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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

M. M.

Elezioni: Successo a due facce

"Il Regno" n. 2 del 2004

Dalle elezioni nazionali un messaggio chiaro e preoccupante nello stesso tempo. Il 56% dei 94 milioni di elettori, chiamati al voto in quattro dei maggiori stati dell’India, ha ribaltato le previsioni della vigilia e, in tre casi, ha preferito il partito nazionalista hindu Bharatiya Janata Party (BJP, Partito del popolo indiano). Il Partito del Congresso (CP), di Sonia Gandhi, aveva la maggioranza in tutti e quattro gli stati della consultazione; ora la conserva soltanto nel distretto della capitale. Nel Madhya Pradesh il BJP si assicura 174 dei 230 seggi (38 al CP); nel Rajasthan, su 200 seggi 119 vanno al BJP e 56 al CP; più misurata la vittoria nel Chattisgarh (BJP 50 su 90, CP 36), stato scorporato dal Madhya Pradesh il 1° novembre 2000. A Delhi viene riconfermato al governo il CP con 47 seggi contro i 20 del BJP.

Timori all’interno
È il primo consistente successo del BJP del primo ministro Vajpayee, che finora, dal 1998, era riuscito a conquistare soltanto quattro dei 15 maggiori stati. Il risultato ha aspetti paradossali, ma significativi: il BJP, voce delle rivendicazioni hindu, vince quando lascia in secondo piano i temi del nazionalismo e fa campagna elettorale puntando sui risultati conseguiti a livello federale sul doppio versante dello sviluppo economico e della politica internazionale.

Per il Partito del Congresso suona forte l’allarme, non solo per la deludente performance elettorale, ma ancor più per le ragioni della sconfitta, che mettono in evidenza un partito invecchiato, immobile dentro una società in rapido cambiamento; un organismo senza idee convincenti e senza una leadership carismatica, travagliato da fazioni e feudalismi, unito soltanto dal riferimento a una dinastia, quella dei Gandhi, che però non governa più dal 1989. «Il paese è molto cambiato - commentava un politico -. Ora non vogliono sapere il tuo cognome per votarti; vogliono conoscere il tuo nome».

Nel Madhya Pradesh il CP perde perché non ha saputo intercettare le domande di ammodernamento delle infrastrutture; nel Chattisgarh non ha intuito l’impor- tanza delle istanze tribali, coltivate invece dal BJP; nel Rajasthan il BJP doppia il risultato del CP, e non si spiega soltanto con le simpatie di questo stato per le spinte nazionaliste.

La recente consultazione elettorale è stata seguita con attenzione, perché giudicata una specie di «semifinale» prima delle elezioni federali del prossimo autunno. Alle preoccupazioni politiche si aggiungono quelle di carattere etnico e religioso. Gli scontri fra hindu e musulmani non accennano a sopirsi. La comunità cristiana è stata fatta oggetto anche recentemente di attacchi provenienti da gruppi fondamentalisti hindu: devastazioni di chiese, falò di libri sacri, aggressioni ai fedeli. Episodi registrati soprattutto nell’Orissa, governato dal BJP, dove è in vigore una legge che impone l’autorizzazione del magistrato locale per la conversione ad altra religione. Una legge che il BJP ha annunciato di voler introdurre dove è al governo. Dallo stato del Chattisgarh, mons. V. Kindo teme per la comunità cristiana. «La situazione non è facile», ha dichiarato il vescovo di Raigahr all’agenzia Asia News (9.12.2003). «Guardando alla campagna elettorale che il BJP e i nazionalisti hindu hanno condotto in questi tempi, accusandoci in tutti i modi, penso che avremo tempi duri».

Del resto, è sempre stata forte l’ostilità di parte hindu per il ruolo critico delle comunità cristiane - politicamente attive - nei confronti del sistema delle caste. Durante la visita ad limina di alcuni vescovi indiani, il 16 novembre scorso, Giovanni Paolo II ha ribadito l’invito a combattere ogni forma di discriminazione: «Ignoranza e pregiudizio devono venire sostituiti da tolleranza e comprensione. Indifferenza e conflitto fra classi devono venire convertiti in fratellanza e impegno generoso. La discriminazione basata sulla razza, il colore, il credo, il sesso o le origini etniche va respinta come del tutto incompatibile con la dignità umana».

Speranze all’esterno
Se il successo del BJP proietta timori sulle vicende interne, i risultati conseguiti recentemente in politica estera sono stati invece salutati da tutti con favore. Il 3 gennaio, dopo un inverno diplomatico durato cinque anni, il primo ministro A.B. Vajpayee si è recato in Pakistan, dove è stato accolto dal suo omologo Zarafullah Khan Jamali. Il giorno 5, a sorpresa, ha conversato per più di un’ora anche col presidente (e capo dell’esercito) P. Musharraf: un incontro che solo due giorni prima era stato annunciato come ancora molto lontano e difficoltoso.

Dall’incontro di Islamabad è scaturito l’impegno congiunto ad avviare in febbraio un «processo di dialogo composito» per affrontare «tutti i temi bilaterali, inclusi Jammu e Kashmir». Per la prima volta dal 1947, dunque, il Kashmir viene riconosciuto da entrambi come un problema di politica estera («bilaterale») e non di guerriglia riguardante una porzione di territorio sulla sovranità del quale non si discute; per la prima volta i negoziati fra le due potenze nucleari saranno affidati «non a burocrati ma a inviati speciali». Le motivazioni delle due parti possono essere diverse, prevalentemente economica per l’India, soprattutto politica per il Pakistan, ma per entrambi vengono giudicate consistenti. Un segnale positivo intanto è già stato mandato: dal 1° gennaio la Pakistan International Airlines ha riattivato, dopo due anni di sospensione, voli regolari verso l’India, e altrettanto la Indian Airlines dal 9 gennaio. Anche il Samjhauta Express (Treno dell’amicizia) ha ripreso la spola fra Lahore e Attari.

Le Chiese da entrambi i versanti, insieme ad altre organizzazioni religiose islamiche, stanno incoraggiando il dialogo anche attraverso manifestazioni organizzate congiuntamente. Anche la citata azione critica nei confronti dei rispettivi governi per come viene gestita la convivenza multireligiosa è da interpretare in questa linea: evitare che si comprometta con la politica interna quanto faticosamente costruito con la politica estera.

articolo tratto da Il Regno logo


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