Convenzione sull’imprescrittibilità dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità
Adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 26 novembre 1968 ed entrata in vigore l’11 novembre 1970.
La Convenzione è stata elaborata a seguito del fatto che, a metà degli anni ’60, alcuni dei criminali tedeschi della seconda Guerra mondiale, non ancora catturati, avrebbero potuto tranquillamente evitare la condanna a causa della scadenza dei termini di persecuzione applicabile per i crimini da loro commessi.
La definizione di “crimini contro l’umanità” inserita nel testo (preparato dalla Commissione Diritti Umani delle NU) è stata estesa rispetto a quella prevista nello Statuto del Tribunale di Norimberga (“assassinio, sterminio, schiavitù, deportazione e ogni altro atto inumano fatto contro la popolazione civile, o persecuzione di tipo politico, razziale o religioso, quando tali atti sono eseguiti o tali persecuzioni sono compiute in esecuzione di o in connessione a ogni crimine in tempo di pace o crimine di guerra”, Principio VI c).
Non è stata firmata dagli Stati del Consiglio d’Europa contrari alla Convenzione per una serie di motivazioni. Il testo prevedeva, infatti, l’imprescrittibilità anche di reati commessi prima dell’entrata in vigore della medesima Convenzione. In secondo luogo, assurgevano a crimini internazionali determinati comportamenti (come ad esempio l’apartheid), con il conseguente impegno per gli Stati parte di approvare una apposita disciplina di repressione. Infine, venivano disciplinate materie non strettamente inerenti all’imprescrittibilità. Da qui la decisione di elaborare un testo a parte per l’adozione di una Convenzione europea sull’imprescrittibilità dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità.
La Convenzione è composta da 11 articoli.
49 sono gli Stati parte.
Allegati
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