico e compiono azioni in contrasto con le direttive del CLN. Nel 1946 si ritira dalla vita politica attiva, forse con qualche amarezza. La sua e' stata un'azione politica fondamentalmente da "indipendente", da saggio moderatore, da persona di cultura che nell'azione politica vede proiettati i valori dell'umanesimo socialista. Rimane riferimento per tutto l'antifascismo voltanese. Da qualche anno ci ha lasciato, non pero' il suo ricordo e il suo esempio. (Fonte: "Voltana: protagonisti raccontano", storie raccolte dal 1975 al 1980 da Luciano e Alessandro Marescotti). |