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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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G. Z.

Accordo alla Porta del cielo

"Il Regno" n. 16 del 1998

Un passo avanti, seppur breve, nel difficile cammino di riconciliazione del paese è stato compiuto, e ha visto tra i principali protagonisti la chiesa cattolica. Lo scorso 15 luglio i delegati del Consiglio nazionale di pace della Colombia – composto da rappresentanti della società civile – e l'Esercito di liberazione nazionale (ELN) – il secondo gruppo guerrigliero del paese – hanno firmato a Mainz (Germania) l'"Accordo della Porta del cielo", dal nome del monastero di cui erano ospiti. Il testo è il risultato di tre giorni di colloquio riservato tra le parti, sotto la presidenza di mons. Karl Lehmann, vescovo di Mainz e presidente della Conferenza episcopale tedesca.

L'incontro, promosso dalla Conferenza episcopale colombiana e da quella tedesca con il sostegno di Adveniat e Misereor, è il frutto di una lunga trattativa avviata già nel 1996. Esso viene a confermare anche l'accresciuto l'impegno della chiesa colombiana nell'offrire il proprio contributo all'opera di pacificazione (cf. Regno-att. 8,1998,264). La felice intuizione di creare un tavolo che vedesse confrontarsi guerriglia e società civile – e non immediatamente guerriglia e governo1 – è stata premiata da un clima che, malgrado qualche momento di tensione, è stato giudicato complessivamente positivo.

Il primo obiettivo dell'incontro non era tanto quello di conseguire risultati immediati, quanto piuttosto di favorire un dialogo tra le parti. Da questo punto di vista lo specifico impegno assunto dall'ELN di rinunciare da subito al sequestro "di minori e di persone oltre i 65 anni di età" e l'affermazione che "in nessun caso donne in stato di gravidanza verranno più private della libertà" non devono apparire poca cosa. Essi costituiscono il punto più avanzato in termini di concretezza tra una serie di enunciazioni di principio che vanno comunque in direzione di una maggiore "umanizzazione della guerra". L'accordo infatti condanna le azioni militari effettuate contro i civili, domanda "il reale superamento dell'impunità dei crimini di lesa umanità, quali le sparizioni forzate, i massacri, il genocidio e la tortura", sostiene il diritto alla neutralità delle comunità indigene e dei loro territori, impegna a non disseminare mine anti-uomo in luoghi a rischio per i civili, in particolare bambini. Da parte sua l'ELN si propone di evitare il ricorso al sequestro di persona a scopo di estorsione via via che riuscirà a raccogliere in altro modo le risorse necessarie all'organizzazione e dichiara di rinunciare ad arruolare minori di 16 anni nelle forze militari permanenti, in conformità alla Dichiarazione dei diritti del bambino. Si impegna inoltre a "trattare con umanità i prigionieri e i feriti" e a non compiere abusi, uccidendo in maniera arbitraria.

Le promesse del nuovo presidente

Un tema problematico sfiorato dall'accordo è quello dello sfruttamento delle risorse naturali – in particolare il petrolio – i cui benefici, a giudizio dell'ELN, non ricadono sul popolo colombiano, ma sulle multinazionali, spesso anche finanziatrici di gruppi paramilitari. In cambio di un mutamento radicale delle politiche del governo sulla materia, l'ELN si dichiara disposto a interrompere la pratica del sabotaggio degli oleodotti. Tuttavia pare davvero difficile ipotizzare una revisione generale dei contratti di sfruttamento degli idrocarburi nella direzione pretesa dall'ELN.

Il testo non manca anche di sottolineare la rilevanza della società civile nel processo di pace, un ruolo resosi ancor più evidente in occasione della prima sessione dell'Assemblea permanente della società civile per la pace (Bogotá, 31.7-1.8.1998). Anche alla luce di questo evento, che ha coinvolto centinaia di delegati, si può parlare di un'accresciuta consapevolezza nel paese del fatto che la pace non concerne esclusivamente le parti in armi, ma che anche la società civile deve esserne protagonista: in primo luogo prendendo parte al tavolo delle trattative per porre fine al conflitto e in seguito facendosi carico della ricostruzione dello stato.

Il recente avvicendamento alla presidenza della Repubblica tra Ernesto Samper, che proprio a fine luglio ha ammesso il parziale finanziamento della sua campagna elettorale del 1994 con fondi provenienti dal narcotraffico, e Andrés Pastrana è un altro dato che depone a favore di un clima più sereno, in grado di consentire l'avvio di un'apertura negoziale. Il neo-presidente Pastrana – eletto il 21 giugno e in carica dal 7 agosto – si è presentato davanti agli elettori con una duplice promessa: che avrebbe negoziato la pace con la guerriglia2 e promosso una politica economica sensibile ai problemi delle classi meno favorite. Iniziano forse così a comparire quelle premesse senza le quali era impossibile per la Colombia anche solo ipotizzare un cammino di riconciliazione percorribile.

1 Il 9 febbraio scorso era stato segretamente firmato a Madrid un accordo iniziale tra ELN e governo, accordo che tuttavia l'ELN sospese soltanto due mesi più tardi.

2 Di recente Pastrana ha pure ipotizzato di coinvolgere nel processo di pace Fidel Castro, che è tenuto in grande considerazione dalla guerriglia. A tale proposito il leader cubano ha poi dichiarato: "Se potessi concretamente fare qualcosa per la pace, sarebbe per me un dovere dare tutto il mio aiuto".


articolo tratto da Il Regno logo

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