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Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Peacebuilding: un manuale formativo Caritas

Aggiornamento del "Manuale di formazione alla pace", pubblicato nel 2002 da Caritas Internationalis, traduzione in italiano a cura di Caritas diocesana di Roma - Servizio Educazione Pace e Mondialità (S.E.P.M.).

Ultime novita'

M.E. G.

Proposte e auspici

"Il Regno" n. 8 del 2002

Nei giorni dell'intervento militare israeliano nei territori e nelle città palestinesi, vi sono state numerose prese di posizione a livello internazionale. Le principali sono state quella della Lega araba, seguita da una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU e da una dichiarazione congiunta di Unione Europea, ONU, Stati Uniti e Russia.

La proposta saudita

Il Consiglio della Lega araba riunitosi a Beirut il 27 e il 28 marzo scorso ha ribadito che "per i paesi arabi una pace giusta e complessiva in Medio Oriente è un'opzione strategica, da raggiungere in accordo con i principi del diritto internazionale". Ha inoltre fatta propria la proposta di pace – denominata Dichiarazione di Beirut – del principe ereditario saudita Abdullah bin Abdul Aziz "che chiede a Israele il completo ritiro dai territori arabi occupati a partire dal 1967, realizzando così le risoluzioni dell'ONU 242 e 383, riaffermate dalla Conferenza di Madrid nel 1991". Essa ribadisce "il principio de i territori in cambio della pace" e chiede "l'accettazione da parte di Israele di uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale, in cambio dell'allacciamento di normali relazioni con Israele nell'ambito di una pace complessiva". La proposta prende poi in esame il problema dell'Iraq e dei rapporti con gli Stati Uniti e la distinzione tra lotta al terrorismo internazionale e "il legittimo diritto dei popoli di resistere all'occupazione straniera". Riportiamo qui la Dichiarazione per ciò che riguarda l'area mediorientale.

"Essendo i paesi arabi convinti che una soluzione militare del conflitto non porterà né la pace né la sicurezza alle parti, il Consiglio:

1. Chiede a Israele di riesaminare le sue politiche e di dichiarare che anche per Israele una pace giusta è un'opzione strategica.

2. Chiede inoltre ad Israele d'impegnarsi solennemente per:

I. il ritiro da tutti i territori occupati dal 1967, tra cui le alture siriane del Golan fino alla linea del 4 giugno 1967, così come dai territori libanesi ancora occupati nel Libano del Sud;

II. il raggiungimento di una soluzione giusta del problema dei profughi palestinesi, da concordare sulla base della risoluzione 194 dell'Assemblea generale dell'ONU;

III. l'accettazione di uno stato palestinese indipendente e sovrano sui territori occupati dal 4 giugno 1967 in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, con Gerusalemme Est come sua capitale.

3. In cambio, i paesi arabi s'impegnano solennemente in quanto segue:

I. a considerare concluso il conflitto arabo-israeliano, a stipulare un accordo di pace con Israele e ad adoperarsi per la sicurezza di tutti gli stati della regione.

II. ad allacciare normali relazioni con Israele nel contesto di questa pace complessiva.

4. (Il Consiglio) assicura che respingerà qualsiasi tentativo di dare una patria ai (profughi) palestinesi che sia in conflitto con la particolare situazione del paese arabo ospitante.

5. Chiede al governo e al popolo di Israele di accettare la presente proposta per salvaguardare le prospettive di pace e impedire un ulteriore spargimento di sangue, in modo che i paesi arabi e Israele possano vivere in pace e in un rapporto di buon vicinato e garantire alle generazioni future sicurezza, stabilità e prosperità.

6. Invita la comunità internazionale, nonché tutti i paesi e le organizzazioni, ad appoggiare questa proposta.

7. Chiede alla presidenza del vertice di costituire uno speciale comitato cui partecipino alcuni dei propri paesi interessati e il segretario generale della Lega Araba, per stabilire i contatti necessari alla ricerca di consensi per questa proposta a ogni livello, e in particolare presso le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza, gli Stati Uniti d'America, la Federazione russa, i paesi musulmani e l'Unione Europea".

La risoluzione dell’ONU

Pochi giorni dopo (30.3.2002) il Consiglio di sicurezza dell'ONU approva la risoluzione 1402. Essa è stata votata all'unanimità, mentre la Siria in segno di protesta non ha partecipato al voto perché a suo avviso la risoluzione non condannava in maniera abbastanza decisa l'azione militare d'Israele.

"Il Consiglio di sicurezza… esprimendo la propria grave preoccupazione per l'ulteriore deteriorarsi della situazione, compresi i recenti attentati suicidi in Israele e l'attacco militare al quartier generale del presidente dell'Autorità palestinese,

1. chiede a entrambe le parti di indirizzarsi immediatamente a un cessate il fuoco; chiede il ritiro delle truppe israeliane dalle città palestinesi, compresa Ramallah; e chiede alle parti di collaborare pienamente con l'inviato speciale Anthony Zinni e gli altri, per la realizzazione del piano operativo Tenet per la sicurezza come primo passo verso la raccomandazioni della commissione Mitchell, con lo scopo di riprendere i negoziati per una soluzione politica;

2. rinnova la domanda formulata nella risoluzione 1397(2002) del 12 marzo 2002 per un'immediata cessazione di tutti gli atti di violenza, inclusi gli atti di terrore, provocazione, istigazione e distruzione;

3. esprime il proprio appoggio agli sforzi del segretario generale e all'inviato speciale per il Medio Oriente per accompagnare le parti a fermare la violenza e a riprendere il processo di pace".

Il Vertice di Madrid

Il ministro degli esteri spagnolo J. Piqué, responsabile di turno della politica estera dell'Unione Europea assieme a Xavier Solana, responsabile della politica estera della Commissione europea, ha poi organizzato un vertice lampo tenutosi a Madrid il 10 aprile, che ha visto la partecipazione di Russia, con il ministro degli esteri Igor Ivanov, ONU, con il segretario generale Kofi Annan, Stati Uniti, con il segretario di stato Colin Powell. Il vertice ha quindi stilato una dichiarazione.

"Le Nazioni Unite, l'Unione Europea e la Russia esprimono il proprio deciso sostegno alla missione del segretario di stato Colin Powell e chiede con urgenza che Israele e l'Autorità palestinese cooperino pienamente con la sua missione e con i loro continui sforzi in ordine al ristabilimento della calma e della ripresa del processo politico. Ribadiamo che non c'è soluzione militare al conflitto e chiediamo che la parti si muovano verso una risoluzione politica delle loro dispute basandosi sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 242 e 338 e sul principio territori in cambio della pace, che costituiva la base della Conferenza di Madrid del 1991. Riaffermiamo il nostro appoggio all'obiettivo espresso dal presidente Bush ed esplicitato nella risoluzione 1397 del Consiglio di sicurezza dell'ONU di due stati, Israele e Palestina, che vivono a fianco l'uno dell'altro in confini sicuri e riconosciuti.

Accogliamo positivamente la proposta di pace del principe ereditario saudita Abdullah così come è stata fatta propria dalla Lega araba, come un contributo significativo verso una pace complessiva che includa la Siria e il Libano". I quattro affermano poi la necessità che venga attuata "immediatamente" la risoluzione 1402 dell'ONU.

In particolare a Israele chiedono il ritiro "dalle città palestinesi, compresa Ramallah" e di "astenersi da un uso eccessivo della forza e d'intraprendere ogni sforzo possibile per assicurare la protezione dei civili". Mentre ad Arafat di far "cessare gli attacchi terroristici contro israeliani innocenti. Chiediamo all'Autorità palestinese di… smantellare l'infrastruttura terroristica, compreso il finanziamento e di smettere d'incitare alla violenza". Inoltre viene affermato che "il terrorismo, compresi gli attentati suicidi, è illegale e immorale e ha inflitto un grave danno alle legittime aspirazioni del popolo palestinese e deve essere condannato".

articolo tratto da Il Regno logo

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