Conflitto con l’hinduismo
Nei primi sei mesi del 2000 sono stati registrati almeno 60 incidenti anticristiani, e con l’estate anche l’India ha visto un inasprimento della tensione.
Mons. Alan de Lastic, nei mesi precedenti la sua morte (20.6.2000; cf Regno-att. 14,2000,476), si era speso da presidente della conferenza episcopale per la questione. In una conferenza stampa del 9 giugno aveva dato voce al malessere della comunità cristiana (22 milioni, 2%; 13 milioni i cattolici): "È difficile e umiliante per i cristiani dover fare appello al governo, per la tutela della propria sicurezza, come se trattasse di ottenere un favore". Tre giorni dopo guidava una delegazione delle Chiese cristiane per consegnare al primo ministro una lettera nella quale si invocavano provvedimenti per metter fine alle violenze.
Altrettanto esplicito il successore alla guida dei vescovi indiani, mons. Cyril Mar Baselios, che nel suo primo intervento in qualità di presidente si è fatto portavoce della convinzione dei vescovi secondo la quale il governo federale copre, con il suo silenzio, gli attacchi dei fondamentalisti hindu. In altra occasione, dopo l’uccisione del gesuita p. R. Kerketta (12 luglio), mons. Mar Baselios ha declinato: "Di una cosa siamo certi: il Bharatiya Janata Party (BJP, partito di maggioranza relativa, alla guida del governo, ndr) ha connessioni molto strette con le organizzazioni Vishwa Hindu Parishad (VHP) e Bajrang Dal, per cui è impossibile negare l’influenza di queste sul BJP", e proprio le due organizzazioni citate vengono indicate dai cristiani come le ispiratrici della recente campagna contro i cristiani. La VHP ha chiesto all’ONU il riconoscimento come "ONG con base a Nuova Delhi che lavora per il benessere dell’umanità", suscitando un appello in senso contrario da parte cristiana.
Una seduta del Consiglio degli stati (245 delegati), convocata a fine luglio per discutere un ordine del giorno incentrato sulle tensioni a sfondo religioso, si è risolta in una rissa, deprimendo ulteriormente le speranze che da parte politica si voglia superare il silenzio complice.