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Popolazione: 8.140.849
La maggior parte degli abitanti del Burundi appartengono all'etnia hutu (86%), popolazione agricola di origine bantu. Per secoli furono dominati dai tutsi o watussi (13%), pastori di origine camitica. Vi è una piccola minoranza (1%) di twa (pigmei).
Superficie: 27.830 Kmq
Capitale: Bujumbura, 378.000 ab. (2003).
Moneta: Franco del Burundi
Lingua: il kirundi, il rundi e il francese sono ufficiali. La lingua commerciale è lo swahili.
Religione: Cristiani 67%; culti africani tradizionali 32%; musulmani 1%.
Governo: Pierre Nkurunziza, huti, è presidente dall'agosto 2005. Martin Nduwimana, tutsi, è primo vicepresidente dall'agosto 2005. Il parlamento è bicamerale. Il Senato può avere tra 37 e 54 membri che restano in carica per un mandato di 5 anni. Dopo le elezioni nel luglio 2005 i membri del Senato sono 49. L'Assemblea Nazionale è di 100 deputati eletti direttamente e di membri eletti, varabili dai 18 ai 21, che restano in carica per un mandato di 5 anni. Dopo le elezioni del luglio 2005 i membri dell'Assemblea Nazionale sono 118.
La situazione del conflitto al 2008-2009:
All’inizio del 2008 i negoziati di pace tra il Governo e l’FNL (Forze Nazionali di Liberazione) erano in una situazione di stallo. L’FNL aveva posto come condizione per il proseguimento dei colloqui di pace l’immunità per i propri capi esiliati in Tanziana. Il 17 aprile 2008 si sono avuti nuovi episodi di violenza nella provincia rurale di Bujumbura, con il risultato di oltre 100 vittime e di migliaia di profughi civili. Le violenze sono proseguite fino al 14 maggio, allorquando i leader esiliati sono ritornati in patria per onorare gli impegni di pace.
I colloqui sono ripartiti e alla fine di maggio è stato preso un nuovo accordo. I burundiani che erano fuggiti nei paesi confinanti hanno cominciato a fare ritorno in patria. La situazione di pace, benché stabile, è rimasta fragile nel corso dell’intera estate, con ripetute denunce da entrambe le parti di violazione degli accordi di pace. Nel’autunno 2008, il Palipethu-FNL, il ramo politico della fazione ribelle, ha rifiutato il disarmo, la smobilitazione e il processo di reintegrazione, a meno di un riconoscimento ufficiale come partito politico. In considerazione dell’orientamento etnico molto evidente nella denominazione del partito, il governo ha respinto tale richiesta, determinando un peggioramento della situazione. Successivamente, nel mese di dicembre, il Palipethu-FNL ha fatto cadere la sua richiesta ed entrambe le parti hanno manifestato pubblicamente la volontà di onorare gli accordi di pace.
L’avvio del processo di reintegrazione delle parti in lotta è stato previsto per i primi mesi del 2009. La situazione è attualmente stabile ma la violenza potrebbe aumentare in vista delle elezioni del 2010.
- La storia del conflittoIn questa sezione vengono ripercorse le tappe fondamentali che hanno caratterizzato la storia di questo conflitto fino allo scorso anno
- Documenti ed approfondimentiArticoli, campagne e documenti per approfondire e capire meglio le questioni del conflitto e i suoi protagonisti