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Mali, una situazione in bilico
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17 aprile 2014
Popolazione: Israele, 6.697.413; Palestina, 3.945.139
Israele: Ebrei 80,1%, arabi, drusi, circassi, armeni e altri sono il 19,9%
Palestina: i Palestinesi sono un gruppo di arabofoni le cui famiglie sono originarie della Palestina. 700.000 palestinesi risiedono in Israele, 1.500.000 in Cisgiordania, 800.000 nella Striscia di Gaza e il resto in altri paesi del Medio Oriente.
Superficie: 6.220 kmq
Capitale: Gerusalemme/Tel Aviv, 668.000 ab. (2003)
Moneta: Nuovo sciclo
Lingua: Israele: Ebraico (ufficiale) e Arabo. Palestina: Arabo
Religione: Israele: Ebraismo (ufficiale). Gli arabi sono per la maggior parte musulmani, con un 10% di cristiani. Ci sono anche drusi e Bahà’i.
Palestina: Musulmana (prevalentemente sannita), 97%; cristiani di rito orientale, 3%.
Governo: Israele: Shimon Peres è presidente dal giugno del 2007 Benjamin Netanyahu, primo ministro dall’aprile 2009. Il sistema di governo è parlamentare, con 120 membri dell’Assemblea nazionale (Knesset).
Palestina: Mahmoud Abbas, presidente dal gennaio 2005. Salam Fayyad, primo ministro dal 2007. Il Consiglio Autonomo svolge le funzioni di un Parlamento.
La situazione del conflitto al 2009-2010:
Secondo le analisi dell’Heidelberg Institute for International conflict research, nel corso
del 2009 erano presenti all’interno del territorio dello stato di Israele almeno cinque
fronti di conflitto:
1. Al-Fatah vs. Hamas
Si tratta di un conflitto partito nel 1994, e che vede contrapposto il Movimento di
Liberazione della Palestina (al-Fatah) e il Movimento Islamico di Resistenza (Hamas),
all’interno dei territori palestinesi.
Il 2 gennaio 2009, nella West Bank, migliaia di palestinesi hanno protestato a sostegno
delle dimostrazioni nella striscia di Gaza, contro l’operazione militare dell’esercito
israeliano denominata “Piombo Fuso”.
Il 26 febbraio, i responsabili delle fazioni in lotta si sono incontrati al Cairo per una
serie di colloqui. In seguito a tali colloqui, Hamas ha interrotto gli arresti domiciliari
di alcuni membri di al-Fatah, detenuti nella striscia di Gaza, mentre al-Fatah a sua volta
ha rilasciato circa 80 membri di Hamas. Inoltre, delegazioni di entrambe le fazioni e altri
gruppi palestinesi hanno acconsentito di costituire dei comitati locali, con lo scopo di
formare e presentare alle elezioni un governo unitario.
Un primo giro di colloqui si è tenuto il 10 marzo, dopo le dimissioni di Salam Fayyad, primo
ministro dell’Autorità Nazionale palestinese (tali dimissioni erano state richieste da Hamas
come prerequisito per la costituzione di un governo di unità nazionale). Ciò nonostante, nel
mese di aprile, Hamas e al-Fatah hanno di fatto sospeso i colloqui, in considerazione
dell’incapacità di trovare un accordo sulle modalità di costituzione di un governo di unità
nazionale.
Il 31 maggio, nella città di Qalqilya, la polizia palestinese ha provato ad arrestare
Mohammed al-Samman, il comandante del braccio armato di Hamas. Nel conflitto a fuoco
originatosi sono morti tre poliziotti, due membri di Hamas e un passante.
Il 6 settembre, il leader di Hamas Khaled Meshaal, esiliato a Damasco, si è recato in Egitto
allo scopo di intrattenere dei colloqui di mediazione e trovare una possibile via di
riconciliazione con al-Fatah.
Il 28 ottobre, Hamas ha sollecitato i palestinesi a boicottare le elezioni presidenziali e
parlamentari, annunciate per il gennaio 2010 dal presidente palestinese Mahmoud Abbas,
dichiarando la sostanziale illegalità di tali elezioni.
L’11 novembre 2009, Abbas ha dichiarato che non avrebbe partecipato alle elezioni. Il giorno
successivo, la commissione elettorale dell’Autorità Nazionale Palestinese ha suggerito di
rinviare il confronto elettorale.
2. Hamas vs. Gruppi Salafiti
Un nuovo conflitto interno si è avviato nel 2009, e vede contrapposti Hamas, autorità di
fatto nella Striscia di Gaza, e vari gruppi Salafiti, ritenuti strettamente legati ad
al-Qaeda (anche se solamente il gruppo Jaysh al-Ummah ha pubblicamente ammesso tale legame).
Il 22 maggio, Hamas ha accusato tali gruppi di minare la sua autorità nella Striscia di
Gaza, conducendo una personale battaglia contro lo Stato di Israele.
Il 15 agosto, dopo che il gruppo salafita Jund Ansar Allah ha dichiarato la costituzione di
un emirato islamico autonomo, Hamas ha fatto irruzione in una moschea nella città di Rafah,
allo scopo di arrestare Abd Al-Latif Moussa, capo riconosciuto del gruppo salafita. Oltre
allo stesso Moussa e ad un capo militare di Hamas, sono rimaste uccise nello scontro 24
persone, tra cui 5 poliziotti. Oltre 120 le persone rimaste ferite.
Il 29 agosto, come atto di ritorsione, il gruppo islamico Jund Ansar Allah ha bombardato due
impianti di sicurezza a Gaza City.
Il 4 settembre, le forze di sicurezza di Hamas hanno arrestato Abu Hafs al-Maqdisi, leader
del gruppo Jaysh al-Ummah. A tale arresto hanno fatto seguito le dichiarazioni di un
portavoce del gruppo, che ha minacciato di attaccare Hamas nella Striscia di Gaza.
Il 2 ottobre, Hamas ha chiesto ai gruppi salafiti di sciogliersi, in cambio di una specifica
amnistia. I salafiti hanno rifiutato tale offerta.
3. Israel vs. Hamas
Questo specifico conflitto, che per convenzione viene fatto risalire al 1988, vede
contrapposti da un lato il governo israeliano e dall’altro Hamas, la Jihad islamica e altri
gruppi militanti.
Il 3 gennaio 2009, il governo di Israele ha richiamato decine di migliaia di riservisti e ha
lanciato una massiccia offensiva di terra, supportata da mezzi corazzati ed elicotteri.
Il 7 gennaio, almeno 40 persone sono rimaste uccise e 55 ferite, in seguito ad un
bombardamento di artiglieria, avvenuto nei pressi di una scuola delle Nazioni Unite, nel
capo di rifugiati di Jabaliya, vicino a Gaza City.
L’11 gennaio, migliaia di riservisti si sono ulteriormente aggregati all’offensiva militare israeliana.
Il 15 gennaio, un blitz aereo ha ucciso Said Siyam, Ministro dell’Interno di Hamas.
Il 17 gennaio, dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che richiedeva l’immediata interruzione delle ostilità, il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale. Il giorno seguente, Hamas ha stabilito di mettere in atto solamente per una settimana il cessate il fuoco, allo scopo di consentire la ritirata dei soldati israeliani.
Mentre fonti vicine alle Ong hanno stimato in 1417 le vittime palestinesi, tra cui 330 militanti. Fonti ufficiali di Israele riferiscono di un numero di vittime superiore, pari a 1166 (tra cui 709 militanti). Sul versante israeliano, sono stati 13 i morti accertati. Nella Striscia di Gaza, l’offensiva israeliana ha prodotto danni alle infrastrutture per un totale di circa 2 miliari di dollari Usa.
Il 19 gennaio, mediatori egiziani hanno tenuto una serie di colloqui separati con il governo di Hamas, allo scopo di estendere per almeno un anno il cessate il fuoco unilaterale.
Il 28 maggio, forze governative israeliane hanno ucciso un leader di Hamas, vicino alla città di Hebron, nella West Bank.
L’8 giugno, militanti palestinesi aderenti al gruppo salafita Jund Ansar Allah, ha ucciso 4 soldati israeliani presso il confine di Gaza.
Come rappresaglia per le violenze della seconda metà dell’anno, Israele ha ripetutamente bombardato le gallerie che collegano la Striscia di Gaza con l’Egitto, considerate come principali canali di rifornimento di armi per i gruppi militanti della Striscia di Gaza. Il 22 novembre, nel corso dei più pesanti raid aerei dalla ripresa del conflitto, sono state bombardate numerose gallerie e alcuni edifici, considerati impianti di produzione di armi.
Il 6 settembre, in Egitto, alcuni mediatori si sono intrattenuti in lunghi colloqui con Khaled Meshaa, leader esiliato di Hamas a Damasco, cercando di mediare uno scambio di prigionieri tra Israele e Hamas, che comprendeva anche la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit.
Il 5 novembre, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione basata sul Rapporto Goldstone, pubblicato dall’Onu il 15 settembre, in cui si sollecita l’avvio di commissioni indipendenti di inchiesta sui casi di violazione dei diritti umani denunciati nel corso del conflitto.
4. Israel vs. Hezbollah
Nel corso del 2009, è rimasto ancora attivo il conflitto tra Israele e le forze Hezbollah provenienti dal Libano.
In diverse occasioni, alcuni militanti anonimi hanno esploso dei missili verso Israele. A tale riguardo, Hezbollah ha sempre negato ogni responsabilità.
L’11 aprile, Hassan Nasrallah, Segretario Generale degli Hezbollah, ha ammesso il coinvolgimento di vari membri dell’organizzazione in alcune azioni di sostegno alla resistenza palestinese, partite dal territorio egiziano. Il giorno prima, in Egitto, un gruppo di 49 membri di Hezbollah era stato arrestato per aver pianificato operazioni ostili.
Il 23 aprile, al Cairo, un ulteriore gruppo di presunti militanti Hezbollah è stato accusato di progettare attacchi militari, aventi come obiettivo alcune località turistiche, frequentate da cittadini israeliani (tra cui i battelli sul Nilo e alcuni vilaggi turistici nella Penisola del Sinai).
Nei mesi di luglio e ottobre, sono esplosi nel sud del Libano due magazzini illegali di scorte di armi. Secondo Israele, tale presenza costituiva una grave violazione della risoluzione Onu n. 1701.
Il 4 novembre, forze israeliane si sono impossessate di una imbarcazione nel Mediterraneo, che trasportava quasi 300 tonnellate di armi e prodotti militari.
5. Israel vs. Palestina
Si tratta del più antico conflitto in corso nell’area, riguardante il tema della creazione di uno stato sovrano palestinese, e vede contrapposti da un lato lo Stato di Israele e dall’altro varie organizzazioni palestinesi, tra cui l’Autorità Nazionale Palestinese (PNA), l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), al-Fatah, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), ecc.
Il governo israeliano ha accettato i rappresentanti dell’Olp e di al-Fatah come unici interlocutori accreditati per la negoziazione di possibili trattati di pace, interrompendo allo stesso tempo qualsiasi tipo di contatto con i militanti di Hamas.
Il 19 marzo 2009, l’artiglieria israeliana ha ucciso due militanti di al-Aqsa nella Striscia di Gaza.
Il 18 maggio, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha acconsentito di partecipare a dei colloqui di pace con il presidente Barack Obama, a Washington, astenendosi tuttavia dal prendere posizione sulla nascita di uno stato palestinese.
A partire dal 1967, Israele ha sostenuto l’insediamento di oltre 450mila persone nella West Bank. Nel mese di giugno, nonostante la forte pressione delle Nazioni Unite, Netanyahu si è rifiutato di fermare ulteriori attività di insediamento nella West Bank.
Il 29 luglio il governo israeliano ha approvato la costruzione di 50 nuove unità abitative all’interno di un insediamento israeliano nella West Bank.
Il 4 agosto, per la prima volta da oltre vent’anni, più di 2000 militanti di al-Fatah si sono incontrati nella città di Betlemme per un congresso di tre giorni. I delegati presenti hanno reiterato la volontà di pace di al-Fatah, enfatizzando allo stesso tempo il proprio diritto ad una resistenza violenta.
Il primo settembre, nel corso di una manifestazione nei pressi della città di Ramallah, lo scontro con le forze di sicurezza israeliane ha determinato la morte di un militante palestinese.
Il 20 settembre, in risposta ad un attacco missilistico avvenuto nel nord della Striscia di Gaza, i soldati israeliani hanno ucciso un membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP).
- La storia del conflittoIn questa sezione vengono ripercorse le tappe fondamentali che hanno caratterizzato la storia di questo conflitto fino allo scorso anno
- Gaza 2008-2009Un focus sul conflitto nella Striscia di Gaza tra dicembre 2008 e gennaio 2009
- Documenti e approfondimentiArticoli, campagne e documenti per approfondire e capire meglio le questioni del conflitto e i suoi protagonisti