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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo

"Alzati e cammina"

Fonte: "Il Regno" n. 17 del 1997

"Con l'occupazione di Kinshasa e la caduta del vecchio regime, il 17 maggio 1997, il nostro paese è entrato di una nuova fase della sua storia": ciò viene sancito anche dalla prima presa di posizione ufficiale della Conferenza episcopale ex-zairese. Una fase che da tempo tutti si auguravano, anche se non erano prevedibili tempi così rapidi. "Quando ci siamo resi conto che la lotta armata è sfociata in un successo e in maniera straordinariamente rapida ha posto fine al vecchio regime, ci è parso evidente che Dio era con noi. Dio ha certamente esaudito la preghiera del nostro popolo". Un sentire che rispecchia i primi entusiasmi dopo la partenza di Mobutu e prolungatisi fino alla sua morte (7.9.1997). Il testo, del 28 giugno 1997, è frutto della riunione del Consiglio permanente della conferenza episcopale, riunitosi a Kinshasa dal 23 al 28 giugno. Oltre all'entusiasmo, vi sono note di forte preoccupazione perchè responsabili di azioni contro "la dignità della persona umana" e contro lo "stato di diritto" sono anche "le nuove autorità". Si tratta di "mutilazioni corporali; persone giustiziate o bruciate vive in piazza... incitamento all'odio verso sedicenti nemici del popolo", ecc. Assente invece il riferimento al genocidio dei rifugiati hutu ruandesi dell'est Zaire.

Leve-toi et marche (At 3,6). Message des Evêques catholiques de la République démocratique du Congo aux fidèles at aux hommes de bonne volonté; originale ciclostilato. Nostra traduzione dal francese.


Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo
"Alzati e cammina" (At 3,6)
Messaggio ai fedeli e agli uomini di buona volontà


Cari fratelli e sorelle,

1. Nella situazione attuale del nostro paese, noi, cardinale, arcivescovi e vescovi cattolici della Repubblica democratica del Congo, riuniti nella sessione ordinaria del Consiglio permanente a Kinshasa, dal 23 al 28 giugno 1997, rivolgiamo ai fedeli e agli uomini di buona volontà il nostro messaggio di incoraggiamento e di speranza nel Signore, e facciamo loro, specialmente alle nuove autorità del nostro paese, i nostri migliori auguri.

2. In forza della nostra vocazione e delle nostre specifiche responsabilità, vogliamo portare il nostro contributo riguardo alla situazione generale del paese e al funzionamento delle istituzioni nazionali, in vista della costruzione della nazione e dell'avvento di uno stato di diritto. È per amore verso la nostra patria che vi parliamo, ancora una volta, con assoluta franchezza e verità. Il nostro Signore Gesù Cristo ci ha detto: "La verità vi farà liberi".1

L'avvento del cambiamento

3. Con l'occupazione di Kinshasa e la caduta del vecchio regime, il 17 maggio 1997, il nostro paese è entrato in una nuova fase della sua storia. Rimane vero che la liberazione del nostro paese è alla fin fine venuta attraverso una via che resta la peggiore delle ipotesi, e cioè attraverso la guerra. Essa, infatti, è stata imposta al paese da un sistema cinico, che ha utilizzato la forza delle armi contro una popolazione inerme, che voleva realizzare il suo nuovo progetto di società nella pace e nella riconciliazione. Quest'oppressione, che a molti compatrioti è costata anche la vita, ha in un certo senso costretto la gente, ormai al limite della pazienza e in mancanza di meglio, ad accettare e sostenere una reazione armata come l'estrema soluzione.

4. Così dopo lunghi anni di dittatura e di disprezzo della sua dignità, il popolo non poteva non manifestare la propria gioia e soprattutto la speranza di vedere finalmente realizzarsi il suo sogno di uno stato di diritto: uno stato in cui si rispettano e difendono la vita e la dignità di ogni persona umana, nonché tutti gli altri diritti fondamentali; uno stato in cui la legge costituzionale, più stabile della legge ordinaria, è al di sopra di tutti.2 Con l'arrivo delle nuove autorità alla guida del nostro paese, noi auspichiamo che si possa ormai procedere alla realizzazione di un tale stato.

Rendimento di grazie

5. Vogliamo anzitutto rendere grazie a Dio per la sua misericordia verso di noi. In un recente passato, alcuni di noi, vedendo l'immensità della miseria e dello sconforto del popolo congolese, nonostante le sue intense preghiere, si sono chiesti se Dio non avesse chiuso del tutto le orecchie al grido di questo popolo. Soprattutto riguardo alla capitale del paese molti di noi temevano il peggio. Quando ci siamo resi conto che la lotta armata è sfociata in un successo e in maniera straordinariamente rapida ha posto fine al vecchio regime, ci è parso evidente che Dio era con noi. Dio ha certamente esaudito la preghiera del nostro popolo. Così noi diamo testimonianza che attraverso le molteplici sofferenze che abbiamo sopportato Dio ha saggiato la nostra fede e messo alla prova la nostra speranza. Non ci aveva abbandonati. Sia benedetto "Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione".3

6. D'altro canto, anche gran parte della popolazione merita i più sinceri ringraziamenti per le preghiere innalzate senza posa, giorno e notte, al nostro Dio. Siamo convinti che molti cristiani hanno messo in pratica la nostra esortazione ""Beati gli operatori di pace" (Mt 5,9)" del 31 gennaio 1997. Infatti, noi vi chiedevamo di continuare a porre "atti concreti di penitenza, di digiuno, di pellegrinaggio e preghiere comunitarie di richiesta di grazie speciali, invocando il soccorso dell'Altissimo".4 Noi crediamo che è proprio grazie a quest'impegno spirituale che la guerra è cessata nel modo che sappiamo. San Paolo non ha forse detto: "La speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori"?5

7. Inoltre, molti di voi hanno compiuto molte opere di misericordia. Infatti, mentre alcuni si davano a una sorta di caccia alle streghe, persone di buona volontà hanno rischiato la vita nascondendo coloro che erano ricercati. Così, grazie alla loro protezione, certi vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli hanno potuto salvare la vita. Altri si sono abilmente organizzati, mentre era in atto una distruzione generale, in particolare delle infrastrutture della chiesa, per salvare quanto hanno potuto. Infatti, durante la guerra, hanno cercato di proteggere le parrocchie e, dopo la guerra, hanno fatto l'inventario dei beni rubati in vista di una loro restituzione. Altri ancora hanno accolto, nonostante la loro povertà, i rifugiati, gli sfollati e gli orfani, e si sono messi al loro servizio. Così hanno potuto difendere la vita e la dignità umana di questi ultimi. Similmente, molti militari hanno rifiutato, a costo della loro stessa vita, di obbedire all'ordine di uccidere ed eliminare la popolazione non armata. Così si sono opposti in coscienza a un regime che non aveva alcun rispetto dell'uomo e alcun timor di Dio. Per tutti questi atti e molti altri che esprimono lo spirito della chiesa-famiglia di Dio noi vi ringraziamo e vi incoraggiamo a continuare sulla stessa strada. Chiediamo al Giudice dei vivi e dei morti di concedere a tutti i vivi benedizioni e protezione e a tutti i morti misericordia e pace.

Rammarichi e inquietudini

8. È comunque indiscutibile che molti hanno contribuito ad aggravare la sofferenza di altri. Non abbiamo forse assistito, durante la guerra di liberazione, a scene di linciaggi di innocenti, alla ricerca di capri espiatori? Mentre la guerra impoveriva gran parte della popolazione, alcuni ne approfittavano per riempirsi le tasche e svuotare le casse dello stato. Con arroganza e cinismo, una certa classe politica non ha fatto altro che farsi beffe delle aspirazioni della gente. Si deve in gran parte a quella classe politica se l'attuazione delle istituzioni che dovevano condurci allo stato di diritto è andata così per le lunghe. Partiti politici senza alcun progetto di società non avevano altro scopo che quello di frenare la realizzazione delle aspirazioni del popolo e di tenerlo in una condizione di spaventosa miseria e di non rispetto della sua dignità. La cosa era talmente preoccupante che noi vescovi abbiamo dovuto più volte constatare e denunciare la mancanza di una vera classe politica in Zaire.6 Al tempo stesso, incoraggiavamo il popolo a restare saldo nella speranza.7

9. Comunque, non pensiate, fratelli e sorelle, che la sola classe politica sia responsabile della situazione di stallo che si è venuta a creare dopo la Conferenza nazionale sovrana. Non è forse vero che quel forum, voluto dalla maggioranza del popolo, e particolarmente auspicato dai vescovi dello Zaire, era una delle vie migliori per salvare la nazione zairese? Non era forse una specie di tavola rotonda, nella quale l'insieme delle forze vive del paese cercò e trovò, certamente in mezzo a molte difficoltà, il consenso nazionale per costruire su solide basi, nella pace e nella riconciliazione, la nazione? Infatti, il nuovo progetto di società proposto da quell'assemblea era un autentico appello al risanamento della nazione e resta valido ancor oggi, contenendo dei punti fondamentali su cui ci si potrebbe basare per realizzare lo stato di diritto.

10. Ma che ne abbiamo fatto di quel progetto di società? La classe politica cui amiamo attribuire la responsabilità del fallimento sarebbe riuscita a bloccare tutto se non avesse trovato l'appoggio di una parte del popolo? Non avevamo forse assistito a scene di xenofobia, orchestrate e attuate da compatrioti contro altri compatrioti, scene che, in nome dell'alibi della geopolitica, hanno offerto una boccata d'ossigeno a un regime che tutti insieme avevamo appena sconfessato? Così una parte del popolo ha partecipato in qualche modo al mantenimento della dittatura. Abbiamo dunque avuto l'impressione che il nostro popolo voglia una cosa – il cambiamento – e allo stesso tempo il suo contrario.

11. Comportamenti del genere si notano anche oggi, dopo l'arrivo delle nuove autorità. Assistiamo, infatti, a scene di delazione, c'è uno spirito di vendetta, regolamenti di conti, calunnie, denunce infondate. La maggior parte dei saccheggi avvengono per pura gelosia. Vi sono persone che non vogliono lavorare, ma approfittare unicamente del lavoro degli altri. Confiscano spudoratamente i beni altrui e si impadroniscono di ciò che non è loro. Altri bruciano mezzi di trasporto e incendiano tutto ciò che trovano sulla loro strada. Altri ancora si fanno giustizia da soli. Il ricorso al "collare" [un pneumatico incendiato infilato al collo, ndr] diventa moneta corrente. O anche, genitori o bambini accusati di stregoneria sono bruciati vivi. Che orrore! Purtroppo un certo uso dei mezzi di comunicazione sociale contribuisce a banalizzare la vita umana e incoraggia alcuni a mettere in atto tali atti ignobili.

12. Il nostro maggior rammarico è che anche dei cristiani partecipano a tutti questi atti vandalici. Lo scandalo è al suo culmine quando essi collaborano al saccheggio e alla distruzione dei beni della chiesa: scuole, ospedali, centri sociali, mezzi di trasporto, ecc. sono saccheggiati. E tuttavia questi beni sono lì per aiutarli. Tali comportamenti dimostrano che questi "cristiani" non hanno mai compreso la finalità di queste infrastrutture e che essi, in realtà, chiusi nel loro egoismo, non si sono mai davvero convertiti a essa.

13. D'altro canto, costatiamo che certuni tra le nuove autorità compiono atti che non rispettano affatto la dignità delle persone. La gioia del popolo per la liberazione potrà continuare solo nella misura in cui i nuovi dirigenti perseguiranno e progressivamente realizzeranno le sue aspirazioni. Ma il popolo è sempre più inquieto. Si sente a disagio quando nota qua e là comportamenti, avvallati dai nuovi responsabili, che contrastano con le caratteristiche di uno stato di diritto. Esso lamenta in particolare:

– la giustizia sommaria, senza il minimo processo;

– le mutilazioni fisiche;

– il fatto di bruciare o giustiziare le persone in pubblico;

– la diffusione attraverso i mass media di scene di violenza;

– la requisizione di chiese o scuole per scopi diversi dai loro propri;

– l'incitamento all'odio contro i cosiddetti nemici del popolo, ecc.

Alzati e cammina.

14. Tutto questo mostra a sufficienza che il cambiamento delle persone alla guida del paese non basta. Il crollo del vecchio regime non determina automaticamente l'auspicato cambiamento. Crediamo che solo la conversione dei cuori e il cambiamento radicale delle mentalità ci aiuteranno a costruire una società più giusta e fraterna. Siamo tutti chiamati, ognuno al suo livello, a questo cambiamento di vita. Abbandoniamo tutti i comportamenti negativi che hanno caratterizzato la nostra vita sotto il vecchio regime e che continuiamo a praticare ancora oggi. Amiamoci gli uni gli altri.8 È tempo di alzarci per ricostruire il paese su solide basi. Dopo essere stati "a lungo ricurvi", come dice il nostro inno nazionale, solleviamo la fronte, alziamoci in piedi e diamoci da fare per andare più lontano. Per fare sorgere una nuova società tutti gli strati sociali del nostro popolo devono assumere pienamente la loro parte di responsabilità. Al riguardo, vi esortiamo tutti, figli e figlie di questo paese, governanti e governati, a vivere oggi questa parola del Signore: "Alzati e cammina".9

15. Così, nella logica di un vero rinnovamento e della costruzione del nostro paese, chiediamo insistentemente a tutti i nuovi dirigenti di non dimenticare mai che è tutto il popolo a essere attore del proprio destino. Tutti hanno interesse a comprendere che il potere ha senso solo se ha il sostegno del popolo ed è posto al suo servizio.

16. Auspichiamo quindi che d'ora in poi la nostra classe politica sia formata da:

1 dirigenti che amino il nostro popolo e si occupino anzitutto degli interessi della nazione e del benessere del nostro popolo;

2 dirigenti che abbiano un forte senso patriottico e non si prestino a coprire gli interessi di potenze straniere a scapito del popolo;

3 dirigenti competenti, scelti non in funzione del clientelismo o del tribalismo, senza alcuna considerazione per la competenza di colui che è chiamato a occuparsi della cosa pubblica, ma in funzione della loro capacità e della loro efficienza;

4 dirigenti onesti, che non si approprino delle risorse del paese e non sottraggano impunemente i beni altrui o quelli dello stato;

5 dirigenti nuovi, che favoriscano, in spirito di verità e di sincero dialogo, la riconciliazione e la solidarietà fra le diverse etnie, senza sfruttarle per fini politici di conquista e conservazione del potere;

6 dirigenti pacifisti, che privilegino i negoziati alla guerra.

17. È molto importante prendere fin d'ora tutti i provvedimenti atti a evitare una ripresa o un prolungamento della guerra per un qualsiasi motivo. In vista dello sforzo di unificazione dell'esercito, si deve proibire qualsiasi formazione di milizia privata.

18. Nella nostra qualità di pastori, servitori di Dio e della sua chiesa, abbiamo la ferma speranza che tutti i responsabili e tutti i cittadini della Repubblica democratica del Congo daranno a Dio quel primo posto che gli spetta. Così pure auspichiamo che nel ristabilimento del rispetto della vita e degli altri diritti fondamentali della persona sia garantita una giusta libertà religiosa. Il ricorso alla magia, alle sette, alla stregoneria, ai falsi culti, all'uso della religione per scopi economici e politici è una tendenza perversa che deve essere bandita dalla vita pubblica e privata.

19. È pure necessario accordare maggiore importanza a un progetto educativo basato sui valori umani e universali della libertà, della tolleranza, del senso di responsabilità, della solidarietà e della condivisione del bene comune e della pratica della giustizia sociale a tutti i livelli. Poiché la ricostruzione del paese esige un radicale cambiamento di mentalità, quest'ultimo suppone una buona educazione e una giusta formazione per comprendere i meccanismi del sottosviluppo e combatterli efficacemente.

20. Come abbiamo già avuto occasione di dirvi, "vi invitiamo ad organizzarvi per prendervi cura di voi stessi in tutti i campi. A tale scopo, vi esortiamo a dar prova d'immaginazione creativa, di dinamismo e di solidarietà nelle comunità locali, mediante iniziative volte alla sicurezza, al risanamento, alla salute e all'assicurazione dei prodotti di base per garantire e migliorare le vostre condizioni di vita. La promozione della vita costituisce lo scopo primario di ogni società umana".10

21. Similmente, incoraggiamo gli operatori pastorali: vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati, a continuare a essere la lampada accesa in mezzo al villaggio, per formare il popolo al senso dei valori morali e spirituali in tutti i campi e per aiutarlo a comprendere le sfide della democrazia, in particolare nelle elezioni politiche. Che essi contribuiscano così all'edificazione di una chiesa-famiglia di Dio, presa in carico dai suoi stessi fedeli.

22. In breve, che ognuno, per quanto lo riguarda, lavori risolutamente alla ricostruzione del paese, nel rispetto dei principi etici fondamentali, con coscienza professionale e nel rispetto degli altri.

Conclusione

Cari fratelli e sorelle,

23. Anche se il male e la morte sembrano spesso trionfare sul bene e sulla vita, la nostra fede nel Signore della storia e nel Cristo risorto ci invita a rimanere in piedi e a marciare vigilanti e fiduciosi nella vittoria. Siamo sicuri che il bene e la vita prevarranno. Dio ci ha creati per amore e non vuole la nostra morte. Continuiamo a pregare perché Dio converta ogni cittadino congolese, ovunque si trovi, e semini nel suo cuore l'amore per la patria, nonché sentimenti di dialogo e di riconciliazione, di pace e di giustizia. Noi vi incoraggiamo a perseverare nella fede in Dio, a coltivare e promuovere il rispetto della vita e della persona umana.11 Questa è la strada della vera felicità, indicata dalla nostra fede in Gesù Cristo. Che la santissima vergine Maria, madre di Dio, interceda per noi presso il Figlio suo, affinché rinnovi il nostro cuore e benedica il nostro paese.


Kinshasa, 28 giugno 1997

Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale nazionale del Congo



1 Gv 8,32.

2 Cf. Giovanni Paolo II, lettera enciclica Centesimus annus (1988), n. 44.

3 2Cor 1,3-4.

4 Conferenza episcopale dello Zaire, Bienheureux les artisans dei paix" (Mt 5,9). Les événements actuels et l'avenir du Zaire, Kinshasa 1997, p. 14.

5 Rm 5,5.

6 È quanto affermano soprattutto questi messaggi e dichiarazioni dei vescovi dello Zaire: Libérés de toute peur, Kinshasa 1990; Libérer la démocratie, Kinshasa 1991 (Regno-doc. 9,1991,313); Des dirigeants nouveaux pur le salut du peuple, Kinshasa 1995 (Regno-doc. 11,1995,366); Respectons la vie et la personne humaine, Kinshasa 1996.

7 Cf. Conferenza episcopale dello Zaire, Tenez bon dans la foi (cf. 1Pt 5,9), Kinshasa 1993.

8 Cf. Gv 15,12.17; 13,15.

9 At 3,6.

10 Conferenza episcopale dello Zaire, Respectons la vie humaine, Kinshasa 1996, n. 18.

11 Cf. ibid., n. 17.


articolo tratto da Il Regno logo

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