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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Un gruppo di intellettuali iracheni

Tra Abramo e il papa

"Come è possibile allora trascurare l'identità della Terra della fede e spezzare il messaggio della fede? Questo non porta forse ad acconsentire alle sofferenze dei veri credenti e a fare l'occhiolino alle malefatte commesse da arroganti tiranni e assassini?". Al di là del linguaggio, tipicamente orientale, questa "Lettera di un gruppo rappresentativo di intellettuali iracheni ai veri credenti a livello mondiale in generale e agli arabi e musulmani in particolare su ciò che si dice nella lettera della Chiesa riguardo alla visita del papa in Iraq, Palestina e Sinai", datata "Jumada I, 1420 Egira - Settembre, 1999 d.C.", è assai chiara: la ristrettezza della prospettiva interreligiosa è una conferma, agli occhi degli autori, della debolezza di quella politica e rende la visita di Giovanni Paolo II in Iraq, sulla base delle intenzioni espresse dal papa nella Lettera sul pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza (Regno-doc. 15,1999,465ss), problematica.

Il rinvio "a data da destinarsi" del viaggio del papa in Iraq è in realtà maturato in un contesto più articolato (cf. ampiamente Regno-att. 22,1999,734) di quanto il documento degli intellettuali islamici iracheni lasci capire, e molti sono gli attori della vicenda. Tra i principali, figura anche la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti: si veda in proposito, nel riquadro a p. 00, la recente Dichiarazione del suo presidente, mons. Fiorenza.

Originale: stampa da supporto magnetico. Traduzione dall'inglese e sottotitoli redazionali.


Il 29 giugno 1999 la Chiesa ha inviato una lettera (cf. Regno-doc. 15,1999,465ss) a quanti si dispongono a celebrare il grande giubileo. Nella lettera si conferma il desiderio del papa di visitare alcuni luoghi legati alla storia della salvezza. Il Vaticano ha espresso il desiderio del papa di visitare Ur (dei Caldei), oggi Tel-al-Mugaiyar, nell'Iraq meridionale.

Noi, sottoscritti, siamo un gruppo rappresentativo di intellettuali iracheni che ha letto la lettera della Chiesa. Abbiamo notato che la lettera è stata scritta da un punto di vista unilaterale e considera le cose da una prospettiva particolare. Questo punto di vista si è formato e sviluppato molto lontano, in termini sia spaziali che temporali, dalla storia di Abramo al Khalil (la pace sia con lui). La sua maturazione è dipesa da sforzi umani compiuti da uomini religiosi, uomini politici e uomini potenti, i quali hanno perseguitato i veri credenti. Le sue fondamenta sono state poste mediante sinodi e concili per cui esso ha acquistato la solidità che conosciamo ai nostri giorni.

Abramo nella storia della salvezza

Abbiamo deciso di enucleare la concezione fondamentale della storia della salvezza legata alla figura di Abramo Al-Khalil (la pace sia con lui). Abramo è stato il primo dei veri credenti, il primo dei musulmani che hanno creduto in Allah, l'Unico e solo Dio, ed è stato il progenitore degli arabi. E' nato nella terra degli arabi ed è vissuto in Iraq, precisamente a Ur, città sumera. E' cresciuto e si è formato mediante i suoi viaggi fra Ur e Babilonia e Cuthah, contemplando l'universo e i suoi segreti, il cielo e i suoi fenomeni. Ebbe familiarità con le condizioni di vita nel territorio dei sumeri, nello stadio della prima civiltà e della prima cultura del mondo. Quella civiltà si basava su una dottrina religiosa che credeva nel politeismo, pur avendo prodotto una grande cultura e sviluppato eccellenti tradizioni, credenze, produzioni letterarie e artistiche. Così egli ha conosciuto l'essenza della grande contraddizione che esiste nella vita dell'uomo. Dopo che Allah gli ebbe dato la Scrittura e la sapienza, egli ha scoperto il monoteismo quale vera strada che conduce l'uomo ad Allah, l'Unico e solo Dio: "E così mostravamo ad Abramo il potere e le leggi dei cieli e della terra, in modo che potesse avere certezza" (Al-An'am, sura dei greggi, v. 75). Quando non ha saputo più come muoversi e gli è venuto meno il sostegno del suo popolo e di coloro che gli erano più vicini, ha cominciato il suo viaggio di gihad (lotta per il diritto) nella sua patria araba da Ur a Harran, alla Palestina, all'Egitto, poi alla Mecca, per eseguire l'ordine di Allah, l'Unico e solo Dio: "E quando Abramo e Ismaele ebbero levato le fondamenta della casa, invocarono: "Accettala da noi, o Signore! Tu che tutto ascolti e conosci! O Signore nostro! Fa' di noi dei muslim che si inchinano alla tua volontà e fa della nostra progenie una nazione di muslim che si inchina alla tua volontà e mostraci i nostri luoghi per la celebrazione dei santi riti e volgiti benigno verso di noi, o Tu clemente che sempre perdoni" (Al-Baqara, sura della vacca, vv. 127-128).

Egli ha riunito i monoteisti attorno a sé per formare la religione islamica: "Egli vi ha prescelti, e non vi ha imposto nella religione pesi gravosi; è la religione del vostro padre Abramo. Egli vi ha chiamati muslim già prima e ancora in questa rivelazione, perché l'apostolo sia testimonio per voi e voi siate testimoni per il resto degli uomini" (Al-Hagg, sura del pellegrinaggio, v. 78).

Così egli è diventato il progenitore degli arabi e, al tempo stesso, il padre dei profeti: Ismaele, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Davide, Salomone, Mosè, Gesù e Maometto. Si è addossato la responsabilità di salvare l'umanità dalle sue contraddizioni e di diffondere il messaggio della fede e del monoteismo.

Questo viaggio di gihad è stato associato con Abramo Al-Khalil (la pace sia con lui), amorreo, vero figlio della sua tribù e città e popolo; il suo naturale campo d'azione è stata la terra degli arabi con le sue principali città: Ur, Babilonia, Harran, Gerusalemme, il Sinai e l'Egitto. Il messaggio di Abramo ha coperto tutta la storia degli arabi. I profeti e gli apostoli della progenie di Abramo, ricordati nei Libri rivelati – la Torah, il Vangelo e il Corano – hanno continuato a diffondere il messaggio del monoteismo. Si tratta quindi di un tutto unito e compatto le cui componenti non possono essere scisse o alterate. Questo viaggio attraverso il tempo ha svelato la pericolosa contraddizione in cui è caduto in seguito il popolo di Abramo e che lo ha condotto a discutere su Abramo: "O gente del Libro! Perché discutere su Abramo, mentre e la Torah e il Vangelo sono stati ambedue rivelati dopo di lui? Non capite dunque?" (Al-Himran, sura della famiglia di 'Imran, v. 65). Hanno cominciato a distorcere il senso dei messaggi dei profeti per il loro auto-compiacimento o per compiacere gli oppressori del mondo. Hanno cominciato a condurre l'umanità nei rancori delle guerre, ad assoggettarla alla distruzione e alla morte e a farne dei salmi recitati al popolo. Hanno ucciso ingiustamente e astiosamente i profeti, incuranti del fatto che essi portano all'umanità il messaggio dell'amore e della pace.

Questo viaggio e i messaggi degli apostoli che hanno seguito le orme del padre di tutti i profeti hanno rivelato l'estensione e la gravità della sofferenza dell'umanità, specialmente quando è unita alle ferite degli apostoli martiri al fine di dare a coloro che continuano a seguire lo stesso cammino un'idea del ruolo che ci si attende da essi. Il messaggio permanente della fede è la continuazione del messaggio del martirio, la continuazione del messaggio della sofferenza e del sacrificio e la continuazione della lotta della fede contro il male e l'oppressione in modo che le persone sappiano che l'amore e la pace sono realtà divine e generano la speranza nei cuori dei veri credenti. Il luogo che è stato testimone del viaggio di Abramo è lo stesso che è stato testimone della pazienza di Mosè, del martirio di Gesù e della gihad di Maometto (la pace sia con lui). Il tempo di Abramo è lo stesso tempo, il tempo delle sofferenze e delle speranze; i veri credenti sono gli stessi veri credenti che hanno risposto all'appello del padre di tutti i profeti. Chi percorre la strada dei profeti deve vedere anche le impronte di quei profeti e le tracce del loro sangue che è stato sparso sulla superficie della terra della fede, sul suo suolo e sulle sue rocce. Deve vedere il sangue dei veri credenti che ora è stato sparso a Ur, a Al-Quds, al Sinai e ovunque vive un vero credente. Deve vedere il frantoio, eretto dai seguaci del tiranno all'inizio del secolo, che ha stritolato le donne, i vecchi e i bambini a Ur, a Babilonia, a Al-Quds, a Hebron e a Betlemme. Infatti, a che serve conoscere l'impatto della vita del Salvatore se non suscita in noi l'entusiasmo della fede per difendere la sua causa contro il tiranno omicida? Già da molto tempo la spada del tiranno ha tagliato il palo della tenda e la freccia dei razziatori ha demolito le fondamenta della casa di Dio nel cuore dei suoi fedeli. I veri credenti, incontrandosi nel frastuono delle pallottole, non riescono a sentirsi a vicenda e la relazione fra l'agnello e il lupo è una morte che è in contraddizione con la fede.

L'identità della Terra della fede

Dall'inizio del XX secolo, quando gli ebrei sparsi nel mondo si sono riuniti ed è stato concesso loro di stabilire la loro patria in Palestina, a spese dei suoi abitanti arabi delle varie denominazioni religiose, la Terra della fede ha sofferto profanazione e saccheggi. Alla fine del secolo essa continua a soffrire a causa della distruzione, dell'embargo e delle stragi perpetrate con ogni mezzo contro l'Iraq dagli Stati Uniti e dai loro alleati fin dal 1991. Questo secolo di sofferenze ha dimostrato che il popolo di Abramo è sempre lo stesso e che i suoi assassini sono sempre gli stessi; possono essere cambiati i nomi o le forme, ma non sono cambiati la natura, i sentimenti e gli obiettivi che perseguono. Classificare questo popolo senza tener conto del fatto che la sua formazione si basa sulla dottrina del monoteismo significa assolvere l'assassino proprio mentre uccide il popolo, lo disperde e lo isola da tutto e da tutti. Le denominazioni del passato non hanno più il loro significato abituale, poiché la perversione e la tirannia godono dell'uccisione dei veri credenti. Allah, l'Unico e solo Dio, ha scelto di ricordare all'umanità l'essenza della dottrina della fede, per cui ha inviato ad essa profeti e apostoli. Questo era sufficiente per mettere alla prova il vero credente e vedere se la sua fede si era indebolita e ridotta o se egli era ancora saldo in essa e fedele agli scopi per i quali esisteva: "L'apostolo crede in ciò che gli è stato rivelato dal suo Signore, e così agli uomini di fede. Ciascuno di loro crede in Dio e nei suoi angeli, nei suoi libri e nei suoi apostoli. "Noi non facciamo distinzione alcuna, essi professano, fra gli apostoli tutti che Dio ha inviato". E dicono: "Udiamo e obbediamo"; (cerchiamo) il tuo perdono, o Signore, a Te conduce la fine di tutti i viaggi" (Al-Baqara, sura della vacca, v. 285).

I profeti successivi sono venuti a completare il messaggio della fede e del monoteismo e ad affermare l'integrità della fede e di coloro che la possiedono. Come è possibile allora trascurare l'identità della Terra della fede e spezzare il messaggio della fede? Questo non porta forse ad acconsentire alle sofferenze dei veri credenti e a fare l'occhiolino alle malefatte commesse da arroganti tiranni e assassini? Non è forse un modo di conferire legalità alla forza di oppressione il fatto di considerare la sua presenza nella terra della fede come la continuazione del popolo di Abramo, di Mosé, di Gesù (la pace sia con tutti loro)? La fede non consente alcuna intesa con il politeismo e la distorsione: "Voi avete la vostra religione, io ho la mia" (Al-Kafirun, sura dei negatori, v. 6), a meno che non si accordino, adorino l'Unico Dio e non gli associno cosa alcuna: "Dì: "O gente del Libro! Venite a un accordo equo fra noi e voi, decidiamo cioè di non adorare che Dio e di non associare a lui cosa alcuna" (Al-Himran, sura della famiglia di 'Imran, v. 64) e si astengano da ogni trasgressione: "Non oltrepassate i limiti, poiché Dio non ama i trasgressori" (Al-Baqara, sura della vacca, v. 190). Ora ci si chiede: La terra della fede vive secondo ciò che esige la fede?

Il fatto di usare termini ed espressioni come "il tempio", "gli israeliti", "il popolo di Israele", "la tenda di Dio", "la piena relazione", "spazio-tempo" e "tempo" e riferire tutto questo alla salvezza e alla glorificazione suscita dei dubbi e invita alla cautela. Abbiamo il diritto di chiedere: Di quale salvezza parlate? E della glorificazione di chi? Di salvezza dal politeismo e dall'ingiustizia e di glorificazione del sacrificio per l'Unico e solo Dio o di glorificazione dell'Israele che opprime e saccheggia e della sua alleanza con gli Stati Uniti finalizzata al saccheggio? Della salvezza delle persone e dell'umanità assediate a Ur, a Babilonia, a Betlemme e a Al-Quds o della salvezza dal peso della fede che grava sulle spalle di coloro che non hanno fede? Gli ebrei hanno accusato di menzogna Gesù (la pace sia con lui) venti secoli fa e lo hanno ucciso (benché Dio lo abbia salvato facendo in modo che uno dei suoi seguaci apparisse come lui, per cui uccisero, in realtà, il suo sostituto) e, dopo Gesù, hanno accusato di menzogna Maometto (Dio lo benedica e gli conceda la pace).

Il tempo che intercorre fra Abramo (la pace sia con lui) e il suo popolo attualmente perseguitato, disperso e assediato racconta la storia di una terra che è stata testimone del sacrificio e del coraggio di un popolo e degli sforzi degli apostoli, le cui leggi nessuna forma di oppressione, occupazione e aggressione è riuscita a cambiare. Così è stato lungo i secoli: dal tempo in cui l'Europa ha avviato le guerre dei franchi per la conquista di Gerusalemme, passando per l'invasione di Napoleone e la Dichiarazione di Balfour del 1917, fino alle guerre sioniste del 1948, 1956, 1967, 1973 e alla guerra del 1991 sotto la guida degli Stati Uniti (il tiranno del mondo).

L'intero Occidente, o parti di esso, si è alleato con la Chiesa, attraverso il consenso delle parti alleate o in forza della volontà dei suoi principi, feudatari e re, per realizzare le crociate, poi si è alleato, tutto o in parte, con il sionismo e infine ha stipulato un'alleanza, sotto la guida degli Stati Uniti (il tiranno del mondo), per saccheggiare la Palestina, aggredire l'Iraq e imporre l'embargo sul suo popolo. Nelle fasi più recenti dell'aggressione, la Chiesa ha scelto, perlomeno apparentemente, di restare in disparte. In base a propri calcoli o forse per il fatto di essersi resa conto della natura degli sviluppi intervenuti nella filosofia e nelle capacità dell'Imperialista, essa non ha più bisogno di assolvere il ruolo che aveva annunciato, neppure quello tradizionale di punta di lancia per la benedizione dell'aggressione. Ma molto spesso, quando non è accompagnato da un chiarimento di ciò che è positivo, il silenzio comporta l'accettazione di ciò che è negativo. Mentre subivamo tutte le conseguenze della continua aggressione e dell'embargo che ci è stato imposto e sentivamo le posizioni assunte da altri, consideravamo (pur avendo ovviamente le nostre idee) e seguivamo i movimenti del papa e ascoltavamo le sue dichiarazioni e i suoi discorsi senza trovare in essi nulla che potesse indurci a cambiare le nostre idee. Al contrario, ciò che giungeva fino a noi confermava le nostre cautele. Quando abbiamo letto la lettera e abbiamo conosciuto il punto di vista del papa ci siamo ricordati di ciò che Gesù (la pace sia con lui) diceva ai rabbi: "In verità vi dico che i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli". Abbiamo visto che siete ritornati al punto di partenza, quasi che il messaggio di Cristo (la pace sia con lui) non fosse mai esistito. Vi sforzate di stabilire un dialogo fruttuoso con gli ebrei e di costituire una piena relazione con loro, dimenticando le loro grida a Gerusalemme: "Crocifiggilo! Crocifiggilo! Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli". Questo suscita ovviamente il nostro risentimento, poiché noi siamo i legittimi proprietari della terra nella quale Abramo (la pace sia con lui) è stato allevato e nella quale sono stati allevati anche i suoi nipoti e i suoi discendenti e tutti coloro che hanno a cuore il suo messaggio e i messaggi dei profeti dopo di lui, l'ultimo dei quali è Muhammad (Maometto) bin Adbdullah (la pace sia su tutti loro). Noi crediamo che un comportamento del genere non ci conduce alla tenda di Dio e non ci conduce neppure a Cristo (la pace sia con lui) e a ciò che egli ha detto; infatti, una volta disse: ""O figli di Israele! Io sono il messaggero di Dio a voi inviato, a conferma di quella Torah che fu data prima di me, e ad annuncio lieto di un messaggero che verrà dopo di me e il cui nome è Ahmad!" Ma quando egli portò loro prove chiarissime, essi dissero: "Questo è evidentemente un incantesimo"" (As-Saff, sura dei ranghi serrati, v. 6). L'accettazione di ciò che capitò a Gesù (la pace sia con lui) e di ciò che capita al popolo dei suoi padri e dei suoi avi non condurrà da nessuna parte, poiché sostiene e rafforza la volontà del male.

La tolleranza dell'islam

Voi non si siete resi conto del carattere degli arabi e dei musulmani e della relazione con i figli del loro popolo, indipendentemente dalla loro religione. Quando gli arabi hanno diffuso l'islam e hanno raggiunto la Palestina, i capi dei cristiani lì presenti hanno chiesto che la chiave di Gerusalemme fosse affidata unicamente al giusto califfo Omar bin Al-Khattab. E contrariamente ai comportamenti dei condottieri e dei capi dell'Occidente, il principe del Fedele, Omar bin Al Khattab, non si è comportato mai in modo arrogante e non ha mai rifiutato o trattata con leggerezza una tale richiesta. Ha cavalcato da Medina a Gerusalemme e, dopo aver ricevuto le chiavi, è entrato in città accompagnato dai suoi fratelli arabi, sia cristiani che musulmani. Giunta l'ora della preghiera mentre si trovava ancora in chiesa, egli ha lasciato subito l'edificio ed è andato a pregare fuori. Quando gli hanno chiesto il motivo di quel suo comportamento, egli (Dio benedica la sua anima) ha risposto: "perché questa chiesa non diventi una moschea per i musulmani".

Quest'esempio e molti altri esempi del genere possono aiutare a comprendere il diverso atteggiamento dei musulmani rispetto a quello dei cristiani. Così si comprende come mai all'interno della moschea di Cordova è stata eretta una piccola chiesa in modo che i cristiani potessero svolgervi i loro riti religiosi. E si comprende come e perché il Saladino ha accettato di sottoscrivere un accordo con Riccardo finalizzato alla cessazione dei combattimenti nonostante che avesse vinto, poiché Dio gli aveva concesso la vittoria sui crociati. Egli non si è comportato in modo arrogante e ha accettato la riconciliazione, andando incontro al desiderio di Riccardo, che aveva perso ogni cosa ed era mortalmente isolato, quando si era trovato in condizione di non poter mai più affrontare l'esercito dei credenti arabi. Non appena Riccardo ha espresso il suo desiderio di riconciliazione, Saladino vi ha acconsentito, poiché ha creduto che la riconciliazione fosse una cosa buona e si è preoccupato, come il suo popolo, di risparmiare il sangue delle persone, indipendentemente dalla loro religione, razza e nazionalità.

Il vostro problema in Occidente in genere è che voi non avete mai sperimentato una coesistenza pacifica fra le religioni e le fedi, che i profeti sono stati sempre cacciati fuori dai vostri territori e che la religione è una realtà estranea per voi. Perciò, voi non avete mai accettato la dottrina della Igtihad (giudizio indipendente sulla questione teologica) fra le religioni rivelate e, in particolare, nel cristianesimo. Questo ha condotto ai massacri religiosi ben noti in Occidente e soprattutto in Europa. Tutti conoscono le atrocità dei massacri commessi contro i musulmani arabi in Spagna. Le relazioni fra i nostri popoli sono state sempre diverse. Anche la nostra religione è stata sempre diversa. Fin dall'inizio noi abbiamo creduto che tutte le religioni rivelate e tutti gli apostoli e i profeti sono nel giusto.

Nella nostra fede e nelle nostre applicazioni della fede noi non dobbiamo nulla a nessuno; di conseguenza, non dobbiamo pagare per ciò che gli altri possiedono. Gli ebrei hanno perseguitato i cristiani in Palestina e aiutato i romani a perseguitarli. L'Europa ha perseguitato gli ebrei. I cristiani europei si sono perseguitati a vicenda, mentre i musulmani arabi hanno liberato sia gli ebrei sia i cristiani dalla persecuzione dei romani e di altri. Se l'Occidente e voi con esso sentite di dover essere liberati dalle indecenze del passato, i mari, i golfi, la terra e il cielo degli arabi non sono il luogo dove lavare i vostri panni sporchi del sangue delle vittime perseguitate. Questo non dovrebbe essere fatto a spese degli arabi e delle loro realtà sacre, poiché queste realtà sacre sono il prodotto di tutte le sacrosante realtà divine accumulate nella regione nel corso della storia.

Le idee con cui presentate il desiderio del papa di visitare la regione appartengono a questa categoria. Il vostro ricorso alla generalizzazione, alla confusione e alla giustificazione così comune nella Torah e nella letteratura ebraica sembra perseguire unicamente questo obiettivo.

Questo rafforza la nostra cautela nei riguardi delle vostre precedenti tendenze, a partire dall'assoluzione degli ebrei dalla responsabilità di aver sparso il sangue di Cristo, passando attraverso tutte le posizioni assunte in precedenza, fino a questa vostra lettera. Anche il vostro misero riferimento ai credenti nell'islam, che li descrive come se non contassero, rafforza i dubbi e invita alla cautela e all'apprensione per il futuro quando si considerano i retroscena del vostro punto di vista sulla situazione. Voi non troverete i credenti musulmani allineati lungo il percorso del passaggio del papa, intenti ad applaudirlo, mentre stringete un'alleanza con gli assassini di Dair Yaseen e con gli assassini dei bambini dell'Iraq. I veri credenti riempiono la Terra della fede e sono pronti a sacrificarsi per essa, ora e in avvenire, così come lo hanno fatto in passato. Per essi, è la seconda delle due qibla e il terzo maggiore centro sacro. Essi sono gli unici ad essere rimasti fedeli alla loro alleanza con Dio e con il padre dei profeti, Abramo Al-Khalil (la pace sia con lui): "E certo i più vicini ad Abramo degli uomini tutti sono coloro che lo seguirono e questo apostolo e quelli che credono in lui, e Dio è il protettore di chi crede" (Al-Himran, sura della famiglia di 'Imran, v. 68).

Il papa desidera visitare l'Iraq e recarsi a Ur. Egli conosce molto bene la portata della continua distruzione inflitta dall'aggressione americana-sionista all'Iraq. Conosce il numero delle donne, dei vecchi e dei bambini uccisi dall'embargo. Come si comporterà di fronte alle loro sofferenze, alla loro fame e alle loro malattie? O sono cose che non hanno importanza dal momento che la sua è una visita spirituale? Se la religione non si impegna a migliorare la vita del popolo chi lo farà? L'immagine prodotta dall'aggressione all'Iraq è come quella dei bambini della Palestina e di tutti i luoghi in cui avviene un'aggressione. Noi, come anche loro, abbiamo diritto di chiedere: Che profitto trarrà l'umanità dal suo cammino sulla strada scelta da Dio se non si elimina la sofferenza e se la fede e la bontà non rigettano l'aggressione?

Il nostro popolo arabo e musulmano, con tutti i veri credenti che si trovano in esso, pensa che se la visita del papa non comprende questo, contraddice i dati storici e contraddice l'atteggiamento fedele derivante dalla vera fede di tutti i veri credenti.

Abdul-Razzaq As-Sa'di, Abdul-Latif Himayim,

Nizar Al-Hadithi, Behnam Abus-Soof,

Muhammad Al-Mashhadani, Muayad Said,

Abdul-Malik As-Sa'di


articolo tratto da Il Regno logo

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