Dramma umanitario permanente
Preoccupato dal fatto che alcuni temi continuano a non ricevere un’attenzione significativa da parte dei media o scompaiono dallo schermo del radar, il Dipartimento dell’ONU per l’informazione pubblica ha reso nota una lista di Dieci storie di cui il mondo dovrebbe sapere di più nel tentativo di non far svanire nel nulla situazioni drammatiche che non riescono a fare notizia. L’iniziativa è stata lanciata nel 2004, e nel 2006 prosegue esponendo i casi più rappresentativi geograficamente e tematicamente di cui le agenzie ONU si occupano quotidianamente. Significativamente su dieci storie quattro hanno al centro paesi africani; altrettante riguardano situazioni di emergenza ampiamente rappresentate in Africa: i movimenti dell’immigrazione clandestina; i rifugiati; i minori in carcere; la questione dell’acqua. Solo due storie riguardano l’Asia: i bambini colpiti e intrappolati nel conflitto nepalese e le conseguenze del terremoto dell’ottobre 2005 che ha colpito la zona del Kashmir. Presentiamo qui le prime quattro storie, relative ai quattro paesi africani. [...]
Il Congo: dramma umanitario permanente
Questo non è un anno come gli altri nella Repubblica democratica del Congo. Dopo 45 anni di dittatura e di guerra intermittente, che sono costati la vita di quasi 4 milioni di persone solo negli ultimi cinque anni, la Repubblica democratica del Congo si sta coraggiosamente preparando per le sue prime elezioni multipartitiche, in calendario per luglio. Grazie anche al contributo della MONUC, la missione ONU nel paese, ampie fasce del territorio sono oggi pacificate, mentre la registrazione di 26 milioni di elettori congolesi testimonia la loro volontà di cambiamento e la speranza che essi ripongono nelle elezioni.
Ma nel momento in cui il paese è sul punto di cambiare il corso del proprio destino, la pace è fragile e l’infrastruttura è ampiamente inadeguata, dato che molti ospedali, scuole, fabbriche e ferrovie sono in stato di rovina. Ogni giorno 1.200 persone muoiono per cause ampiamente prevenibili: l’equivalente del bilancio di uno tsunami ogni sei mesi. Eppure, l’immensa sofferenza umana insita in queste cifre troppo spesso rimane fuori dal bagliore dell’attenzione continuativa dei media. Le offerte per gli aiuti umanitari per il Congo sono di molto inferiori rispetto ai drammatici bisogni del paese. Lanciando un grido d’allarme sul rischio che questa situazione venga dimenticata, l’ufficio ONU per il coordinamento delle questioni umanitarie ha evidenziato che in seguito agli appelli per la raccolta di fondi per il Congo è arrivata una cifra che è poco meno della metà di quanto sarebbe necessario per rispondere alle necessità basilari.
La Repubblica democratica del Congo è il terzo paese più grande dell’Africa, comparabile per dimensione all’Europa occidentale. È più di cinque volte la Costa d’Avorio, la Liberia e la Sierra Leone messe insieme, con più del doppio della loro popolazione, quasi 56 milioni.
La missione ONU è la più grande operazione di peacekeeping messa in campo attualmente dall’organismo mondiale. Essa ha un contingente ufficiale di circa 17.000 uomini in uniforme, civili specilizzati in diritti umani, questioni umanitarie, protezione dei minori, questioni politiche e sostegno medico.
La preparazione del voto previsto per luglio, che si propone di mettere fine alla transizione da sei anni di guerra civile alla stabilità politica, costituisce la più grande e la più complessa missione di assistenza elettorale che l’ONU abbia mai intrapreso.
Circa la metà dei 56 milioni di congolesi ha meno di 18 anni e i bambini sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. Circa il 20% dei bambini non sopravvive più di 5 anni, mentre il 38% soffre di malnutrizione (grave nel 20% dei casi). La metà dei bambini tra i 6 e gli 11 anni non va a scuola e si pensa che circa il 10% abbia perso uno o entrambi i genitori per l’AIDS. I bambini soldati sono stimati attorno ai 20.000.
Con 1.300 morti per parto su 100.000 nati, la Repubblica democratica del Congo ha uno dei tassi più alti di mortalità materna in Africa.
Poiché quasi l’80% della popolazione è prigioniera dell’estrema povertà e più del 70% della malnutrizione, la FAO ha chiesto 50 milioni di dollari a sostegno della ripresa agricola del vasto paese.