Lettera sulla situazione a Betlemme
Ai nostri carissimi fratelli e sorelle nel Signore! Dice il profeta Osea: "Il Signore ha un processo con gli abitanti del paese. Non c’è infatti sincerità né amore del prossimo, né conoscenza di Dio nel paese. Si giura, si mentisce, si uccide, si ruba, si commette adulterio, si fa strage e si versa sangue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue" (Os 4,1-3). Queste parole si applicano, purtroppo, almeno parzialmente, ai nostri giorni. E tutti noi portiamo la responsabilità di purificare il nostro tempo e di tornare alla rettitudine, alla giustizia e al bene.
Fratelli e sorelle: vi siamo vicini. Con voi, viviamo la tempesta che si è scatenata in questi giorni. Con l’aiuto di Dio, questa crisi passerà. Siamo con voi, in questi tempi difficili. Vogliamo farvi coraggio: armatevi con la pazienza e con la fede. Col salmista diciamo: " I potenti mi perseguitano senza motivo, ma il mio cuore teme le tue parole"(Sal 119,161); e ancora: "Vedi la mia miseria, salvami, perché non ho dimenticato la tua legge. Difendi la mia causa, riscattami, secondo la tua parola fammi vivere" (Sal 119, 153-154).
Il nostro destino è di essere nati sotto l’occupazione e di essere costantemente esposti alla morte. Ogni persona umana ha il diritto e il dovere di fare tutto il possibile per ottenere la propria libertà. La comunità internazionale deve finalmente arrivare a capire che il palestinese è un essere umano, come tutti gli altri. Come ogni essere umano, ha il diritto di riconquistare la propria dignità e la propria libertà nella propria terra.
Uccidere è un male . Ogni violenza è un male. Ogni guerra sfigura il volto di Dio, e perciò è un male . Ma è omicida pure colui che spinge all’omicidio. È colui che apre le porte della morte e vi fa entrare gli esseri umani. Nella nostra Terra santa, ciò che apre le porte della morte è l’occupazione militare. Diciamo dunque: il popolo palestinese fino a oggi ha sofferto abbastanza. È ora di porre fine alla sua tragedia.
Al popolo israeliano diciamo: anche voi meritate la sicurezza e la pace. Vi auguriamo sicurezza e pace. In ognuno e ognuna di voi, vediamo la dignità che proviene da Dio e che è un dono a ogni persona umana, che sia palestinese o ebrea. La chiave della morte o della pace si trova nelle vostre mani e in quelle del governo che vi siete eletto. È il governo che può aprire o chiudere le porte della morte. È il governo che vi può dare la pace o privarvene. Quelli che oggi combattono gli uni gli altri e vengono gettati nell’abisso della morte hanno il diritto di vivere e di godere della sicurezza. Perciò, dipende dal vostro governo porre fine all’occupazione che pesa sui palestinesi da decine di anni a questa parte, privandoli della loro dignità e libertà. Le Nazioni Unite hanno formulato delle risoluzioni che costituiscono le basi della pace. Basterebbe applicarle.
Con i nostri confratelli, i patriarchi della Città santa, e con tutti gli altri capi delle Chiese a Gerusalemme, diciamo: basta col sangue, basta con gli scontri! Chiudete le porte della morte, dell’odio e del terrore. Smettetela con lo spargimento di sangue che chiama altro spargimento di sangue. Il sangue di tutte le vittime grida davanti a Dio e davanti a ogni coscienza umana. Restituite la terra occupata ai veri proprietari, permettendo cosi ai cuori di ritrovare la serenità, a ogni essere umano di ritrovare la propria umanità, e al palestinese come all’israeliano di ritrovare nell’uguaglianza la propria dignità che proviene da Dio!
20 ottobre 2001
patriarca latino di Gerusalemme