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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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M. M.

La pace è imperativa

"Il Regno" n. 14 del 2001

Fra il 4 e il 15 giugno il segretario della Conferenza episcopale singalese, mons. M. Ranjith, e il vicepresidente della Commissione Giustizia e pace, mons. R. Joseph, hanno girato l’Europa per incoraggiare le iniziative di riconciliazione nello Sri Lanka; in agenda l’incontro con i funzionari dei ministeri degli esteri. "Siamo soddisfatti dell’esito del viaggio, che intendeva fare pressione sui governi europei e creare opinione. Germania e Francia ci hanno assicurato pieno appoggio. I governi possono "condizionare" gli aiuti economici che danno allo Sri Lanka e subordinarli ai negoziati di pace", ha dichiarato mons. Ranjith a Fides (6.7.2001).

18 anni di guerra
Il 24 aprile è scaduto il cessate il fuoco proposto unilateralmente dalle Tigri tamil per la liberazione dell’Eleam (LTTE, i ribelli indipendentisti del Nord) lo scorso Natale, per agevolare una nuova tornata di trattative, mediata questa volta dalla Norvegia, nella persona dell’ambasciatore E. Solheim. La tregua aveva retto fino a pochi giorni prima della scadenza, quando i ribelli hanno attaccato una nave della marina. L’attacco viene attribuito ai "falchi" del LTTE, che propendono per la soluzione militare del conflitto (e trovano nella controparte analoga corrente).

In 18 anni il conflitto ha causato 75.000 morti (su 20 milioni di abitanti) e un milione di rifugiati, "più di Timor Orientale, Palestina e Bosnia" – ricordava mons. M. Ranjith – e naturalmente ha messo in ginocchio l’economia, appesantita da un investimento in risorse militari che ha raggiunto il 20% del budget nazionale. Mettere termine al conflitto è diventata una necessità cogente per entrambe le parti, e infatti entrambe hanno accettato il nuovo giro di trattative mediate dalla Norvegia. I ribelli pongono due precondizioni: la revoca del bando sulla loro organizzazione (che equivale a un riconoscimento politico) e il ritiro delle truppe regolari dalla zona a maggioranza tamil nel Nord-Est del paese. Il bando nei confronti del LTTE è condiviso da Inghilterra e Stati Uniti, e ciò al tavolo della trattativa pone gli autonomisti in posizione di partenza debole. Il comportamento del governo della presidente Chandrika B. Kumaratunga, d’altra parte, non è stato lineare. All’indomani della sua elezione, nel 1994, lanciò un piano di pace ispirato alla proposta di un’ampia autonomia per Jaffna, andando ben oltre ogni proposta precedente. Però le pressioni dei militari e la ripresa degli attentati hanno ottenuto nuovamente la consegna del conflitto nelle mani dell’esercito. Tanto più che alla fine di giugno lo Sri Lanka Muslim Congress, il principale partito islamico, ha ritirato il proprio appoggio al governo e, qualche giorno dopo, la presidente Kumaratunga, con manovra costituzionale ma inusuale, ha sospeso la legislatura per due mesi, in attesa di ottenere nuova legittimazione da una consultazione referendaria.

La proposta dei vescovi
I vescovi dello Sri Lanka hanno dato un’ulteriore spinta al processo di riconciliazione, intervenendo con un apporto personale. La delegazione che ha contattato le diplomazie europee il mese scorso è un versante. Dall’altro, si ha notizia di passi dell’episcopato a incontrare esponenti al più alto livello del LTTE, al termine del cessate il fuoco, per ridare fiato immediatamente alla trattativa. La missione è guidata dallo stesso presidente della Conferenza episcopale, mons. O. Gomis, dal qual è venuto l’invito ai tamil perché la cessazione della tregua non significhi l’abbandono della trattativa. I vescovi stanno altresì sollecitando i leader delle "Tigri" a formulare in maniera precisa e univoca le richieste autonomiste, il che comporta la necessità di un ricompattamento interno. In seguito alla crisi di governo, l’arcivescovo di Colombo, N.M. Fernando, ha invitato tutti i partiti politici a garantire la formazione di un governo di unità nazionale per evitare che il paese sia senza guida proprio in questo frangente.

I vescovi, che avevano dato vita durante il cessate il fuoco a una campagna di preghiera per la pace, ora stanno affiancando i passi di natura diplomatica con azioni dirette di solidarietà, come la visita ai campi profughi (ce ne sono 13.000 nei pressi del santuario di Nostra Signora di Madhu). Il segretario della Conferenza episcopale ritiene che "il governo dovrebbe almeno promettere di togliere la messa al bando del LTTE (...) Sin dal 1983 la Chiesa ripete i suoi principi: indivisibilità del paese; superamento del concetto unitario di etnia e religione e accettazione della diversità; sostegno a un sistema politico basato su pluralismo e decentramento, con autonomie locali; rifiuto della violenza e della guerra come strumenti di soluzione dei conflitti; necessità di una posizione univoca e coerente da parte del governo (...) Se la guerra continua, non ci saranno né vincitore né vinti" (Fides, 2.6.2001).


articolo tratto da Il Regno logo

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