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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Commissione verità e riconciliazione

Perù 1980-2000 - Rapporto finale

"Il Regno" n. 21 del 2003

Tra il 1980 e il 2000 il Perù ha conosciuto «l’episodio di violenza più intenso, più esteso e più prolungato nel tempo di tutta la storia della Repubblica». Quasi 70.000 vittime, migliaia di scomparsi, diritti umani e civili sistematicamente calpestati, feroci violenze, enormi danni economici e sociali: sono alcuni dei dati emersi dal Rapporto finale della Commissione verità e riconciliazione, di cui pubblichiamo le Conclusioni generali (cf. anche Regno-att. 18,2003,583ss). La Commissione ha appurato che «c’è stata una relazione diretta tra la situazione di povertà ed esclusione sociale e la probabilità di essere vittima della violenza», e che «la tragedia sofferta dalle popolazioni del Perù rurale, andino e della selva (...) non è stata percepita né vissuta come propria dal resto del paese».

Le principali responsabilità sono attribuite al Partito comunista del Perù - Sendero Luminoso, che ha dato inizio alla lotta armata contro lo stato – in cui, almeno fino al colpo di stato di Fujimori del 1992, vigeva una democrazia –, il quale tuttavia non ha avuto «una sufficiente comprensione e un adeguato controllo del conflitto armato». Inoltre, l’azione di gruppi come il movimento rivoluzionario Túpac Amaru, le «difficoltà di coordinamento (...) dei tre corpi di polizia», la «corruzione tra gli alti ufficiali e le unità strategiche» hanno fatto precipitare il paese in un dramma. La Commissione auspica che il suo lavoro possa contribuire a far sì che il Perù superi questa situazione e si riconosca «positivamente come multietnico, pluriculturale e multilingue».

Originale: stampa (15.10.2003) da sito Internet www.cverdad.org.pe. Nostra traduzione dallo spagnolo.


Conclusioni generali


Le indagini condotte sul processo di violenza di origine politica che il Perù ha vissuto tra gli anni 1980 e 2000 hanno permesso alla Commissione verità e riconciliazione (CVR) di giungere alle conclusioni qui di seguito esposte.

I. Le dimensioni del conflitto
1. La CVR ha constatato che il conflitto armato interno vissuto in Perù tra il 1980 e il 2000 ha rappresentato l'episodio di violenza più intenso, più esteso e più prolungato nel tempo di tutta la storia della Repubblica. Inoltre, ha rilevato che si è trattato di un conflitto che ha evidenziato spaccature e divisioni profonde e dolorose nella società peruviana.

2. La CVR stima che la cifra più probabile di vittime uccise dalla violenza sia di 69.280 persone.1 Queste cifre superano di gran lunga il numero di perdite umane sofferte dal Perù in tutte le guerre esterne e civili attraversate nei suoi 182 anni di vita indipendente.

3. La CVR afferma che il conflitto ha interessato una porzione del territorio nazionale maggiore di qualsiasi altro conflitto,2 ha provocato enormi perdite economiche le cui espressioni sono state la distruzione delle infrastrutture e il deterioramento della capacità produttiva della popolazione, e ha coinvolto l'intera società.

4. La CVR ha constatato che c'è stata una relazione diretta tra la situazione di povertà ed esclusione sociale e la probabilità di essere vittima della violenza. Nel dipartimento andino di Ayacucho, secondo la CVR, si concentra più del 40% di morti e desaparecidos. Se vi si sommano le vittime registrate dalla CVR nei dipartimenti di Junín, Huancavelica, Apurímac e San Martín si arriva all'85% delle vittime rilevate dalla CVR.3

5. La CVR ha constatato che la popolazione contadina è stata la principale vittima della violenza. Di tutte le vittime registrate, il 79% viveva nelle zone rurali e il 56% lavorava nei settori agricolo e dell'allevamento. Queste cifre contrastano con il censimento del 1993, secondo il quale il 29% delle persone viveva nelle zone rurali e il 28% della popolazione economicamente attiva (PEA) nazionale era occupata nel settore dell'agricoltura e dell'allevamento.

6. La CVR ha potuto stimare che, oltre alle fratture socioeconomiche, il processo di violenza ha manifestato la gravità delle disuguaglianze di matrice etnico-culturale che ancora sopravvivono nel paese. Dall'analisi delle testimonianze raccolte risulta che il 75% delle vittime del conflitto armato interno parlavano quechua o altre lingue native. Questo dato contrasta in maniera forte con il dato per cui, secondo il censimento nazionale del 1993, coloro che parlavano quechua o altre lingue native costituivano solamente il 16% della popolazione peruviana.

7. La CVR ha dimostrato che, mediamente, i morti e gli scomparsi avevano un grado d'istruzione di molto inferiore alla media nazionale. Mentre il censimento nazionale del 1993 indica che solamente il 40% della popolazione nazionale aveva un livello educativo inferiore all'istruzione secondaria, la CVR ha scoperto che il 68% delle vittime si trovava al di sotto di questo standard.

8. La CVR conclude che la violenza non ha colpito allo stesso modo i diversi ambiti geografici e i differenti strati sociali del paese. Se il tasso di vittime rilevato dalla CVR per la popolazione di Ayacucho fosse riportato in proporzione a tutto il paese, la violenza avrebbe prodotto 1.200.000 morti e scomparsi. Di questi, 340.000 sarebbero stati registrati nella città di Lima.

9. La CVR ha constatato che la tragedia sofferta dalle popolazioni del Perù rurale, andino e della selva, quechua e asháninka, contadino, povero e poco istruito, non è stata percepita né vissuta come propria dal resto del paese; a giudizio della CVR, ciò rivela il celato razzismo e gli atteggiamenti di disprezzo esistenti nella società peruviana a quasi due secoli dalla nascita della Repubblica.

10. La CVR ha riscontrato che il conflitto ha reso manifesti i gravi limiti dello stato nel garantire l'ordine pubblico e la sicurezza, così come i diritti fondamentali dei suoi cittadini in un contesto d'esercizio della democrazia.

11. La CVR, inoltre, ha riscontrato che vigevano un ordine costituzionale e uno stato di diritto precari, che in quel periodo di crisi sono stati attaccati.

II. Le responsabilità del conflitto
A. Sul Partito comunista del Perù - Sendero Luminoso (PCP-SL)
12. La CVR crede che la causa immediata e fondamentale che ha scatenato il conflitto armato interno sia stata la decisione del PCP-SL di dare inizio alla lotta armata contro lo stato peruviano, andando contro alla schiacciante maggioranza dei peruviani, e proprio quando si stava restaurando la democrazia attraverso libere elezioni.

13. Per la CVR, il PCP-SL è stato il principale artefice di crimini e violazioni dei diritti umani considerando la quantità di persone morte e scomparse. Si è reso responsabile del 54% delle uccisioni riferite alla CVR. Questa così grave responsabilità del PCP-SL rappresenta un caso eccezionale tra i gruppi sovversivi dell'America Latina e una delle singolarità più evidenti del processo che la CVR ha analizzato.

14. La CVR ha dimostrato che il PCP-SL ha esercitato una violenza estrema e un'inusitata crudeltà, facendo uso della tortura e della violenza come forme di punizione o come esempi intimidatori per la popolazione che cercava di tenere sotto il suo controllo.

15. La CVR ha riscontrato come il PCP-SL si trovasse in opposizione alle maggiori tendenze storiche del paese. Mettendo in pratica una ferrea volontà politica, si è manifestato come un progetto militarista e totalitario con caratteristiche terroristiche che non ha goduto a lungo dell'appoggio di settori importanti della società peruviana.

16. La CVR considera che il PCP-SL abbia basato il suo progetto su un'ideologia di carattere fondamentalista, centrata su di una rigida concezione del divenire storico, limitata a una visione unicamente strategica dell'azione politica e, per questo, lontana da qualsiasi valore umanitario. Il PCP-SL disprezzava il valore della vita e negava i diritti umani.

17. La CVR ha constatato che il PCP-SL ha ottenuto una certa coesione al suo interno attraverso quello che viene chiamato il Pensiero Gonzalo, riflesso del culto della personalità di Abimael Guzmán Reinoso, fondatore e dirigente dell'organizzazione, che è stato considerato l'incarnazione del pensiero più elevato nella storia dell'umanità.

18. La CVR ha rilevato che, in linea con la propria ideologia, il PCP-SL ha adottato una strategia orientata a suscitare, in modo cosciente e costante, risposte sproporzionate da parte dello stato, senza considerare la profonda sofferenza che ciò provocava alla popolazione per la quale diceva di lottare.

19. La CVR considera che il PCP-SL abbia portato all'estremo l'ideologia fondamentalista e l'organizzazione totalitaria. Nella sua azione sovversiva si nota una tragica cecità: «Vedi delle classi, non degli individui»; da qui, la sua assoluta mancanza di rispetto per la persona umana e per il diritto alla vita, compreso quello dei suoi militanti. In essi il PCP-SL ha alimentato una vena fanatica che si è trasformata nel suo segno distintivo.

20. La CVR ha riscontrato nel PCP-SL caratteristiche terroristiche praticate fin dall'inizio mediante esecuzioni sommarie perpetrate con violenza, con il divieto di seppellire i morti e con altre manifestazioni delittuose, tra cui l'utilizzo di autobombe nelle città.

21. La CVR ha riscontrato inoltre un potenziale genocida nei motti del PCP-SL che invitano a «versare la quota di sangue» (1982), «provocare un genocidio» (1985) e che annunciano che «il trionfo della rivoluzione costerà un milione di morti» (1988). Questo si coniuga con concezioni razziste e di superiorità nei confronti delle popolazioni indigene.

22. La CVR ha riscontrato che il PCP-SL ha approfittato di alcune istituzioni del sistema educativo come teste di ponte e che, attraverso di esse, è riuscito a diffondere il suo pensiero e raggiungere nuclei minoritari di giovani di entrambi i sessi in diverse parti del paese. Anche se apparentemente offriva ai giovani un'utopia che dava loro un'identità totalizzante, in realtà li imprigionava in un'organizzazione fondamentalista e opprimente attraverso lettere di sottomissione ad Abimael Guzmán Reinoso.

23. La CVR ha constatato che la predicazione del PCP-SL ha potuto avere un'accettazione momentanea, a causa dell'incapacità dello stato e delle élites del paese di rispondere alle attese educative di una gioventù frustrata nei tentativi di mobilità sociale e nell'aspirazione di progresso.

24. La CVR ha verificato che il PCP-SL ha appoggiato le tesi maoiste e trasformato le zone rurali nel principale scenario dello scontro. Tuttavia, non ha tenuto conto delle necessità e aspirazioni della popolazione contadina, né delle sue proprie organizzazioni, né delle sue specificità culturali, e anzi ha trasformato i contadini in una massa che doveva sottomettersi alla volontà del partito. La dissidenza individuale all'interno della massa veniva punita con assassinii e uccisioni selettive, e quella collettiva con massacri di intere comunità rase al suolo.

25. La CVR ha stabilito che la presenza del PCP-SL nelle Ande e la risposta antisovversiva dello stato hanno rivitalizzato e militarizzato antichi conflitti all'interno dei comuni e tra di essi. Ha individuato come nemici di classe i settori della società rurale più legati al mercato o agli enti e istituzioni regionali o nazionali, e ha decretato la loro distruzione. La guerra contadina contro lo stato è diventata in molti casi uno scontro tra i contadini stessi.

26. La CVR ha constatato che l'estrema violenza esercitata dal PCP-SL nelle località rurali andine si è estesa anche ai centri urbani. Anche Lima e altre città sono state scenari complementari e hanno sofferto sabotaggi, omicidi selettivi, cortei armati e atti terroristici, specialmente con l'uso di autobombe.

27. La CVR segnala che la concezione ideologica del PCP-SL implicava la distruzione del vecchio stato fin dalle sue fondamenta. Questo ha portato all'uccisione di autorità locali - sindaci, governatori, tenenti governatori, giudici di pace - e di autorità nazionali -- ministri, parlamentari, altri rappresentanti dei poteri dello stato.4 Secondo l'intera documentazione della CVR sulle vittime uccise dal PCP-SL, il 12% di questi erano autorità. Inoltre, il PCP-SL ha ucciso molti dirigenti sociali, uomini e donne, dirigenti comunali, autorità locali, dirigenti contadini, sindacali, di quartiere, magisteriali e membri di organizzazioni femminili.

28. La CVR segnala che, data la genericità e sistematicità di queste pratiche, i membri del PCP-SL, e specialmente la sua dirigenza nazionale e i suoi capi, hanno diretta responsabilità per aver compiuto crimini di lesa umanità nel quadro degli attacchi armati contro la popolazione civile, commessi su larga scala o come parte di una strategia generale, oppure come piani specifici. Parimenti, questi modi di agire costituiscono, a giudizio della CVR, gravi infrazioni alla Convenzione di Ginevra, il cui rispetto era obbligatorio per tutti coloro che hanno preso parte alle ostilità.5 La crudeltà con la quale il PCP-SL ha agito, facendosi scudo della popolazione civile, evitando l'uso di distintivi e attaccando a tradimento, oltre ad altri metodi simili come il ricorso ad azioni terroristiche, è stata un calcolato meccanismo che cercava di provocare reazioni brutali delle forze dell'ordine contro la popolazione civile, e in questo modo si sono accresciute in forma straordinaria le sofferenze delle comunità sul cui territorio avevano luogo le ostilità.

29/30. La CVR ritiene che i membri del sistema direttivo del PCP-SL abbiano avuto la responsabilità maggiore nel conflitto che ha dissanguato la società peruviana, per i seguenti motivi:

- per aver dato inizio alla violenza andando contro il volere della schiacciante maggioranza della popolazione;

- per aver realizzato la sua lotta contro la democrazia peruviana con una strategia sanguinaria;

- per la sue modalità violente di occupazione e controllo di territori rurali e popolazioni contadine con un alto costo in termini di vite e sofferenze umane;

- per la sua politica di genocidio mediante atti di provocazione allo stato;

- per la sua decisione di proclamare quello che viene chiamato l'equilibrio strategico che ha accentuato il carattere terrorista delle sue azioni.

31. La CVR fa notare la profonda irresponsabilità e disprezzo del PCP-SL nei confronti dei suoi stessi militanti, che spingeva a uccidere e a morire nella maniera più crudele e sanguinaria, mentre i suoi massimi dirigenti, specialmente Abimael Guzmán Reinoso, sono rimasti a Lima, esenti da rischi fisici e privazioni, praticamente durante tutto il conflitto. Quest'incongruenza è risultata ancora più evidente quando, dopo essere stato catturato, Abimael Guzmán Reinoso ha abbandonato quasi immediatamente le tesi dell'equilibrio strategico e ha spinto il governo a stipulare un accordo di pace, dopo aver fatto un riconoscimento esplicito ed estremamente encomiastico al governo dittatoriale di Alberto Fujimori e Vladimiro Montesinos.

32. La CVR esprime il suo dolore per le migliaia di giovani rimasti sedotti da una proposta che metteva in luce i profondi problemi del paese e proclamava che «la ribellione è giustificata». Molti di loro, con la volontà di trasformare quella che era un'ingiusta realtà, non si sono resi conto che il tipo di ribellione che proponeva il PCP-SL implicava l'esercizio del terrore e l'instaurazione di un regime totalitario. Sono così rimasti inquadrati in un'organizzazione assolutamente verticale e totalitaria che inculcava loro il disprezzo della vita, puniva i dissensi ed esigeva la massima sottomissione. Molti di loro sono morti inutilmente e crudelmente. La CVR invita il paese a promuovere le riforme istituzionali necessarie affinché progetti terroristici e totalitari non trovino mai più nessuna eco tra i giovani.

33. La CVR constata che, a differenza di altri paesi dell'America Latina in questo stesso periodo, tra il 1980 e il 1992 il conflitto armato interno si è sviluppato mentre in Perù vigeva un regime democratico, con libere elezioni, libertà di stampa e il sistema politico più aperto della nostra storia contemporanea. Il PCP-SL e il MRTA si sono autoesclusi in maniera unilaterale dal sistema democratico e, anzi, con le loro azioni armate hanno fatto saltare il regime politico democratico instaurato nel 1980.

B. Sul movimento rivoluzionario Túpac Amaru (MRTA)
34. Nel 1984 il movimento rivoluzionario Túpac Amaru (MRTA) ha iniziato a sua volta una lotta armata contro lo stato ed è responsabile dell'1,5% delle uccisioni che sono state rilevate dalla CVR. A differenza del PCP-SL, e in forma simile ad altre organizzazioni armate latino-americane con le quali ha avuto legami, il MRTA rivendicava le sue azioni e i suoi membri usavano distintivi per differenziarsi dalla popolazione civile, si è astenuto dall'attaccare la popolazione inerme e in alcune circostanze ha dato prova di mostrarsi aperto a negoziati di pace. Tuttavia, il MRTA è stato capace anche di azioni criminali,6 ha commesso omicidi, come nel caso del generale Enrique López Albújar, ha preso in ostaggio altre persone ed è ricorso sistematicamente a sequestri, crimini che violano non solo la libertà delle persone ma anche il diritto internazionale umanitario che il MRTA affermava invece di rispettare. Bisogna segnalare poi che il MRTA ha ucciso anche dissidenti delle sue stesse fila.

35. In generale, durante il decennio degli anni ottanta, i discorsi e le azioni del MRTA hanno contribuito a creare un clima nel quale l'uso della violenza pretendeva di apparire come un ricorso politico legittimo, favorendo in ultima analisi l'attività e la diffusione del PCP-SL. Negli anni novanta, in particolare a partire dal fallimento dell'occupazione del Congresso e dell'abitazione dell'ambasciatore giapponese nel 1996, il MRTA ha favorito la legittimazione della politica antisovversiva, autoritaria e militarizzata del governo di Alberto Fujimori.

III. La responsabilità degli apparati dello stato
36. La CVR constata che Fernando Belaunde Terry e Alan García Pérez si sono guadagnati la presidenza grazie alle elezioni libere e dirette dei cittadini. Anche Alberto Fujimori lo ha fatto nel 1990. Tuttavia, a partire dal colpo di stato del 5 aprile 1992, Fujimori è diventato un governante autoritario che ha cercato di rimanere al potere consolidando un'autocrazia corrotta.

37. La CVR fa notare che, nonostante la sollevazione armata del PCP-SL e del MRTA, e nonostante fosse evidentemente carente in molti aspetti, la democrazia ha rispettato la separazione dei poteri e la libertà di espressione, ha indetto tre elezioni presidenziali e parlamentari, quattro elezioni municipali nazionali e le elezioni regionali nel 1989. Nessuna di queste è stata contestata.

38. La CVR constata che, comunque, coloro che hanno governato il paese in quel periodo non hanno avuto una sufficiente comprensione e un adeguato controllo del conflitto armato portato avanti dal PCP-SL e dal MRTA. C'è stato comunque l'interesse ad attuare la Costituzione del 1979, a promuovere lo sviluppo del paese e a far sì che la relazione tra governanti e governati fosse espressione dello stato di diritto. In tutti i modi, tanto il governo del presidente Fernando Belaunde quanto quello del presidente Alan García hanno sbagliato nel non applicare una strategia integrale - sociale, politica, economica, militare, psicosociale, di intelligence e di mobilitazione dell'intera società - per far fronte in modo efficace, e all'interno dei confini della democrazia, alla sollevazione armata e al terrorismo.

A. L'operato delle forze di polizia
39. La CVR segnala che le forze di polizia avevano il compito di far fronte a gruppi sovversivi che violavano i diritti fondamentali dei cittadini e riconosce lo sforzo e il sacrificio affrontato dai suoi membri durante quegli anni di violenza. Inoltre, rende il suo più sentito omaggio alle migliaia di valorosi membri delle forze dell'ordine che hanno perso la vita o che sono rimasti invalidi nel compimento il proprio dovere.

40. La CVR considera che fino ad allora la formazione antisovversiva delle forze dell'ordine avesse avuto come unico referente i movimenti guerriglieri organizzati secondo il modello castrista o, nel migliore dei casi, i gruppi armati simili a quelli che in quegli anni agivano negli altri paesi dell'America Latina. Questa è stata la principale ragione della loro difficoltà a fronteggiare un nemico impazzito, che si confondeva tra la popolazione civile e si differenziava dagli altri gruppi sovversivi.

41. La CVR segnala che le forze di polizia hanno dovuto rispondere all'aggressione del PCP-SL e, successivamente, del MRTA in condizioni logistiche precarie, senza la preparazione adeguata né l'alternanza sufficiente dei suoi agenti. Quando è stata data loro la responsabilità di condurre le azioni di lotta antisovversiva ad Ayacucho, non potevano contare su un sostegno sufficiente del governo.

42. La CVR ritiene che i limiti dei servizi di intelligence poliziesca non abbiano permesso di avere una visione adeguata di ciò che stava accadendo. Questo, aggiunto alla non conoscenza della natura del PCP-SL, ha fatto sì che venisse sottostimata la dimensione del fenomeno in atto. Così, invece di inviare gli agenti più preparati ed efficienti di ogni corpo militare, si è mantenuta la prassi, comune nelle organizzazioni di polizia, di mandare agenti non idonei in zone periferiche come forma di punizione.

43. La CVR ha constatato che, una volta dichiarato lo stato di emergenza ad Ayacucho nell'ottobre del 1981, l'intervento del distaccamento di polizia anti-sommossa chiamato sinchis7 ha aumentato le violazioni dei diritti umani, ha generato risentimento e ha allontanato la polizia dalla popolazione.

44. La CVR segnala che, tanto le difficoltà di coordinamento per mettere insieme le forze dei tre corpi di polizia, quanto la corruzione tra gli alti ufficiali e nelle unità strategiche, sono stati fattori esterni al conflitto che hanno impedito un migliore operato della polizia negli anni in cui la rivolta era ancora debole. Per questo, nonostante le vittorie relative ottenute nel 1982 con la cattura di alcuni sovversivi, specialmente nelle città, si sono verificati due avvenimenti che hanno mostrato come la sollevazione avesse superato le capacità delle forze dell'ordine: l'assalto al centro penitenziario di Huamanga da parte del PCP-SL e la ritirata dei posti di polizia durante il 1982.8

45. La CVR ha constatato che, con l'ingresso delle forze armate ad Ayacucho e il successivo insediamento dei comandi politico-militari (CPM) nelle zone dichiarate in stato di emergenza, è stata imposta la subordinazione della polizia alle forze armate. Questa ha obbedito alle funzioni stabilite dai capi militari, scavalcando i suoi stessi comandi e le autorità civili. In questo contesto, e nella misura in cui l'offensiva avanzava, gli agenti dei tre corpi di polizia operanti nelle zone di emergenza hanno compiuto gravi violazioni dei diritti umani.

46. La CVR conclude che la lotta contro la sovversione ha incentivato nei membri della polizia l'uso di metodi autoritari e repressivi che erano preesistenti. La tortura durante gli interrogatori e le detenzioni indebite, frequenti nella lotta contro la delinquenza comune, hanno assunto un carattere di massa durante l'azione antisovversiva. Inoltre, la CVR ha constatato che le violazioni più gravi dei diritti umani da parte degli agenti di polizia sono state esecuzioni extragiudiziali, scomparsa di persone, torture, azioni crudeli, disumane o degradanti. La CVR condanna in particolar modo la pratica diffusa della violenza sessuale sulle donne.

47. La CVR constata che, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, l'unificazione delle forze di polizia, il controllo del loro operato da parte del Ministero dell'interno e la fusione di diverse unità operative nella Direzione delle operazioni speciali (DOES), hanno contribuito a un migliore coordinamento delle azioni per la lotta antisovversiva. Nonostante ciò, non si è data abbastanza attenzione né si è rinforzata la DIRCOTE, l'unità che aveva acquisito molta esperienza nel suo lavoro a Lima.

48. La CVR ha trovato degli indizi che legano personalmente alcuni agenti delle forze di polizia con quello che viene chiamato il «Comando Rodrigo Franco», del quale non si è potuto determinare se fosse un'organizzazione centralizzata o una denominazione utilizzata da diversi soggetti, non necessariamente collegati tra loro.

49. La CVR può affermare che la distanza tra la polizia e le popolazioni si è acuita parallelamente allo sviluppo del conflitto armato interno. Questo fatto ha facilitato il radicamento di una cattiva immagine del poliziotto come delinquente o, nel caso delle zone di produzione della cocaina, come corrotto legato al narcotraffico.

50. La CVR constata che a partire dal 1985 le forze di polizia sono riuscite ad avere una conoscenza più approfondita dell'organizzazione e dei modi di agire dei gruppi sovversivi, tanto che il lavoro di intelligence operativo della DINCOTE (prima DIRCOTE) è riuscito a ottenere le impeccabili catture dei principali dirigenti sovversivi. Risaltano in particolare quella di Víctor Polay Campos, del MRTA, il 9 giugno 1992 e quella di Abimael Guzmán Reinoso, del PCP-SL, il 12 settembre dello stesso anno. Questi arresti sono stati un fattore fondamentale per ottenere la sconfitta strategica della sovversione e del terrorismo.

51. La CVR constata che, a partire dal colpo di stato del 5 aprile 1992, la polizia nazionale peruviana è stata sottomessa ai piani del servizio di intelligence nazionale e subordinata al potere militare, con una riduzione significativa delle sue competenze, uno stravolgimento delle sue funzioni istituzionali e con una dirigenza invischiata nella rete di corruzione del regime in mano a Vladimiro Montesinos.

B. L'operato delle forze armate
52. La CVR segnala che, per decisione del governo costituzionale mediante un decreto supremo emanato il 29 dicembre 1982, le forze armate avevano il compito di combattere i gruppi sovversivi che sfidavano l'ordine costituzionale della Repubblica e violavano i diritti fondamentali dei cittadini.

53. La CVR riconosce gli sforzi e i sacrifici che i membri delle forze armate hanno affrontato durante gli anni di violenza e rende il più sincero omaggio alle migliaia di valorosi militari che hanno perso la vita o sono rimasti invalidi nel compimento del loro dovere.

54. La CVR ha riscontrato che le forze armate hanno applicato una strategia che, in un primo periodo, è stata di repressione indiscriminata contro la popolazione che sospettavano appartenesse al PCP-SL. In un secondo periodo, questa strategia è diventata più selettiva, anche se sono comunque continuate numerose violazioni dei diritti umani.

55. La CVR afferma che in certi luoghi e momenti del conflitto la condotta di membri delle forze armate non solo ha permesso alcuni eccessi individuali di ufficiali o di personale delle truppe, ma anche la violazione generalizzata e/o sistematica dei diritti umani, atti che costituiscono crimini di lesa umanità così come infrazioni alle norme del diritto internazionale umanitario.

56. La CVR conclude che, in questo contesto, ai comandi politico-militari (CPM), investiti della massima autorità statale nelle zone di emergenza, si può attribuire la responsabilità primaria di questi crimini. Il potere giudiziario deve stabilire l'esatto grado di responsabilità penale di coloro che hanno prestato servizio nei CPM, sia per aver ordinato, incitato, facilitato o nascosto questi fatti, sia per aver omesso il dovere fondamentale di impedire che si verificassero.

57. La CVR ha constatato che le violazioni più gravi dei diritti umani da parte degli agenti militari sono state esecuzioni extragiudiziali, scomparsa di persone, torture, azioni crudeli, disumane o degradanti. La CVR condanna particolarmente la pratica diffusa della violenza sessuale sulle donne. Tutti questi atti sono un disonore per i loro esecutori diretti e per chi, nella condizione di loro superiore gerarchico, li ha istigati, ha permesso che facessero questo o li ha coperti con meccanismi di impunità.

58. La CVR segnala che, nel momento in cui sono intervenute nella lotta contro la rivolta, le forze armate avevano una preparazione e un equipaggiamento per far fronte a un eventuale conflitto convenzionale (conflitto esterno). Durante i primi anni del loro intervento (1983-1985), mancavano di un adeguato lavoro di conoscenza sull'organizzazione, il profilo dei militanti e la strategia del PCP-SL. Per decisione dell'autorità civile, il loro obiettivo era quello di concludere rapidamente il conflitto, senza considerare il costo in vite umane. Si sono proposti di recuperare il dominio territoriale, pensando che la popolazione si sarebbe divisa tra chi rimaneva fedele allo stato peruviano e i sovversivi ovvero zone rosse, senza rendersi conto che queste ultime non erano omogenee e in generale includevano gruppi sui quali il PCP-SL si imponeva mediante la coercizione e perfino il terrore.

59. Secondo la CVR, sebbene all'inizio l'intervento militare abbia colpito duramente l'organizzazione e la capacità operativa del PCP-SL,9 ha anche prodotto un susseguirsi di violazioni di massa dei diritti umani e ha trasformato il biennio 1983-84 nel più letale dell'intero conflitto, specialmente ad Ayacucho. Peggio ancora, la strategia è risultata controproducente, giacché la repressione indiscriminata nelle zone rurali ha posticipato la rottura tra PCP-SL e i gruppi più poveri della popolazione contadina, e non ha evitato l'espansione delle azioni armate in altre zone del paese.

60. La CVR segnala che, nell'agosto del 1989, le forze armate hanno approvato la sistematizzazione di una strategia antisovversiva. La nuova strategia, nei luoghi dove si svolgevano le operazioni, faceva distinzione tra popolazioni amiche, neutrali o nemiche, e non aveva come obiettivo principale il controllo territoriale, ma piuttosto l'eliminazione delle organizzazioni politico-amministrative (OPA) o comités popolari che facevano capo a Sendero Luminoso; vale a dire il guadagnarsi la popolazione, isolando la forza militare del PCP-SL. La strategia ha prodotto risultati decisivi che hanno cambiato le relazioni tra le forze armate e la popolazione contadina, come quello di incoraggiare la reazione dei contadini contro il potere senderista e la massificazione dei comités di autodifesa.

61. In questo stadio le violazioni dei diritti umani sono state meno numerose, ma più deliberate e pianificate che in passato. Hanno fatto la loro comparsa, inoltre, gli squadroni della morte che hanno fatto sì che il Perù, in quegli anni, fosse al primo posto tra i paesi nel mondo per sparizioni forzate di persone.

62. La CVR segnala che la nuova strategia è stata utilizzata da un certo gruppo di ufficiali che, a loro volta, hanno architettato piani per una possibile interruzione militare del processo politico. Una parte di questi propositi autoritari sarebbero stati successivamente ripresi in occasione del colpo di stato del 1992. I suddetti progetti antidemocratici hanno innestato nelle forze armate due grandi trasformazioni istituzionali: a) l'uso di un modello di politica antisovversiva e l'immagine di una forza armata vincente per giustificare il colpo di stato del 1992; b) una tregua con il narcotraffico identificando come nemico principale il PCP-SL, che doveva essere isolato dai contadini cocaleros. In alcuni casi, soprattutto a partire dall'ascesa di Vladimiro Montesinos, questa tregua si è trasformata in alleanza.

63. La CVR conclude che l'arresto di Abimael Guzmán e la dissoluzione del PCP-SL e del MRTA non hanno evitato che l'etica, il prestigio e persino il buono stato e l'efficienza delle forze armate10 rimanessero seriamente danneggiate a causa degli stretti legami dei suoi vertici con il governo dittatoriale. Questo processo di disfacimento è stato caratterizzato dall'operato del Gruppo Colina, dalla persecuzione degli ufficiali dissidenti, così come dall'organizzazione di un sistema di corruzione, ricatto e spionaggio politico all'interno delle stesse forze armate, sotto la direzione di Vladimiro Montesinos.

64. La CVR ha riscontrato che le forze armate sono state capaci di trarre insegnamento dal processo di violenza, per affinare la propria strategia in maniera che risultasse più efficace e meno propensa alla violazione di massa dei diritti umani. Questa consapevolezza acquisita si è manifestata nella diminuzione delle vittime per mano degli agenti segreti dello stato negli anni più intensi del conflitto armato interno (1989-1993), mentre proprio nello stesso periodo il PCP-SL perpetrava un'efferata violenza terrorista verso le popolazioni quechua e asháninka, e anche contro la popolazione urbana. Inoltre, grazie anche alla diffusione dei comités di autodifesa, all'intelligence operativa della polizia e al supporto della cittadinanza, si può spiegare la sconfitta del PCP-SL.

C. Sull'operato dei comitati di autodifesa
65. La CVR stima che, fin dall'inizio, alcuni settori più poveri della popolazione contadina, quelli che secondo i calcoli del PCP-SL avrebbero dovuto essere i suoi principali alleati, si sono ribellati contro un progetto che non condividevano e che veniva loro imposto con la forza. Tra gli esempi più noti le comunità di Uchuraccay e altre delle montagne di Huanta. In certi casi spontaneamente, in altri su iniziativa delle forze armate, i produttori agricoli della valle del fiume Apúrimac hanno formato i primi comitati di autodifesa (CADs), che successivamente si sono moltiplicati e nelle zone rurali hanno inflitto al PCP-SL la prima sconfitta strategica.

66. La CVR riconosce ai contadini il diritto all'autodifesa nel contesto eccezionale dell'aggressione senderista. Constata, allo stesso tempo, che in un numero significativo di casi la formazione dei comitati di autodifesa è avvenuta sotto la pressione e l'intimidazione delle forze armate e/o di altri CADs. In alcune occasioni, i CADs si sono spinti oltre il compito di autodifesa e si sono resi responsabili, secondo quanto scoperto dalla CVR, di crimini che devono essere sanzionati.

67. La CVR riconosce, comunque, che i CADs hanno rappresentato un fattore molto importante per la conclusione del conflitto armato interno e rende omaggio a coloro che sono morti durante la difesa della propria comunità e del paese. Emerge, allo stesso modo, che una volta terminato il conflitto armato non si sono trasformati in sicari del narcotraffico, né hanno messo la loro esperienza militare al servizio di altri soggetti coinvolti in attività illecite. La stragrande maggioranza dei membri dei CADs si è reintegrata nelle comunità, e il paese continua ad avere un debito nei loro confronti. Il decreto legislativo 741 promulgato alla fine del 1991, e la sua successiva regolamentazione, riconosce loro gli indennizzi solo a partire dalla promulgazione della legge, e ha risarcito un ridotto numero di parenti.

IV. Il processo politico e i governi
68. La CVR distingue in primo luogo gli anni che vanno dal 1980 al 1992, trascorsi sotto regimi civili democraticamente eletti, dal periodo finale del nostro mandato, successivo al colpo di stato del 5 aprile 1992. Questo cambio di regime ha un'incidenza diretta sulle responsabilità delle massime autorità dello stato riguardo alle violazioni dei diritti umani, poiché la centralizzazione del potere incide in maniera diretta sulle relazioni tra il presidente della Repubblica e i gruppi che agiscono coperti dal potere, perpetrando queste violazioni.

69. La CVR ritiene che, per come si sono svolti i fatti, che hanno visto una crescente violenza del PCP-SL, fosse inevitabile da parte dello stato l'utilizzo delle sue forze dell'ordine per combatterla e il ricorso alla dichiarazione dello stato di emergenza, contemplati dalla Costituzione vigente per affrontare situazioni di grave rischio. La CVR deplora comunque che i governi, stabilendo queste misure, non abbiano dato le dovute disposizioni al fine di impedire il mancato rispetto dei diritti fondamentali della popolazione.

70. La CVR è cosciente che tutta l'azione dei governi era condizionata, sia a causa della loro debolezza, sia della loro impreparazione, da profonde carenze: a) l'insufficiente copertura territoriale e spessore istituzionale; b) la mancanza di preparazione per far fronte a un conflitto con quelle caratteristiche; c) la sfiducia provata da significativi settori della cittadinanza; d) una crescente incapacità di rimanere dentro i confini costituzionali e legali che il paese si era appena dato con la Costituzione del 1979.

71. La CVR rende perciò omaggio ai dirigenti e militanti dei partiti politici democratici che hanno offerto la loro vita o sono stati maltrattati per compiere con onestà i propri doveri pubblici. Facciamo riferimento sia ai militanti dei partiti che hanno governato, sia a coloro che hanno avuto responsabilità parlamentari nelle regioni e nei comuni. Bisogna ricordare specialmente le autorità locali dei luoghi maggiormente colpiti dalla violenza, che hanno mantenuto la presenza dello stato peruviano, molte volte a costo del sacrificio della loro vita. Devono essere un esempio per tutti in questa nuova stagione di ricerca della democrazia.

72. La CVR deve constatare, allo stesso tempo, una pesante responsabilità dei governi di quegli anni, così come dei partiti rappresentati in Parlamento, dei governi locali e, tra il 1989 e il 1991, dei governi regionali. Nei primi 12 anni di conflitto, le forze di polizia e le forze armate si sono fatte carico della lotta alla sovversione utilizzando strumenti legali approvati da governi civili e nell'ambito di una legislazione antiterrorista promulgata da un Congresso democraticamente eletto.

73. La CVR ha raccolto un'ampia dimostrazione di come nella lotta contro i gruppi sovversivi si siano commesse gravissime e diffuse violazioni dei diritti umani, fatto che coinvolge in primo luogo i governi, responsabili dell'intera azione del potere esecutivo, dal quale dipendono le forze dell'ordine. Inoltre, i governi civili eletti hanno compiuto il grave errore di eludere le denunce di violazioni dei diritti umani e, in molti casi, di garantire l'impunità dei loro responsabili.

74. La CVR trova che il primo punto di involuzione istituzionale nella rinuncia della responsabilità democratica da parte dei governi si sia avuto con la creazione, per disposizione legale, dei comandi politico-militari. Nella pratica questi ultimi hanno surclassato il potere civile nelle zone dichiarate in stato di emergenza, e hanno finito per assumere la direzione non solo militare, ma anche politica della lotta antisovversiva.11

75. La CVR constata che la legge 24150 sottometteva alla competenza della giustizia militare i poliziotti e i militari che operavano in province dichiarate in stato di emergenza, e ciò ha facilitato l'impunità degli agenti dello stato responsabili di violazioni dei diritti umani. Allo stesso modo, il carattere permanente di una situazione eccezionale in sempre più province ha debilitato la democrazia e ha creato un clima propizio alle violazioni dei diritti umani, così come un comune sentire della popolazione e delle autorità civili di quelle zone per cui il potere era in mano all'autorità militare.

76. La CVR considera che la rinuncia dell'autorità democratica è culminata con la legislazione antisovversiva approvata dopo il colpo di stato dell'aprile 1992. In conformità con essa, i capi militari non solo coordinavano e supervisionavano, ma conducevano le azioni anche in campi non militari. Questa legislazione ha cambiato il sistema di difesa nazionale, la legge sul servizio di intelligence nazionale e la legge sulla situazione militare. Quest'ultima ha permesso ai comandanti generali delle forze armate di rimanere in carica anche dopo il loro pensionamento. La nuova legislazione prevedeva, inoltre, pene e procedimenti che violavano le garanzie del giusto processo, così come la Costituzione e i trattati internazionali dei quali il Perù era firmatario, tra cui pene minime sproporzionate, nuove definizioni di reato come terrorismo aggravato e tradimento della patria, tribunali e giudici senza volto. Questo nuovo assetto legale ha costituito uno dei pilastri del regime sorto a partire dal colpo di stato dell'aprile 1992.

A. Indifferenza e richiesta di fermezza
77. La CVR ha constatato, con dispiacere, che i governi civili non sono stati gli unici a consentire l'uso indiscriminato della forza come mezzo di lotta alla sovversione. Al contrario, la propensione di questi governi alla soluzione militare senza il controllo civile ha trovato appoggio in un considerevole settore della società peruviana, in particolare nel settore urbano mediamente istruito, beneficiario dei servizi dello stato e residente in zone lontane dall'epicentro del conflitto. Questo settore vi ha generalmente assistito con indifferenza, oppure ha preteso una soluzione rapida, disposto ad affrontare il costo sociale pagato dai cittadini delle zone rurali e più povere.

B. Il governo di Azione popolare
78. La CVR esprime il suo speciale riconoscimento a tutte le vittime appartenenti al Partito di azione popolare, molte delle quali sono state autorità locali rimaste al loro posto nonostante l'intensità della violenza. La CVR fa risaltare anche lo sforzo realizzato dal governo del presidente Fernando Belaunde Terry per mantenere il sistema democratico, le elezioni locali e generali, e la libertà di stampa, nel contesto di una difficile transizione verso un regime democratico durante il peggior conflitto armato interno della storia repubblicana del paese.

79. La CVR riconosce che il Partito di azione popolare ha dovuto combattere la sovversione in uno scenario difficile data la complessità dello stato esasperato, vincolato dal governo militare, dalla debolezza di un sistema di partiti senza una vita democratica significativa, da relazioni civico-militari contraddistinte dalla distanza e dalla sfiducia e infine dall'esistenza di una sinistra di grandi dimensioni e molto radicata.

80. La CVR ricorda che, in quel contesto, il presidente Belaunde ha proposto varie politiche di ampio respiro, che sono state accettate solo dal suo alleato, il Partito popolare cristiano. Gli altri partiti hanno scelto di mantenere le loro posizioni. Questo mancato accordo ha reso molto difficile l'elaborazione di una risposta unitaria alla minaccia sovversiva.

81. La CVR riscontra che il conflitto armato interno è stato considerato per diversi mesi un problema marginale, che aveva colto di sorpresa lo stato e tutte le forze politiche del paese. Quando l'incremento del numero di azioni sovversive armate lo rese evidente, il governo di Azione popolare e l'opposizione persero tempo prezioso attribuendo le responsabilità dei fatti ciascuno secondo il proprio tornaconto politico.12 Bisogna segnalare che il tempo perso in analisi sbagliate o interessate è stato cruciale per l'insediamento del PCP-SL in varie aree della campagna di Ayacucho, senza che ci fosse una risposta statale organizzata da parte del governo.

82. La CVR constata che il governo scelse di contrastare il PCP-SL con le forze di polizia e con misure speciali che si protrassero ininterrottamente. I limiti delle forze di polizia, suddivise in tre corpi istituzionali senza alcun coordinamento tra loro, sprovviste di un equipaggiamento di base e senza l'appoggio di una polizia antisovversiva adeguata, generarono in poco tempo un rigetto nella popolazione che fu trasferito verso il governo. Questo, davanti all'azione sempre più violenta del PCP-SL, scelse di lasciare la direzione della lotta antisovversiva alle forze armate alla fine del 1982.

83. La CVR crede che la decisione presa dal governo di Azione popolare abbia innescato un processo di militarizzazione che è durato più di un decennio e ha avuto gravi conseguenze per il paese. Con la formazione di comandi politico-militari e dinanzi alla stasi del potere politico nel contribuire alla lotta antisovversiva nei campi non militari, si è venuta a creare una subordinazione di fatto delle autorità civili locali alle strategie antisovversive delle forze armate.

84. La CVR ha stabilito che la creazione di comandi politico-militari e l'intervento delle forze armate si realizzarono senza adottare le misure indispensabili da parte dell'autorità civile per salvaguardare i diritti fondamentali della popolazione e ciò ha conseguentemente prodotto numerose violazioni dei diritti umani in modo sistematico e/o generalizzato.

85. La CVR deduce che il governo di Azione popolare ha tollerato queste violazioni dei diritti umani omettendo numerose denunce pervenute da varie fonti governative e dalla società civile. Tra i casi più noti, i massacri di Putis, Pucayacu e Cabitos. Inoltre, durante quel periodo di gravissima violenza, il Parlamento, in cui il partito di governo aveva la maggioranza, non ha nominato alcuna commissione d'inchiesta. L'unica commissione è stata nominata dall'esecutivo per indagare sull'uccisione di otto giornalisti nella comunità di Uchuraccay, dove, tra l'altro, la CVR ha accertato che morirono 135 contadini quechua durante l'anno successivo al massacro, la maggior parte per mano del PCP-SL.

86. La CVR crede che quest'ingiustificata tolleranza del governo di Azione popolare verso gli abusi contro i diritti fondamentali della cittadinanza si basasse sull'intenzione e la speranza di porre fine alla sovversione in breve tempo, senza considerarne il costo in vite umane. Questa politica è stata ratificata dalla legge 24150 promulgata nel 1985.

87. La CVR riscontra una grave responsabilità politica del governo di Azione popolare per la tolleranza avuta verso le violazioni dei diritti umani commesse dallo stato, specialmente quelle contro la popolazione indigena, la meno protetta ed emarginata del paese, e vede in ciò una deplorevole dimostrazione della discriminazione e del razzismo presenti nella società peruviana.

88. Le cifre della CVR rivelano che, secondo un'analisi annuale, tra il 1983 e il 1984 si è prodotto il maggior numero di morti dell'intero conflitto, causato dagli eccidi del PCP-SL e dalla cruenta reazione ufficiale, che secondo i calcoli della CVR hanno fatto 19.468 vittime, vale a dire il 28% del totale stimato durante l'intero conflitto armato interno. Queste cifre sono passate quasi inosservate dal resto del paese, a causa delle profonde fratture etniche della società peruviana.

C. Il governo del Partido aprista peruviano
89. La CVR esprime un riconoscimento speciale per tutte le vittime che appartenevano al Partito aprista peruviano (PAP), molte delle quali erano autorità locali rimaste ai loro posti nonostante l'intensità della violenza. La CVR riconosce anche lo sforzo realizzato dal governo del presidente Alan García Pérez per aver preservato il sistema democratico, le elezioni locali e generali e la libertà di stampa, nel contesto di una difficile situazione nel mezzo del peggior conflitto armato interno della storia repubblicana del paese.

90. La CVR ritiene che, dal momento in cui il dottor Alan García Pérez nel luglio del 1985 è salito al governo, abbia dato avvio a una serie di politiche sociali per rimettere in moto la strategia antisovversiva. L'obiettivo esplicito era quello di sconfiggere la ribellione mediante politiche di sviluppo a favore dei contadini e delle regioni più povere. Il nuovo governo si è fatto carico delle critiche sull'operato delle forze armate che si andavano facendo dai tempi del governo precedente.

91. Questa politica di rispetto dei diritti umani e di denuncia delle loro violazioni si è espressa, ad esempio, attraverso sanzioni applicate ai capi militari responsabili dell'eccidio di Accomarca (agosto 1985). Il governo ha ricercato in questo modo il controllo civile sull'azione militare. Ha creato inoltre una Commissione di pace e ha portato avanti alcune iniziative per l'accorpamento delle forze di polizia e la creazione del Ministero della difesa.

92. La CVR ritiene, comunque, che quello che viene chiamato il «massacro dei detenuti», avvenuto nei giorni 18 e 19 giugno del 1986 nei centri penitenziali di Lurigancho e El Frontón, abbia ridimensionato lo sforzo del governo del PAP nell'imporre alle forze dell'ordine da parte del potere civile un nuovo sistema di rispetto dei diritti umani. La CVR ha constatato che, a partire dai fatti ricordati, le forze armate hanno agito con maggior autonomia nella loro azione antisovversiva, senza che, per far questo, il potere esecutivo né quello legislativo fornissero loro un riconoscimento legale.

93. La CVR ritiene che il governo del PAP abbia avuto per questo motivo una grave responsabilità politica, senza tacere altre responsabilità individuali qualora vengano individuate in altri procedimenti giudiziari nazionali o internazionali.

94. La CVR considera l'occultamento del massacro di Cayara, avvenuto nel maggio del 1988, paradigmatico del nuovo atteggiamento del partito di governo di fronte all'operato delle forze armate nella lotta antisovversiva. La commissione d'inchiesta, formata nel Senato della repubblica e presieduta dal parlamentare del PAP Carlos Enrique Melgar, stabilì che il massacro non c'era stato, anche se una minoranza della commissione e un magistrato assicuravano il contrario. La sentenza, comunque, fu approvata dalla maggioranza aprista. Le indagini della CVR confermano la strage di Cayara e riscontrano responsabilità politiche nel PAP per aver collaborato a nasconderla.

95. La CVR ha constatato che il governo del PAP ha messo in moto un processo di riorganizzazione dei tre corpi di polizia esistenti, dando ascolto alle accuse di corruzione e inefficienza. Da questo è sorta successivamente la polizia nazionale. Il PAP ha avuto un interesse particolare nel controllo della polizia attraverso il Ministero dell'interno. Durante questo processo si sono create nuove unità come la Direzione delle operazioni speciali (DOES), preparata per la lotta antisovversiva, e si è rafforzato il lavoro di intelligence contro il terrorismo.

96. La CVR stima che la forte crisi economica e politica che il Perù ha vissuto a partire dal 1988 ha favorito lo sviluppo di gruppi sovversivi e la voragine di violenza. Il fallimento del programma economico e l'inizio dell'iperinflazione hanno portato a una situazione di grave instabilità del paese. Con il mancato tentativo di nazionalizzazione delle banche, lo stato ha iniziato a perdere l'appoggio dei gruppi imprenditoriali e finanziari del paese. Le manovre e contromanovre nelle politiche economiche hanno intensificato la tensione sociale già esistente, aggravata dal collasso dei servizi di base. Il PCP-SL ha approfittato di questo malcontento per iniziare le sue marce di protesta verso la capitale stessa.

97. La CVR ha raccolto testimonianze che indicano l'esistenza di poliziotti facenti parte di squadroni della morte o di commandi paramilitari, utilizzati contro presunti sovversivi. Una serie di avvenimenti tra cui la comparsa del «Comando Rodrigo Franco», lo scontro tra una pattuglia dell'esercito e una colonna del MRTA nelle vicinanze di Los Molinos, l'attacco del PCP-SL al posto di polizia di Uchiza, la mancanza di funzionari municipali nel 1989, la fuga dei membri del MRTA dal carcere Castro Castro nel 1990, hanno potenziato l'immagine di malgoverno e caos del paese. Allo stesso tempo, tuttavia, si sono portate a termine tre elezioni nazionali tra il novembre 1989 e il giugno 1990. Il malcontento delle forze armate è stato così grande che è stato addirittura tentato un colpo di stato. La CVR conclude che, allo scoppio della crisi, il governo perse completamente il controllo della politica antisovversiva, salvo in alcune aree dove l'intervento della polizia ha avuto esito positivo, come nel caso del Gruppo speciale di intelligence (GEIN) che, alla fine, avrebbe portato i frutti migliori quanto a catture di leader sovversivi.

D. I governi di Alberto Fujimori
98. La CVR ha riscontrato che, durante le elezioni presidenziali del 1990 che ebbero luogo nel pieno di una crisi generale, il discredito dei partiti e la perdita di fiducia nelle organizzazioni politiche hanno facilitato il trionfo dell'ingegnere Alberto Fujimori, un candidato indipendente che in poco tempo ha mostrato il suo disprezzo per la democrazia. Non ha mai costruito un'organizzazione politica che lo appoggiasse.13 Per affrontare i due grandi problemi che ereditava - la crisi economica e l'escalation della sovversione - affidò le questioni economiche a gruppi di tecnocrati e fece sua la strategia antisovversiva delle forze armate creatasi alla fine degli anni ottanta. Allo stesso modo, convocò agenti di intelligence militare, tra cui il più noto era Vladimiro Montesinos. Con la sua collaborazione, il nuovo regime iniziò a rafforzare il Servizio di intelligence nazionale (SIN), assicurandosi la fedeltà dei vertici militari per trasformarli nei pilastri della gestione di governo.14

99. La CVR giunge alla conclusione che il colpo di stato del 5 aprile 1992 ha significato il collasso dello stato di diritto e ha mostrato anche la debolezza del sistema dei partiti: il colpo di stato ha goduto dell'appoggio della maggioranza dell'opinione pubblica. Durante l'offensiva urbana del PCP-SL, settori importanti di tutti gli strati sociali si mostrarono disposti a barattare la democrazia per la sicurezza e a tollerare le violazioni dei diritti umani come costo necessario per porre fine alla rivolta.

100. La CVR ha constatato che, a partire dal 1992, la nuova strategia antisovversiva ha mirato all'eliminazione selettiva delle organizzazioni politico-amministrative (OPA) dei gruppi sovversivi. Uno squadrone della morte, chiamato «Colina» e legato a Vladimiro Montesinos, si è reso responsabile di omidici, sparizioni forzate e massacri perpetrati con crudeltà ed efferatezza. La CVR è in possesso di prove sufficienti per affermare che il presidente Alberto Fujimori, il suo consigliere Vladimiro Montesinos e altri funzionari del SIN hanno responsabilità penali per le uccisioni, sparizioni forzate e massacri perpetrati dallo squadrone della morte chiamato «Colina».

101. La CVR sostiene che la DINCOTE, grazie all'esperienza accumulata dalla fine del decennio precedente e alla cura messa nel lavoro di intelligence, ha mostrato durante questo periodo aspetti più costruttivi ed efficaci, che hanno portato alla cattura di Víctor Polay, principale dirigente del MRTA, di Abímael Guzmán e di altri membri della Segreteria politica del Comitato centrale del PCP-SL, il 12 settembre 1992. La CVR conclude che le catture dei leader massimi del PCP-SL e del MRTA non sono state utilizzate dal governo per accelerare la sconfitta della sovversione, ma per ottenere invece un tornaconto elettorale.

102. Inoltre la CVR segnala l'incarico dato a Chavín de Huántar per la liberazione delle persone sequestrate dal MRTA nella residenza dell'ambasciatore giapponese, nel dicembre del 1996. La CVR ripudia quest'azione terrorista che per quattro mesi ha tenuto prigioniere decine di persone. Riconosce il diritto dello stato di liberare gli ostaggi lì segregati, loda l'eroismo e l'efficienza dei commandos che hanno portato a termine con successo le operazioni di riscatto, e rende omaggio ai membri dell'esercito morti in tale azione, tra cui il dottor Carlos Giusti, membro della Corte suprema. Condanna, tuttavia, le esecuzioni sommarie, ingiustificate perché si trattava di persone che si erano arrese, e condivide il rigetto dell'opinione pubblica delle immagini che ritraggono Alberto Fujimori mentre cammina tra i cadaveri nella residenza da poco liberata.

103. La CVR afferma che negli anni seguenti vari episodi, alcuni certi, la maggior parte manipolati dai mezzi di comunicazione, sono serviti a dare un'immagine esagerata del terrorismo come minaccia latente, per giustificare l'autoritarismo del regime e per sminuire gli oppositori. L'intercettazione telefonica sulle comunicazioni di politici oppositori, l'accanimento verso il giornalismo indipendente, l'assoggettamento e l'alterazione finale della maggior parte dei mezzi di comunicazione, gli attentati e i crimini, persino contro membri stessi del SIN, così come lo svilimento di operazioni legittime come l'operazione prima citata di Chavín de Huántar, portano il segno del governo autoritario di Alberto Fujimori.

104. Secondo quanto qui esposto, la CVR sostiene che negli ultimi anni del governo di Fujimori il conflitto armato interno è stato manipolato allo scopo di lasciare che il regime rimanesse al potere. Ciò ha gettato il paese in una nuova crisi economica e in un grave stato di corruzione, disordine morale, indebolimento del tessuto sociale e istituzionale e in una profonda sfiducia nella sfera pubblica. Tutti questi aspetti condividono, almeno in parte, una stessa dimensione autoritaria con la quale si è risolto il conflitto e rappresentano uno dei momenti di maggior orrore nella storia della Repubblica.

E. I partiti di sinistra
105. La CVR esprime un riconoscimento speciale a tutte le vittime appartenenti ai partiti che facevano parte dell'alleanza Sinistra unita (IU), molte delle quali erano autorità locali rimaste al loro posto nonostante l'intensità della violenza. La CVR sottolinea anche che IU è stata un canale di rappresentanza politica di ampi settori popolari e movimenti sociali che fino ad allora erano stati esclusi dalla vita nazionale. In questo modo, in molte zone del paese, i militanti di sinistra sono stati un freno per lo sviluppo del PCP-SL.

106. La CVR ha constatato che l'alleanza Sinistra unita è stata la seconda forza elettorale per quasi tutto il decennio degli anni ottanta, ha ottenuto una rappresentanza in Parlamento, responsabilità in governi locali e, tra il 1989 e il 1992, nei governi regionali.

107. La CVR ha constatato che, durante gli anni settanta, la maggior parte delle organizzazioni che successivamente avrebbero formato IU condivisero con differenti sfumature un discorso e una strategia che privilegiavano la presa del potere attraverso la lotta armata. Nel contesto delle grandi mobilitazioni sociali e di apertura democratica della fine degli anni settanta, alcune di queste organizzazioni hanno preso una direzione che le ha portate a considerare positivamente la strada elettorale e la democrazia rappresentativa.

108. La CVR fa notare che, tuttavia, una presa di distanza ideologica insufficiente e in molti casi tardiva ha posto la maggior parte dei partiti membri di IU in una situazione ambigua di fronte alla azioni del PCP-SL e più ancora del MRTA. Quest'ambiguità ha reso difficile, per i suoi leader e anche per i gruppi sociali su cui IU aveva influenza, contrapporre la lotta armata alle concezioni violente del PCP-SL o del MRTA.

109. La CVR constata che la sinistra ha presentato denunce delle violazioni dei diritti umani commesse dallo stato. Tuttavia, non ha ugualmente condannato quelle compiute dai gruppi sovversivi, specialmente dal MRTA. Ci sono stati due gruppi che hanno conservato fino alla fine la possibilità del ricorso alla violenza per la presa del potere. Questo è stato, in ultima analisi, ciò che ha portato la divisione della sinistra tra istanze riformiste e rivoluzionarie.

110. Secondo la CVR, senza generalizzare, settori importanti hanno inteso la loro partecipazione in Parlamento e nei comuni come una tribuna di agitazione e propaganda per dimostrare i limiti delle istituzioni demo-borghesi.

111. La CVR segnala che, sul piano politico, il settarismo e l'inefficacia dei partiti e degli indipendenti che formavano IU, così come la difficoltà di mettere gli interessi del paese al di sopra dei gruppi o delle personalità che ne facevano parte, le ha impedito di andare oltre il suo carattere di alleanza elettorale per trasformarsi in un fronte programmatico che rappresentasse e offrisse un'alternativa di cambiamento pacifico e democratico per i suoi militanti e per l'intero paese. Questo limite di IU è rimasto persino nel momento della sua maggior presenza elettorale, le ha impedito poi di differenziarsi dalla politica del governo aprista e ha finito per dividerla nel 1989. La divisione ha sconcertato i suoi seguaci e ha sgretolato la diga di contenimento che IU rappresentava per ampi settori popolari; questo ha favorito la crescita dei gruppi sovversivi e successivamente del fujimorismo.

112. Tuttavia, la CVR riconosce il ruolo positivo della tempestiva denuncia di IU della violazione dei diritti umani, sia attraverso i suoi partiti aderenti, sia attraverso le organizzazioni sociali con le quali era in contatto e i suoi rappresentanti in Parlamento, che hanno avuto un ruolo rilevante nelle più importanti commissioni d'inchiesta del Congresso su temi legati al conflitto armato interno (l'uccisione dei detenuti, i gruppi paramilitari, le cause della violenza).

113. La CVR fa notare poi che numerosi membri di IU, in particolare militanti di base delle province nei periodi elettorali, sono stati vittime delle forze dell'ordine che non hanno fatto distinzione tra militanti delle sinistre e sovversivi. Inoltre, è chiaro per la CVR che IU non fu mai la facciata legale del PCP-SL, né in maniera organica, né ufficiosa. Con il passare degli anni, IU denunciò in modo crescente l'ideologia e i metodi del PCP-SL, che uccise un numero significativo di dirigenti sociali delle file di IU, alcuni dei quali leader di importanti organismi nazionali.

F. Il potere legislativo
114. La CVR ha constatato che i problemi dello stato nel fronteggiare il conflitto armato interno ci furono anche per il potere legislativo. Le forze politiche rappresentate non hanno avuto né fatto proposte su come combattere in modo definitivo i gruppi sovversivi finché il conflitto non ha assunto dimensioni preoccupanti (1991).

115. La CVR fa notare che durante tutti gli anni ottanta il Congresso ha proceduto con le maggioranze dei rispettivi partiti di governo di ogni legislatura. Grazie a queste i governi hanno inibito o indebolito le capacità di controllare e di legiferare. Così il Parlamento 1980-85 non ha assolto la sua funzione costituzionale di controllo, rinunciando a esercitare la supervisione su ciò che stava succedendo ad Ayacucho, Huancavelica e Apurímac. Nonostante in questo arco di tempo si sia verificata la maggior parte delle morti o delle sparizioni, il Congresso non ha effettuato nessuna indagine sulle violazioni dei diritti umani che tanto il PCP-SL come le forze dell'ordine stavano accumulando impunemente.

116. La CVR deve segnalare che davanti alla militarizzazione del conflitto, il Congresso non ha presentato nessuna alternativa o strada percorribile. La principale attività normativa è stata a carico dell'esecutivo. E quando, alla fine, il Congresso ha ripreso questa sua funzione, non ha fatto altro che riaffermare la scarsa volontà di impegnarsi a dare una risposta severa ed efficace al fenomeno sovversivo.

117. La CVR segnala che l'approvazione da parte del Congresso della legge 24150 che stabiliva le norme che dovevano compiersi negli stati di emergenza - norme con cui le forze armate assumevano il controllo dell'ordine interno in tutto il territorio o solo in parte - legalizzò ciò che stava già accadendo nei fatti, inibendo l'autorità civile a favore di quella militare. Così, questa decisione ha portato all'indebolimento del potere democratico civile e alla riduzione della politica antisovversiva a un ambito di repressione e controllo militare.

118. Tuttavia, la CVR deve prender nota del fatto che dal 1985 alcune commissioni d'inchiesta hanno indagato su casi che hanno avuto grande impatto sull'opinione pubblica. Anche se nessuna di queste è riuscita a rompere la cerchia di impunità, i dibattiti e le relazioni parlamentari in piccola parte hanno generato movimenti importanti di opinione pubblica contro le violazioni dei diritti umani. Comunque, anche se il Congresso ha portato avanti le indagini su importanti casi di violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze dell'ordine, non ha messo altrettanto impegno nell'indagare e richiedere sanzioni sui gravi casi di violenza perpetrati dal PCP-SL.

119. La CVR nota che, nel Congresso costituito dopo le elezioni del 1990, l'esecutivo non ha ottenuto per la prima volta una maggioranza propria. Approfittando del logoramento dei partiti e del discredito del legislativo, il governo di Alberto Fujimori e i promotori di una politica autoritaria e militarizzata hanno ingigantito la sua inefficacia e i suoi problemi, e non hanno avuto alcun riguardo nell'indicare il Congresso come facente parte dello schieramento nemico; quest'idea coincideva con quella del PCP-SL, che considerava il Congresso come un baluardo del revisionismo e parte del vecchio stato che si doveva eliminare.

120. La CVR ritiene che, tra il 1990 il 1992, il Congresso abbia assunto un'altra fisionomia. Il fatto che non esistesse una maggioranza del partito di governo, e che l'aumento della sovversione spingesse verso una maggiore concertazione e una partecipazione più attiva nel quadro di una politica antisovversiva entro i confini democratici, si è reso visibile nel dibattito sulla legislazione antisovversiva del novembre 1991. Dall'altro canto, per quanto riguardava la sua funzione di controllo parlamentare, il Congresso del 1990-92 è intervenuto in situazioni di violazioni dei diritti umani nel conflitto armato interno. Tuttavia, il colpo di stato dell'aprile 1992, che ha chiuso il Parlamento con il consenso di una parte maggioritaria dell'opinione pubblica, ha mostrato che questa nuova tendenza è stata uno sforzo tardivo e insufficiente per controllare i poteri concreti e le correnti autoritarie del paese. Già allora i partiti politici parlamentari manifestavano chiari segni di collasso e di crisi.

121. La CVR ritiene che, dopo il colpo di stato del 1992, il Congresso abbia mancato di capacità di controllo, tanto per la riduzione costituzionale delle sue competenze, quanto perché la maggioranza parlamentare assoluta ha mantenuto il potere fino al 2000. Il minimo impegno parlamentare nella lotta si è aggravato con lo sviluppo di un processo di manipolazione normativa nociva per la società, che ha provato, tra l'altro, a costruire un apparato di garanzia delle impunità delle violazioni dei diritti umani commessi da agenti statali.

122. Alla CVR è stato possibile verificare che, in molti casi, la maggioranza ufficiale del Congresso dopo il colpo di stato, nonostante l'atteggiamento coraggioso di congressisti dell'opposizione, non solo è venuta meno alla sua funzione costituzionale di controllo, ma ha anche sostenuto e promosso l'omissione e l'impunità. L'approvazione della legge 26479, la legge generale di amnistia (15.6.1995), ha significato una svolta in questo processo. Il Parlamento è diventato in pratica una cassa di risonanza delle posizioni del potere esecutivo e del SIN.

G. Il potere giudiziario
123. La CVR deve indicare che l'abdicazione dell'autorità democratica ha incluso la rinuncia alle funzioni proprie dell'amministrazione della giustizia. Il sistema giudiziario non ha portato adeguatamente a compimento la sua missione; né per la condanna giuridica delle azioni dei gruppi sovversivi, né per la difesa dei diritti civili delle persone detenute, né per porre fine all'impunità con la quale agivano gli agenti dello stato che commettevano gravi violazioni dei diritti umani. Nel primo caso, il potere giudiziario si è guadagnato l'immagine di un'inefficiente colabrodo che liberava i colpevoli e condannava gli innocenti; nel secondo caso, i suoi agenti non hanno svolto il loro compito di garanti dei diritti dei detenuti, coadiuvando l'attuazione di gravi violazioni dei diritti alla vita e all'integrità fisica; infine, si sono astenuti dal consegnare alla giustizia i membri delle forze armate accusati di gravi delitti, decidendo sistematicamente in ogni conflitto di competenza a favore della giurisdizione militare, per cui le violazioni rimanevano nella totale impunità.

124. La CVR deve comunque precisare che il sistema giudiziario soffriva problemi strutturali che determinavano la sua inefficienza. Tuttavia, a questo si deve aggiungere la condotta negligente di alcuni ufficiali di giustizia che hanno reso ancor più grave questa situazione.

125. La CVR fa notare che la situazione giudiziaria del Perù si è aggravata dopo il colpo di stato del 1992, quando alle condizioni già citate si sono aggiunte una chiara intromissione nella capacità di autogoverno a partire dal licenziamento massivo di magistrati, delle nomine provvisorie e la creazione di organi di gestione estranei alla struttura del sistema giudiziario, oltre all'inefficacia del Tribunale costituzionale.

126. La CVR fa notare la carente legislazione applicata dal sistema giudiziario. Tra il 1980 e il 1992 hanno inciso fortemente in questa situazione la standardizzazione ampia e indefinita del delitto di terrorismo e il sistematico intralcio del lavoro del pubblico ministero durante le indagini preliminari, mettendo in secondo piano il suo compito di garante. Dopo il colpo di stato del 1992, la situazione si è aggravata a causa della nuova legislazione caratterizzata dall'eccessiva criminalizzazione del terrorismo per l'adattabilità del concetto e la creazione di nuove tipologie penali con cui si processava in diverse giurisdizioni e si imponevano pene differenti per gli stessi capi d'accusa, la mancanza di pene proporzionate, i seri limiti della capacità di protezione dei detenuti e l'incarico dato ai tribunali militari di giudicare i delitti di tradimento della patria.

127. La CVR ha constatato che, venendo meno alla sua propria funzione, il potere giudiziario, attraverso la Corte suprema, ha giudicato in ogni occasione gli accusati membri delle forze armate, quindi di competenza della giustizia militare, i cui casi venivano sospesi, si prolungavano senza motivo o si concludevano con condanne indulgenti.

128. Un'altra pratica diffusa che la CVR ha verificato consiste nel fatto che gli ufficiali di giustizia contravvenivano al loro compito di tutelare i diritti dei cittadini dichiarando non procedibili i ricorsi di habeas corpus. Il Tribunale delle garanzie costituzionali - vigente fino al 1991 - ha evitato sistematicamente di giungere a sentenze fondate. Questa situazione ha contribuito in grande misura a far sì che le detenzioni arbitrarie culminassero in torture, esecuzioni sommarie e sparizioni forzate.

129. La CVR ritiene che la dittatura di Alberto Fujimori abbia preteso di legalizzare in maniera spuria l'impunità delle violazioni dei diritti umani compiute dagli agenti dello stato, ottenendo che il Congresso costituente democratico approvasse a maggioranza due leggi di amnistia che infrangevano disposizioni costituzionali e trattati internazionali, ratificati dalla sovranità del Perù. Salvo una rispettabile eccezione,15 che consisteva nel non applicare la norma per non violare le disposizioni costituzionali e i trattati internazionali, i giudici hanno rinunciato alla loro facoltà di applicare il controllo diffuso della costituzionalità delle leggi.

130. La CVR ha constatato che il risultato della rigida e acritica applicazione della legislazione antiterrorista del 1992 ha permesso che durante il processo dei detenuti non venisse garantita l'imparzialità di giudizio. Centinaia di persone innocenti hanno dovuto subire lunghe condanne; la violazione delle garanzie del giusto processo ha gettato un'ombra di dubbio sui processi svolti. La sfiducia verso il sistema giudiziario durante il regime di Alberto Fujimori è andata a favore dei veri sovversivi quando, anni dopo, lo stato ha dovuto emettere nuovi giudizi con scarse prove. D'altro canto, i condannati per terrorismo hanno sofferto nelle carceri in cui erano stati rinchiusi condizioni vessatorie della dignità umana, che non portavano assolutamente alla loro riabilitazione. La situazione carceraria, in effetti, trascurata dai giudici della sezione penale, ha dato luogo a rivolte e massacri nel 1985, 1986 e 1992.

131. La CVR deve sottolineare che il pubblico ministero - salvo rispettabili eccezioni - è venuto meno alla sua funzione di controllo del rispetto dei diritti umani da osservarsi nelle carceri e si è mostrato insensibile alle richieste dei familiari delle vittime. Al contrario, si è omessa la denuncia di crimini, si è indagato senza alcuna energia ed è stata realizzata un'attività forense molto deficitaria; tutto ciò ha favorito la situazione di disordine e impunità. Sotto la dittatura di Fujimori, l'ubbidienza del pubblico ministero agli imperativi dell'esecutivo è stata totale.

V. Il ruolo delle organizzazioni sociali
A. Sulle corporazioni

132. La CVR ha rilevato l'aggressione violenta da parte di gruppi sovversivi a vari sindacati e imprese. Nel rapporto della CVR risultano gli omicidi di dirigenti sindacali, imprenditori e funzionari d'impresa.

133. La CVR stima che, mentre il PCP-SL ha esacerbato i conflitti del lavoro e si è proposto come obiettivo la distruzione dei sindacati esistenti, il MRTA ha cercato di utilizzare i sindacati per i suoi fini sovversivi.

134. La CVR conclude anche che le pratiche o concezioni antidemocratiche di sindacati e corporazioni imprenditoriali durante il conflitto armato hanno portato al disprezzo reciproco, e questo ha messo in discussione la rappresentatività e legittimità delle organizzazioni corporative.

135. La CVR ha constatato che il ruolo svolto dallo stato di arbitro nei conflitti sindacali è stato di forte inettitudine, poiché, tra gli altri fattori, una burocrazia inefficiente e propensa alla corruzione, la mancanza di regole chiare, una legislazione gravosa, hanno reso difficili i negoziati e hanno fatto in modo che i problemi si aggravassero.

B. Sul sistema educativo e l'insegnamento
136. La CVR ha verificato che lo stato per decenni non si è interessato dell'aspetto educativo. Ci sono stati progetti di modernizzazione negli anni sessanta ma sono falliti. Né la legge sull'università, né la riforma educativa del 1972 sono riuscite a invertire questa tendenza. Non hanno nemmeno eliminato il predominio delle pedagogie tradizionali e autoritarie. Negli spazi che lo stato ha lasciato nella sua ritirata, hanno germinato nuove proposte. Queste prospettavano un cambiamento radicale, non assimilabile dal sistema sociale e politico, ma raggiungibile solo attraverso lo scontro e sostenuto da un marxismo dogmatico e semplificato, che durante gli anni settanta si era diffuso ampiamente nelle università. Questi nuovi contenuti si sono trasmessi utilizzando i vecchi parametri pedagogici autoritari che non sono stati messi in discussione.

137. La CVR ha verificato che, tra molti professori e studenti universitari, era diventato comune pensare al compimento definitivo della storia attraverso la via dello scontro. Questa visione ha dato spazio allo sviluppo di proposte autoritarie di estrema sinistra. Quella del PCP-SL è stata solo la più esasperata.

138. La CVR ha verificato che, in quel contesto, il PCP-SL ha cercato di strumentalizzare le istituzioni educative: università, istituti secondari, superiori e persino accademie pre-universitarie. Il dogmatismo comune e l'ambiguità dei gruppi radicali hanno favorito la violenza. Attraverso l'intimidazione o la cooptazione è riuscito a collocare insegnanti negli istituti dove gli interessava fare proselitismo. Sfruttando e alimentando una versione massimalista dell'autonomia universitaria, ha avuto accesso in alcuni casi alle direzione del Bienestar universitario o, per lo meno, ha trovato un santuario in residenze e mense. Lì ha sviluppato un proselitismo basato su pratiche come il clientelismo e la mobilitazione dei sentimenti di discriminazione e offesa degli studenti poveri e provinciali, che facevano maggiormente uso di questi servizi. A questa popolazione universitaria, carente di legami sociali nei suoi luoghi di studio, offriva inoltre identità e senso di appartenenza.

139. La CVR riscontra una grave responsabilità dello stato: a) per il disinteresse verso l'educazione pubblica durante un conflitto che aveva nel sistema educativo un terreno fertile di dibattito ideologico e simbolico; b) per l'intimidazione e/o la stigmatizzazione di intere comunità di docenti e studenti delle università pubbliche, specialmente quelle delle province;16 c) per il deterioramento delle infrastrutture e dei servizi di varie università pubbliche; d) per aver permesso gravi violazioni dei diritti umani di molte persone per il solo fatto di essere studenti o professori.17

140. La CVR ripudia i crimini commessi contro studenti, professori e lavoratori, al di là della loro appartenenza politica. Condanna in particolare l'uccisione di più di 100 studenti, professori e personale dell'Università nazionale del Centro (UNCP), per mano di diversi soggetti combattenti - inclusi squadroni della morte - schierati in un conflitto a fuoco incrociato e confuso. Condanna, inoltre, il massacro di 8 studenti e un professore dell'Università nazionale dell'educazione Enrique Guzmán y Valle, La Cantuta, nel luglio 1992 e la successiva amnistia per i colpevoli, membri dello squadrone della morte «Colina» nel 1995. Segnala, a partire dalle sue indagini, che oltre alle già menzionate, le Università di San Cristóbal di Huamanga, Hermilio Valdizán di Huánuco, Callao, Huacho e San Marcos, sono state colpite dalla strategia antisovversiva di detenzioni-sparizioni e distruzione di infrastrutture e, durante il regime autoritario degli anni novanta, dall'installazione di basi militari nei campus universitari.

C. Sul ruolo delle Chiese
141. La CVR, attraverso le numerose testimonianze raccolte, i colloqui e gli studi realizzati, ha constatato che, durante il divampare della violenza, le Chiese cattolica ed evangelica hanno contribuito a proteggere la popolazione da crimini e violazioni dei diritti umani. Istituzionalmente, la Chiesa cattolica ha condannato fin dall'inizio la violenza dei gruppi armati e allo stesso modo le violazioni dei diritti umani da parte dello stato. Queste posizioni si sono concretizzate tempestivamente in azioni di difesa dei diritti umani e di denuncia delle violazioni attraverso alcune organizzazioni come la Commissione episcopale di azione sociale (CEAS) e altre ancora. La CVR è giunta a conclusione che molte vite sono state salvate e molti soprusi impediti grazie all'intervento di queste organizzazioni, e anche di singoli religiosi e laici, al di là degli orientamenti teologici e pastorali. In dipartimenti come Puno, Cajamarca, Ancash, Ucayali o in Amazzonia, il ruolo di sacerdoti, laici e catechisti ha contribuito a rafforzare il tessuto sociale e a costruire una barriera che ha frenato l'avanzata del PCP-SL e lo scoppio della cosiddetta guerra sporca.

142. La CVR ha riscontrato comunque che, durante la maggior parte del conflitto armato, nella diocesi di Ayacucho la difesa dei diritti umani non è stata decisa. Durante buona parte del conflitto quell'arcivescovado ha ostacolato il lavoro delle organizzazioni ecclesiali coinvolte, e contemporaneamente negava l'esistenza di violazioni dei diritti umani compiute nella sua giurisdizione. La CVR disapprova il fatto che alcune autorità ecclesiastiche di Ayacucho, Huancavelica e Abancay non abbiano rispettato il loro impegno pastorale.

143. La CVR ha concluso che anche la Chiesa evangelica ha svolto un ruolo importante di protezione dei diritti umani, specialmente a partire dalle sue richieste di coordinamento nazionale. Riconosce, inoltre, il coraggio dei pastori che hanno compiuto azioni di difesa della vita nelle zone periferiche delle grandi città e in zone rurali molto isolate. Rileva anche che un numero significativo di contadini evangelici hanno partecipato a comités di autodifesa che combattevano la sovversione. Tuttavia, lamenta che alcune comunità evangeliche non abbiano fatto eco alla difesa dei diritti umani.

144. La CVR rende omaggio ai sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli cattolici ed evangelici che hanno pagato con la propria vita il loro impegno pastorale durante il conflitto armato interno.

D. Sulle organizzazioni di difesa dei diritti umani
145. La CVR ha concluso che, durante il conflitto, decine di associazioni della società civile hanno tenuto viva la capacità di indignazione davanti a ciò che stava succedendo e hanno creato un efficace movimento a favore dei diritti umani che, organizzato attorno al Coordinamento nazionale dei diritti umani (CNDH), si è trasformato - nonostante una sua costante demonizzazione - in un referente etico nel panorama nazionale e in un effettivo strumento attraverso il quale le vittime potevano portare avanti l'obiettivo di scoprire la verità ed esigere giustizia. La CVR è convinta che il paese abbia nei confronti delle organizzazioni per i diritti umani un debito di gratitudine perché, esercitando il diritto democratico di controllare le forze dell'ordine, hanno contribuito a far luce su alcuni degli aspetti più brutali del conflitto e a ottenere un'ampia solidarietà internazionale per la lotta democratica del popolo peruviano.

146. Secondo la tradizione del movimento internazionale dei diritti umani, nei primi anni del conflitto gli organismi peruviani di difesa dei diritti umani hanno focalizzato la loro critica fondamentalmente sullo stato, le cui azioni si inseriscono in un ordinamento legale che deve rispettare, che inoltre è firmatario di trattati internazionali e deve, soprattutto, rispondere della sicurezza dei suoi cittadini. Tuttavia, a metà degli anni ottanta, gli organismi che facevano parte della CNDH hanno specificato ciò che li differenziava dalle organizzazioni di facciata dei gruppi sovversivi.18 Successivamente, si sono rifiutati di difendere legalmente i militanti o leader di questi gruppi e hanno influito in maniera attiva e con successo perché il movimento internazionale per i diritti umani includesse, nelle critiche e nel monitoraggio dei suoi organismi, anche i gruppi sovversivi, sia peruviani sia mondiali.

147. La CVR ha constatato anche che, a differenza di altri paesi dove ci sono stati conflitti armati interni, le organizzazioni delle vittime hanno vissuto in condizioni di debolezza. Questo perché nella maggioranza dei casi le vittime erano contadini poveri, con poca coscienza dei propri diritti, con un difficile accesso alla giustizia, con deboli supporti sociali e scarsi contatti urbani. Questa debolezza ha favorito l'impunità dei colpevoli di crimini e violazioni dei diritti umani.

148. In questo contesto, la CVR sottolinea e riconosce la persistenza dell'Associazione nazionale dei familiari dei sequestrati, detenuti e scomparsi del Perù (ANFASEP), formata nella stragrande maggioranza da donne di Ayacucho, che parlavano quechua e disponevano di scarsi mezzi. Anche nei momenti peggiori, con tenacia e coraggio, queste donne hanno tenuto accesa la fiamma della speranza di ritrovare i propri cari e di veder fatta giustizia per i responsabili della loro scomparsa.

E. Sui mezzi di comunicazione
149. La CVR constata che durante il conflitto armato interno i mass media hanno giocato un ruolo molto importante. In quegli anni l'indagine giornalistica è stata abbondante, coraggiosa e in alcuni casi, come in quello del massacro de La Cantuta (luglio 1992), fondamentale per trovare i responsabili dei crimini. Molte volte, in queste ricerche i giornalisti hanno rischiato la vita e, disgraziatamente, in varie occasioni l'hanno persa. La CVR rende omaggio ai giornalisti uccisi durante il conflitto armato interno mentre compivano il loro dovere. Ricorda in particolare i martiri di Uchuraccay, i primi giornalisti a cadere nel compimento del loro lavoro in circostanze particolarmente tragiche. Inoltre, riconosce in maniera speciale il contributo dato dai giornalisti che hanno compiuto egregiamente e in condizioni avverse il loro dovere nelle province dichiarate in stato di emergenza per il chiarimento dei fatti e la denuncia dei crimini e delle violazioni dei diritti umani.

150. Per quanto si riferisce alla copertura e alla linea editoriale, la CVR constata che fin dall'inizio degli anni ottanta i mezzi di comunicazione hanno condannato la violenza sovversiva, anche se con diverse sfumature secondo le inclinazioni politiche di ciascuno di essi, e questo implicava valutazioni differenti a seconda della situazione e degli obiettivi delle organizzazioni sovversive. Tuttavia, i media non hanno tenuto la stessa posizione per quanto riguarda l'indagine e la denuncia delle violazioni dei diritti umani. La CVR riconosce che c'è stato un coraggioso e rischioso lavoro di indagine e denuncia, ma, allo stesso tempo, segnala che ci sono stati media che hanno avuto una posizione ambigua e sono persino arrivati ad avallare la violenza arbitraria dello stato.

151. Per quanto riguarda il modo di diffusione delle notizie, la CVR ha riscontrato che molti media sono incorsi in una presentazione cruda, sconsiderata nei confronti delle vittime, che non ha favorito la riflessione e la sensibilizzazione nazionale. Fa parte di questo problema il razzismo implicito nei mass media, messo in risalto nel rapporto finale.

152. Quindi, in molti media, il tema della violenza sovversiva e antisovversiva non è stato trattato in maniera tale da dare un apporto significativo alla pacificazione del paese. La CVR ritiene che due siano stati i fattori che hanno portato a questo risultato: 1) l'utilizzo inatteso di una logica di violenza che ha finito per imporre una trattazione poco sensibile dei temi; 2) la priorità di una logica commerciale che nei casi peggiori ha portato al sensazionalismo e che si è complicata verso la fine degli anni novanta con il fenomeno di maxicorruzione e di acquisizione della proprietà dei mass media.

VI. Sulle conseguenze del conflitto armato interno
153. La CVR trova che il conflitto armato interno su cui ha indagato sia il più grave della nostra storia repubblicana e che abbia lasciato conseguenze profondissime per tutti i piani della vita nazionale. La dimensione e l'intensità del conflitto hanno accentuato i gravi squilibri nazionali, hanno distrutto l'ordine democratico, hanno esasperato la povertà e radicalizzato la disuguaglianza, aggravato forme di discriminazione ed esclusione, debilitato i legami sociali ed emotivi, e hanno favorito una cultura di timore e sfiducia. È necessario tuttavia sottolineare che, nonostante le dure condizioni, ci sono state persone e popolazioni che hanno resistito e si sono sforzate di affermare una società costruttrice di pace e di diritto.

154. La CVR fa notare che il conflitto ha avuto come risultato la totale distruzione delle infrastrutture produttive, la perdita di capitale sociale e di opportunità economiche. I dipartimenti che hanno maggiormente sofferto si trovano oggi agli ultimi posti degli indici di povertà e sviluppo umano. Non è una casualità che quattro dei dipartimenti più colpiti dal conflitto (Huancavelica, Ayacucho, Apúrimac e Huanuco) siano tra i cinque più poveri del paese.

155. Alla CVR è stato possibile constatare che la violenza ha distrutto e sconvolto la vita sociale locale, in particolare per l'uccisione di dirigenti e autorità tradizionali e statali. Ciò ha prodotto un profondo indebolimento della società civile, dei partiti politici e delle strutture in cui era più necessario il consolidamento di un tessuto sociale: i settori della cittadinanza più emarginati e bisognosi di inserimento ed espansione.

156. Secondo la CVR la fuga di massa dalle zone di violenza ha creato un doloroso processo di sradicamento e impoverimento per centinaia di migliaia di peruviani e peruviane; ciò ha portato a un'urbanizzazione selvaggia, così come a un arretramento storico nello standard di occupazione del territorio andino, cosa che impedirà per lungo tempo le possibilità di uno sviluppo umano sostenibile. La popolazione che si è trasferita ha visto danneggiati i suoi legami sociali, che hanno dovuto adattarsi con diversi gradi di successo e con grande sofferenza alle nuove circostanze, e questo ha comportato un'enorme sfida per la provvisorietà dei servizi nelle città. Inoltre, a causa del conflitto gli emigrati sono stati in molti casi stigmatizzati e discriminati nelle scuole, nei quartieri e luoghi di lavoro. Al loro ritorno, hanno dovuto affrontare a volte gravi problemi per le terre e per la mancanza di sostegno sufficiente per riorganizzarsi e mantenere le proprie famiglie.

157. La CVR ha constatato che, come risultato del conflitto, un'intera generazione di bambini e giovani ha visto troncata o impoverita la propria formazione scolastica e universitaria; costoro meritano l'attenzione privilegiata dello stato.

158. La CVR è cosciente del fatto che il conflitto armato interno ha intensificato fino a livelli insopportabili la paura e la sfiducia, che a loro volta hanno contribuito a frammentare e atomizzare la società. In queste condizioni, la sofferenza estrema ha provocato risentimento e ha impregnato di diffidenza e di violenza la convivenza sociale e le relazioni interpersonali.

159. La CVR ha constatato che ampi settori della popolazione colpita dalla violenza soffrono in qualche forma gli strascichi psicosociali, che debilitano le loro capacità di andare avanti e di superare le ferite del passato.

160. Secondo la CVR una conseguenza del conflitto armato interno è il disordine morale nel quale è sprofondato il paese durante gli ultimi anni della dittatura di Alberto Fujimori. Infatti, il modo in cui lo stato, le forze politiche e settori importanti dell'opinione pubblica hanno vissuto quegli anni, mostrando indifferenza, tolleranza verso le violazioni dei diritti umani e la disposizione a barattare la democrazia in cambio della sicurezza come costo necessario per dare fine al conflitto, ha fatto largo all'autocrazia e all'impunità.

161. Infine, la CVR segnala che deve riconoscere che la violenza, con il suo totale rigore, non è stata in grado di distruggere la capacità di reazione della popolazione. In varie occasioni, davanti alla distruzione dei legami sociali tradizionali e all'uccisione di molti dirigenti, le donne hanno assunto nuove responsabilità e hanno lanciato al paese la sfida morale di riconoscere la perdita di migliaia di loro figli nei massacri e sparizioni. Giovani dirigenti hanno ricostruito molte delle comunità più colpite e si è potuto dimostrare che tante comunità erano state capaci di resistere alla violenza grazie all'autodifesa e ad alternative di pace e processi di microriconciliazione.

162. La CVR giunge alla conclusione che le conseguenze del conflitto armato interno pesano come una grave ipoteca sul nostro futuro e intaccano decisamente la nostra ricostruzione come comunità nazionale di cittadini liberi e uguali in un paese democratico e plurale, che percorre un cammino di sviluppo e di equità. Considera, inoltre, che il primo passo per superare queste conseguenze sia che il paese conosca completamente le dimensioni dell'orrore vissuto tra il 1980 e il 2000.

VII. Sulla necessità di riparare
163. La CVR, dal rapporto che consegna al paese, stima che, anche se in passato si sono potute addurre ragioni di ignoranza e incomprensione davanti al dramma vissuto nei primi anni del conflitto, ciò ora non è più possibile. Dopo aver messo al corrente lo stato e i cittadini, cui è diretto il nostro rapporto, delle impressionanti dimensioni di ciò che è successo, è indispensabile, se vogliamo vivere civilmente in pace e in democrazia, riparare, per quanto possibile, ai gravissimi danni che si sono prodotti.

164. La CVR ritiene che la sua stessa esistenza e il mandato a lei affidato di proporre risarcimenti costituisca già l'inizio di un processo di riparazione e di dignità per le vittime.

165. Secondo la CVR la riparazione ha profonde implicazioni etiche e politiche, ed è una componente importante del processo di riconciliazione nazionale. Essendo la schiacciante maggioranza delle vittime del conflitto contadini, poveri, indigeni, tradizionalmente discriminati ed esclusi, sono loro che devono ricevere l'attenzione privilegiata da parte dello stato.

166. Secondo la CVR, riparazione implica riscattare il clima d'indifferenza con gesti di solidarietà che contribuiscano al superamento di atteggiamenti e pratiche discriminatorie, non esenti da razzismo. Applicate con equità, le riparazioni devono inoltre generare fiducia civica, ristabilendo le relazioni danneggiate tra i cittadini e lo stato, in modo da consolidare la transizione e la governabilità democratiche e prevenire nuovi scenari di violenza.

167. La CVR presenta al paese un Piano integrale di risarcimenti, dove si combinano forme individuali e collettive, simboliche e materiali di risarcimento. Il Piano deve essere finanziato in modo creativo dallo stato, ma anche dalla società e dalla cooperazione internazionale. Il Piano sottolinea in particolare: 1) le riparazioni simboliche, il riscatto della memoria, il dare dignità alle vittime; 2) l'attenzione all'educazione e alla salute mentale; 3) i risarcimenti economici individuali e collettivi (programmi di ricostruzione istituzionale, sviluppo comunitario, servizi di base e produzione di entrate).

168. La CVR ritiene che una parte essenziale del processo di riparazione sia la giustizia. Nessuna strada verso la riconciliazione sarà percorribile se non accompagnata da un esercizio effettivo della giustizia, sia per quanto riguarda la riparazione dei danni sofferti dalle vittime, sia quanto al giusto castigo per i colpevoli, con la conseguente fine dell'impunità. Non si può costruire un paese eticamente sano e politicamente percorribile sulle basi dell'impunità. Attraverso la casistica che consegna al pubblico ministero, l'identificazione delle circa 24.000 vittime del conflitto armato interno e, in generale, i riscontri delle sue indagini, la CVR cerca sostanzialmente di ampliare le motivazioni per sostenere la richiesta delle vittime e delle loro organizzazioni, così come in generale quelle degli organismi in difesa dei diritti umani e dei cittadini, di fare giustizia.

169. Inoltre, la CVR ha elaborato un Registro nazionale delle fosse comuni sulla base delle informazioni ottenute durante le sue indagini. Al termine del suo mandato, la CVR ha registrato 4.644 fosse comuni a livello nazionale, dopo aver realizzato tre esumazioni e constatazioni preliminari in 2.200 di esse. Queste cifre, che superano di gran lunga le stime precedenti, confermano l'importanza di dare impulso e mettere in atto il Piano nazionale di interventi proposto dalla CVR. Inoltre, la CVR conferma l'importanza fondamentale del lavoro giudiziario per ottenere giustizia, identificare le possibili vittime ed elaborare il lutto per i nostri compatrioti scomparsi.

VIII. Sul processo di riconciliazione nazionale
170. La CVR propone che il grande orizzonte della riconciliazione nazionale sia quello della cittadinanza piena di tutti i peruviani e peruviane. A partire dal suo compito di favorire la riconciliazione nazionale e dalle indagini effettuate, la CVR interpreta la riconciliazione come un nuovo patto fondamentale tra lo stato e la società peruviani, e tra i membri stessi della società.

171. La CVR considera che la riconciliazione deve avvenire a livello personale e familiare, nelle organizzazioni della società e nel ristabilimento delle relazioni tra lo stato e la società nel suo insieme. I tre piani segnalati devono adeguarsi a una meta generale, che è l'edificazione di un paese che si riconosca positivamente come multietnico, pluriculturale e multilingue. Tale riconoscimento è la base per superare gli atteggiamenti di discriminazione che soggiacciono alle molte discordie della nostra storia repubblicana.

1 Con un margine di sicurezza del 95% i cui limiti inferiori e superiori sono rispettivamente 61.000 e 77.552 vittime.

2 La CVR ha ricevuto i resoconti di morti e scomparse causate dal conflitto armato interno in tutti i dipartimenti, tranne Moquera e Madre de Dios. Solo a Tacna (1) e a Tumbes (4), le vittime registrate si contano sulle dita di una mano.

3 Bisogna segnalare che coloro che vivono in questi dipartimenti sono così poveri che tutti insieme concentrano solo il 9% delle entrate di tutte le famiglie peruviane. Inoltre, Huancavelica, Ayacucho, Apúrimac e Huánuco sono i quattro dipartimenti più poveri del paese.

4 La CVR ha ricevuto i resoconti di 930 autorità locali uccise dal PCP-SL, tuttavia, stima che il numero sia molto maggiore.

5 Ci si riferisce alle norme del diritto umanitario internazionale raccolte nell'art. 3 della Convenzione di Ginevra.

6 L'atto stesso di levarsi in armi contro un regime legittimamente eletto è un atto criminale.

9 I documenti del PCP-SL riconoscono circa 1.700 perdite tra militanti del partito, l'esercito guerrigliero popolare e le masse che li hanno appoggiati, nel periodo compreso tra il 1983 e il 1985. Anche se non c'è una certezza assoluta al riguardo, la CVR ritiene che, dei militanti del PCP-SL morti, 2.000 possano corrispondere ai desaparecidos per mano PCP-SL, dei quali si può ragionevolmente pensare che fossero giovani reclutati a forza che non sono mai più tornati, probabilmente perché caduti durante gli scontri.

10 L'inefficienza delle forze armate nello svolgere il loro compito fondamentale di difesa nazionale si è palesata nel conflitto del Cenepa nel 1995.

11 Questa avrebbe potuto rimanere sotto il controllo dell'autorità civile, o di un ministro o delegato presidenziale ad hoc.

12 I principali soggetti politici hanno lanciato accuse incrociate che denunciavano l'imputazione degli atti terroristici contemporaneamente al governo cubano, alla sinistra legale e al governo, tra cui militari velasquisti o di estrema destra.

13 «Cambio 90» è stato sciolto dopo le elezioni del 1990 e non ha più avuto attività organica. «Nueva Mayoría» è stata solo una sigla per presentarsi alle elezioni del 1995. Il «Frente Perú al 2000», che lo ha dovuto sostenere nelle elezioni del 2000, ha falsificato più di 1.000.000 di firme per iscriversi nella Giuria nazionale delle elezioni.

14 Un punto d'involuzione è stato la permanenza di Nicolás de Bari Hermoza Ríos come Comandante generale, anche dopo il suo pensionamento, negli ultimi mesi del 1991 e fino al 1998.

15 Che fosse possibile opporsi a questa impunità, ne è prova il coraggioso comportamento della dottoressa Antonia Saquicuray, che è venuta a conoscenza del caso Barrios Altos, sostenendo l'incostituzionalità della legge di amnistia.

16 Anche se poco applicata, negli anni novanta la legge di «apologia del terrorismo» rese l'intimidazione all'insegnamento un reato.

17 Secondo le testimonianze raccolte dalla CVR, del totale delle vittime per opera di agenti dello stato durante il conflitto, il 3% erano docenti e il 2,4% studenti universitari o di istituti superiori.

18 Come i cosiddetti «Avvocati democratici».


articolo tratto da Il Regno logo


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