Un solo Signore
UN SOLO SIGNORE
Saluto e introduzione
Ammonizione
Entrare nel tempo
della Quaresima significa iniziare un cammino particolare, guidati anche noi
dallo Spirito, come Gesù: alla ricerca di Dio, del suo progetto sulla
nostra vita e quindi, in definitiva, di noi stessi.
Per questo la Quaresima è caratterizzata anzitutto dal silenzio: silenzio
per ascoltare.
Un silenzio profondo, interiore, che certamente può essere favorito da
un deserto come quello in cui si ritirò Gesù
e prima di
lui Elia, il Battista
poi, tanti monaci e contemplativi
mentre una
città - magari un po' caotica come le nostre - rende le cose sicuramente
più difficili. Difficili però non significa impossibili e se è
vero che le condizioni esteriori non siano irrilevanti, quando qui diciamo "deserto"
intendiamo in realtà quella dimensione interiore e profonda, che possiamo
sperimentare anche nel cuore di una grande città, rumorosa e fonte di
tentazioni, come anche il deserto lo fu per Gesù.
Del resto, le tentazioni - obbligandoci a fare delle scelte - costituiscono
delle tappe importanti nel nostro cammino di liberazione e ricerca di Dio. Fu
così per Israele, durante e dopo l'esodo e lo fu anche per Gesù,
come ci racconta il vangelo di Matteo.
Canto: Dove troveremo tutto il pane (o uno scelto tra quelli conosciuti dai presenti)
Dal Salmo 146
(145)
Ant. Il
Signore dà il pane agli affamati, protegge lo straniero; egli sostiene
l'orfano e la vedova.
Alleluia.
Loda il Signore,
anima mia:
loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.
Non confidate nei
potenti,
in un uomo che non può salvare.
Esala lo spirito
e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.
Beato chi ha per
aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
creatore del cielo
e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele
per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera
i prigionieri,
il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza
chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge
lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
Il Signore regna
per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.
Gloria...
Ant. Il Signore dà il pane agli affamati, protegge lo straniero; egli sostiene l'orfano e la vedova.
Lettura
Matteo 4,1-11
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato
dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine
ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: "Se tu sei
Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane". Ma egli rispose:
"Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che
esce dalla bocca di Dio". Allora il diavolo lo portò nella città
santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu
sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli
darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché
il tuo piede non inciampi in una pietra". Gesù gli rispose: "Sta
scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo". Di nuovo il
diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i
regni del mondo e la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti
darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". Allora Gesù
gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo,
adorerai: a lui solo renderai culto". Allora il diavolo lo lasciò,
ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Silenzio
Commento
Questo testo se letto superficialmente, rischia di apparire eccessivamente mitologico per l'uomo moderno e quindi di perdere in significato. Leggendolo invece alla luce dell'Antico Testamento possiamo riscoprirne tutto il valore.
Matteo, come già aveva fatto nel racconto della fuga in Egitto, presenta Gesù come il nuovo Israele: anche lui Figlio prediletto; anche lui nel deserto (40 anni Israele; 40 giorni, Gesù); anche lui guidato dallo Spirito (dopo l'alleanza del Sinai, Israele; dopo l'alleanza del Battesimo, Gesù); anche lui messo alla prova nella tentazione.
A questo proposito è importante spiegare che, per la teologia che ispirò l'Antico Testamento, la prova non rappresentava un trabocchetto orchestrato da Dio per verificare la fedeltà dell'Eletto, quanto piuttosto un'occasione di discernimento sulla propria vita, di scelta nei confronti di Dio e quindi un momento di crescita.
Così, le 3 Tentazioni di Gesù corrispondono a 3 momenti cruciali del cammino di Israele:
La prima è dettata dalla fame. E sulla fame c'è poco da scherzare: lo sanno bene quei 925 milioni di persone che la stanno soffrendo in tutto il mondo.
Come Mosè ed Elia, anche Gesù passò 40 giorni e 40 notti in digiuno e preghiera, e come Israele, al tempo della manna , alla fine ebbe fame . A differenza di Israele però non si ribella e continua a fidarsi della parola di Dio, convinto che la tentazione non consista nell'"invocare" il pane - che anzi ci insegnerà a chiedere nella preghiera del Padre nostro - e neanche nel procurarselo in modo prodigioso - tant'è che lo moltiplicherà 2 volte, per sfamare la folla - quanto piuttosto nel cercarlo soltanto per sé!
La seconda tentazione mette invece in relazione due episodi, diversi nelle circostanze ma analoghi nel significato: Israele aveva pesantemente protestato e "tentato" il Signore nell'episodio di Massa e Meriba, quando aveva avuto sete, ma non c'era acqua .
"Tentare" il Signore significa esigere da Lui un segno della sua presenza, della sua protezione, della sua fedeltà all'Alleanza mettendola quindi in discussione.
Gesù, al contrario, si rifiuta di tentare il Signore , tanto più per chiedergli un intervento spettacolare ma inutile, come quello di salvarlo da un pericolo cercato. Lui stesso compirà miracoli ben più spettacolari, ma soltanto per salvare chi realmente si troverà nel bisogno e sarà schiacciato dal male.
La terza tentazione, infine, ripropone quella vissuta da Israele, al termine dell'esodo, nel momento di entrare nella Terra quella cioè di adorare anche gli dèi che erano oggetto di culto in quel paese e del quale erano considerati padroni, per poterseli ingraziare.
A Gesù, che doveva estendere la propria signoria "fino agli estremi confini del mondo" e non soltanto ai 7 regni di Canaan, il Tentatore - colui che Paolo chiama "il dio di questo mondo" e a cui, secondo l'Apocalisse, l'impero deve il suo potere - chiede di adorarlo ma Gesù, ancora una volta, rifiuta.
Diventerà, sì, re, ma... alla maniera di Dio, non a quella del mondo! Siederà, sì, in trono ma sulla "croce" e il suo potere si eserciterà nel "servizio", non con l'oppressione.
Per questo taglia corto: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto".
Celebrare la Quaresima significa quindi decidere da che parte stare: chi riconoscere come unico Signore della nostra vita e a chi soltanto vogliamo rendere culto stando molto attenti che la tentazione non si trasferisca ora sul culto.
Come, infatti, c'è un modo di regnare secondo Dio e uno secondo gli uomini, allo stesso modo c'è un culto gradito a Dio e uno gradito agli uomini. Isaia lo dice chiaramente - con una forte dose di scherno - nella I lettura.
Contro un culto fatto di gesti puramente devozionali ed esteriori: inutili penitenze e mortificazioni fini a se stesse, di cui il Signore non sa cosa farsene: "forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al signore?" il profeta annuncia cosa invece il Signore si aspetti davvero dai suoi fedeli:
"Non è
piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere
i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa
i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli
occhi da quelli della tua carne?".
E' questo il solo, vero, culto gradito a Dio... per quanto possa risultare sgradito a noi: le obiezioni, infatti, sono sempre le stesse e oppongono le nostre ragioni a quelle di Dio, come già, un tempo, vi opposero quelle di Israele.
Vi si oppongono perché, in realtà, rispondono agli interessi più egoistici - veri idoli - che ci portiamo dentro spesso mascherati da valori: quelli di un benessere esclusivo, che non vogliamo condividere; dell'apparenza, che non vogliamo offuscare; del potere, che non vogliamo rinunciare ad esercitare sugli altri: come singoli, come società, come Chiese.
Secondo Gesù, però, queste sono autentiche tentazioni demoniache, che ci rendono schiavi e ci condannano a vagare soli, negli spazi vuoti di quel deserto inospitale che, a queste condizioni, diventa l'animo umano.
Per questo ci offre
un tempo nuovo e rinnova per noi l'antico invito a lasciarci guidare - come
lui - dallo Spirito: perché il deserto torni a fiorire... e, nel segreto
riempito di ascolto, Dio possa nuovamente toccarci il cuore.
Pausa di riflessione
Preghiere libere dei presenti
Padre nostro
Orazione (di Mons. Leonidas Proaño)
Padre nostro che sei sulla terra
rivelato dalle nostre premure
[Oggi il tuo nome ci rende capaci di giustizia
di speranza e della gloria del tuo Regno]
Padre nostro, Padre nostro
non sei un Dio che se ne sta allegramente nel suo cielo
[Tu incoraggi coloro che lottano
perché venga il tuo Regno].
Padre nostro che sudi ogni giorno
nella pelle di chi fatica a procurarsi il proprio sostentamento:
[che a nessuno manchi il lavoro
perché il pane è più pane quando è stato guadagnato
col proprio sforzo].
Padre nostro che non conservi mai contro nessuno
vergogna e disprezzo
[che dimentichi le offese e gli oltraggi
e chiedi a tutti di perdonarci a nostra volta].
Congedo e canto finale