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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

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Francesco Strazzari

La pace non può tardare. Intervista a Michel Sabbah

"Il Regno" n. 12 del 1999

Beatitudine, ci sarà finalmente pace in queste terre con la vittoria di Barak?

"La pace con la Siria e con il Libano non ci sarà fino a che non sarà risolta la questione di Gerusalemme. Il cuore del problema rimane Gerusalemme e tutta la questione palestinese. Ci sono proposte, studi, progetti: speriamo possano essere soddisfacenti, perché se si vuole la pace con la Siria bisogna partire da Gerusalemme. C’è chi dice che, essendo Gerusalemme il punto più difficile e delicato, si andrà avanti chissà per quanto tempo. Non lo credo. Fin da Rabin il partito di Barak ha fatto una conversione nelle prospettive e nella visione della pace in Medio Oriente. Ci si è convinti che la pace è necessaria per la sopravvivenza stessa di Israele e per l’accettazione di Israele in tutto il Medio Oriente. Questo è l’elemento nuovo che differenzia il partito di Barak, benché le linee di fondo siano le stesse: lo status di Gerusalemme, la sicurezza di Israele ecc.

I responsabili del partito laburista avevano già dichiarato di essere pronti ad accettare l’indipendenza dello stato palestinese e Gerusalemme capitale di Israele. Sono state prese in considerazione anche diverse possibilità per Gerusalemme. Barak ha promesso che entro 12 mesi presenterà una soluzione comprensiva di tutta la questione, inclusi Siria e Libano. Ma bisogna aspettare ancora, perché siamo agli inizi. Bisognerà vedere di quanta libertà potrà disporre, dal momento che ha annunciato l’indizione dei referendum, che saranno decisivi per la pace".

– Lei si aspettava una disfatta così pesante di Netanyahu?

"Così pesante no. C’è stata incertezza fino alla fine. Il principale motivo della disfatta è la situazione economica, ma va detto che una buona maggioranza del paese vuole la pace".

– Come saranno ora le relazioni con Arafat?

"Credo che saranno più rispettose, più ragionevoli, tenendo conto della dignità delle persone e del popolo palestinese".

– Quale sarà la posizione degli USA?

"Anche gli Stati Uniti vogliono porre fine a questa lunga guerra nel Medio Oriente e vogliono una pace stabile. Vedremo quindi quello che faranno e quale sarà la collaborazione tra il nuovo governo e gli Stati Uniti".

– Come reagiranno gli Hezbollah, soprattutto nel sud del Libano?

"Dipende dalla reazione della Siria. Bisognerà prendere in considerazione tutta la "questione", altrimenti la situazione nel sud del Libano rimarrà la stessa. Se non ci sarà una pace definitiva, la resistenza nel sud del Libano continuerà. Israele dovrà trattare con la Siria e quindi con Gerusalemme. Non credo che la Siria farà un accordo a parte con l’esclusione di Gerusalemme".

– Migliorerà la situazione dei cristiani?

"I cristiani sono palestinesi. Quello che accade ai palestinesi, accade ai cristiani. Se ci sarà pace, tutti godranno della pace. Se non ci sarà la pace, l’instabilità sarà un peso per tutti. La pace fermerà l’emigrazione dei giovani. Vi sarà un ritorno, soprattutto nella capitale, di quanti se ne erano andati. La questione è la pace sia per i cristiani sia per i non cristiani".

– Conosce personalmente Barak?

"L’ho incontrato una sola volta, ma si è trattato di un saluto".

– Si è fatto un’idea della sua campagna elettorale?

"La campagna elettorale è competizione. Non si dice tutto, non si rivela tutto. Bisogna vedere dopo".

– Il Congresso dei patriarchi e dei vescovi del Medio Oriente ha detto qualcosa circa la questione palestinese e Gerusalemme?

"Ha parlato dei vari paesi: Iraq, Libano, Siria, Palestina, Gerusalemme, in riferimento alla pace e alla giustizia. Per tutti c’è bisogno di pace. Bisogna togliere l’embargo all’Iraq, perché è una violazione dei diritti umani. È necessaria la pace per Gerusalemme, che è la città madre dei cristiani".

– Quando ci siamo visti l’ultima volta lei era scoraggiato.

"La situazione è sempre la stessa: pazienza, attesa, promesse. Ma ormai la pace è questione di tempo".

articolo tratto da Il Regno logo


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