Pace nel lavoro, progetto di Dio
PACE NEL LAVORO, PROGETTO DI DIO
Questa sera preghiamo perché la pace donataci da Gesù, riesca a essere presente e a trasfigurare il mondo del lavoro , per renderlo più vicino al progetto di Dio. Il lavoro così inteso, infatti, diviene un importante mezzo per amare, per servire e per donarsi a Dio e ai fratelli.
Ci aiuteranno nella preghiera, e nelle riflessione di questa sera, alcuni brani tratti da diversi documenti.
Il primo documento è stato elaborato
dalla Chiesa Evangelica di Trento.
I successivi sono tratti dal Concilio Vaticano II, dall'enciclica " Gaudium
et Spes", e dal Tema del Lavoro nella " Dottrina Sociale della Chiesa".
1ª Riflessione
"
.Il lavoro interessa tutti, trascorriamo più ore lavorando
che facendo, qualunque altra cosa e a volte può coinvolgerci talmente
da caratterizzarci in toto. Dall'' artista, all' imprenditore, all' intellettuale
per giorni interi ininterrottamente ci si sforza di partorire l' idea creativa
l' ispirazione giusta, l' innovazione importante.
Altre volte, però, il lavoro è banalmente lavoro. E' realmente
laborioso e faticoso, non solo nel senso fisico, è infinitamente omogeneo
e ripetitivo. E' fare la stessa semplice operazione, per giornate intere, ora
dopo ora. Nessuna immaginazione, nessuna eccitazione, l' avventura di prima
ora diventa routine; se alcuni lavori esaltano la nostra umanità, altri
la mortificano violentemente.
La redenzione, di cui fa parte la chiamata
al Regno di Dio, ha però un suo significato globale: ogni aspetto della
nostra esistenza e ogni dimensione della creazione sono catturati dalla redenzione
di Gesù Cristo. Nulla è escluso. Tutto quello che facciamo e siamo,
dalla famiglia al lavoro, dalla politica alla fede, dal lavoro al riposo
deve manifestare il potere redentivo di Dio. Questa è la chiamata al
Regno di Dio. Ed è nel lavoro che trova una delle sue prime concretizzazioni.
Il buon senso suggerisce che la vita è più del lavoro, ma a volte
la vita cristiana è " altra" dal lavoro: il disagio è
forte; produce tensione e frustrazione ed è causa frequente di disequilibrio
nella maturità cristiana. La prima cosa da ricordare è che il
lavoro non è il frutto del peccato: è un elemento della creazione,
un dono di Dio. Certo con la caduta anch' esso è stato corrotto, è
doloroso e genera spesso frustrazione più che realizzazione personale,
ma rimane ancora un elemento della chiamata al Regno di Dio. Ciò implica
che ogni servizio umano, ogni attività e qualunque lavoro è ugualmente
un servizio reso a Dio; siamo tutti sacerdoti, e profeti nelle nostre occupazioni
e ogni lavoro, retribuito o meno, a casa o in fabbrica, nelle scuole o negli
uffici, può essere un vero ministero."
(Dal Documento"Il Lavoro in una Prospettiva Evangelica" della Chiesa
Evangelica di Trento).
Il concilio Vaticano II° , parlando dell' attività umana, ha ricordato
che " col suo lavoro e col suo impegno l' uomo ha cercato sempre di sviluppare
la propria vita"
2ª Riflessione
Secondo la Gaudium et Spes, infatti:
"Gli uomini e le donne con il proprio lavoro,
possono a buon diritto ritenere di prolungare l' opera del Creatore, si rendono
utili ai propri fratelli e donano un contributo personale alla realizzazione
del piano provvidenziale di Dio nella storia".
Sicchè il lavoro non va soltanto considerato come un fattore di progresso
terreno, ma soprattutto come fattore di perfezionamento umano, di promozione
personale e di servizio fraterno. Anche la Sacra Scrittura, a cominciare dalla
Genesi, accorda al lavoro una particolare considerazione: Il Lavoro è
il Primo Comandamento di Dio all' uomo.
1 Lettura: Genesi cap. 2,4b-9,15
"Quando il Signore Dio fece la terra e
il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre
era spuntata - perché il Signore non aveva fatto piovere sulla terra
e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l' acqua dei canali
per irrigare tutto il suolo - ; allora il Signore Dio plasmò l' uomo
con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'
uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò
l' uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta
di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l' albero del bene
e del male... Il Signore Dio prese l' uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché
lo coltivasse e lo custodisse".
Pausa di Silenzio e Riflessione
L'uomo appartiene totalmente a Dio e ciò si deve riflettere anche nel suo lavoro: esso è un importante mezzo per amare, per servire e per donarsi a Dio e ai fratelli. In tale dimensione cristiana il lavoro va considerato non solo come sorgente di benessere materiale, ma soprattutto come cammino di salvezza. Gesù stesso fu uomo di lavoro ( Non è forse costui il carpentiere? Mc 6,2), mostrando così il valore umano e cristiano dell' attività lavorativa. (Il Lavoro nella Dottrina sociale della Chiesa)
Purtroppo con il peccato anche il lavoro ha subito una trasformazione è divenuto spesso fonte di dolore, genera infelicità e frustrazione . Il fatto che l' uomo non viva il lavoro come una chiamata a costruire il Regno di Dio, ha creato le premesse perché il lavoro divenga per molti un inferno e non un mezzo di realizzazione personale, attraverso una competitività e un arrivismo sempre più aggressivi e la conseguente mancanza di solidarietà per chi si trova, anche solo momentaneamente, in difficoltà.
Uno dei nomi più usati per definire il disagio e la disperazione che tanti persone subiscono sul posto di lavoro, è " Mobbing".
Tale definizione è stata coniata alla fine degli anni '80 da uno psicologo svedese Heinz Leymann, che definiva così una condizione di persecuzione psicologica nell' ambiente di lavoro da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo, che veniva spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa.
Il Mobbing è spesso condotto al fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza ricorrere, quindi al licenziamento, che potrebbe causare imbarazzo nell' azienda, o per ritorsioni a seguito di comportamenti non condivisi, ad esempio la denuncia di irregolarità sul posto di lavoro, per il rifiuto del lavoratore di sottostare a proposte e richieste immorali o illegali.
La pratica consiste nel vessare il dipendente
o il collega con diversi metodi di violenza psicologica, ma non mancano esempi
anche di violenza fisica. Ad esempio: sottrazione ingiustificata di incarichi,
dequalificazione del proprio lavoro rispetto al profilo professionale posseduto
da quel lavoratore; rimproveri e richiami espressi in pubblico anche per banalità,
i ripetuti trasferimenti ingiustificati, la mancata assegnazione dei compiti
lavorativi o degli strumenti di lavoro, l' impedimento sistematico all' accesso
a notizie inerenti all' attività di lavoro, l' esclusione da iniziative
formative. Molte volte succede che "l'ordine" di aggressione al collega
viene dall'alto ed è finalizzato alle sue dimissioni. In questo caso
i colleghi che effettuano il Mobbing eseguono in modo servile le disposizioni
del superiore, anche se il collega mobbizzato non ha fatto niente di male a
loro.
Tale pratica è la causa, per chi la subisce , di ripercussioni psico-fische,
che spesso sfociano in vere e proprie malattie soprattutto ad andamento cronico.
Non Vogliamo dimenticare nella nostra preghiera, le difficoltà che noi
incontriamo come "Operatori Sanitari", di questo Ospedale , e che
rendono difficile, faticoso e frustrante un lavoro che proprio perché
reso a persone sofferenti e malate dovrebbe essere per noi ragione non solo
di realizzazione personale , ma darci la consapevolezza del suo grande valore
, perché servizio reso a Dio e ai fratelli.
La figura e la Pastorale di Papa Giovanni Paolo II°può insegnarci davvero molto. Anche lui ha conosciuto fin da bambino il dolore e la malattia, all' età di 9 anni perdeva la madre che aveva conosciuta sempre malata, all' età di 12 anni la morte improvvisa del fratello Edmondo , giovane medico che muore di un' epidemia virulenta di scarlattina, nell' ospedale dove lavorava.
"così sono diventato presto orfano di madre e figlio unico ... Non avevo ancora ventun'anni quando ho perso mio padre"
Giovanni Paolo II°, ha conosciuto molto da vicino il mondo degli Operatori Sanitari, non solo per le vicende personali ma anche perché il suo primo incarico di giovane Sacerdote, è quello di assistente dei giovani universitari della Facoltà di Medicina a Cracovia,e che sarà l' inizio di un legame intenso e duraturo che proseguirà anche quando diverrà Arcivescovo di Cracovia.
Nessun papa, come Giovanni Paolo II, ha legato il suo Pontificato, ad "un'Opzione Preferenziale per i sofferenti e i malati". Ricordiamo a questo proposito, le Sue Lettere" Salvifici Doloris e Dolentium Hominum".
Scriveva: "Oggi negli stessi ospedali e case di cura si fa sempre più numerosa, la presenza dei fedeli laici, uomini e donne: proprio loro, medici , infermieri, altri operatori della salute e volontari, sono chiamati ad essere l' immagine viva di Cristo e della sua Chiesa nell' amore verso i malati e i sofferenti, ritrascrivendo la parabola evangelica del Buon Samaritano. .Bisogna rilanciare con decisione un' azione pastorale per e con i malati e i sofferenti L'annuncio di questa buona novella diventa credibile allorquando non risuona semplicemente sulle labbra, ma passa attraverso la testimonianza di vita, sia di coloro che curano con amore i malati, gli handicappati e i sofferenti, sia di questi stessi, resi sempre più coscienti e responsabili del loro posto e del loro compito. .Sotto la Croce convengono tutti gli uomini di buona volontà, perché sulla Croce sta " Il Redentore dell' uomo" , L' Uomo dei dolori, che in sé ha assunto le sofferenze fisiche e morali degli uomini di tutti i tempi, affinché nell' amore possano trovare il senso salvifico del loro dolore. Insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la Croce ci fermiamo accanto a tutte le croci dell' uomo di oggi. E chiediamo a tutti voi , che soffrite di sostenerci. Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l' Umanità".( Dal Sinodo dei Vescovi del 1990)
Mi pare una bellissima esortazione a riappropriarci del valore e della grande dignità del nostro lavoro, al di là delle miserie fatte di competitività , di arrivismo e di carriera, che purtroppo si agitano nel nostro ambiente lavorativo. A questo proposito ascoltiamo cosa dice San Paolo nella 2à lettura di questa sera.
2 Lettura: Paolo Seconda Lettera ai Tessalonicesi 3,6-15
"Vi ordiniamo pertanto fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi. Sapete infatti come dovete imitarci: poiché non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene. Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello"
Pausa di silenzio e Riflessione
Preghiera Comunitaria: Salmo 104,1-23
Anima mia, benedici il Signore
come sei grande, Signore mio Dio!
sei vestito di bellezza e di splendore
sei avvolto in un manto di luce.
Tu distendi i cieli come una tenda
innalzi sulle acque le tue dimore
delle nuvole fai il tuo carro
e danzi sulle ali del vento
fai tuoi messaggeri i venti
tuoi ministri le fiamme del fuoco.
Hai dato un fondamento alla terra
perché resti nei secoli incrollabile
le hai dato come veste l' oceano
le cui acque coprivano i monti,
al tuo rimprovero sono fuggite
si sono ritirate alla voce del tuo tuono.
Passando i monti sono scese alle valli
verso il luogo designato per loro
hai posto loro un limite invalicabile
non torneranno a coprire la terra.
Da sorgenti mandi acque nelle valli
scorrono in mezzo alle montagne
dissetano gli animali dei campi,
gli asinelli si tolgono la sete
gli uccelli del cielo vi aleggiano al di sopra
tra le fronde compongono canti.
Dalle tue dimore irrighi le montagne
sazi la terra con il frutto del tuo agire
fai germogliare i prati per le greggi
e i campi che l' uomo coltiva.
Dalla terra trae l'uomo il suo cibo
il vino che rallegra il suo cuore
l'olio che fa brillare il suo volto
il pane che al cuore umano dà forza.
Si saziano gli alberi del Signore
i cedri del Libano da lui piantati
su di essi gli uccelli fanno il nido
sui cipressi la cicogna ha la sua casa,
ai camosci le alte montagne
agli iraci il rifugio delle rocce.
Hai fatto la luna per segnare le date
e il sole che conosce il suo tramonto
fai scendere la tenebra ed è notte
in essa si aggirano gli animali dei boschi,
verso la preda ruggiscono i leoncelli
reclamano da Dio il loro cibo.
Al sorgere del sole si ritirano
nelle loro tane si acquattano tutti
esce l' uomo a lavorare
per compiere il suo lavoro fino a sera.
Preghiera Finale di Efrem il Siro
Signore della mia vita
Signore della mia vita,
allontana da me lo spirito dell' ozio,
della tristezza, dell' amore per il dominio
e le parole vane.
Accorda al tuo servo
Lo spirito di temperanza, di umiltà,
di perseveranza e la carità
che non verrà mai meno.
Sì, mio Signore e mio re,
concedimi di vedere i miei peccati
e di non giudicare il fratello.
Perché tu sei benedetto
nei secoli dei secoli.
Amen.
Efrem il Siro (Nasce a Nibisi in Turchia il 306 d.C. - muore ad Edessa in Turchia nel 373 d.C., Santo cristiano, diacono, dottore della Chiesa Siriana).
(A cura del Gruppo di Sondrio di Pax Christi Italia)
Allegati
- S. Giuseppe lavoratore (11 Kb - Formato jpg)