Appello di Gerusalemme
La "Conferenza su Gerusalemme" è stata organizzata a Beirut dal 14 al 17 giugno scorsi sotto il patrocinio del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (CEMO), l'organismo ecumenico al quale aderiscono tutte le famiglie di chiese cristiane della regione (comprese, dal 1988, le chiese cattoliche). Erano presenti anche alcuni responsabili religiosi musulmani. La conferenza si è conclusa con un "appello" particolarmente caratterizzato dalla contrapposizione a Israele, in nome della collocazione della comune identità araba al di sopra delle diverse appartenenze religiose. Eccone il testo in una nostra traduzione dal francese (originale in La Documentation catholique 78(1996) 2143, 735ss).
Noi, le autorità religiose del mondo arabo, musulmani e cristiani insieme, ci siamo incontrati a Beirut dal 14 al 17 giugno 1996, a causa delle tribolazioni che affliggono Gerusalemme, il suo popolo e la sua terra santa, e a motivo della solidarietà che ci lega al Libano, che sta uscendo dalle sue prove più forte e più unito. Ringraziamo il Consiglio delle chiese del Medio Oriente e il Gruppo di lavoro arabo sul dialogo cristiano-islamico per averci invitati a riunirci nella prospettiva di parlare a una sola voce al mondo, vicino o lontano, a tutti i popoli e a tutti gli stati. Questa è la voce del nostro popolo, dei credenti arabi, musulmani e cristiani, che hanno alle spalle una storia comune e si rivolgono a un futuro da condividere insieme.
La questione di Gerusalemme è per noi essenziale. Di fronte a tale questione, non rappresentiamo delle fazioni. nessuno di noi la rivendica a suo nome. Apparteniamo tutti a Gerusalemme. Per essa nutriamo tutti lo stesso amore che ce la rende vicina. La nostra fede non potrà trovare conforto finché Gerusalemme sarà in cattività.
Gerusalemme è il suo popolo. Sono palestinesi che ci vivono da quando Gerusalemme esiste e da innumerevoli generazioni. I loro legami con la città non si sono mai spezzati e non riconoscono nessun altro luogo come loro capitale. Separati dalla sua storia, non ritroverebbero più la loro identità.
Sono persone che oggi soffrono. I loro mezzi di sussistenza sono in pericolo, sono espulsi dalle loro case, umiliati, il loro paese è stato confiscato. La nostra sollecitudine per questo popolo ci spinge a esprimerci a partire da una posizione comune. La loro causa è la nostra causa. Questa posizione richiede una soluzione che ristabilisca la sovranità araba che lega Gerusalemme alla Palestina. Poiché Gerusalemme si trova nel cuore della Palestina e nessuna soluzione politica deve isolarla dal suo popolo. Gerusalemme è la sua eredità e la sua identità. I Luoghi Santi restano vivi grazie alla popolazione della Città Santa che vi celebra Dio con preghiere e celebrazioni, pellegrinaggi e devozioni. Senza la popolazione, i luoghi di pellegrinaggio sarebbero più dei musei che dei luoghi di preghiera.
Nessuna potenza al mondo ha il diritto di ebraizzare Gerusalemme, né tantomeno quello di internazionalizzarla o di privarla del suo carattere arabo e islamo-cristiano. Nessuna autorità internazionale, araba, cristiana o musulmana, può disporre del carattere islamo-cristiano di Gerusalemme. Ogni decisione a questo proposito è nulla e insussistente.
Riuniti per difendere la causa di Gerusalemme, siamo vivamente preoccupati per i fatti che ci impone Israele: gli abitanti palestinesi sono spogliati delle loro terre senza alcun fondamento legale, la concessione di permessi di costruzione è sistematicamente ostacolata per loro, il libero accesso alla città è continuamente impedito, l'esercizio del diritto dei palestinesi all'espressione politica è limitato, la configurazione demografica viene continuamente modificata attraverso una colonizzazione straniera, mentre i figli di questa terra sono espulsi. Tutti questi fatti violano i princìpi morali e gli accordi internazionali. Devono cessare immediatamente.
Siamo indignati dalle provocazioni che spingono gli abitanti di Gerusalemme, sia cristiani sia musulmani, a emigrare. Gerusalemme sta diventando una città confiscata mentre la sua vocazione, in considerazione della sua santità, della sua storia e del suo significato, è quella di essere un luogo di incontro per tutti. Di fronte a questa situazione, non ci resta che fare appello a tutto il mondo, poiché abbiamo l'onere di rappresentare questo popolo, i suoi diritti e la sua terra. Esiste un popolo, il popolo palestinese, minacciato nella sua esistenza e nel suo futuro. Non abbandonatelo nelle sue tribolazioni. Gerusalemme è un luogo di incontro tra i popoli. Non permettete che diventi un posto vuoto dove si affollano solo i ricordi, o un museo di Luoghi Santi senza un'anima viva.
La pace è il frutto della giustizia. La pace non può essere fondata sull'ingiustizia e sull'oppressione; non sarà durevole. Il nostro maggior timore è che gli interessi comuni di alcuni stati impongano una situazione che impedisca al popolo palestinese di stabilire uno stato indipendente con Gerusalemme come capitale e che non garantisca il ritiro dal sud del Libano e dalle alture del Golan siriano.
A partire dal nostro impegno per la causa di Gerusalemme, facciamo appello a tutti i cristiani e a tutti i musulmani del mondo perché sostengano i diritti dei palestinesi. Facciamo appello a tutte le chiese, a tutte le strutture e organizzazioni musulmane perché siano attente alla libertà di Gerusalemme e non risparmino nessuno sforzo, nel rispetto di ciascuno, per far prevalere la giustizia.
Facciamo appello alle nazioni del mondo, alle Nazioni Uniti e alle loro agenzie, nonché alle diverse organizzazioni non governative, perché aiutino le istituzioni palestinesi di Gerusalemme a sviluppare le loro infrastrutture e a continuare ad assicurare i servizi necessari nel campo sociale, sanitario, educativo e in relazione alla questione degli alloggi.
Facciamo appello ai governi arabi e all'Autorità nazionale palestinese perché unifichino la loro posizione su Gerusalemme, una responsabilità storica per gli arabi e per tutti i credenti del mondo, e intensifichino la difesa della specificità araba di Gerusalemme e del pluralismo religioso, sulla base dell'importanza dovuta alla Città Santa.
In qualità di forza d'occupazione, Israele deve cessare ogni azione mirante a chiudere Gerusalemme alla sua popolazione, ai palestinesi e a tutti i credenti. Israele deve rinunciare a ogni azione che cambi la fisionomia, geografica e demografica, di Gerusalemme. Israele deve riconoscere pienamente i diritti del popolo palestinese. Questa è un'esigenza intrinseca alla pace e alla giustizia.
Le violazioni israeliane dei diritti dell'uomo arabo e le violazioni contro i Luoghi Santi musulmani e cristiani non avrebbero potuto verificarsi senza il sostegno di diverse potenze internazionali. Queste potenze devono astenersi dall'appoggiare l'aggressione incoraggiando Israele a rafforzare il suo programma di colonizzazione, ebraizzazione, esodo forzato e distruzione.
In quanto cristiani e musulmani, non riconosciamo alcuna legittimità a qualunque rappresentanza diplomatica straniera residente a Gerusalemme e consideriamo questi insediamenti come un atto ostile contro gli arabi, sia cristiani sia musulmani.
Da parte nostra, saremo, insieme, la voce di Gerusalemme e incoraggiamo il suo popolo ad assicurare il più possibile la sua presenza nel suo paese, per restaurare la libertà e proteggere i Luoghi Santi.
In quanto cristiani e musulmani, uniamo i nostri sforzi perché Gerusalemme diventi una città di riconciliazione, di giustizia e di pace per tutti.
Gerusalemme è la nostra ascesa al cielo. Nello spirito, siamo nati da Gerusalemme. Le siamo legati, sul piano affettivo. E lo saremo fin quando Dio erediterà la terra e tutto quanto essa contiene.
Pace su Gerusalemme. La pace possa abitare a Gerusalemme. La pace di Gerusalemme possa abitare sulla terra.