Violenze anticristiane
La recente ondata di violenze contro i cristiani in diversi stati dell’India (in particolare Madhya Pradesh, Chattisgarh, Gujarat e Rajasthan) è dovuta, a giudizio unanime dei leader ecclesiali locali, all’iniziativa di movimenti o partiti estremisti indù legati al nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP), come la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Associazione dei volontari della nazione, RSS), da cui il BJP è nato e da cui mostra di fare fatica a prendere le distanze, nonostante il tentativo condotto negli ultimi anni di mostrarsi come un partito moderno di imprenditori e tecnocrati, lontano dai toni militanti del fondamentalismo religioso. La violenza settaria degli estremisti indù si rivolge sia contro i musulmani sia contro i cristiani.
Nello stato del Rajasthan, dove è al potere il BJP, è in discussione una legge anti-conversione nella quale esponenti della Chiesa locale vedono «il tacito consenso del governo alle violenze, un’incitazione al sentimento antri-cristiano». Il progetto di legge è promosso e difeso dal ministro dell’Interno, Gulab Chand Kataria. Il vescovo della capitale Jaipur, mons. Oswald Lewis, ha dichiarato di avere sottoposto alle autorità le statistiche sulle conversioni al cristianesimo, per mostrare che non sono mai state imposte o ottenute con l’inganno, come viceversa sostengono i fondamentalisti indù.
Nel Madhya Pradesh e nel Chattisgarh, stati dov’è al governo il BJP e sono in vigore leggi anti-conversione, di recente le Chiese cristiane di tutte le denominazioni hanno organizzato iniziative comuni di preghiera e digiuno come reazione agli attacchi.