Strumenti di animazione

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Lorena Ferraro - Daniele Tramonti

Il coraggio della disobbedienza

"Il Regno" n. 12 del 2000

Il 14 maggio a Istanbul si è svolta una manifestazione in occasione della giornata mondiale per il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza. L’iniziativa è stata organizzata dal gruppo antimilitarista di obiettori di coscienza di Istanbul (IAMI), in collaborazione con il Partito della solidarietà e della democrazia (ODP), fondato nel 1996 da un gruppo di intellettuali turchi.

L’ODP si oppone al processo di militarizzazione della società turca e alla guerra condotta dall’esercito in Kurdistan, pur non avendo mai appoggiato la scelta della lotta armata operata in passato dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). La manifestazione è stata organizzata nel quartiere Besiktas di Istanbul, la sede e gli orari di svolgimento sono stati imposti dalla polizia che ha pure "partecipato", controllando tutti i presenti e perquisendo ciascuno. Dietro imposizione delle autorità, l’incontro si è svolto in una sala. La polizia ha a sua volta rinunciato a filmare i partecipanti.

Uno stato militarista

Agli organizzatori è stato imposto di omettere il termine "obiezione di coscienza" nelle locandine che annunciavano l’incontro, al quale hanno partecipato oltre mille persone, in maggior parte giovani che prendevano contatto per la prima volta con le tematiche del rifiuto cosciente della violenza e della logica militare. A partire dalle 12.30 si sono avvicendati sul palco diversi oratori: Saruhan Uluc, vice presidente dell'ODP, Sanar Yurdatapan, intellettuale molto noto vicino all'ODP, Ahmet Insel, giornalista, Oguz Sonmez dello IAMI. Da tutti gli interventi è emerso con chiarezza come la Turchia sia attualmente uno stato militarista, all’interno del quale è estremamente difficile creare spazi per il dibattito democratico e promuovere una riforma che tuteli il diritto all'obiezione di coscienza e alla libertà di opinione.

I vertici militari hanno il sopravvento sulle istituzioni, sul mondo religioso e sulle istanze della società civile. Una quantità enorme di risorse viene impiegata per condurre le operazioni di guerra in Kurdistan e mantenere un apparato militare-industriale tra i più estesi e pervasivi di tutto il Mediterraneo orientale. Una macchina da guerra, con ambizioni di divenire un polo per la produzione bellica destinata al Medio Oriente e all’Asia ex sovietica, che assorbe – come ha denunciato uno degli oratori – il 24% del Prodotto interno lordo del paese, nonostante la crisi economica abbia raggiunto dimensioni devastanti.

Tutti gli oratori hanno sostenuto che il cammino per il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza sarà lungo e difficile, e dovrà svolgersi in sintonia con le lotte per la democratizzazione della società turca nel suo complesso. È seguito un dibattito, nel corso del quale molti giovani hanno manifestato il loro interesse per la possibilità di scegliere il rifiuto del servizio militare, un’opzione che prima d’ora non conoscevano, in quanto la cappa propagandistica del regime schiaccia qualsiasi visione alternativa a quella ufficiale.

Al momento culminante della manifestazione tre ragazzi chiamati alle armi, Ugur Yorulmaz, Timucin Kizilay e Hasan Gimen, hanno letto la loro dichiarazione di obiezione di coscienza e di disobbedienza al governo turco, affermando di non intendere aderire alla logica della violenza, non volendola esercitare ai danni di altri esseri umani. Le autodenunce, lette con viva emozione mista a timore, sono state sottolineate da tre lunghi applausi.

L’incontro si è chiuso con un concerto nel corso del quale si sono esibiti artisti turchi, curdi e armeni impegnati nell’opposizione non violenta al regime e alla guerra, a sottolineare l’intenzione dell’iniziativa, di diffondere lo spirito di fratellanza che accomuna tutti i popoli e le minoranze oppresse che vivono in Turchia.

La tensione è salita quando i tre obiettori di coscienza hanno lasciato la sala, momento nel quale avrebbero potuto essere immediatamente fermati ed arrestati dalla polizia; ciò non è avvenuto, grazie forse alla numerosa presenza degli intervenuti, ma Ugur Timucin e Hasan sono consapevoli che in qualunque istante possono essere arrestati e imprigionati, per un periodo la cui durata è stabilita arbitrariamente dalle autorità.

La manifestazione ha segnato l'inizio della prima campagna non violenta di massa nella storia della Turchia, che ha come obiettivo il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza e la promozione della disobbedienza civile. Le iniziative della campagna verranno organizzate dallo IAMI e dall’ISKD – associazione di obiettori di coscienza di Izmir – con l’appoggio del Servizio obiezione di coscienza, pace, caschi bianchi dell’Associazione comunità papa Giovanni XXIII. Manifestazioni analoghe sono in calendario ad Ankara, dove è attivo un gruppo di obiettori di coscienza; inoltre il 17 giugno, a Barcellona, si terrà un incontro promosso dall’European Buro Coscience Objectors (EBCO) per promuovere, a livello internazionale, azioni di sostegno alle iniziative degli obiettori turchi. Pochi giorni dopo la manifestazione del 14 maggio le autorità hanno chiuso l’Internet Cafè di Istanbul, sede dello IAMI e unica forma di autofinanziamento delle sue attività.


articolo tratto da Il Regno logo

Footer

A cura di Caritas Italiana (tel. +39 06 66177001 - fax +39 06 66177602 - e-mail comunicazione@caritasitaliana.it) e Pax Christi (tel. +39 055 2020375 - fax +39 055 2020608 - e-mail info@paxchristi.it)