Ai leader e ai responsabili religiosi dello Sri Lanka
Discorso ai leader dello Sri Lanka, 20 gennaio 2005, (L'Osservatore Romano 21.1.1995, 5)
Discorso ai responsabili religiosi, 21 gennaio 2005, (L'Osservatore Romano 22.1.1995, 5)
Ai leader dello Sri Lanka
Presidente, primo ministro, signore e signori,1. Sono profondamente grato a lei presidente, a lei primo ministro e a tutti voi per la calorosa accoglienza nello Sri Lanka. Da molti anni avevo sperato di poter visitare la “perla dell’oceano indiano”, risplendente di bellezza naturale, la terra di Mahavansa, una nazione orgogliosa della sua antica cultura, un paese noto per la sua gente ospitale e sorridente. Come il mio predecessore, papa Paolo VI, venticinque anni fa, vengo come amico da Roma, dove già duemila anni fa la venerabile civiltà fiorita in questo paese era conosciuta e apprezzata. Vengo come pellegrino di buona volontà, con null’altro con me se non la pace nel mio cuore. Conosco bene la ricca eredità spirituale del vostro paese, rivelata non soltanto dal vigore delle vostre tradizioni religiose, ma anche dalla notevole armonia e dal rispetto reciproco che si sono sviluppati fra i seguaci delle varie religioni.
2. Desidero che la mia visita sia un segno della profonda stima che nutro per tutti gli abitanti dello Sri Lanka. In particolare, esprimo la mia più grande stima per i seguaci del buddhismo, la religione principale nello Sri Lanka con i suoi brahmaviharas, i quattro grandi valori di metta, karuna, mudita e upekkha: cordialità, compassione, simpatia e equanimità; con i suoi valori trascendentali e le gioie degli shanga espressi così splendidamente nelle Theragathas. Spero con tutto il cuore che la mia visita contribuisca a rafforzare la buona volontà fra noi e che possa assicurare tutti del desiderio della chiesa cattolica di intrattenere il dialogo interreligioso e di cooperare nell’edificazione di un mondo più giusto e fraterno. A tutti stendo la mano dell’amicizia, riportando le splendide parole del Dhammapada: “una sola parola che dà pace è meglio di mille parole inutili”.
Il fatto che la religione rivesta un ruolo così importante nella vita del popolo dello Sri Lanka è manifestato con chiarezza ovunque nei vostri luoghi di culto e nei vostri santuari: buddhisti, indù, musulmani e cristiani. Gli eventi della vita quotidiana vengono animati da una grande varietà di riti religiosi. I credo religiosi ispirano i valori comuni, quali l’accettazione degli altri, il dialogo, la comprensione nella ricerca della verità.
3. Spero vivamente che nel momento in cui lo Sri Lanka lotta per un ulteriore sviluppo economico e sociale, il vostro ricco patrimonio spirituale possa aiutarvi a trovare un giusto equilibrio fra la ricerca del progresso materiale, la sollecitudine per il bene comune e l’apertura ai bisogni dei poveri e degli emarginati. È necessario e urgente che la società sostenga le famiglie, educhi i bambini nel rispetto per gli altri e difenda la sacralità della vita contro ogni forma di violenza. Possano tutti gli abitanti dello Sri Lanka di buona volontà essere forti e perseverare nei loro sforzi volti a trovare una soluzione giusta e pacifica al conflitto etnico che ha spaventato la vita della nazione in tempi recenti, con le sue vittime, la sua distruzione e le sue terribili conseguenti sofferenze. I passi recentemente mossi in questa direzione alimentano la speranza (che le persone di buona volontà condividono con voi) che coloro che ne sono coinvolti rifiutino la violenza e facciano riferimento alle vostre tradizioni di tolleranza nella ricerca di un’armonia che nasce dalla riconciliazione e dal pieno rispetto per la diversità dei membri della società.
4. Domani mi unirò in preghiera con la comunità cattolica dello Sri Lanka per celebrare la beatificazione di padre Joseph Vaz, uomo santo e di pace, che ha meritato il rispetto dei suoi contemporanei grazie alla propria umiltà, bontà e tolleranza. Sono certo che nell’onorare la memoria di questo santo sacerdote, i cattolici dello Sri Lanka saranno incentivati a continuare a operare per la riconciliazione e la pace in uno spirito di servizio verso tutti i propri concittadini e in solidarietà con essi.
Nel ringraziare le massime autorità dello stato per il loro cordiale invito a visitare lo Sri Lanka in questa occasione, desidero assicurare tutti, indipendentemente dalla loro formazione religiosa, etnica o culturale, del fatto che la beatificazione del servo di Dio, Padre Joseph Vaz, sebbene principalmente un evento cattolico, è allo stesso tempo un sincero omaggio alle profonde tradizioni religiose di tutto il popolo di questa terra!
Dio benedica lo Sri Lanka!
Possa concedervi la pace!
Lunga vita!
Saluti!
Giovanni Paolo II
Colombo, 20 gennaio 1995.
Ai responsabili religiosi
Illustri responsabili religiosi,
1. Durante questa mia visita nello Sri Lanka, sono molto lieto di avere l’opportunità di incontrare i rappresentanti delle varie religioni che convivono in armonia da molto tempo su quest’isola: in particolare il buddhismo, presente da più di duemila anni, l’induismo, anch’esso presente da molto tempo, l’islam e il cristianesimo. Questa simultanea presenza di grandi tradizioni religiose è fonte di arricchimento per la società dello Sri Lanka. Allo stesso tempo, essa rappresenta una sfida per i credenti, e in particolare per i capi religiosi, a garantire che la religione stessa rimanga sempre una fonte di armonia e di pace. In occasione della mia visita pastorale ai cattolici dello Sri Lanka, desidero riaffermare il rispetto profondo e costante che la chiesa e io nutriamo per i valori spirituali e culturali di cui voi siete i custodi.
In particolare, dal concilio Vaticano II, la chiesa cattolica si è impegnata completamente nel seguire la via del dialogo e della cooperazione con i membri delle altre religioni. Il dialogo interreligioso è un mezzo prezioso, grazie al quale i seguaci delle varie religioni possono scoprire i comuni punti di contatto nella vita spirituale, pur comprendendo le differenze esistenti fra di essi. La chiesa rispetta la libertà degli individui nel cercare la verità e nell’abbracciarla secondo i dettami della coscienza e in questa luce essa rifiuta con fermezza il proselitismo e l’uso di mezzi non etici per convertire.
2. La comunità cattolica spera che attraverso un costante “dialogo di vita” tutti i credenti cooperino volentieri per difendere e promuovere valori morali, giustizia sociale, libertà e pace. Come molte altre società moderne, lo Sri Lanka sta affrontando la minaccia spirituale rappresentata dallo sviluppo di una visione materialistica, che si preoccupa più dell’”avere” che dell’”essere”.
L’esperienza insegna che il mero progresso tecnico non soddisfa l’anelito interiore dell’uomo alla verità e alla comunione. Se gli individui, le famiglie e la società stessa non vogliono cadere in una grave crisi di valori, bisogna che soddisfino bisogni spirituali più profondi. C’è ampio spazio per la cooperazione fra i seguaci delle varie religioni nell’affrontare questa seria sfida.
Per questo motivo, vi esorto e vi incoraggio, responsabili religiosi del popolo dello Sri Lanka, a considerare le preoccupazioni che uniscono i credenti, piuttosto che le cose che li dividono. La tutela dell’eredità spirituale dello Sri Lanka richiede grandi sforzi da parte di tutti per proclamare di fronte al mondo la sacralità della vita umana, per difendere la dignità inalienabile e i diritti di ogni individuo, per rafforzare la famiglia in quanto cellula primaria della società e luogo in cui i bambini imparano l’umanità, la generosità e l’amore, e per promuovere il rispetto verso l’ambiente naturale. La cooperazione interreligiosa è anche una forza potente di promozione di modelli politici e socio-economici moralmente giusti. La democrazia stessa beneficia grandemente dell’impegno al bene comune da parte dei credenti, motivati dalla religione.
3.Forse, per il tessuto spirituale della società dello Sri Lanka,non vi è minaccia più grande di quella rappresentata dal costante conflitto etnico. Le fonti religiose dell’intera nazione devono convergere per porre fine a questa tragica situazione. Ho avuto recentemente occasione di dire a un gruppo internazionale di responsabili religiosi: “la violenza, in ogni sua forma, è contraria, non soltanto al rispetto che dobbiamo a ogni essere umano, ma anche all’autentica essenza della religione. Indipendentemente dai conflitti del passato e anche del presente, abbiamo il comune dovere e il compito di far conoscere meglio il rapporto fra religione e pace” (Discorso in occasione della VI Assemblea della Conferenza mondiale su religione e pace, 3 novembre 1994; cf. Regno-att. 22,1994,665. 694). La sola lotta degna dell’uomo “è la lotta contro le proprie passioni disordinate, ... contro ogni tipo di odio e di violenza: in una parola, contro tutto ciò che è l’esatto contrario della pace e della riconciliazione” (Messaggio per la giornata mondiale della pace 1992, n. 7; Regno-doc. 1,1992,3).
4.Carissimi, illustri amici: sono certo del fatto che i principi di misericordia e di non violenza, presenti nelle vostre tradizioni, saranno una fonte di ispirazione per gli abitanti dello Sri Lanka nei loro sforzi per costruire una pace che sia duratura perché basata sulla giustizia e sul rispetto per ogni essere umano. Esprimo ancora una volta la mia fiducia nel fatto che la lunga tradizione di armonia religiosa del vostro paese divenga sempre più radicata, per la pace e per il benessere degli individui, per il bene dello Sri Lanka e di tutta l’Asia.
E ora vi offro un dono in ricordo di questi giorni e di questo incontro.
Vi sono molto grato per la vostra presenza qui e per questo incontro in cui non siamo l’uno contro l’altro, ma insieme. È pericoloso non essere insieme. È necessario essere insieme, dialogare. Vi sono molto grato per questo. Scorgo nella vostra presenza i segni della buona volontà, del futuro, per lo Sri Lanka e il mondo intero. Così posso tornare a Roma con maggiore speranza.
Grazie.
Giovanni Paolo II
Colombo, 21 gennaio 1995.