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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Maria Elisabetta Gandolfi

Liberia: la sfida della ricostruzione

"Il Regno" n. 10 del 2006

Preoccupato dal fatto che alcuni temi continuano a non ricevere un’attenzione significativa da parte dei media o scompaiono dallo schermo del radar, il Dipartimento dell’ONU per l’informazione pubblica ha reso nota una lista di Dieci storie di cui il mondo dovrebbe sapere di più nel tentativo di non far svanire nel nulla situazioni drammatiche che non riescono a fare notizia. L’iniziativa è stata lanciata nel 2004, e nel 2006 prosegue esponendo i casi più rappresentativi geograficamente e tematicamente di cui le agenzie ONU si occupano quotidianamente. Significativamente su dieci storie quattro hanno al centro paesi africani; altrettante riguardano situazioni di emergenza ampiamente rappresentate in Africa: i movimenti dell’immigrazione clandestina; i rifugiati; i minori in carcere; la questione dell’acqua. Solo due storie riguardano l’Asia: i bambini colpiti e intrappolati nel conflitto nepalese e le conseguenze del terremoto dell’ottobre 2005 che ha colpito la zona del Kashmir. Presentiamo qui le prime quattro storie, relative ai quattro paesi africani.

La prima di queste storie riguarda la Liberia, un paese che esce dalle ombre di una devastante guerra civile durata 14 anni, nel quale le scosse di assestamento di un passato fatto di odio etnico, violenza e corruzione, e l’arresto dell’ex presidente Charles Taylor per crimini di guerra (cf. Regno-att. 6,2006,148) hanno attirato notevolmente l’attenzione da parte dei mezzi di comunicazione.


Tuttavia esiste una storia ugualmente drammatica, costituita dalla formidabile sfida che deve affrontare il paese nel suo sforzo di far arrivare alla normalità uno stato non funzionante e privo di servizi pubblici d’ogni genere. Gli effetti dell’inefficienza economica, del governo corrotto, degli abusi amministrativi e del collasso delle infrastrutture si sono ingigantiti a motivo dell’impatto socio-economico e umanitario delle sanzioni.

È quasi impossibile sovrastimare l’importanza di tutto questo poiché ogni progresso verso una maggiore stabilità e sicurezza dipende da quanto in fretta i servizi di base verranno ripristinati e la macchina economica rimessa in moto. «L’esperienza c’insegna che se gli sforzi nel consolidamento della pace non sono completi ciò costituisce il preludio per un nuovo conflitto», afferma Alan Doss, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU Kofi Annan nel paese e capo della Missione ONU in Liberia (UNMIL), che ha avuto un ruolo di vitale importanza nella stabilizzazione del paese e rimane un punto chiave per gettare le fondamenta di una pace durevole e della stabilità.

La prima capo di stato africano donna, la presidente Ellen Johnson-Sirleaf, ha di fronte a sé numerosi e urgenti compiti rispetto a un paese che sta tentando di lasciarsi alle spalle il trauma della lunga guerra civile e di dare attuazione alla propria agenda per lo sviluppo. Tali compiti comprendono il reintegro degli ex combattenti, la sistemazione degli sfollati, la riparazione e il ripristino delle infrastrutture distrutte dalla guerra, la ristrutturazione e la riforma delle forze armate e del servizio di polizia, il consolidamento dell’autorità statuale in tutto il paese e il lavoro di una commissione Verità e riconciliazione. La questione più importante per l’aumento delle entrate è l’istituzione di meccanismi che soddisfino le condizioni richieste perché le sanzioni imposte dall’ONU sull’esportazione del legno e dei diamanti liberiani siano cancellate, il che garantirebbe delle entrate utili alla ricostruzione e alla ripresa dell’economia nazionale.

La Liberia sta barcollando sotto il peso di un debito estero di 3,7 miliardi di dollari, di un PIL pro capite che si stima crollato del 90% dai 1.269 dollari del 1980 ai 163 nel 2005, e di un tasso di disoccupazione superiore all’80%.

Non ci sono servizi pubblici funzionanti e la grande maggioranza dei liberiani non ha accesso all’elettricità, all’acqua, ai servizi igienici o alla sanità. I servizi medici sono quasi tutti forniti da organizzazioni non governative internazionali e dalle agenzie ONU.

Le strade e i ponti che sono indispensabili per aprire mercati, aumentare l’occupazione, consentire l’accesso degli interventi umanitari nelle zone rurali ed espandere la complessiva protezione dell’ambiente necessitano di una radicale ricostruzione. Anche se gli ingegneri dell’UNMIL e i membri locali del team dell’ONU hanno messo mano alla riparazione di importanti reti stradali per facilitare il ritorno degli sfollati e dei rifugiati, ancora molto resta da fare.

Il sistema scolastico è stato depredato, e vi è una grave carenza di insegnanti preparati e di risorse disponibili per ristrutturare gli edifici scolastici.

La Liberia non ha un sistema giudiziario effettivamente funzionante; fuori dalla capitale, Monrovia, la maggior parte dei tribunali è stata distrutta e i processi celebrati mediante ordalie non sono inconsueti. La cultura dell’impunità che si è sviluppata in assenza della giustizia deve essere sostituita dal rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto.

Durante la guerra civile le risorse umane del paese hanno patito per la fuga dei cervelli e per le morti legate a questa crisi. L’infrastruttura socio-economica è stata spazzata via dalle più gravi forme di malgoverno, malversazione, contrabbando delle risorse naturali e da una pessima gestione dell’economia.

Alla fine della guerra civile, vi erano 314.000 sfollati registrati ufficialmente nel paese e 340.000 rifugiati nei paesi vicini registrati dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Mentre il processo sostenuto dall’ONU per il ritorno degli sfollati è arrivato a termine nell’aprile 2006 e la maggior parte dei rifugiati è ritornata nel paese, il lavoro del re-insediamento continua con la fatica per chi è ritornato di dover ricostruire la propria vita e la propria comunità.

articolo tratto da Il Regno logo

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