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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Popolazione: 30.290.517
Tre quarti della popolazione è araba. Nel nord c'è una consistente minoranza curda (20%) e il resto è rappresentato da piccoli gruppi minoritari di assiri, armeni e altri.
Superficie: 438.320 Kmq
Capitale: Baghdad, 5.620.000 ab. (2003).
Moneta: Dinar iracheno
Lingua: Arabo (ufficiale e predominante). Nel Kurdistan è insegnato come seconda lingua, dopo il curdo.
Religione: In maggioranza musulmana. Gli sciiti (62%) vivono principalmente nel sud del paese; i sunniti sono circa il 35%. La maggior parte della élite politica è sunnita. I curdi del nord mescolano il sunnismo alla loro religione tradizionale, Yezidi. C'è una minoranza cristiana.

2003-2013 Dieci anni di conflitto
Sono passati poco più di dieci anni da quando ha avuto inizio la cosiddetta “seconda guerra del golfo”, l’attacco contro l’Iraq di Saddam Hussein, accusato di volersi costruire un arsenale di armi di distruzione di massa. Era il 20 marzo del 2003 e di lì a poco, il 1° maggio, il Presidente Bush proclamava ufficialmente che la guerra era finita : “mission accomplished”. Eppure la ricorrenza del decimo anniversario è stata ricordata sottovoce, perché effettivamente la missione non è stata per nulla “compiuta”, anzi ha creato un numero impressionate di vittime e di rifugiati e una situazione politica così instabile che nel solo mese di maggio 2013 ci sono stati più di mille persone uccise in attentati terroristici. La guerra in Iraq ha occupato i media italiani finchè ci sono stati nostri militari uccisi, come a Nassirya, e anche alcuni civili, o giornalisti sequestrati, ma questa guerra deve essere ricordata anche per come sia stato disastroso il ricorrere alle armi, con il primo esempio di “guerra preventiva”. Decine di migliaia di morti, le statistiche sono discordanti, ma è lecito supporre che i morti siano stati tra i 100 e 150.000, la struttura economica è stata distrutta, un milione e mezzo i rifugiati, la comunità cristiana, che ammontava a circa un milione di persone, ridotta, si stima, alla metà di questa cifra e in continua diaspora. Senza dimenticare che nel 1991 c’era stata una “prima guerra del golfo” che aveva provocato sanzioni economiche, che come spesso succede, hanno colpito maggiormente le fasce più deboli della popolazione.
Quanto è costata la guerra in Iraq? Anche qui le cifre variano, da un valore medio di 140 miliardi di dollari all’anno (V. Zucconi, la Repubblica, 21 genn. 2009) a un costo totale di 1.700 miliardi di $ più 490 miliardi per l’assistenza ai reduci (Huffington Post, 20/03/13).
L’economista Stiglitz, Premio Nobel per l’economia, avanza la cifra di tremila miliardi di dollari. Se si fa un calcolo al minimo, per quanto approssimato, si può dire che la guerra in Iraq è costata, e solo agli USA, almeno 150 miliardi di dollari all’anno. Per capire che cosa significa esattamente questa cifra, si prenda un anno medio, ad esempio il 2005: il totale degli aiuti pubblici allo sviluppo da parte di tutti i paese dell’OCSE supera di poco i 106 miliardi di dollari (Rapporto UNDP 2007/2008, pag 347).
Tutti gli aiuti pubblici della cooperazione del mondo costano i due terzi della sola guerra in Iraq. Questa sperequazione è il modo più eloquente di descrivere lo sviluppo di questo conflitto. Secondo i dati che ci fornisce Caritas Iraq e la sezione locale dell’Unicef, ci sono circa 4 milioni di bambini e ragazzi iracheni, con meno di 18 anni, che sono denutriti, con ritardi fisici e mentali difficilmente recuperabili. La mortalità dei bambini con meno di un anno di vita è di 32 per mille (3 in Italia) ma nelle zone rurali la situazione è più grave, dato anche il peggioramento dell’assistenza sanitaria. Questa cifra significa che circa 35.000 bambini muoiono ogni anno per ragioni legate all’impoverimento generale seguito alla guerra, il quadruplo delle vittime negli anni di guerra. Molti medici hanno inoltre abbandonato il paese e il solo servizio sanitario che rimane è privato, precluso alla parte povera della popolazione.
Gli orfani sono 800.000 e si stima che il 46 % delle ragazze dai 10 ai 14 anni hanno subito una qualche forma di violenza. Come si vede, l’Iraq non è solo un attentato terroristico più o meno sporadico, né un conflitto “accomplished”, ma una eredità che ancora oggi si trova ad affrontare i problemi di una popolazione affamata, con scarse cure, crescente disoccupazione e una frequenza scolastica che deve fare i conti quotidianamente con spostamenti rischiosi, in un clima generale di violenza. Caritas Iraq è presente in 10 località del paese e rinnova il suo grido di aiuto per soccorrere, anno dopo anno, dai 4 ai 5.000 minori, le loro mamme e centinaia di poveri, persone anziane, ammalati, rifugiati, con un budget annuale di quasi due milioni di euro, che però si faticano a trovare.

La situazione del conflitto al 2009-2010:
All’interno del territorio iracheno, il Conflict Barometer distingue 4 diversi tipi di fronti di conflitto. Uno di questi, quello che vede contrapposto il governo iracheno ai gruppi capitanati da Moqtada al-Sadr appare in via di estinzione. Gli altri fronti di conflitto sono tuttora attivi, anche se nel caso del fronte curdo-iracheno non si raggiunge il livello di “guerra” vera e propria, ma solamente di “conflitto manifesto”.

Iraq vs. gruppi di al-Sadr
Nel corso del 2009, il conflitto tra il gruppo sciita di Moqtada al-Sadr e il governo afghano, sostenuto dalle forze della coalizione internazionale, si è andato ulteriormente spegnendo. Dopo la sconfitta militare dell’esercito del Mehdi, il braccio armato del gruppo di al-Sadr, avvenuta nel 2008, al-Sadr ha provveduto a riunificare la sua organizzazione, rafforzandone le componenti sociali e politiche.
Il 7 gennaio, al-Sadr ha sollecitato attacchi di rappresaglia contro le forze statunitensi della coalizione, in segno di protesta per il sostegno americano ad Israele. Il primo maggio, in occasione della sua prima visita ufficiale all’estero, al-Sadr ha avuto dei colloqui sui temi della sicurezza con il primo ministro turco Erdogan e il presidente turco Abdullah Gul. Il 20 luglio, al-Sadr ha visitato anche Damasco, capitale della Siria, intrattenendo colloqui con il presidente siriano Bashar al-Assad. Alla fine di agosto, in vista delle elezioni nazionali, programmate per il mese di gennaio 2010, il gruppo politico di al-Sadr è confluito in una coalizione più vasta, di cui fa parte anche l’influente Consiglio Supremo Islamico.

Iraq vs. Al-Qaeda
Il conflitto tra Al-Qaeda e il governo iracheno, sostenuto dalla coalizione guidata dagli Usa, è rimasto attivo per tutto il 2009. Da segnalare due importanti attacchi suicidi, rivolti contro ministeri e altri edifici pubblici nel centro di Baghdad. In seguito a tali attentati le forze di sicurezza irachene e l’esercito americano hanno arrestato e passato per le armi vari capi di alto livello di Al-Qaeda.
Nel Nord dell’Iraq, Al-Qaeda ha continuato a fomentare la tensione tra i curdi e gli iracheni di origine araba. Il 24 gennaio, nel governatorato di Anbar, Al-Qaeda ha attaccato un convoglio di forze di polizia, uccidendo cinque ufficiali. Alla fine di febbraio, le forze di sicurezza irachene hanno arrestato 74 presunti membri di Al-Qaeda, in una serie di raid condotti nella città di Mosul, nel Nord del paese.
Il 10 aprile, secondo fonti dell’esercito Americano, un attacco suicida ha fatto esplodere un camion pieno di esplosivo nella città di Mosul, nei pressi di una base militare irachena, uccidendo cinque soldati americani e 2 poliziotti iracheni.
Il 23 e 24 aprile, a Baghdad e nella città di Muqdadiyah, nel governatorato di Anbar, quattro kamikaze di Al-Qaeda si sono fatti esplodere presso alcune moschee sciite, uccidendo 145 persone, quasi tutti pellegrini sciiti.
Il 20 giugno, almeno 72 persone sono rimaste uccise nella città di Kirkuk (Nord del paese), nel più sanguinoso attacco mortale avvenuto dall’inizio del 2009. A fine giugno, dopo il ritiro delle truppe Usa dai centri urbani, attacchi suicidi e dinamitardi a Baghdad e nella città di Tal Afar, nel fragile governatorato di Nineveh, hanno provocato la morte di più di 50 persone.
Il 19 agosto, quasi 100 persone sono rimaste uccise in seguito a due attacchi suicidi, rivendicati da Al-Qaeda, e che hanno colpito i Ministeri degli Esteri e delle Finanze, nella Green Zone di Baghdad.
All’inizio di ottobre, nel corso di un’operazione militare durata quattro giorni nei pressi della città di Mosul, le autorità hanno arrestato più di 150 presunti membri di Al-Qaeda e altri gruppi ribelli.
Il 13 ottobre, nel governatorato di Anbar, un kamikaze si è fatto esplodere nel tentativo di colpire il leader locale del Consiglio per il Risveglio (Awakening Council), un gruppo paramilitare di ispirazione sunnita, fondato per contrastare Al-Qaeda. In seguito all’esplosione sono rimaste uccise almeno 8 persone.
Il 16 ottobre, in seguito alle critiche rivolte ad Al-Qaeda da parte di un imam sunnita, un attacco suicida ha ucciso 15 persone e ferito altre 90 in una moschea nel nord del paese. Il 25 ottobre, in pieno centro di Baghdad, l’esplosione di due veicoli imbottiti con una grande quantità di esplosivo, collocati di fronte al Ministero della Giustizia e ad alcuni edifici dell’amministrazione provinciale, hanno ucciso 155 persone e ferito almeno 500. L’attentato, rivendicato il giorno seguente da Al-Qaeda, rappresenta il più sanguinoso attentato avvenuto in Iraq, dopo gli attentati del 2007.
Il 16 novembre, nel Distretto di Saidan, vicino a Baghdad, ignoti attentatori hanno ucciso a colpi di arma da fuoco 16 membri di una tribù opposta ad Al-Qaeda, appartenente al locale Consiglio per il Risveglio (Awakening Council).

Iraq vs. forze ribelli
Il conflitto tra vari gruppi di ribelli e il governo iracheno, sostenuto da forze multinazionali, è rimasto attivo ad alti livelli di letalità nel corso di tutto il 2009. Nel complesso, i livelli di sicurezza del paese sono aumentati. Anche se le tensioni etnico-religiose tra sunniti e sciiti non sono aumentate, le violenze contro le minoranze nel nord del paese sono rimaste ad alti livelli. Gli Stati Uniti e le forze armate irachene ritengono responsabili al-Qaeda e altri gruppi di ribelli di continuare a fomentare le tensioni etniche tra arabi, curdi e altre minoranze etniche, nella regione contesa dal governo centrale e del KRG (Kurdish Regional Government).
Il 12 aprile 2008, il governo centrale iracheno approvava il patto di sicurezza Usa-Iraq e l’accordo SOFA (Status of Forces Agreement), che impegna gli Stati Uniti a ritirare le proprie truppe dall’Iraq entro la fine del 2011. Con il ritiro delle forze britanniche, australiane e rumene, previsto per la fine di luglio, le forze americane rimangono le uniche truppe straniere presenti sul territorio iracheno. L’accordo SOFA è entrato in vigore il primo gennaio 2009, anche se privo dell’approvazione derivante dal referendum programmato per il mese di gennaio 2010. Sempre il primo gennaio 2009, gli Stati Uniti hanno trasferito alle autorità locali il controllo militare della Green Zone di Baghdad.
Il 27 febbraio, il presidente Barack Obama ha predisposto un piano per il ritiro della maggior parte delle truppe americane entro agosto 2010.
Nelle fasi di preparazione delle elezioni provinciali di fine gennaio, ignoti attentatori hanno ucciso 5 candidati sunniti.
Il 29 marzo, forze di sicurezza irachene hanno arrestato a Baghdad, nel quartiere di Fadel, un leader locale del Consiglio per il Risveglio (Awakening Council), ritenuto colpevole di collegamenti con il bandito partito Baath, del deposto presidente Saddam Hussein. In seguito a tale arresto, sono scoppiati degli scontri tra alcuni membri del Consiglio per il Risveglio e le forze armate irachene. Nel corso di tali scontri sono rimasti uccisi 4 civili. Il gruppo ribelle sciita saib al-Haqq è stato ritenuto responsabile di almeno 10 attacchi a pattuglie americane, nel corso dei quali sono rimasti uccisi vari componenti delle forze armate americane.
Il 24 e 25 aprile, circa 150 persone, tra cui un gran numero di pellegrini sciiti, sono stati uccisi da ignoti attentatori, nel corso di una serie di attacchi-bomba a Baghdad e Baquba, la capitale del governatorato di Diyala.
Il 5 maggio, le forze di sicurezza irachene hanno ucciso 30 ribelli islamici nel corso di un’operazione nella città di Diyala.
Il 20 maggio, nel distretto a maggioranza sciita di Shula (Nord ovest di Baghdad), 35 civili sono stati uccisi e altri 72 sono rimasti feriti.
Il 22 luglio, la polizia ha dichiarato di aver arrestato 300 presunti ribelli, nella provincia di Anbar. All’inizio di ottobre, altri 200 persone sospette sono state arrestate nella città di Mosul. Alla fine di agosto, nel sud del paese, la polizia ha scoperto diversi nascondigli contenenti nuove armi di produzione iraniana. La polizia ha ritenuto responsabili le milizie sciite, che starebbero provvedendo all’arruolamento di nuovi militanti, in vista delle elezioni nazionali previste per l’inizio del 2010.

Iraq vs. KRG (Kurdish Regional Government)
Nel corso del 2009 è emerso un conflitto aperto tra il KRG (Kurdish Regional Government) e il governo centrale in merito al controllo del territorio e delle sue risorse, nel Nord dell’Iraq. La regione autonoma curda (KAR) è composta da tre governatorati nelle regioni settentrionali del paese (Sulaymaniyah, Irbil, e Dahuk). Una delle richieste del KRG era quella di includere la città di Kirkuk (ricca in giacimenti petroliferi) e altre località contese, poste sul confine interno, all’interno della regione autonoma curda. Secondo la costituzione irachena, si sarebbe dovuto tenere nel 2007 un referendum sullo status del governatorato di Kirkuk, più volte rinviato a causa dell’instabilità etno-demografica della regione: per lunghi anni, la composizione demografica delle aree contese è stata influenzata dalle politiche di arabizzazione del regime di Saddam Hussein. Nel 2003, dopo la caduta del regime, migliaia di curdi iracheni hanno fatto ritorno nella zona. Alle elezioni provinciali del 31 gennaio, una coalizione arabo-sunnita è uscita vincitrice nei territori contesi della provincia di Ninive. Le elezioni nel governatorato di Kirkuk sono state invece rinviate.
Il 24 maggio, Sheikh Jaafar Sheikh Mustafa, ministro peshmerga del KRG, ha accusato l’esercito iracheno, forte nell’area di oltre 9.500 unità, di voler spostare ingenti masse di popolazione curda fuori dal territorio del governatorato di Kirkuk. La forte presenza di forze armate nella zona è anche dovuta ai ripetuti assalti di al-Qaeda e altri gruppi ribelli, che hanno più volte colpito le minoranze etniche e religiose, determinando un clima di crescente tensione.
Il primo giugno, il KRG e il governo centrale hanno attenuato le tensioni gravitanti attorno alla questione delle esportazioni petrolifere dalla regione autonoma curda, firmando un contratto in cui si stabilisce la destinazione su apposito fondo federale dei profitti ricavati dalla vendita del greggio. In questo modo, il KRG ha potuto, per la prima volta, effettuare in prima persona operazioni di esportazione petrolifera.
All’inizio di agosto, ad un anno dall’ultimo incontro, il primo ministro Nouri al-Maliki si è incontrato con Masoud Barzani, presidente del KRG.
L’8 novembre, il parlamento iracheno ha approvato la riforma della legge elettorale, stabilendo delle speciali modalità elettive per la città di Kirkuk, in vista delle elezioni nazionali del 2010. Tuttavia, il vicepresidente Tariq al-Hashemi ha posto un veto alla legge.

  • La storia del conflitto
    In questa sezione vengono ripercorse le tappe fondamentali che hanno caratterizzato la storia di questo conflitto fino allo scorso anno
  • Documenti e approfondimenti
    Articoli, campagne e documenti per approfondire e capire meglio le questioni del conflitto e i suoi protagonisti

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