Il contributo della Chiesa alla pace
"Noi rivolgiamo una nuova esortazione di fronte al crescente degrado della situazione nei nostri paesi e dei nostri popoli, un degrado tale da indurli a sprofondare nella disperazione. Noi esortiamo ancora una volta i cristiani e gli uomini di buona volontà dei paesi dei Grandi laghi a ricercare anzitutto ciò che contribuisce alla pace". Riunitasi in assemblea straordinaria dal 13 al 18 maggio a Kigali (Ruanda), l'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa centrale (ACEAC) ha pubblicato un breve testo in merito al persistere e all'incremento incontrollato della violenza e del conflitto bellico nella regione dei Grandi laghi. Le varie cause politiche, etniche e di interessi economici, del conflitto sono ricondotte al principio teologico del peccato, che rende ciascuno possibile responsabile in varie forme del "dramma che affligge la nostra regione". A partire da questo quadro fondamentale di giudizio, i vescovi dell'Africa centrale richiamano i diversi soggetti pubblici (locali e stranieri) e i singoli a una precisa assunzione di responsabilità affinché sia possibile individuare e realizzare strutture politico-giuridiche e forme di negoziato in grado di avviare un processo di pacificazione e riconciliazione della zona dei Grandi laghi. L'impegno specifico delle Chiese locali, in sintonia col messaggio rivolto all'assemblea dal papa (cf. riquadro a p. 377), è di "agire a favore della causa della pace" sostenendo la costituzione di un reale "stato di diritto in ciascuno" dei paesi della regione.
Originale: stampa da supporto magnetico in nostro possesso; nostra traduzione dal francese.
Messaggio della VI Assemblea plenaria
dell'Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa centrale (ACEAC)
ai fedeli cattolici della regione dei Grandi laghi e agli uomini di buona volontà
1. Noi, cardinale, arcivescovi e vescovi del Burundi, della Repubblica democratica del Congo e del Ruanda, consapevoli della nostra fraternità umana e cristiana e della nostra appartenenza a una famiglia che non conosce frontiere, non abbiamo esitato, fin dall'inizio di quest'anno, a recarci successivamente a Kinshasa, Bujumbura e attualmente a Kigali, per condividere le nostre preoccupazioni pastorali ed emanare un messaggio comune sulla pace che ci viene da Cristo.
2. Tre anni fa, in occasione della nostra Assemblea plenaria dell'ACEAC a Nairobi, avevamo lanciato un appello pressante ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà affermando: "Voi siete tutti fratelli... (Mt 23,8), fermate le guerre". Quel messaggio, pur ampiamente diffuso e accolto dai cristiani, non ha fermato le guerre.
3. Durante la nostra attuale riunione, il papa Giovanni Paolo II, nel suo messaggio di incoraggiamento inviato al presidente dell'ACEAC, torna a insistere: "Oggi, desidero ripetere con voi: mai più la guerra che distrugge il desiderio dei popoli di vivere in tranquillità e nell'intesa fraterna! Ce si levino sull'Africa dei Grandi laghi i testimoni coraggiosi di una nuova speranza per tutta la regione!".
Anche sua eccellenza monsignor Robert Sarah, segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, affronta il tema della speranza, davanti alla nostra situazione di crisi, nella sua omelia tenuta alla celebrazione eucaristica con cui abbiamo aperto il nostro incontro: "Nonostante la guerra e l'assurda violenza, nonostante le catastrofi, nonostante tutte le disgrazie che ci sommergono, dobbiamo riaffermare insieme la nostra fede nell'amore che Dio ha per noi. Dio ama l'Africa".
E l'attuale presidente dell'ACEAC, aprendo i nostri lavori, ha descritto le circostanze della nostra riunione in questi termini: "Vorremmo (...) riaffermare davanti a tutti e a ciascuno l'evidenza della nostra missione in quanto Chiesa di Cristo, sacramento e luogo di salvezza. Ciò corrisponde al vero in base alla nostra fede. Ciò corrisponde al vero anche, e fortunatamente, in base agli appelli che ci vengono rivolti da ogni parte. La Chiesa cattolica è l'istituzione che meglio può fare prendere coscienza della crisi che affligge i nostri paesi".
4. Poiché "la speranza non delude" (Rm 5,5), noi vi rivolgiamo una nuova esortazione di fronte al crescente degrado della situazione dei nostri paesi e dei nostri popoli, un degrado tale da indurli a sprofondare nella disperazione. Noi esortiamo ancora una volta tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà dei paesi dei Grandi laghi a ricercare anzitutto ciò che contribuisce alla pace (cf. Rm14,19). Il nostro messaggio vuole essere un manifesto finalizzato a suscitare un impegno più deciso per la realizzazione di una pace duratura nella regione.
L'aspirazione alla pace nella regione dei Grandi laghi
5. La situazione di crisi generale nella regione dei Grandi laghi è nota a tutti. I nostri popoli sono stanchi di tutti questi conflitti e guerre e aspirano ardentemente alla pace.
La crisi dei Grandi laghi
6. Nell'ultimo decennio la regione dei Grandi laghi è stata teatro macabro di conflitti armati e di scontri micidiali, di massacri, persino di genocidio e altri crimini contro l'umanità, rattristando migliaia di famiglie e costringendo all'esilio intere popolazioni. Molte altre persone sono costrette a vivere, ormai da molti anni, in campi per rifugiati o per sfollati, dove le epidemie e la fame causano un gran numero di morti. Popoli che in passato si riconoscevano fratelli, sono oggi intrappolati nell'ingranaggio dell'odio, della xenofobia e della violenza. E la situazione non sembra in via di soluzione, nonostante alcuni sforzi per cercare di uscirne.
Le cause della crisi
7. La causa fondamentale di una tale situazione è certamente il peccato che segna profondamente la natura umana. Spetta a ciascuno di noi vincere questo male, dentro di sé e attorno a sé; questo male ci minaccia continuamente. "La natura umana secerne fin dalle origini degli antagonismi che sfociano in conflitti e guerre". I vari mali di cui sono vittime i popoli della regione dei Grandi laghi sono altrettante conseguenze dei peccati di cui possiamo essere facilmente complici, se non facciamo attenzione. Oggi i nomi di questi peccati sono etnocentrismo, egoismo di certi dirigenti, perdita del senso morale da parte di molte persone, reciproche esclusioni di ogni sorta, questi sono altrettanti attentati alla dignità delle persone.
8. A ciò si aggiunge l'atteggiamento colpevole delle persone e dei gruppi che esitano a impegnarsi per cambiare la situazione. Vi è persino chi opera volontariamente per mantenere i nostri popoli in una situazione di mancanza di diritto, soprattutto attraverso la menzogna, la manipolazione e la disinformazione, le violazioni dei diritti delle persone, dei gruppi umani, degli stati e delle nazioni, e questo perché ne ricavano dei vantaggi. Le manipolazioni politiche, la massiccia vendita di armi per alimentare focolai di sanguinosi conflitti e l'indebitamento che ne consegue, l'arruolamento dei bambini negli scontri armati, sono altrettante situazioni inaccettabili per la nostra coscienza di uomini e di pastori.
Barlumi di speranza
9. Ma vi sono barlumi di speranza, alimentati ad esempio dagli incontri di dialogo che avvengono qua e là nei nostri paesi. Negli ultimi tempi, constatiamo, a livello delle comunità nazionali e internazionali, una decisa mobilitazione a favore della pace. Così soprattutto gli accordi di Lusaka, quelli di Arusha e più recentemente i negoziati del dialogo intercongolese. Un grande barlume di speranza è il fatto che le popolazioni continuano a vivere insieme e persino a essere solidali nonostante le forze della violenza e della divisione.
La Chiesa di fronte alla crisi
10. Di fronte al dramma che affligge la nostra regione, ognuno deve assumere le proprie responsabilità: i dirigenti politici, i partiti politici, i signori della guerra e i belligeranti, la società civile. Per sua natura e missione, la Chiesa è messaggera di unità e di pace. Essa ha il compito di riunire persone di varie provenienze in una sola e grande famiglia. Essa ha ricevuto la missione di fare di tutti gli uomini dei fratelli. Ma, stante la gravità dell'attuale crisi nella regione dei Grandi laghi, noi crediamo che questa missione di evangelizzazione debba intensificarsi mediante un impegno più energico e concreto per instaurare un regno di giustizia e di pace, un regno di perdono e di amore. Questa Chiesa deve essere vissuta come Chiesa-famiglia di Dio, secondo l'idea-forza promossa dall'ultimo sinodo speciale per l'Africa.
Cultura della pace e istituzioni di diritto
11. Ciò di cui la regione dei Grandi laghi ha veramente e soprattutto bisogno è la promozione di una cultura della pace e la costruzione di una società di qualità, caratterizzata da verità, giustizia, equità, perdono e amore. La Chiesa è decisa a fare la sua parte, conformemente alla sua missione. Essa deve, e vuole, educare la coscienza in vista di un agire responsabile a favore della causa della pace. E vuole anche far prendere coscienza a tutti coloro che hanno il compito di guidare gli uomini che la loro missione è ordinata al servizio delle persone e del bene comune, condizioni di una pace duratura. Occorre costruire insieme uno stato di diritto in ciascuno dei nostri paesi, affinché si attuino finalmente le condizioni per la piena realizzazione di ciascuno e di tutti, e i nostri paesi intraprendano definitivamente la strada dello sviluppo integrale e rapido delle nostre società.
12. Sollecitati dall'urgenza della situazione e in attesa di rivolgervi a tempo debito un'esortazione pastorale in cui esprimere più dettagliatamente le nostre direttive per gli anni avvenire, noi vi proponiamo i seguenti elementi per l'avvento di una vera pace nella nostra regione. È il nostro contributo specifico e immediato per migliorare la situazione generale dei nostri stati.
Manifesto dell'ACEAC per la pace nell'Africa dei Grandi laghi
13. La Chiesa cattolica che è in Burundi, in Repubblica democratica del Congo e in Ruanda vi rivolge questo manifesto per la pace nell'Africa dei Grandi laghi. Questo manifesto vuole essere una testimonianza comune di fraternità e di speranza dei pastori cattolici davanti ai fedeli e agli uomini amanti della pace nella nostra regione dei Grandi laghi. Esso denuncia le violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo in questa stessa regione e indica le grandi prospettive di azione per l'instaurazione dello stato di diritto e di una pace duratura.
Denuncia e condanna
14. Denunciamo e condanniamo:
– il disprezzo della vita, il misconoscimento della dignità assoluta della persona umana – le cui nefaste conseguenze sono stati il genocidio e altri crimini contro l'umanità –, i massacri, gli stupri, l'eliminazione fisica di gruppi e famiglie, tutte sciagure che noi conosciamo e deploriamo;
– il sostegno e l'organizzazione di manovre di destabilizzazione dei nostri paesi, contrapponendoli gli uni agli altri;
– la provocazione e la conservazione di situazioni di guerra e di conflitto che favoriscono il degrado dei nostri stati;
– la continua violazione, di origine esterna e interna, del diritto delle persone, dei gruppi umani, degli stati e delle nazioni;
– il commercio illegale di armi di ogni sorta nella regione dei Grandi laghi e l'arruolamento dei bambini nell'esercito e nelle milizie;
– il malgoverno che genera anarchia e arbitrio, evidenziando la mancanza di una volontà politica per la promozione dello stato di diritto;
– lo sfruttamento dell'odio e della divisione etnica come ideologia finalizzata alla conquista o alla conservazione del potere;
– la continuazione della guerra con la conseguenza di un crescente indebitamento che peserà sulle generazioni future;
– la lotta fra gli interessi divergenti delle potenze straniere che ostacola la ricerca e l'attuazione di soluzioni della crisi nei paesi dei Grandi laghi;
– la complicità delle potenze straniere con i governi e/o i gruppi armati che generano i conflitti e distruggono la regione dei Grandi laghi.
Raccomandazioni
15. Raccomandiamo:
1. a tutti e a ciascuno: di accettare risolutamente e sinceramente che è giunto il momento di cambiare in modo positivo e duraturo la situazione nella nostra regione;
2. agli operatori pastorali: di impegnarsi a essere i primi operatori di pace e riconciliazione, evitando soprattutto ogni atto suscettibile di favorire l'esclusione e l'etnocentrismo – essi devono educare i fedeli cristiani alla cultura della pace;
3. ai fedeli cristiani: di impegnarsi maggiormente a tutti i livelli, con la preghiera e l'azione, in particolare con atti di solidarietà, giustizia e pace, per l'edificazione di una Chiesa-famiglia di Dio nella regione dei Grandi laghi;
4. ai politici dei nostri tre paesi: di lavorare coraggiosamente per l'instaurazione di uno stato di diritto in ciascun paese della regione, con quello che ciò implica in termini di sovranità dello stato, libertà civili, rispetto dei diritti umani, giustizia sociale, elezioni libere e democratiche;
5. ai magistrati: di rifiutare la corruzione e rendere una giustizia equa a ciascuno e a tutti, conformemente alla missione che è loro affidata in uno stato di diritto;
6. alle forze dell'ordine (esercito, polizia, enti civili e militari preposti alla sicurezza): di garantire la sicurezza degli stati, dei cittadini, degli espatriati e di qualsiasi persona che soggiorni nei nostri paesi, senza dimenticare la protezione dei loro beni;
7. agli educatori e formatori dei giovani (genitori, insegnanti, Chiesa, stato...): di assicurare, ciascuno nel proprio ambito, un'adeguata educazione della gioventù, soprattutto educazione ai valori, al senso dell'impegno e del lavoro – opponendosi all'arruolamento dei bambini nell'esercito e nelle milizie, e assicurando la loro integrazione dopo la smobilitazione;
8. ai giovani dei nostri tre paesi: di rifiutare risolutamente tutto ciò che porta alle guerre e ai conflitti, cercando ardentemente tutto ciò che contribuisce alla pace;
9. a tutti gli attori della vita sociale: di operare per la promozione dei legami naturali di fraternità e amicizia, condizioni di comprensione e maggiore collaborazione fra i nostri popoli. Così si svilupperanno l'avvicinamento culturale e la solidarietà per sostenere i più poveri, soprattutto le vedove, gli orfani, i disabili e gli sfollati a causa della guerra;
10. a tutti gli attori della vita economica: di migliorare la qualità della vita delle nostre popolazioni, rimettere i nostri paesi al lavoro, ricreare le condizioni di uno sviluppo integrale e duraturo, tenuto conto delle attuali condizioni della globalizzazione. Le risorse dei paesi siano sfruttate a vantaggio dei loro popoli;
11. alla comunità internazionale: di prevedere una conferenza internazionale sugli stati dei Grandi laghi dell'Africa per risolvere il problema della regione in modo globale. Di dare seguito alle raccomandazioni degli esperti delle Nazioni Unite riguardo allo sfruttamento illegale e al saccheggio delle risorse naturali dei paesi dei Grandi laghi.
Oltre a queste raccomandazioni dell'ACEAC per l'insieme della nostra regione, le Conferenze episcopali di ognuno dei nostri paesi potranno rivolgere, con fiducia e grande speranza, appropriati messaggi e raccomandazioni, secondo le necessità e circostanze del momento, ai dirigenti dei loro rispettivi paesi, ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà.
Auspichiamo che i capi dei nostri stati e i dirigenti politici a tutti i livelli fermino le guerre e intraprendano, in un prossimo futuro, iniziative concrete in vista della creazione delle condizioni e delle strutture istituzionali di intercomunicazione e di scambio sul piano economico e umano, sull'esempio di ciò che è stata in passato – nei suoi aspetti positivi – la Comunità economica dei paesi dei Grandi laghi (CPGL), anche cambiando la sua denominazione per adattarla alla nuova situazione.
Decisioni
16. Decidiamo:
– di dedicare ogni anno la prima domenica d'Avvento alla preghiera e alla riflessione sul perdono, la riconciliazione e la pace, in tutte le comunità cristiane dell'ACEAC;
– di celebrare ogni anno, alla data fissata da ogni Conferenza episcopale, un'eucaristia per l'avvento della pace nella regione;
– di creare nelle comunità ecclesiali viventi e nelle parrocchie uno specifico servizio per la riconciliazione e la soluzione dei conflitti;
– di avviare un dialogo con i fratelli cristiani e i credenti di altre religioni di ciascuno dei nostri tre paesi in vista di un'azione ecumenica e interreligiosa per una pace duratura nella regione dell'Africa dei Grandi laghi.
17. Infine, noi, vescovi membri dell'ACEAC, abbiamo la gioia di annunciarvi che nel 2004, anno del decimo anniversario della memorabile celebrazione a Roma del Sinodo speciale per l'Africa insieme al papa Giovanni Paolo II, vi rivolgeremo un'esortazione pastorale su La Chiesa come famiglia di Dio in Africa centrale e il suo contributo allo sviluppo integrale e armonioso della nostra regione.
Conclusione
Affidiamo i nostri impegni e il nostro progetto alla vergine Maria, nostra madre e regina della pace.
Kigali, 17 maggio 2002