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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Francesco Strazzari

Raphaël I Bidawid: il papa, l'embargo e il silenzio dell'Occidente

"Il Regno" n. 12 del 1999

Beatitudine, è emersa anche nei lavori del Congresso dei patriarchi e vescovi del Medio Oriente la gravità della situazione irachena. Cosa se ne può concludere?

"Come lei avrà notato, nel comunicato finale c’è un paragrafo proprio sull’Iraq. Viene chiesto di fare il possibile perché venga tolto l’embargo e sia data al popolo la possibilità di una vita degna, com’è diritto di ogni uomo e popolo. I bambini dell’Iraq non vogliono morire di fame, vogliono vivere in pace. Il congresso scongiura le Nazioni Unite che tolgano l’embargo, imposto ingiustamente nove anni fa. Il popolo, specialmente i bambini, gli anziani, le donne, sono loro che pagano le conseguenze. Non è permesso che l’ingiustizia ricada sulle persone innocenti. Il popolo iracheno è innocente".

– Dell’Iraq non si parla quasi più. L’attenzione internazionale si è spostata sulla guerra in Iugoslavia. Si sa però che continuano le incursioni aeree degli americani e degli inglesi. C’è una denuncia da parte vostra del silenzio che avvolge l’Iraq.

"Certamente gli avvenimenti della Iugoslavia e del Kosovo stanno facendo dimenticare la tragedia dell’Iraq. Le confermo che ogni giorno gli statunitensi e i loro alleati continuano a bombardare e ogni giorno ci sono vittime. L’aggressione, denunciata con forza dal papa, continua tutti i giorni. Qualche giorno fa, il 14 maggio, siamo stati ricevuti dal papa. Eravamo una piccola delegazione incaricata dal nostro presidente di mettere al corrente Giovanni Paolo II di quanto succede in Iraq. Il papa, il card. Sodano, l’arcivescovo Tauran ci hanno riferito tutto quello che la Santa Sede ha fatto e continua a fare per premere sull’America perché sia tolto l’embargo. Lei sa che non sempre la voce del papa è ascoltata e il papa stesso è molto rattristato perché il suo appello non viene accolto".

– Cosa ci si aspetta dalla visita del papa?

"La presenza del papa in Iraq è di per sé un appoggio morale per tutto il popolo iracheno, che soffre ingiustamente. Speriamo che la visita possa realizzarsi e speriamo che questo accada prima del giubileo. La data non è ancora stata fissata, perché sembra che gli Stati Uniti facciano di tutto per impedirla. È fuori dubbio che essi non vogliono che il papa si rechi in Iraq per le ripercussioni che una tale visita avrebbe sulla loro politica".

– Cosa è cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti in Iraq (cf. Regno-att. 14,1998,479ss)?

"La situazione è peggiorata. I dati dicono che muoiono ogni mese 6.000 bambini. Ne sono già morti più di 1.500.000. Quando ci si renderà conto che è un vero genocidio"?

– Cosa intendete fare?

"È programmata una nuova missione. Una nostra delegazione andrà negli Stati Uniti per far sentire la nostra voce, la voce del nostro popolo contro le ingiustizie commesse anche dagli Stati Uniti".

– Riesce a spiegarsi il silenzio dell’Occidente?

"Proprio no. Sembra che per l’Occidente noi non esistiamo".


articolo tratto da Il Regno logo

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