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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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M. M.

USA, il male minore

"Il Regno" n. 4 del 2002

Il 12 febbraio è stato firmato fra le autorità militari di Filippine e Stati Uniti un accordo, che definisce le regole di condotta per le truppe USA dell’operazione Balikatan ("Spalla a spalla"), di stanza in una zona semioperativa (Clark e Subic, basi chiuse nel 1992) davanti all’isola di Basilan (Mindanao). L’unità americana è composta da 150 soldati dei reparti speciali (Special Operations Forces) e da 500 militari. Lo scopo dell’operazione militare congiunta è la lotta contro il terrorismo. Nel fuoco del mirino dichiarato, il gruppo Abu Sayyaf ("Spada di Dio"): 2.000 guerriglieri suddivisi in molteplici commandos con gerarchia propria, e collegato all’organizzazione Al Qaida di Osama Bin Laden. Il Fronte moro di liberazione islamico ha invece sottoscritto il 18 ottobre 2001 un (problematico) accordo, che consolida il cessate il fuoco firmato il giugno precedente.

L’operazione congiunta, iniziata a fine gennaio con l’arrivo delle truppe USA e guidata dal generale filippino D. Villanueva, dovrebbe durare fra i sei e i dodici mesi. Secondo il segretario alla difesa filippino A. Reyes "le truppe americane si uniranno a quelle filippine impegnate nelle operazioni, ma saranno armate solo per proteggersi", oltre che fornire addestramento. Ciò nondimeno, la presenza di truppe USA ha riacceso le polemiche (cf. Regno-att. 14,1999,491).

Autorizzare i militari USA a un intervento più diretto richiederebbe una decisione parlamentare che comporterebbe, a sua volta, un emendamento alla Costituzione. Il 5 febbraio la Corte suprema ha intimato al governo di argomentare la giustificazione della presenza di forze straniere sul territorio, dando al presidente Gloria M. Arroyo 10 giorni di tempo per provvedere.

Ha destato invece sorpresa la posizione dei vescovi, sia nei confronti della militarizzazione della lotta al terrorismo, sia nei confronti della presenza delle forze USA. Due anni fa l’episcopato criticò la "guerra totale" dichiarata dall’allora presidente J. Estrada al terrorismo, perché causa della morte di numerosi innocenti e dell’aumento del numero degli sfollati. Ben più lunga è la storia d’opposizione dei vescovi alla presenza delle truppe USA sul suolo della loro ex colonia; i motivi addotti sono stati soprattutto di carattere morale: la presenza di soldati ben forniti di valuta forte introduce squilibri sociali e incentiva prostituzione e droga.

Nel caso dell’operazione Balikatan, invece, il presidente della conferenza episcopale, O. Quevedo – rifacendosi all’angoscia della gente del Mindanao, che si domanda "quando tutto questo finirà?" – ha dichiarato in conferenza stampa: "Se forze militari amiche possono offrire aiuto e sono risolte le questioni costituzionali e legali, non credo che dovremo andare contro il parere della gente, per cercare di porre fine al loro dolore". I musulmani sarebbero concordi sulla medesima linea. Il vescovo della prelatura di Ipil (Mindanao) ha detto all’agenzia Fides (31.1.2002): "Il pericolo maggiore è la presenza di Abu Sayyaf e non le forze militari amiche. È importante intervenire con fermezza e riportare una volta per tutte pace e ordine".

articolo tratto da Il Regno logo

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