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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Vescovi del Sudan

Umiliati per legge

"Il Regno" n. 19 del 1995

"La pubblicazione della nuova legge ha sconvolto e umiliato i cristiani, poiché si riferisce alle chiese come ad... "agenzie di volontariato", composte da una struttura puramente umana, ignorando pertanto la vera natura della chiesa cristiana". Una presa di posizione dei vescovi cattolici del Sudan che, in data 2 febbraio 1995, denuncia gli strumenti giuridici di discriminazione che lo stato sta mettendo in atto contro le religioni non islamiche (cf. Regno-att. 8,1995,233). In particolare la legge firmata dal presidente O. El Bechir il 4 ottobre 1994 (The Miscellaneous Amendment Act), che sostituisce un provvedimento del 1962 (Missionary Societies Act), discrimina la chiesa cattolica, pretendendo la sua registrazione come associazione in un albo statale. Se lo strumento di controllo è giuridico, il conflitto rimane tuttavia a livello religioso (cf. anche box a p. 000): la nuova legge, promuovendo la nota "politica che identifica il paese e lo stato con una religione, l'islam", non vuole riconoscere alla chiesa cattolica la sua "origine divina e la sua natura e la sua organizzazione" che "non possono essere determinate da un atto giuridico".

(The Miscellaneous Amendment (Organization of Voluntary Work) Act 1994. Position of the Catholic Church, 1.2.1995. Originale dattiloscritto; nostra traduzione dall'inglese).


I.Introduzione
L'abrogazione del Missionary Societies Act 1962 venne salutata dai cristiani come il segno positivo che il Sudan aveva cominciato a porre la dovuta attenzione a quella parte della popolazione che si dichiarava cristiana. I cristiani non venivano più considerati un'istituzione straniera: ora finalmente erano accettati come entità sudanese.

I cristiani non si aspettavano che nuove leggi sostituissero il Missionary Societies Act 1962 e rivendicarono l'uguaglianza con i seguaci delle altre religioni. Tuttavia quando si resero conto che il governo aveva intenzione di sostituire la legge del 1962 con una nuova, i cristiani si aspettavano che tra le chiese e gli incaricati a redigere le nuove proposte avesse luogo la più ampia consultazione possibile. Ciò non è avvenuto. Anzi, l'intera operazione è stata avvolta in un segreto tale da non promettere niente di buono per le chiese cristiane.

La pubblicazione della nuova legge ha sconvolto e umiliato i cristiani, poiché si riferisce alle chiese come a "organismi non governativi", "agenzie di volontariato" composte da una struttura puramente umana, ignorando pertanto la vera natura della chiesa cristiana come una delle religioni rivelate. Essa costringe i cristiani alla deplorevole posizione di dover rigettare una legge che porta l'approvazione e la firma del presidente della repubblica.

I governi che si sono succeduti, sia durante che dopo il periodo coloniale, hanno interferito e regolato le attività della chiesa in Sudan, dividendo il paese in zone d'influenza esclusiva e assegnando ciascuna di esse a una diversa religione o denominazione (Regulations and Conditions under which the Missionary Work is permitted in Sudan, 1905) limitando le attività della chiesa (Missionary Societies Act 1962) e persino espellendo tutto il personale straniero della chiesa dalle regioni del sud (1964) e infine promulgando l'attuale legge che è il più completo, minuzioso ed esteso tentativo di controllare (e se possibile far finire) la vita e l'attività della chiesa.

Consapevoli che lo stato del Sudan sponsorizza e promuove l'islam come religione del paese, noi cristiani, quali cittadini del Sudan, domandiamo una posizione di uguaglianza per il cristianesimo e ci aspettiamo di venire trattati nella stessa maniera dei musulmani. L'attuale politica che identifica il paese e lo stato solo con una religione, l'islam, non permette la promozione di uno spirito di dialogo, di comprensione e di pacifica convivenza tra i cittadini del paese.

II. Posizione della chiesa cattolica
Noi, vescovi della chiesa cattolica, abbiamo preso atto delle misure intraprese dal governo nell'abrogare il Missionary Societies Act 1962 e nel promulgare il provvedimento provvisorio del 4 ottobre 1994, The Miscellaneus Amendment (Organization of Voluntary Work) Act 1994.

La legge si riferisce alla chiesa come a un'associazione e organizzazione puramente umana, esigendo la sua registrazione come prevede il Societies Registration Act 1957.

Rifiutiamo fermamente e inequivocabilmente un tale concetto e una tale definizione di chiesa. The Miscellaneous Amendment (Organization of Voluntary Work) Act 1994, così come è formulato e interpretato e per come lo si intende applicare, non si riferisce alla chiesa cattolica.

Pertanto non ci consideriamo soggetti a questa legge.

Chiediamo che venga redatta e pubblicata con estrema sollecitudine una dichiarazione d'intenti tra il governo del Sudan e la chiesa cattolica per regolare le questioni d'interesse comune, nel pieno rispetto dell'origine divina della religione cristiana, dell'organizzazione e gestione interna della chiesa cattolica e del ruolo socio-politico dello stato. La posta in gioco è il futuro del nostro paese e il benessere del suo popolo.

III. Le ragioni del rifiuto
Rifiutiamo The Miscellaneus Amendment (Organization of Voluntary Work) Act 1994 per i seguenti motivi:

1) La chiesa non è "un'organizzazione straniera di volontariato il cui scopo è quello di promuovere un lavoro la cui natura è ...religiosa" come specificato nel Miscellaneus Act 1994, nn. 1.2 e 2.2. Essa ha un'origine divina e la sua natura e la sua organizzazione non possono essere determinate da un atto giuridico e da un registro che ha il potere di accettare o rifiutare la richiesta di registrazione e d'imporre cambiamenti nella costituzione e nelle leggi che la governano.

2) La chiesa non è un'istituzione basata su numeri ("trenta o più"): dove sono due o tre cristiani, lì c'è la chiesa.

3 )La mancata consultazione nel processo d'introduzione della nuova legge rivela che il governo del Sudan non ha compreso la profonda ostilità e il risentimento dei cristiani verso la discriminazione provocata dal Missionary Societies Act 1962. Questa ostilità e questo risentimento, placati dall'abrogazione del Missionary Societies Act 1962, sono stati ridestati dal Miscellaneus Amendment (Organization of Voluntary Work) Act 1994.

IV. Il concetto di chiesa
La chiesa cattolica è per noi un corpo vivo, il corpo di Cristo. Tutti i battezzati formano le sue membra vive e tra essi "sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell'agire" (canone 208; EV 8), benché ognuno rivesta un suo ruolo specifico, proprio come nel corpo umano (cf. 1Cor 12, 12-30).

La chiesa cattolica nel Sudan è la comunità dei sudanesi che seguono la strada di Gesù Cristo sotto la guida dei vescovi e che sono in comunione con gli altri cristiani del mondo con a capo sua santità il papa.

Come Cristo diede l'esempio "offrendo la sua vita per il bene di tutti", così la chiesa opera a favore di ogni essere umano, a prescindere dalla razza, dalla religione e dalla nazionalità. Essa agisce in tal modo non tanto per convertire ma per rendere gli uomini consapevoli della sollecitudine e dell'amore di Dio per tutti. Dove c'è bisogno, povertà, dolore e sofferenza, lì la chiesa deve essere presente per aiutare, consolare, nutrire, alleviare e ammaestrare, poiché Gesù Cristo ci ha detto: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

La chiesa cattolica collabora con ogni persona e istituzione interessata al miglioramento della vita umana. La chiesa è consapevole che il suo ruolo è principalmente di natura spirituale. La sua missione è di far capire e accettare alle persone che Dio le ama come un padre ama i propri figli. Tuttavia la chiesa si rende conto che non può raggiungere il suo fine senza essere attenta al benessere materiale della gente e senza affrontare le realtà della vita quotidiana della gente comune. "La chiesa, fondata nell'amore del Redentore, contribuisce ad estendere il raggio di azione della giustizia e dell'amore all'interno di ciascuna nazione e tra tutte la nazioni" (Gaudium et spes n. 76; EV 1/1581).

La dottrina della chiesa cattolica afferma che "la comunità politica e la chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti, in maniera tanto più efficace quanto meglio coltivano una sana collaborazione tra di loro, secondo le modalità adatte alle circostanze di luogo e tempo" (Gaudium et spes n. 76; EV 1/1581).

La chiesa cattolica non può accettare nessuna restrizione da parte dello stato che riguardi le attività connesse alla sua missione divina. Sarebbe andare contro la volontà di Dio che vuole che la chiesa continui la missione di Gesù Cristo, portando pace, liberando dal male e promuovendo il benessere di tutte le persone. Essa chiede per sè la libertà di annunciare Cristo, poiché lui solo porta il vero miglioramento alla società umana. "Sempre e dovunque sia suo diritto predicare con vera libertà la fede e insegnare la sua dottrina sulla società, esercitare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e dare il suo giudizio morale anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza della anime" (Gaudium et spes n. 76; EV 1/1583).

La chiesa cattolica non si confonde con nessuna comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, sociale o economico. È disposta a lavorare con chiunque e sotto qualsiasi forma di governo, all'interno di qualsiasi sistema politico, sociale ed economico, a patto che siano rispettate e promosse la vita umana, la dignità e la libertà di tutti gli esseri umani.

Nessun sistema politico e nessun governo deve temere la chiesa cattolica, poichè essa aspira solo ad annunciare e proclamare la sollecitudine e l'amore di Dio per tutti.

La chiesa cattolica in Sudan ha meritato elogi per il suo costante impegno nella promozione dello sviluppo dell'uomo e per l'incoraggiamento ai valori della giustizia, della dignità umana e della verità.

La chiesa cattolica ha bisogno di alcune strutture di base come luoghi di culto, case e proprietà. Essa ne ha bisogno non per soddisfare un desiderio umano di possesso, ma semplicemente per avere i mezzi necessari a portare avanti la sua missione a beneficio di tutti.

La chiesa cattolica non mira a contrapporsi ad altre religioni nè a operare per sottrarne i seguaci. Essa rispetta ogni persona nella scelta della fede e chiede per ognuno piena libertà di coscienza. Ma domanda che lo stesso rispetto e la stessa libertà di coscienza siano concesse dalle altre religioni ai cristiani.

Inoltre la chiesa cattolica promuove e sostiene con vigore iniziative di dialogo interreligioso con i seguaci di altre religioni sulla base di uguaglianza, libertà, sincerità, fiducia reciproca e rispetto. Essa crede che solo attraverso la reciproca conoscenza e comprensione è possibile collaborare per una società migliore ed è incoraggiata la lode a Dio con cuore libero e gioioso. "Nella fedeltà al Vangelo e nello svolgimento della sua missione nel mondo, la chiesa , che ha come compito di promuovere ed elevare tutto quello che di vero, buono e bello si trova nella comunità umana, rafforza la pace tra gli uomini a gloria di Dio" (Gaudium et spes n. 76; EV 1/1584).

V. La proposta della chiesa cattolica
La chiesa cattolica ribadisce la sua posizione secondo la quale The Miscellaneus Amendment (Organization of Voluntary Work) Act 1994 per come è formulato, interpretato e per come lo si intende applicare non si riferisce alla chiesa cattolica. Pertanto la chiesa e le sue attività non possono essere registrate secondo quanto chiede la nuova legge. Tuttavia essa si rende conto che il suo lavoro ha punti in comune con lo stato, e che a volte possono sorgere conflitti d'interesse tra i due enti. Per evitare sovrapposizioni, incomprensioni e tensioni e per favorire l'armonia e la collaborazione in favore del bene comune del popolo sudanese, la chiesa cattolica propone che venga stilata tra la chiesa cattolica e lo stato del Sudan una dichiarazione di intenti.

Tale dichiarazione di intenti dev'essere stipulata dal governo del Sudan e dalla gerarchia della chiesa cattolica in Sudan, che in tal caso può agire solo con la piena approvazione della più alta autorità della chiesa cattolica, sua santità il papa. È nostra speranza che tale documento promuova il rispetto della competenza di ciascun firmatario e la cooperazione delle due parti per il bene comune del popolo del Sudan.

Riteniamo che tale dichiarazione di intenti o accordo chiarirà e appianerà tutti i punti d'incomprensione e tensione.

Come primo passo vorremmo presentare alcuni punti di particolare interesse che desidereremmo venissero inclusi nella dichiarazione:

a) Dev'essere riconosciuta e rispettata l'identità della chiesa cattolica. Esistono elementi costitutivi della chiesa, senza i quali la chiesa non è più la chiesa fondata da Gesù Cristo.

Questi elementi derivano dall'insegnamento e dall'esempio di Gesù Cristo, dalla tradizione apostolica e dalla riflessione e dall'insegnamento costanti del magistero della chiesa. Nessuna autorità umana ha il potere di interferire con essi.

1) La dottrina della chiesa nella sua integrità, la legge canonica, la disciplina ecclesiastica e il culto.

2) L'organizzazione interna della chiesa, la sua gerarchia e le sue strutture pastorali.

3) L'opera di evangelizzazione e di carità.

Ogni interferenza o restrizione in questi campi della vita della chiesa equivale nella mente dei cristiani a una persecuzione religiosa.

b) Ci sono altre attività in cui la chiesa è impegnata per obbedienza al comando di Gesù Cristo e per sequela al suo esempio di vita adoperata a guarire, ad ammaestrare, a nutrire e a consolare, a denunciare il male, a offrire il perdono ai peccatori pentiti.

La chiesa cattolica considera suo diritto e dovere essere impegnata nei settori dell'istruzione, della salute, dell'assistenza, dello sviluppo dell'uomo e dell'uso dei mass media e dei mezzi di comunicazione sociale.

Questi sono campi in cui operano per diritto e per dovere in maniera ugualmente attiva il governo e altre organizzazioni. Si presenta pertanto la necessità di comprensione, cooperazione, coordinazione e collaborazione tra tutte le parti interessate a questi programmi, non solo per una maggiore efficenza ed efficacia nel loro lavoro, ma soprattutto per il bene del popolo di cui sono al servizio.

c) Il personale della chiesa, sia locale che straniero, è composto da religiosi con speciali ruoli di guida e servizio nella chiesa.

Il riconoscimento e l'accettazione da parte dello stato del loro carattere speciale e delle loro funzioni contribuirà in maniera considerevole a una migliore intesa con la chiesa e in generale con i cittadini cristiani.

d) La chiesa ha il diritto di acquistare, possedere e amministrare beni, per salvaguardare la propria autonomia e la propria dignità, e per far sì che possa compiere la sua missione e possa offrire adeguati servizi alla comunità.

La chiesa rispetterà sempre le leggi dello stato a questo riguardo, ammesso che siano giuste e che tengano presente il contributo che la chiesa può dare allo sviluppo della nazione e alla promozione della dignità dei cittadini.

Noi, vescovi cattolici in Sudan, esprimiamo la nostra gratitudine e il nostro apprezzamento al governo per aver chiesto alle chiese di presentare le proprie opinioni, i propri commenti e le proprie proposte riguardo al provvedimento provvisorio firmato dal presidente della repubblica il 4 ottobre 1994. Consideriamo questo un passo positivo verso un dialogo sempre maggiore con le chiese cristiane.

Benché abbiamo indugiato soprattutto sulle necessità e la posizione della chiesa cattolica, riteniamo che quanto abbiamo detto possa servire da base per i rapporti con le altre chiese, alle quali speriamo venga dato tempo per tempo a studiare il provvedimento provvisorio.

Probabilmente ciò che abbiamo scritto qui richiederà ulteriore dialogo e dibattito con gli enti governativi interessati. Dichiariamo con la presente la nostra immediata disponibilità a tale dialogo e dibattito.

I vescovi cattolici del Sudan

(seguono le firme)

Khartoum, 1 febbraio 1995


articolo tratto da Il Regno logo

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