Strumenti di animazione

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

Capi delle comunità cristiane di Gerusalemme

L’importanza di Gerusalemme per i cristiani

“Per poter soddisfare le aspirazioni nazionali di tutti i suoi abitanti, e affinché tutti gli ebrei, i cristiani e i musulmani possano sentirsi “a casa” a Gerusalemme e convivere in pace, rappresentanti delle tre religioni monoteistiche, unitamente a quelli dei poteri politici locali, dovrebbero essere associati nell’elaborazione e nell’applicazione di uno statuto speciale per Gerusalemme”, sotto “garanzia internazionale” (n. 14).

Il processo di pacificazione in Medio Oriente si è già mosso da tempo a livello politico, ma le questioni relative allo status di Gerusalemme e “specialmente alla sovranità sulla città” sono sempre state eluse, anche nell’Accordo fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele (cf. Regno-doc. 3,1994,81). I responsabili delle comunità cristiane di Gerusalemme (greco-ortodosso, latino, armeno, copto, siro, etiope, anglicano, greco-cattolico, luterano, maronita, siro-cattolico) si sono riuniti il 14 novembre per discutere proprio sullo “status” della Città Santa. La dichiarazione che ne è scaturita, intitolata L’importanza di Gerusalemme per i cristiani. recepisce nella sostanza le tesi, da tempo conosciute, della Santa Sede.

(Originale dattiloscritto. Nostra traduzione dall’inglese).

1. Premessa. Lunedì 14 novembre 1994 i capi delle comunità cristiane di Gerusalemme si sono riuniti in un solenne conclave per discutere lo status della Città Santa e la situazione dei cristiani che vi risiedono. Al termine, hanno emesso la seguente dichiarazione:

2. Gerusalemme, città santa. Gerusalemme è una città santa per i fedeli di tre religioni monoteistiche: l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. La sua esclusiva condizione di santità le conferisce una vocazione speciale: chiamare alla riconciliazione e all’armonia tra le genti tanto i cittadini, quanto i pellegrini e i visitatori. Per via del suo valore simbolico ed emotivo, Gerusalemme è stata, d’altronde, un simbolo di rivincita per diversi movimenti nazionalisti e fondamentalisti, rinati recentemente nella regione e altrove. A seguito di ciò, la città purtroppo è divenuta una fonte di conflitto e disarmonia. Essa è al centro delle dispute israeliano-palestinese e israeliano-araba. Così, mentre il richiamo mistico della città attrae i credenti, la sua situazione presente, tutt’altro che invidiabile, scandalizza molti.

3. Il processo di pace. L’attuale processo di pace arabo-israeliano sta procedendo verso la soluzione del conflitto mediorientale. Alcune nuove realtà sono già operanti, sono state poste alcune basi concrete. Ma nel processo Gerusalemme è stata ancora elusa, perchè il suo status, e specialmente la sovranità sulla città, sono le due questioni più difficili da risolvere nei futuri negoziati. Ciò nonostante, bisogna iniziare già a riflettere su tali problemi e a fare tutto il necessario per poter essere in grado di affrontarli nelle condizioni più favorevoli, quando giungerà il momento.

4. Le posizioni attuali. Quando, oggi, le diverse parti coinvolte parlano di Gerusalemme, assumono spesso posizioni esclusiviste. Le loro richieste sono molto divergenti, di fatto in conflitto. La posizione israeliana è che Gerusalemme rimanga la capitale unita ed eterna dello Stato d’Israele, sotto l’assoluta sovranità del solo Israele. I palestinesi, d’altro canto, insistono affinché Gerusalemme resti la capitale del futuro stato di Palestina, anche se non rivendicano per sé l’intera città moderna, ma solo la parte orientale, araba.

5. Le lezioni della storia. Gerusalemme ha avuto una storia lunga, piena di avvenimenti. Ha conosciuto numerose guerre e conquiste, è stata ripetutamente distrutta, per poi rinascere ancora dalle ceneri, come la mitica fenice. La motivazione religiosa è sempre andata di pari passo con le aspirazioni politiche e culturali, giocando spesso un ruolo preponderante. Questa motivazione ha spesso condotto all’esclusivismo, o perlomeno alla supremazia di un popolo sugli altri. Ma qualunque forma di esclusivismo o di supremazia umana è contro il carattere profetico di Gerusalemme. La sua vocazione e chiamata universale è di essere una città di pace e armonia tra tutti coloro che vi risiedono.

Gerusalemme, come l’intera Terra Santa, è stata testimone, durante tutta la sua storia, del succedersi di numerosi nuovi popoli, giunti dal deserto, dal mare, da nord, da est. Nella maggior parte dei casi, i nuovi venuti venivano progressivamente integrati nella popolazione locale. Si è trattato di una caratteristica pressoché costante. Ma quando i nuovi venuti cercavano di rivendicare il possesso esclusivo della città e della terra, o si rifiutavano di integrarsi, allora gli altri li respingevano.

Di fatto, l’esperienza della storia ci insegna che affinché Gerusalemme sia una città di pace, non più preda delle brame di chi viene da fuori e quindi pomo della discordia tra le parti in guerra, essa non può appartenere esclusivamente a un solo popolo o a un’unica religione. Gerusalemme dovrebbe essere aperta a tutti, essere condivisa da tutti. Coloro che governano la città dovrebbero renderla “capitale dell’umanità”. Questa visione universale di Gerusalemme aiuterebbe coloro che esercitano il potere sulla città ad aprirne le porte agli altri che le sono uniti da pari affetto e ad accettare di condividerla con loro.

La visione cristiana di Gerusalemme
6. Attraverso la lettura orante della Bibbia, i cristiani riconoscono nella fede che la lunga storia del popolo di Dio, con Gerusalemme al centro, è la storia della salvezza che costituisce il compimento del disegno di Dio in e per Cristo.

L’unico Dio ha scelto Gerusalemme perché fosse il luogo nel quale solo il suo nome dimora, tra il suo popolo, affinché questo possa offrirgli un culto gradito. I profeti acclamano a Gerusalemme, specialmente dopo la purificazione dell’esilio: Gerusalemme sarà chiamata “città della giustizia, città fedele” (Is 1,26-27) dove il Signore dimora in santità come nel Sinai (cf. Sal 68,18). Il Signore porrà la città “in mezzo alle genti” (Ez 5,5), dove il secondo tempio diverrà una “casa di preghiera per tutti i popoli” (Is 2,2, 56,6-7). Gerusalemme, splendente della presenza di Dio (Is 60,1), deve essere una città le cui porte sono sempre aperte (Is 60,11), con la pace per sovrano e la giustizia per governatore (Is 60,17).

Secondo la loro prospettiva di fede, i cristiani credono che la Gerusalemme dei profeti sia il luogo dove si realizza la profezia della salvezza in e per Gesù Cristo. Nei Vangeli, Gerusalemme rifiuta colui che è stato mandato, il Salvatore; ed egli piange per questo, perché questa città dei profeti che è anche la città degli eventi salvifici fondamentali - la morte e la risurrezione di Gesù - ha completamente perso di vista la via che conduce alla pace (cf. Lc 19,42).

Negli Atti degli apostoli, Gerusalemme è il luogo del dono dello Spirito, della nascita della chiesa (c. 2), la comunità dei discepoli di Gesù che diverranno suoi testimoni non solo a Gerusalemme, ma fino ai confini della terra (At 1,8). A Gerusalemme, la prima comunità cristiana ha incarnato l’ideale ecclesiastico, dunque essa rimane un costante punto di riferimento.

L’Apocalisse proclama l’attesa della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme celeste (3,12; 21,2; cf. Gal 4,26; Eb 12,22). Questa città santa è l’immagine della nuova creazione e delle aspirazioni di tutti i popoli, dove Dio asciugherà ogni lacrima, e “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (21,4).

7. La Gerusalemme terrena, nella tradizione cristiana, prefigura la Gerusalemme celeste come “visione di pace”. Nella liturgia, la chiesa stessa riceve il nome di Gerusalemme e rivive tutte le angosce, le gioie e le speranze di quella città. Inoltre, nel corso dei primi secoli la liturgia di Gerusalemme divenne il fondamento di tutte le liturgie, ovunque esistenti, influenzando, più tardi, profondamente lo sviluppo di diverse tradizioni liturgiche, per via dei tanti pellegrinaggi a Gerusalemme e del significato simbolico della Città Santa.

8. I pellegrinaggi svilupparono, con l’andar del tempo, una comprensione del bisogno di unire la santificazione dello spazio, per mezzo di celebrazioni nei luoghi santi, con la santificazione del tempo, tramite il calendario delle celebrazioni dei sacri avvenimenti della salvezza (Egeria, Cirillo di Gerusalemme). Gerusalemme occupò presto un posto unico nel cuore del cristianesimo ovunque diffuso. Si svilupparono una teologia e una spiritualità del pellegrinaggio, come tempo d’ascesi e di rinnovamento, come ritorno alle fonti della Bibbia; un tempo di verifica durante il quale i cristiani ricordavano d’essere stranieri e pellegrini sulla terra (cf. Eb 11,13), e che la loro vocazione personale e comunitaria, sempre e ovunque, è prendere la croce e seguire Gesù.

9. La costante presenza di una comunità cristiana. Per la cristianità, Gerusalemme è il luogo delle radici, sempre vive e fonte continua di nutrimento. Ogni cristiano nasce a Gerusalemme. Essere a Gerusalemme significa, per ogni cristiano, essere a casa.

Per quasi duemila anni, attraverso tante difficoltà e il succedersi di poteri diversi, la chiesa locale con i suoi fedeli è sempre stata attivamente presente a Gerusalemme. Nel corso dei secoli, la chiesa locale ha continuato a testimoniare la vita e la predicazione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo negli stessi luoghi santi, e i suoi fedeli hanno continuato a ricevere altri fratelli e sorelle nella fede, come pellegrini, residenti o di passaggio, invitandoli a immergersi nuovamente nelle dissetanti, sempre vive fonti ecclesiastiche. Questa costante presenza di una comunità cristiana viva è inseparabile dai luoghi storici. Attraverso le “pietre vive”, i luoghi santi archeologici prendono “vita”.

10. La città, al tempo stesso santa e come le altre. Il significato di Gerusalemme per i cristiani ha quindi due dimensioni fondamentali inseparabili:

1) di Città Santa con luoghi santi preziosissimi, particolarmente preziosi per i cristiani per via del loro legame con la storia della salvezza che si compie in e per Gesù Cristo.

2) di città con una comunità di cristiani che ha sempre vissuto qui sin dalle sue origini.

Quindi, per i cristiani locali, così come per gli ebrei e i musulmani del luogo, Gerusalemme non è solo una città santa, ma anche la città dove sono nati e dove vivono, fatto dal quale discende il loro diritto di continuare a vivervi liberamente, con tutti i diritti che ne derivano.

Richieste legittime dei cristiani circa Gerusalemme
11. Dato che Gerusalemme è la città santa per essenza, essa dovrebbe innanzitutto godere della totale libertà d’accesso ai suoi luoghi santi, e della libertà di culto. Quei diritti di proprietà, di custodia e di culto che le diverse chiese hanno acquisito nel corso della storia dovrebbero poter continuare ad essere appannaggio delle stesse comunità. Tali diritti, già protetti nello status quo dei luoghi santi secondo gli storici “firman” e altri documenti, dovrebbero poter continuare ad essere riconosciuti e rispettati.

I cristiani di tutto il mondo, occidentali o orientali, dovrebbero poter avere il diritto di venire in pellegrinaggio a Gerusalemme. Dovrebbero poter trovare là tutto il necessario per compiere il loro pellegrinaggio nello spirito della loro autentica tradizione: liberi di visitare e di muoversi a piacere, di pregare nei luoghi santi, di intraprendere l’osservanza spirituale e la pratica rispettosa della loro fede, di godere della possibilità di una permanenza prolungata, dei benefici dell’ospitalità e di alloggi decorosi.

12. Le comunità cristiane locali devono poter godere di tutti quei diritti che le mettano in grado di continuare ad essere attivamente presenti in libertà e di adempiere alle loro responsabilità sia verso i loro stessi membri locali, sia nei confronti dei pellegrini cristiani di tutto il mondo.

I cristiani locali, non solo nella loro qualità di cristiani in sé e per sé, ma come tutti gli altri cittadini, religiosi o meno, devono poter godere degli stessi diritti fondamentali per tutti: sociali, culturali, politici e nazionali.

Tra questi diritti vi sono:

- il diritto umano alla libertà di culto e di coscienza, sia per i singoli, sia per le comunità religiose,

- i diritti civili e storici che permettono loro di continuare a svolgere i propri doveri religiosi, educativi, medici e gli altri compiti della carità,

- il diritto a possedere delle istituzioni proprie, come ostelli per i pellegrini, istituti per lo studio della Bibbia e delle tradizioni, centri per l’incontro con fedeli di altre religioni, monasteri, chiese, cimiteri e così via, e il diritto ad avere personale proprio per gestire queste istituzioni.

13. Nel rivendicare per sé questi diritti, i cristiani riconoscono e rispettano i diritti simili e paralleli dei credenti ebrei e musulmani e delle loro comunità. I cristiani si dichiarano disposti a ricercare con gli ebrei e i musulmani un’applicazione reciprocamente rispettosa di questi diritti e una coesistenza armoniosa, nella prospettiva della vocazione spirituale universale di Gerusalemme.

14. Statuto speciale per Gerusalemme. Tutto ciò presuppone per Gerusalemme uno statuto giuridico e politico speciale, che rifletta l’importanza e il significato universali della città.

1) Per poter soddisfare le aspirazioni nazionali di tutti i suoi abitanti, e affinché tutti gli ebrei, i cristiani e i musulmani possano sentirsi “a casa” a Gerusalemme e convivere in pace, rappresentanti delle tre religioni monoteistiche, unitamente a quelli dei poteri politici locali, dovrebbero essere associati nell’elaborazione e nell’applicazione di tale statuto speciale.

2) Dato il significato internazionale di Gerusalemme, la comunità internazionale si dovrebbe impegnare per dare stabilità e permanenza a questo statuto. Gerusalemme è troppo preziosa per dipendere esclusivamente da autorità politiche municipali o nazionali, quali che esse siano. L’esperienza dimostra che è necessaria una garanzia internazionale.

L’esperienza dimostra che le autorità locali, per ragioni politiche o per necessità di sicurezza, sono talvolta costrette a violare i diritti di libero accesso ai luoghi santi. È perciò necessario che venga accordato a Gerusalemme uno statuto speciale che permetta a Gerusalemme di non essere penalizzata da leggi imposte a seguito di ostilità o di guerre, ma di essere, invece, una città aperta che si pone al di sopra dei problemi politici locali, regionali o mondiali. Tale statuto, stabilito in comune dalle autorità politiche e religiose locali, dovrebbe inoltre essere garantito dalla comunità internazionale.

Conclusione
Gerusalemme è un simbolo e una promessa della presenza di Dio, di fraternità e pace per l’umanità intera, in particolare per i figli di Abramo: ebrei, cristiani e musulmani.

Chiamiamo tutte le parti interessate a comprendere e ad accettare la natura e il profondo significato di Gerusalemme, città di Dio. Nessuno può appropriarsene in maniera esclusiva.

Invitiamo tutte le parti ad andare oltre ogni prospettiva o azione esclusiva e a considerare, senza discriminazioni, le aspirazioni religiose e nazionali degli altri, in modo da restituire a Gerusalemme il suo vero carattere universale, e di fare della città un luogo santo di riconciliazione per l’intera umanità.

Firmato: il patriarca greco ortodosso, il patriarca latino, il patriarca armeno, il custode della Terra Santa, l’arcivescovo copto, l’arcivescovo siro, l’arcivescovo etiope, il vescovo anglicano, il vice patriarca greco-cattolico, il vescovo luterano, il vice patriarca maronita, il vice patriarca siro-cattolico.

Gerusalemme, 14 novembre 1994


articolo tratto da Il Regno logo

Footer

A cura di Caritas Italiana (tel. +39 06 66177001 - fax +39 06 66177602 - e-mail comunicazione@caritasitaliana.it) e Pax Christi (tel. +39 055 2020375 - fax +39 055 2020608 - e-mail info@paxchristi.it)