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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Daniela Sala

Strage di missionari

"Il Regno" n. 2 del 1995

Occhio per occhio: per i quattro terroristi del GIA (Gruppo islamico armato) uccisi a bordo dell'Airbus francese, il 26 dicembre scorso, la rappresaglia fondamentalista ha colpito nuovamente la piccola comunità cristiana algerina, nelle persone di quattro Padri bianchi, tre francesi e uno belga. Sono passati appena due mesi dall'uccisione delle due religiose spagnole ad Algeri, il 23 ottobre, mentre altri due religiosi francesi erano caduti l'8 maggio sempre nella capitale. Il 27 dicembre un commando di 6 persone si è introdotto nella casa dei Missionari d'Africa (altro nome dell'ordine) a Tizi Ouzou, capitale della Grande Cabilia, spacciandosi per poliziotti, e dopo un iniziale fallito tentativo di rapimento ha rapidamente portato a termine la strage a colpi di mitra. Nel complesso sale così a 74 il numero degli occidentali uccisi nel paese dal settembre 1993, data dell'ultimatum dei fondamentalisti agli stranieri, e a 26 quello delle vittime francesi.

Dei quattro religiosi, tre risiedevano da molti anni nel paese. P. Jean-Marie Chevillard, 69 anni, aveva fondato un centro professionale per adulti ad Algeri, e ora animava un centro di studi e sociale a Tizi Ouzou insieme a p. Christian Chessel, 36 anni, il quale aveva il compito di formare una biblioteca per gli studenti del luogo. P. Alain Dieulangard, 75 anni, era dottore in diritto civile e islamologia e viveva in Cabilia dal 1951. P. Charles Deskers, belga di 70 anni, insegnava ad Algeri e si trovava a Tizi Ouzou soltanto di passaggio.

L'ordine dei Padri bianchi fu fondato nel 1868 dall'arcivescovo di Algeri Charles Lavigerie: il carisma specifico del fondatore consiste in una presenza fedele accanto alla popolazione, ed essa si esprime dall'abbigliamento (il burnus arabo da questo il nome di "Padri bianchi")all'uso della lingua locale, all'integrazione il più completa possibile con la gente. I quattro padri erano infatti stimati e rispettati, a detta dei locali.

La strategia degli estremisti islamici mostra di obbedire a una logica implacabile nella scelta dei bersagli. Innanzitutto il comunicato con cui il GIA ha rivendicato l'atto ne afferma la natura religiosa: l'eliminazione dei "crociati cristiani" fa parte del disegno di epurazione di tutti i miscredenti, portato avanti dall'ideologia islamista e condannato invece dalle autorità islamiche (sia pure, finora, con poca convinzione).

Sottovoce serpeggia anche l'ipotesi dell'efficacia evangelizzante. Ci sarebbero cioè conversioni e aperture di credito alla fede cristiana, che sono state avvertite come intollerabili dalle componenti fondamentaliste islamiche. Ma è evidente che la cittadinanza francese di tre dei Padri bianchi è altrettanto significativa.

Nuova e preoccupante appare però la scelta della regione: la Cabilia, 100 Km a est di Algeri, vanta una grande tradizione cristiana preislamica ne era originario s. Agostino e ora vi risiede una popolazione berberofona che si è finora dimostrata impermeabile alla diffusione dell'estremismo islamico, e anzi ha sempre trovato nei Missionari d'Africa degli alleati nello studio delle tradizioni locali e nella resistenza all'assimilazione forzata alla componente araba della popolazione algerina. Il coinvolgimento della regione nel conflitto violento significherebbe l'incendio del paese.

Effetto del nuovo quadruplice omicidio è inevitabilmente l'irrigidimento delle posizioni, sia sul versante politico, sia religioso. Sul piano politico, infatti, il FIS (Fronte di salvezza islamico) vede allontanarsi la possibilità di negoziato con la giunta militare; possibilità fattasi nell'ultimo mese più concreta. Sul piano religioso, la strage va a colpire proprio quella comunità cattolica internazionale che ultimamente moltiplica gli appelli e le iniziative per il dialogo tra cristiani e musulmani.

Proprio per questo appaiono importanti gli interventi del papa e di mons. Teissier, arcivescovo di Algeri, perché il dialogo non si spenga: "Continuiamo a credere afferma quest'ultimo che noi, cristiani e musulmani, dobbiamo continuare a costruire insieme l'avvenire di tutti gli uomini di buona volontà. Dio viene tradito quando si uccide in suo nome. Malgrado questa prova crediamo al messaggio di Natale "Pace sulla terra agli uomini che Dio ama"". E il papa: "Prego Iddio che il sacrificio dei quattro religiosi sia seme di riconciliazione e di pace, e induca tutti alla scelta del dialogo e della reciproca comprensione, senza cui non c'è futuro per la società umana".

articolo tratto da Il Regno logo

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