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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Joachim Ruhuna

Che hai fatto a tuo fratello?

"Il Regno" n. 17 del 1996

"Vi supplico: deponete le armi, cessate questi massacri, è il prezzo della pace. Voi stessi, anche voi aspirate a essa. Lasciate che gli altri vivano in pace. Cerchiamo insieme una via comune nell'armonia e nella concordia". Così il 23 luglio 1996 l'arcivescovo di Gitega, Joachim Ruhuna di etnia tutsi , interpellava i burundesi di entrambe le etnie nell'omelia funebre per le vittime del massacro di Bugendana.

Protagonista lui stesso, insieme agli altri vescovi del paese (cf. in questo numero a p. 000), dell'impegno fattivo per la ricostruzione della pace e dell'unità nel Burundi, ha pagato questa scelta con la vita. Il 10 settembre è infatti stata diffusa la notizia della sua morte per mano di ribelli hutu o, secondo un'altra fonte, di tutsi , anche se il corpo non è stato rinvenuto. "Signore, che il sangue dei tuoi amati sia per il nostro paese fonte di salvezza affinché possiamo uscire da questo orrore".

(Originale: stampa da supporto magnetico. Nostra traduzione dal francese).


Eccellenze, burundesi, cari fedeli,

Dopo che Caino si fu gettato su suo fratello Abele e l'ebbe ucciso, il Signore Dio lo interpellò in questi termini: "Dov'è tuo fratello Abele?" Caino rispose: "Non lo so". Il Signore Dio riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo. Ora sii maledetto e cacciato dal suolo fertile... Tu sarai ormai ramingo e fuggiasco sulla terra". Allora Caino disse al Signore Dio: "La mia pena è troppo pesante. Ecco... io mi dovrò nascondere lontano dalla tua faccia e sarò ramingo e fuggiasco sulla terra: e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere!"... e il Signore Dio mise un segno su Caino, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato (cf. Gen 4,9-16). Tale fu la maledizione del Signore, che colpisce il criminale che non si pente.

Contemplate con me i corpi dei nostri fratelli e sorelle allineati davanti a noi. Delle centinaia e centinaia che sono caduti sotto i colpi dei malfattori. Quasi tutti sono donne e bambini indifesi. Già privati dei loro cari nell'ottobre 1993, sono stati cacciati dalle loro colline e dalle loro case: hanno cercato rifugio in questi luoghi di miseria. Non avevano più nulla: non conoscevano che la miseria, il freddo, la fame come tanti altri fuggiaschi radunati in questi campi, un po' dappertutto nel paese.

Sono là davanti a noi. Hanno appena lasciato questa terra, uccisi dai loro fratelli, dei burundesi come loro. Signore, che il sangue dei tuoi amati sia per il nostro paese fonte di salvezza affinché possiamo uscire da questo orrore: perché cessino queste lacrime e questa violenza insensata e funesta che non ha più nome e che ci fa vergogna.

Vogliamo piangere insieme a tutti coloro che piangono persone care. Fra di essi ci sono dei veri martiri. Ci hanno preceduto nel regno di Dio dove ci prepareranno un posto. Che il Signore li accolga nella sua casa e li ricolmi della sua gioia senza fine.

Ma, ditemi, dove sono dunque coloro che hanno commesso questi crimini? Che giudizio conosceranno? Vagheranno come figli maledetti cacciati dalla loro famiglia. Troveranno ancora riposo? Non saranno tormentati senza posa dalla loro coscienza? Questo sangue versato non li perseguiterà? La voce del Signore non cesserà di perseguitarli: "Che hai fatto a tuo fratello? Che hai fatto dunque? Tu sei ormai un esiliato, morirai senza aver finito di vagare. Il castigo sarà pesante da portare. L'inferno, tu lo vivrai quaggiù".

Burundesi, sorelle e fratelli miei, lasciate che mi rivolga a questi assassini e a chi li manda. Levo alta la mia voce, che tutti la odano! I vostri crimini sono la vergogna dell'umanità. Vi supplico: deponete le armi, cessate questi massacri, è il prezzo della pace. Voi stessi, anche voi aspirate a essa. Lasciate che gli altri vivano in pace. Cerchiamo insieme una via comune nell'armonia e nella concordia. Fra di voi, sono sicuro, c'è chi ripete in cuor suo: "Siamo precipitati nel male, chi ci salverà?".

Non è così. Sappiate dunque che il Signore ha il cuore misericordioso. La chiesa ha ricevuto la missione di proclamarlo e di offrirlo a tutti coloro che sinceramente si pentono con tutto il cuore.

Senza dubbio, la giustizia degli uomini ti punirà duramente. Ma il tuo cuore può già essere guarito e strappato al castigo eterno. Gli uomini possono perdonare a chi si rivede riconoscendo il proprio peccato e vuole convertirsi. Il Signore non desidera la morte del peccatore, ma che egli si converta.

A tutti coloro che hanno perduto i loro cari, io chiedo di non sprofondare nell'illusione che la vendetta darebbe. Coloro che hanno appena perso la vita, l'hanno perduta a causa della loro etnia, è evidente. I loro carnefici che pensano di vendicare o difendere la propria etnia, hanno commesso un crimine che supera tutti i peccati: hanno rinnegato Dio, loro creatore. Che non vi siano altri che si lasciano guidare da sentimenti etnici per vendicare i loro morti. Non è uccidendo a tua volta che farai tornare i tuoi cari. Sarai diventato, anche tu, un assassino e il Signore ti maledirà.

Lasciate anche che interpelli i cristiani di questo paese. Cari cristiani, voi avete accolto l'insegnamento del Cristo e siete stati battezzati. Voi lo sapete bene, uccidere è peccato, un peccato molto grave. In ogni uomo degno di questo nome, anche non battezzato, c'è un precetto della sua coscienza che gli vieta di uccidere. È un'esigenza della legge naturale che si rivela a chi raggiunge l'età della ragione.

Ogni volta che voi avete ospitato un assassino, ogni volta che avete concordato un omicidio, avete già commesso il peccato. Voi non siete più degni del nome di cristiani. Voi vi siete esclusi dalla comunità dei fedeli: siete come dei fuggiaschi.

Cari cristiani del Burundi, grandi e piccoli, che ciascuno di voi rientri in se stesso e si esamini per vedere se non partecipa al crimine sia con proposte e azioni, sia con tutto il suo comportamento.

Imbocchiamo risolutamente la via del pentimento: convertiamoci. Rompiamo con il crimine che imperversa nel nostro paese. Non c'è che un cammino che porta alla pace e alla gioia: è il culto della verità e della giustizia, la passione del bene. Impariamo la misericordia. Pratichiamo la saggezza. Abbiamo il cuore dolce e umile verso nostro Signore e i nostri fratelli, gli uomini. Tale è l'insegnamento che ci trasmette il Vangelo di questo giorno (Mt 5,1-12).

Esorto tutti i cristiani degni di questo nome a essere costruttori di pace e di unità tra gli uomini. Rimproverate i malfattori: che tornino al focolare. Moltiplicate le opere buone, contrassegnate da amore e misericordia verso tutti. È il solo modo di espiare questi crimini che si commettono in tutto il paese. Sì, la pace è possibile se noi lo vogliamo, se la cerchiamo instancabilmente chiedendola con tutto il cuore al Signore nostro Dio.

Io continuo a sognare un Burundi nel quale tutti i suoi figli e le sue figlie si riconcilino, un Burundi dove i fuoriusciti ritrovino le loro proprietà, un Burundi che si dedichi al proprio sviluppo.

Burundesi, fratelli miei, sorelle mie, tutto dipende da noi. Amiamo il Signore, osserviamo i suoi comandamenti, rispettiamoci reciprocamente. Il Signore Dio, da cui proviene ogni bene, non mancherà di rispondere alle nostre preghiere.

E voi, cari fratelli e sorelle, che siete già presso il Padre, siate nella pace. Pregate per il nostro paese perché ritrovi la sua dignità agli occhi di Dio e del mondo intero.

Grazie a tutti.

Bugendana, 23 luglio 1996.

Joachim Ruhuna,
arcivescovo di Gitega

articolo tratto da Il Regno logo

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